19.

CERCANDO DI DIMENTICARE

Come ogni mattina Daenerys Targaryen si apprestò a raggiungere la sala grande per incominciare le udienze. Aveva indossato un abito di seta lillà, perfetto connubio con il colore dei suoi occhi, una cinta dorata a delineare la sua delicata vita sottile; i capelli mossi e liberi tenuti fermi, in boccoli perfetti, da due fermagli a foggia di drago.

Al suo giungere trovò Jon, già lì seduto, sugli scalini ai piedi del trono, il viso incupito, distratto da tutt'altri pensieri. Daario Naharys, invece, non era ancora arrivato.

'Maestà' Jon esordì in quello strano modo degli ultimi tempi che Daenerys non riusciva a comprendere. Si alzò in piedi proferendosi in un leggero inchino.

Continuo a non afferrare cosa gli sia successo. Lo conosco, lui... lui non è mai stato così con me!

Lo fissava, gli occhi due fenditure viola, come se potesse riuscire a leggere quello che passava per la sua mente.

Preferì, in ogni caso, non chiedere spiegazioni. Perché mai avrebbe dovuto importarle quel suo cambio di rotta, quel suo diverso modo di interloquire con lei?

"Gli è già stato concesso tanto, non mi interessa cosa abbia ", pensò indispettiva. O, quantomeno, era quello di cui Daenerys Targaryen cercava, in ogni modo, di convincersi. Lui non era affar suo, era la sua guardia personale, insieme a Daario, null'altro.

Daario! Lui, invece, non si era ancora fatto vedere. 'Come mai non è qui?'

'Non lo so, pensavo fosse con te' sollevò un sopracciglio, il viso basso, quell'espressione malinconica che, invero, Daenerys aveva visto fin troppe volte, da quando lo aveva conosciuto, pochi anni prima, a Westeros.

'Con me? Non l'ho ancora visto. Penso arriverà presto, sono certa'.

Ancora un mezzo sorriso di circostanza, nemmeno una sillaba di risposta. Era irritante, ma non poteva farci nulla.

Pensava sarebbe stato un lungo, lunghissimo tempo di silenzio, visto il modo di rapportarsi di entrambi, quando invece quell'imbarazzante silenzio venne spezzato da lui, in un modo che, mai, lei avrebbe pensato.

'Se fosse possibile, avrei... una cortesia da chiedere. Ecco... da quando sono qui a Meereen non ho mai potuto lasciare la piramide'. I motivi erano ovvi, visto il suo stato di prigionia fino a poco tempo prima, Daenerys se ne rendeva perfettamente conto. 'Mi sarebbe consentito allontanarmi, questa sera, per qualche tempo, se ciò non fosse causa di problemi'.

'Certo che puoi allontanarti' lo disse di colpo, senza pensarci, pur di venir fuori da quello stato di cose, mentre si guardava intorno alla ricerca di un capitano che continuava a tardare. 'Hai qualche particolare necessità?'

'Ho solo voglia di vedere un po' di gente come... fa la gente solitamente...' sorrise appena, il viso stranito di chi non sa bene cosa stia dicendo di preciso.

'Certo, nessun problema' tagliò secco lei.

'Non ho amici e... mi piacerebbe vedere un po' la città...' non sapeva perchè lo avesse detto.

L'ho detto davvero! Cosa può importarle!

'Posso capire. Anche io, a volte, sento questa piramide troppo stretta, nonostante la sua immane grandezza'. Una delle poche cose sincere che era riuscita a dirgli dall'inizio di quel suo insolito comportamento. 'Potrebbe accompagnarti qualcuno dei secondi figli se vuoi...'

'No!' fu secco. 'Preferisco di no. Stasera... non... cerco quel genere di compagnia...'

L'ho detto davvero?

Continuava a pensare quanto fosse assurdo quello che diceva, ma le sue labbra sembravano aprirsi e chiudersi avulsi dal suo comando.

Daenerys cercò di contenere il sussulto che quelle parole ebbero in lei; mai avrebbe permesso che anche una minima emozione potesse trapelare sul suo viso ascoltando quelle sillabe, suoni distorti e pungenti detti da uno come Jon Snow! Aveva perfettamente compreso che genere di compagnia cercasse e non era necessario l'ausilio di un maestro della Cittadella per capire che non si trattava di quella maschile. Le arrecò un insolito e non desiderato fastidio; scacciò quell'idea che si era prospettata nella mente, rimanendo il più pacata possibile. Restava, comunque, inalterata la sua assoluta incredulità per quello che le aveva appena detto, anche se in modo velato.

'Sei libero, fai quello che vuoi' con tutta la calma che le riuscì di mostrare diede il suo pieno consenso e mai avrebbe potuto diversamente fare!

'Ti ringrazio '.

Un sospiro di sollievo! Daario Naharys finalmente era giunto, facendo uno dei suoi plateali ingressi.

'Mia regina, sei bellissima!', baciò la mano di Daenerys, ammiccandole in modo sfacciato. 'Se vuoi possiamo cominciare'.

Jon li guardava cercando di sgombrare la testa dall'immagine di loro due insieme, avvinghiati l'uno all'altra, i corpi nudi che si strusciavano frementi, madidi di sudore e sensuali effluvi.

'Cosa?' la mente di Daenerys vagava ancora, non aveva udito neppure una parola, solo suoni incomprensibili.

'Se vuoi possiamo cominciare le udienze' incalzò il comandante.

'Si... si, certo ' aggiunse velocemente.

'Fate entrare il primo' tuonò Daario.



Quella sera Jon lasciò la piramide, Daenerys riuscì a vederlo dal balcone della sua camera mentre andava via.

Si avventurò tra le vie di Meereen, strette stradine piene di mercanti, padroni, prostitute, bancarelle di spezie, verdure, pesce e mitili, con le colorate piramidi a fare da illustre sfondo. Si guardava intorno intontito, in cerca di una locanda: aveva voglia di bere, cosa strana per lui. Non gli capitava spesso, soprattutto in occasioni di festa. Ma quella sera voleva solo dimenticare quello che Daario gli aveva detto su lui e Dany. Ogni volta che ci pensava gli sembrava di impazzire.

Entrò nella prima locanda che incontrò: la locanda dei Tre gatti, e tre gatti di tre diversi colori ne costituivano l'insegna. La sala comune era piena di gente, soprattutto uomini di malaffare che si intrattenevano con baldracche mezze svestite e tastavano i culi delle ragazze che servivano. Individuò un solo tavolo in un angolo e, con molta flemma, si accasciò sulla banca di legno.

Si guardò in giro in cerca di qualcuno che potesse servirlo.

'Ciao bellezza', il vocione di una robusta signora, il seno in bella mostra su di un collo taurino e grinzoso, capelli rossi e radi accroccati sul testone: si avvicinò al suo tavolo ondeggiando i generosi fianchi, il pancione messo in evidenza da un bianco grembiale mezzo sozzo. Doveva essere la proprietaria della locanda, dal suo modo di comportarsi e di tenere tutto sott'occhio, mentre un uomo magro e smunto era dietro il bancone a riempire caraffe di birra e vino.

Anche lui chiese del vino; non lo sapeva ancora, ma la sua intenzione era ubriacarsi il più possibile.

'Ti porto subito il tuo vino' sorrise sbilenca quel donnone.

Dopo poco ritornò con una caraffa. Jon pagò e ringraziò la proprietaria.

Stava versandosi il primo bicchiere quando una ragazza si avvicinò. Magra, lunghi capelli castani ed occhi verdi, vestiva in maniera molto succinta, come la maggior parte delle donne presenti. Dal colore ambrato della pelle si capiva fosse originaria del posto.

'Posso sedermi' proferì languida.

Senza neanche rendersene conto Jon le fece un cenno di assenso. Non capiva nemmeno lui cosa stesse facendo di preciso.

'Me ne offri un bicchiere' si portò una mano sulle labbra carnose nel modo più sensuale che potè.

Jon le riempì il bicchiere.

'Mi chiamo Hamara... tu?

'Jon'

'Sei straniero, non ti ho mai visto. E io conosco molta gente'.

'Si', sorrise appena, incurvando vagamente la testa. '... In un certo senso'. In fondo era a Meereen da molto, ma era sempre stato rinchiuso.

'Non parli molto... eh'. Gli carezzò ripetutamente e spudoratamente la mano: le sue intenzioni erano fin troppo palesi.

In altre situazione Jon Snow non l'avrebbe nemmeno fatta sedere, ma quella sera il suo stato era fortemente alterato.

'Sei carino, se vuoi posso accompagnarti dove possiamo stare un po' più tranquilli'.

Senza nemmeno pensarci un momento, Jon si alzò dal tavolo, facendole cenno di seguirlo. Lei lo superò per fargli strada, la mano sul fianco a far risaltare il sedere tondo e sodo, i lunghi boccoli rigogliosi che, sinuosi, si muovevano insieme alla testa ondeggiante e vuota di lui.



Daenerys era rimasta al balcone tutta la sera. Era molto tardi quando Jon rientrò. Barcollava, segno evidente che, sicuramente, aveva bevuto e tanto. Per il resto, poteva solo immaginare.

Dopo averlo visto in quello stato corse via in preda a una tristezza che non voleva sentire. Corse più veloce che poté, su, fin quasi in cima, aprì di scatto le porte del penultimo piano della sua piramide, ormai cella di gran conforto, e, con le lacrime che stava cercando di reprimere, andò ad abbracciare i suoi bambini, senza nemmeno salutare kinvara o le altre due accolite insieme a lei.

'Tutto bene maestà' kinvara si era subito resa conto del suo malessere.

'Si... tutto bene, solo... mi mancavano i miei bambini' azzardò, cercando di darsi contegno.

Daenerys era lì da un pò quando la donna rossa decise di rompere il silenzio.

'Siete stata molto clemente con Jon Snow, ricordo volevate ucciderlo. Posso permettermi di dirvi che sono molto lieta di ciò'.

'Cosa dire, riesce a frantumare i miei istinti più bellicosi e... ' si fermò un attimo '...e folli!' aggiunse con un sorriso forzato.

 Ed era vero! Malgrado le costasse ammetterlo, Jon riusciva a placare i suoi peggiori impulsi; anche senza volerlo, riusciva a farla essere una persona migliore. Questa cosa le faceva piacere, in quanto voleva essere migliore di come era stata in passato, ma odiava che il suo cambiamento, in parte, fosse legato a Jon Snow e all'influenza che, anche involontariamente, aveva su di lei.

'Credo sia una buona cosa maestà.'

'Si... non lo so... non mi importa'... cercò di sminuire, mascherando il suo umore. 'Volevo che andasse via di qui, sul serio, ma non ci sono riuscita! A volte riesce ad essere più testardo di me. Il che è tutto dire.'

'Capisco, non... è facile convincervi di qualcosa.'

'Direi di no' aggiunse agguerrita.

'Vi fidate di lui quindi.'

'Come ci si può fidare di una persona che ti ha ucciso!' sorrise sardonica. '... Ma direi che ha dato prova della sua lealtà. Al momento non saprei cosa altro fare.'

Corrucciò la fronte, un sopracciglio sollevato che mostrava tutto il suo disappunto. 'Oggi gli ho anche permesso di lasciare la piramide solo, potremmo quindi concludere che... mi fido! E' parte della mia guardia personale, altrimenti non potrebbe essere il contrario.'

'Capisco', Kinvara si limitava soprattutto ad ascoltare, sapeva che, presto, la verità sul quel suo malessere sarebbe venuta a galla.

'Aveva voglia di divertirsi' disse con filo di veleno nella voce.

kinvara restò in silenzio, finalmente si stava giungendo al fulcro della questione. Era evidente che Daenerys volesse parlare, "sfogarsi" sarebbe stato il termine più appropriato.

'E' un uomo vostra altezza, e come tutti gli uomini ha bisogno...'

'Si! So di cosa ha bisogno ' rispose dura e stizzita da quella provocazione.

kinvara sorrise, un filo divertita, mentre Daenerys era intenta a giocare con i bambini.

Anche se non voleva ammetterlo a sé stessa, il fatto che Jon avesse deciso di cercare la compagnia di una donna l'aveva infastidita non poco.

'Devo andare... i bambini devono riposare, è così tardi!' si redarguì. '... Non me ne sono resa conto.'

'Certo maestà, che la notte vi porti consiglio.'

Daenerys non ascoltò nemmeno una sillaba. Lasciò, in uno stato confusionale, gli appartamenti dei bambini, in preda ad un forte turbamento.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top