Chapter 8

"Lasciatemi" dissi, quasi gridando.
Due guardie entrarono, quando sbattei al muro Fury con un gesto per loro non umano. Una di queste mi prese i polsi e me li mise dietro la schiena, l'altro mi sbatté contro il tavolo di Bruce, facendolo indietreggiare e tenendomi ferma.
"No, davvero, lasciatela. È una normale ragazza" disse Tony.
"Beh, tanto normale non era" disse Bruce.
"Banner, non mi aiuti" ribatté Tony. "Fury, è una ragazza, è umana, davvero. Lasciale solo spiegare.." continuò.
"Lasciatela" disse Fury, incerto. "Ma non allontanatevi troppo, agenti"
Roteai gli occhi.
I due agenti uscirono.
"Parla"
Aspettai qualche secondo prima di raccontare tutto. Poi però Tony fece un gesto con la mano, sventolandola dicendo di parlare. Io di lui mi fidavo. Così dopo aver squadrato e risquadrato Fury da capo a piedi con un aria di disgusto, parlai.

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"Dobbiamo studiarla" disse Bruce
"Gia fatto" replicò Tony, con un'aria orgogliosa.
"Che facciamo, Nicky?" disse Bruce.
"Non chiamarmi Nicky" obiettò Fury. "Chiamo Phil" continuò e uscì.
Dopo qualche minuto rientrò. Accanto a lui c'era Phil Coulson, il più grande appoggio di Fury era lui, forse era l'unico del quale si fidava ciecamente.
"Agente Coulson, è tutta sua"
Phil si avvicinò a me, con aria interessata. Si fermò a quindici centimetri da me. Iniziò a squadrarmi, passò dai piedi alle caviglie, dalle caviglie alle ginocchia e continuò così fino ad arrivare alla testa e guardandomi dritto negli occhi.
Avevo uno sguardo tipo "ma che sta a fa' questo?".
Phil girò la testa, passando lo sguardo a Fury.

"Falla entrare negli Avengers"

Questa fu la sua conclusione, e la risposta di Fury, Bruce e Tony fu un bel coretto.
"Che cosa?!"

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Stavamo percorrendo un lungo corridoio, uno dei tanti della base.
Davanti a me c'erano Coulson e Fury, che marciavano fieri di sé e accanto avevo Tony, stranito anche lui come me, non che sia una novità..
"Tony" lo chiamai bisbigliando
"Dimmi"
"Dove stiamo andando?"
"Probabilmente a testare le tue capacità"
"E farà male?" chiesi
"Ma no" disse ridacchiando
"Senti"
"Aha..?"
"Cosa sono gli Avengers?"
"Sono i vendicatori, vendichiamo ciò che è nostro e.."
"Mandate a quel paese i cattivi, insomma" dissi, sintetizzando il poema che gli stava uscendo.
"Si, il succo è.. si è questo"

Il corridoio sembrava infinito, sembrava avessimo percorso un intero chilometro, finché alla fine del corridoio non si aprì automaticamente una porta, tipo quella dei centro commerciali, ma tonda.
La stanza era bianchissima e emanava una luce fastidiosa e troppo intensa per i miei occhi dopo essere passati da un corridoio non troppo luminoso.
Dopo che la mia vista si ambientò mi accorsi che Bruce era all'interno con una divisa bianca da medico.
Entrammo io, Fury e l'agente Coulson. Quando Tony cercò di entrare Fury lo cacciò fuori.
"Non tu" disse.
"E allora dov.." non riuscì a finire la frase che gli chiuse la porta in faccia.

Perfetto

Sola con degli sconosciuti.
"Siediti" disse Bruce con un sorriso più falso che potesse mai fare.
Mi sedetti su una sedia bianca, davanti avevo una scrivania di legno dipinta anche quella di bianco.
Poco fissati mi dicono.
Le due spie si avvicinarono a Bruce che gli fece vedere tre o quattro fogli pinzati assieme con calcoli e parole incomprensibili. Blaterarono qualcosa e poi se ne andarono. Fury seguito da Phil.
Bruce si sedette.
"Ciao Riley, sono Bruce Ba.."
"So chi sei" dissi seccata
"Bene, siccome sei un supereroe che ancora non conosciamo dobbiamo testarti, prima di farti entrare completamente negli Avengers"
Bene. Benissimo.
Essere chiamata supereroe mi dava alla testa, ma, testarmi non è che mi fosse piaciuto tanto.
E di fatti era tutto un "fai questo" "fai quell'altro" "mettiti così" "mettiti colà"
Ero estremamente stanca, in quei giorni non facevo altro che dare ascolto alle persone invece che pensare con la mia testa.
Ad un certo punto pensai che non ne sarei uscita più da quello studio, ormai sarà stata un'ora che ero là dentro cercando di non sfasare facendo test su test, finché il telefono che Bruce aveva sulla scrivania suonò. Lui si girò con un aria stranita, come se quella chiamata lo avesse preso completamente alla sprovvista.
Per un attimo pensai di essermene liberata, di lui e dei suoi stupidi test.
Banner si avvicinò lentamente alla cornetta, anche quella di un bianco che dava alla testa.
"Hill?" rispose lui tirando su il ricevitore pronunciando probabilmente il nome dell'agente che s'aspettava che l'avesse chiamato.
In meno di due secondi sbatté la cornetta riattaccando la chiamata. Aveva gli occhi sbarrati e pieni di terrore.
Corse immediatamente all'uscita dello studio.
Pensavo mi volesse lasciare da sola.
"Banner?" dissi facendo si che si ricordasse che esistevo anche io.
Si fermò di colpo a pochi metri dalla porta scorrevole rotonda.
"Seguimi. Corri, corri!" disse buttando giù la giacca da dottore, facendo aprire la porta e precipitandosi all'esterno, cercando di non inciampare nella fretta.

Ed eccoci qua con il capitolo 8.
Com'è? Vi piace?
Commentate, veh!

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