2.
SOGNI
Sognò Rhaego! Quel suo bimbo nato morto, che non aveva neppure potuto vedere era divenuto un uomo; era alto, la pelle scura, i muscoli possenti di suo padre, gli occhi viola a mandorla e una treccia biondo argentea, retaggio di lei, lunga fin quasi alle cosce, che tintinnava ad ogni suo passo. Le porse la mano e la condusse via da... Non sapeva dove fosse! Nulla era più presente tranne loro due.
Cominciarono a camminare piano, mentre lei guardava rapita il volto del suo bambino ormai uomo. Guardò in basso: sangue erano le orme di Rhaego ma le sue... le sue non c'erano!
Lui allungò il passo, lei cercò di stargli dietro ma, perse la sua mano; lui continuò a camminare veloce, sempre più veloce.
'Rhaego...' lo chiamò ma lui non si voltò.
'Rhaego, Rhaego...' urlò ancora.
Divenne piccolo, sempre più piccolo, sino a quando scomparve del tutto.
Era rimasta sola, non vi era nulla per quanto si voltasse in ogni dove ma, in un battito di ciglia, si ritrovò tra gli artigli di Drogon che lievi la proteggevano.
Dormiva... No! Non dormiva, era morta! Riusciva a vedere sé stessa in quella possente zampa come se fosse stata una spettatrice di quegli eventi.
Volantis! riuscì a riconoscere la città dal tempio del Dio Rosso che si stagliava maestoso e proprio lì il grande drago nero sembrò planare, un ruggito di disperazione che accompagnò la discesa di suo figlio. Le sacerdotesse erano tutte lì, sembravano stessero aspettandola.
Fu come se quell'entità si ricongiungesse alla sua vera essenza: era morta! Si! Lei era morta. Fu allora che non riuscì più a percepire il suo corpo. Solo il buio imperava e durante quel buio una serie di strani accadimenti si palesarono. Dopo non avrebbe saputo dire se quello fosse un luogo fisico o solo l'anticamera di qualcos'altro che l'attendeva o chissà cosa.
Quello che per prima vide fu sé stessa sul dorso di Drogon ad Approdo del Re, poi le campane che suonavano tutte insieme, senza sosta e dopo ... Solo morte e distruzione! Una intera città rasa al suolo, dove uomini donne e bambini innocenti avevano trovato la morte tra atroci sofferenze; lei dinanzi a quel trono che tanto aveva voluto ed infine ...una dolorosa amara fitta al cuore!
D'improvviso fu come se fosse stata portata via da quel luogo o qualsiasi cosa fosse, da una forza che non capiva.
Riaprì gli occhi su questo mondo avvolta dalle fiamme di Drogon, distesa su un'altare di pietra.
Non riusciva quasi a muoversi e non riusciva a parlare. La sacerdotessa che l'aveva riportata in vita le si avvicinò.
'Siete di nuovo con noi Daenerys Targaryen... ' kinvara la fissò negli occhi, mentre lei guardava, magnetica, quel grosso rubino a foggia esagonale al suo collo. Divenne rosso, sempre più rosso, sembrava stesse per divenire fuoco. c
Continuò a guardarlo turbata sino a quando i ricordi si accalcarono veloci, inverosimilmente rapidi nella sua mente, così come i suoi sentimenti, fino a quell'ultima immagine, a quell'ultimo sentimento che le provocò una rabbia inaudita al punto da svegliarsi di colpo.
'Vostra grazia! State bene? kinvara le stava ponendo una pezzuola bagnata sulla fronte.
Daenerys si guardò attorno frastornata.
Era stato un sogno, solo un lungo sogno, che meschino, le aveva fatto rivivere il buio della sua morte e quello che aveva provato risucchiata di nuovo in questa vita.
'Avete dormito parecchio, il parto è stato molto lungo e doloroso, dovete riposare...'.
'Stavo sognando...' Daenerys non aggiunse altro.
Rimase a letto stremata, inerme e incapace, per la prima volta, di sapere cosa volesse.
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