Chapter 17
Scavalcavo i corpi di tutti gli agenti, continuando a camminare lentamente, cercando di non guardare per terra, sperando di non trovare altre facce familiari.
Cercavo di fare qualcosa che potesse sistemare almeno parzialmente quell'immenso incubo. Ma come potevo farlo da sola?
Cercavo di avanzare, col magone che spaccava la mia gola. Passo dopo passo, sperando di trovare qualcuno che ancora fosse vivo. Non riuscivo nemmeno ad immaginare che Tony fosse morto, ma la paura, la tensione, l'ansia, facevano sì che il pensiero di persone a cui volevo un bene dell'anima potevano essere morte. Per colpa mia, pensavo. Sono stata stupida. Volevo essere importante, per una volta, ma tutto quello che ne avevo ricavato era... questo.
Poi sentii dei rumori. Dei rumori ovattati. Sembrava che i Chitauri si schiantassero contro qualcosa di grande e incredibilmente resistente.
Il rumore proveniva dal corridoio a destra, così lo attraversai.
Le porte non c'erano più: erano tutte state scardinate a forza di colpi secchi e potenti. C'erano delle lesioni irreparabili sui cornicioni, e ovunque.
Quel corridoio sembrava senza fine, poi mi resi conto che nella parete sinistra c'erano postazioni di agenti, o almeno, lo erano.
Le postazioni erano munite di scrivania, sedia, portapenne, penne, matite, gomme, bloc-notes, computer, tastiera e un monitor al centro di tutto. Ora, di tutto ciò, rimanevano solo alcune sedie ribaltate, qualche penna sparsa per terra tranne una, la quale era conficcata nello schermo del computer, e tutti i monitor. Alcuni erano scheggiati, altri andavano a scatti per via dei presunti colpi che potevano aver preso.
Mentre quel rumore ovattato di colpi persisteva ancora, potevo vedere le immagini che scorrevano sui monitor.
Mi accorsi che riprendevano varie parti, di varie città, in diverse parti del mondo. Mi avvicinai ad uno di quelli, ogni tre secondi si spegneva per un secondo, per poi riprendere a mostrare altre immagini. Sull'angolo dello schermo, si poteva leggere la scritta "Cracovia".
E le immagini, erano abbastanza scioccanti. La strada che appariva era completamente devastata, completamente abitata da Chitauri. E così era anche sugli altri monitor, solo che c'erano scritte diverse, nei lati, come "Mosca", o "Roma", o "New York". Posti completamente diversi, ma stranamente e brutalmente uguali.
"Ho distrutto il mondo", dissi a voce rotta. Poi portai le mani alla gola, e la massaggiai, talmente fecero male quelle parole.
Poi andai avanti, non riuscendo a guardare gli schermi, per vergogna, per dolore.
Il corridoio finalmente finì e riuscii a capire cos'erano quei colpi secchi.
C'erano gli alieni che sbattevano contro una specie di gigante contenitore di vetro, pareva. Sulla parete, accanto ad esso, c'era scritto "Hulk container".
Mi feci spazio tra li alieni e cercai di avvicinarmi di più a quel container circolare e iniziai a vedere persone, dentro di esso. E vidi Tony. Esitai un momento, rimuginai e cercai di ricollegare tutto, e poi mi venne in mente che, nel caso Hulk si sarebbe reso pericoloso, ci sarebbe stata una protezione, per lui e per il resto delle persone a lui accanto, ed eccola lì. Quasi indistruttibile, quindi i Chitauri continuavano a sbatterci ma non riuscivano mai a romperla, e dentro c'era Tony, il Capitano, Fury, Banner, l'agente Romanoff... c'erano tutti e si erano messi in salvo.
"Tony" dissi, ripartendo a sgomitare contro gli alieni, finché non mi trovai attaccata al vetro. Tony stava seduto ad un angolo, con la testa china.
"Tony!" gridai più forte, e lui alzò la testa. Si alzò di scatto e puntò un dito contro me, per far notare agli altri, dentro il container, che io c'ero.
Tony corse verso di me e mise una mano sul vetro, si passò l'altra mano sulla bocca e accennò un sorriso. Io misi la mia mano destra sul vetro, dove c'era la sua, dal lato opposto.
"Sei viva" percepii dal labiale di Tony.
"Lo sono" scossi la testa.
"E sei blu"
Annuii talmente piano che non seppi nemmeno se Tony e gli atri l'avessero notato.
"Mi dispiace" continuò lui, "da parte di tutti noi"
"Devo fare qualcosa per aiutarvi" dissi, poi Fury venne accanto a Tony.
Iniziò a dire qualcosa, che non capii, mentre indicava una porta al di là del container.
"Che cosa?" mi avvicinai di più al vetro.
"Il Tesseract!"
"Si, si!"
Iniziai a correre in direzione della porta indicata da Fury e, che cazzo, dovevo inventarmi qualcosa!
Attraversai il buco della porta e mi ritrovai nella stanza bianca, e al centro di essa vi era il Tesseract, congelato.
Prima che mi scorsero altre lacrime decisi che, prima di fare altre minchiate che potevano nuocere ulteriormente, dovevo fare una lista di cose che potrebbero salvare i miei amici, e le poche persone rimaste al mondo.
Punto primo: l'unica cosa che posso fare è congelare, se puntassi il mio potere sul Cubo, non farei altro che peggiorare la situazione. Punto primo, scartato.
Punto secondo: se riesco a congelare ci deve pur essere un modo per scongelare. Così ci provai, e per vedere se il punto secondo era fattibile, puntai la mano sulla parete sinistra, molto lontana dal cubo, e la congelai.
"Riley, ce la puoi fare" dissi a me stessa.
"Ce la puoi fare"
Misi una mano sul ghiaccio incastonato alla parete e chiusi gli occhi. Cercai di mettere tutta la mia energia, ma tutto il mio sforzo fu vano.
Punto secondo, scartato.
"Oh si, il destino di noi Giganti di Ghiaccio. Riusciamo solo a portare il freddo" Sobbalzai, e dallo spavento caddi per terra. Era Loki che parlava. Dov'era? Dov'è?
Misi le mani sulla testa, premendo i palmi sugli occhi con energia. Dondolavo su me stessa.
"Te la immagini soltanto. Vai via. Vai via. Riley, la immagini soltanto" Mi dissi sussurrando.
Ripetendo costantemente quelle parole, mi alzai lentamente, e ripresi a pensare.
Punto terzo: magari posso trovare un modo per far si che i Chitauri se ne vadano via.
E mi venne un'idea.
Loki, la prima volta che aprì il portale tramite il Tesseract lo fece con il suo scettro. Come si può aprire con quello, così si può chiudere.
Devo trovare Loki.
Devo cercare...
"Oh, povera bambina, non riesce a capire cosa fare" risuonarono le sue parole ancora una volta nella mia testa.
"Basta! Vattene via dalla mia testa!" Urlai, battendo le mani sulla mia fronte.
"Oh, ma io non sono nella tua testa"
Tirai lentamente giu le mie mani, facendole ricadere sui miei fianchi, e cautamente mi girai.
"Io sono dietro di te".
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