Chapter 15
Non ero spaventata, ma qualcosa mi diceva che dovevo esserlo.
"Che cosa vuoi da me?"
"Io ti sto solo aiutando"
Era vero, lui mi ha fatto prendere lo scoiattolo, chissà in quali altre cose mi avesse aiutato.
"Perché lo fai?"
"Perché io ti servo tanto quanto tu servi a me" rispose.
In quel momento, quella risposta mi bastava. Ero sola, ma in quel momento non sentivo più un vuoto dentro. Sapevo che sarebbe stato sempre accanto a me. Avevo tanta voglia di ringraziarlo, perché era l'unico che si fidasse di me, non più come Tony, ormai.
Ma non lo feci, perché c'era qualcosa, in me, che non andava, non seppi che cosa, ma non era una cosa buona.
"Mi devi aiutare" dissi soltanto
"Come faccio sempre"
"Sai trovare l'uscita del bosco?"
Lui chiuse gli occhi, pensando. Sembrava stesse immaginando il percorso del sentiero, perché muoveva gli occhi e gli faceva roteare nascosti dalle palpebre.
"Si" rispose poi, riaprendogli
E si incamminò, girandomi le spalle, mentre io lo seguivo.
Camminava fiero di sé, ma non sembrava stesse seguendo un percorso logico, sembrava andare a caso, ma non diedi importanza.
Lui guardava dritto davanti a sé, come se fosse in uno stato di trans, ma le radici e tutti quegli ostacoli che si presentavano davanti a lui, li schivava, impassibile e spaventandomi.
Un fruscio dietro un cespuglio fece fermare l'uomo.
"Cosa c'è?" gli domandai, fermandomi a mia volta, dietro di lui.
"Hai sentito?"
"Si, ho sentito. Sarà stato il vento"
Lui chiuse di nuovo gli occhi, li roteava, come se stesse cercando qualcosa nel buio. Era strano e abbastanza spaventoso, quando lo faceva.
"Abbassati" disse, aprendo gli occhi.
"Perché? Che cosa..?"
"Abbassati!" urlò. E dallo spavento, feci ciò che mi aveva chiesto. Mi chinai di colpo toccando con la mano il terreno e subito dopo un serpente schizzò fuori da quel cespuglio.
Ecco perché mi dovevo abbassare, disse la mia testa, mentre sbarrai gli occhi. Ero la preda di quel serpente. Ma come faceva a saperlo, l'ombra?
Sentii un altro fruscio di qualcosa spostarsi molto velocemente proprio dietro la mia testa e nella direzione del serpente. Mi girai, credendo che quella brutta creatura stesse per ritornare al suo scopo principale.
E invece, era scomparso nel nulla.
"Dov'è?" chiesi all'uomo, che si stava sistemando da un movimento prima compiuto. Pensai fosse stato lui a produrre quello spostamento dietro la mia testa, ma era stato troppo veloce quella mossa per essere stato un gesto umano.
"Oh, è scapato"
Scappato? Troppo impossibile. Lasciai perdere, però, l'unica cosa che mi importava era uscire da lì. Non mi interessava porgergli domande.
Dopo ore di camminata, verso praticamente il nulla, l'ombra si fermò di scatto, come se avesse avuto un'idea.
"Cosa c'è? Che è successo?" chiesi.
"Devi imparare a sentire l'arrivo di qualche bestia che sia intenzionata a colpirti"
Seconda volta che mi aiuta, pensai.
Lo fece davvero, poi.
Mi insegnò ad ascoltare il vento e poggiare la testa sul suolo nel punto giusto per percepire spostamenti.
Mi piaceva quando adagiava la sua testa sulla mia, per ascoltare meglio. Mi piaceva guardarlo mentre chiudeva gli occhi e ascoltava il vento.
"Senti?" mi chiedeva, alcune volte. Io annuivo e lui sorrideva.
Riuscivo a percepire ogni singola foglia muoversi. Ogni singola scossa sul terreno. La cosa strana, era che sentivo solo se lui era accanto a me. La cosa strana, era che sentivo quei minimi spostamenti tanto da farmi girare la testa. Tanto da farmi pensare di essere diventata un animale. Era spaventoso, ma anche dolce.
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"Perché hai quella foglia sulla testa?" mi chiese, riprendendo a camminare.
"Sanguino" risposi
"Toglila"
"Perché?"
"La pietra dove hai sbattuto, non era normale" disse lui.
"Come fai a sapere che ho sbattuto contro una pietra?"
Lui non rispose. Prese la foglia e la gettò.
"Ti fa infezione"
La ferita percorreva metà fronte e un pezzo della tempia, non credevo che fosse così distesa e profonda.
Ma perché solo adesso, visto che lui lo sapeva già della pietra, mi dice che mi avrebbe fatto infezione?
Scelse con cura una pianta, che in tutto il bosco non avevo visto. Era strana e ocra, con foglie piccolissime e a forma di triangolo. A pensarci bene, non solo non l'avevo mai vista nel bosco, ma anche in tutta la mia vita.
Prese due o tre foglie e le spiaccicò, divennero una sottile poltiglia gialla trasparente, con un odore nauseante.
Ne prese un po' dalla sua mano tesa con un dito, e la passò sulla mia ferita.
Era un dolore lancinante. Serrai i denti e gli occhi gettando un mugolio.
D'istinto, distesi le mani e lo colpii alle spalle.
Tanto forte da farmi male alle mani. E, soprattutto, credevo che sarebbe caduto. Invece, si era solo spostato di qualche centimetro, ma almeno aveva lasciato le mani dalla mia fronte.
Lo guardai un'attimo con una faccia sconvolta, lui invece aveva uno sguardo di vittoria, sembrava uno sguardo di comprensione, ma i suoi occhi mostravano una strana emozione, sembrava quasi vendetta.
La mia ferita.
La mia ferita, continuavo a pensare. Sarà peggiorata, ora.
Tanto era strano quel momento, tanto pensavo alla mia ferita, che non mi resi conto che non faceva più male.
Toccai la fronte con l'indice destro: era cicatrizzata.
Terza volta che ero stata aiutata.
Alla fine, i suoi occhi e il suo sorrisetto non era di furbizia o vendetta, ma era come se dicesse "guarda, ti ho aiutato di nuovo". Ma, qualche dubbio ce l'avevo.
"Cos'era quella pianta?" chiesi indicando la poltiglia sulla fronte.
L'ombra girò le spalle e iniziò di nuovo la sua marcia senza senso.
"Mi rispondi, per favore?" Iniziai ad alzare la voce.
"Sta zitta. Vuoi trovare l'uscita o no?!"
Serrai i pugni per trattenere il nervoso. Prima lui non era così.
Con calma, e con una voce traballante per trattenere un urlo dissi: "Non ti permetto di parlarmi così"
Si girò di scatto. Più veloce ancora di quel serpente schizzato fuori dal nulla.
Una faccia piena di rabbia intenta a dire qualcosa, ma rugosa per tutti i muscoli che facevano trattenere le sue parole.
Come a lui la rabbia trasaliva, trasaliva anche a me. Solo con un misto di paura e di un sentimento ancora più forte, che all'inizio non ho saputo distinguerlo, che incrementava rabbiosamente dentro di me ogni volta che anche l'ombra era impossessata dalla rabbia.
Mi stavo innamorando?
I suoi occhi quasi insanguinati, si spostarono dietro di me, e la sua espressione, da rabbia si trasformò in timore e sorpresa.
Successe in un millesimo di secondo: la sua mano sinistra passò dietro la mia testa, facendo sì che il mio corpo sbattesse contro un albero nei dintorni.
Un rumore metallico bloccò tutto il mio corpo dalla paura. Sembrava che avesse estratto un'arma.
Ora mi uccide, pensai.
Quello stesso rumore metallico si ripresentò di nuovo, con una piccola variazione: tagliò qualcosa.
Feci un breve check-in: nulla mi faceva male, nessuna parte del mio corpo mi sembrava tagliata o lacerata.
Spostai le mani che prima istintivamente si posizionarono sul mio viso e man mano mi girai.
Trovai l'uomo che ansimava, con un mano uno scettro oro dalla punta ad uncino e ben affilata, con qualche sgorgo di sangue. Sangue verde.
"Non avvicinarti.. mai più.. all'acqua" disse.
Acqua?
Non mi ero accorta del laghetto che c'era alle mie spalle. Qualche animale doveva essere apparso improvvisamente da queste acque. Un coccodrillo? Ma i coccodrilli avevano il sangue verde?
"Che cos'era? Cos'è stato?!" urlai.
"Sta' tranquilla" disse avvicinandosi a me e accarezzandomi la testa. Cosa sono questi sbalzi d'umore?
"L'ho ucciso. Questa contiene veleno" indicò l'arma.
"Ancora un po' e lui avrebbe ucciso te"
Quarta volta.
"Come ho detto prima, non ti avvicinare mai più all'acqua. Ormai si è avvelenata. Questo contiene sostanze che agli umani farebbero male" disse indicando l'arma.
Uno dei pochi che mi crede umana, pensai.
Sentii qualcosa strusciare dietro la mia schiena, sembrava volesse corrodermi.
"Mi brucia la schiena" gli dissi.
"Girati, fammi vedere"
Mi girai.
I vestiti che portavo erano squarciati, dove quella cosa passava.
"Quando l'ho ucciso, l'acqua è schizzata su di te" disse l'uomo.
Mi si raggelò il sangue.
"So come aiutarti"
Sentii i suoi passi avvicinarsi con cautela, dietro di me.
Con l'indice e il pollice della sua mano sinistra che adagiò sul mio mento trascinò il mio viso, finché i miei e i suoi occhi non si guardarono.
"Ora ci penso io" disse. Poi, poggiò le sue labbra sulle mie.
Non capivo.
Lo stavo amando?
Chiusi gli occhi, mentre lui continuava a baciarmi. Accarezzò la mia guancia con il pollice, quando sentii un freddo atroce, sulle labbra e sulla guancia. Assomigliava al dolore che avevo provato dopo aver bevuto quel tè al bar, la prima volta che vidi Tony.
Aprii di scatto gli occhi e vidi i suoi ben aperti e blu. Nessuno ha gli occhi di quel blu.
Erano blu anche le sue labbra, e la parte più vicina che le circondava. E la mano con cui mi accarezzava. Il blu si espandeva e cadeva su ogni singola parte del suo corpo.
"E non per niente a contatto con il ghiaccio diventa blu"
Lui era Loki.
Sbarrai gli occhi. La paura mi assaliva.
I suoi occhi divennero cattivi e quella luce blu si intensificò.
Perché Loki mi seguiva come un ombra, letteralmente?
Il dolore diventò insopportabile, e nel momento che spinsi via quell'alieno, qualcosa si conficcò nella mia pancia. Produceva un dolore ancora due volte più forte di quello di prima, ma era lo stesso tipo. Sul suo viso comparse un sorrisetto e socchiuse gli occhi.
Gettò un attimo il suo sguardo su dove il dolore mi pulsava. Aveva un aria di sfida. Poi ritornò sui miei occhi, come se volesse vedere il dolore che mi trasaliva.
Guardai. Con tanto coraggio. E quello che mi aspettavo che accadesse, era proprio sotto i miei occhi: la lama, conficcata nel mio ventre.
In quel momento, sentii il veleno miscelarsi con il resto del mio corpo.
Lui tolse lo scettro e io caddi.
In quel momento, capii.
"Tu non hai cercato di farmi uscire di qui, mi ci hai messo dentro apposta"
"Adoro gli umani" disse "Chiedimi perché li adoro, forza" continuò.
"P-perché li adori?" balbettai, capendo che le mie forze stavano man mano cedendo.
"Oh, è così semplice. Li puoi manovrare come ti pare. Li puoi dire qualunque cosa e loro ti danno retta"
Stavo tremando.
"Ma non l'hai capito? Io ho fermato gli alieni quando sei uscita dal posto di guardia alla Stark Tower. Io ero Il Capitano e Tony quando lui ti ha detto di congelarlo. Io ho avvelenato la pietra perché ci sbattessi contro e il veleno ti penetrasse. Io ero il serpente che ti ha aggredito. Io ho fatto venire nell'acqua, un alieno, che potesse darmi più veleno per poterti uccidere. O peggio. Farti diventare una di loro" disse, andando avanti e indietro e sbilanciandosi e districandosi con le mani per la foga per il suo piano perfettamente riuscito.
"P-perché..?" balbettai.
"Stupidi mortali. Ancora non capisci? Ti ho fatto congelare il Tesseract. E sai perché? Se lo congeli, aumenta il suo potere" continuò.
"È un p-portale. St-stai cercando di aprirlo per portare qui altri alieni"
"Non 'altri'. Tutti. E no, non sto cercando. Ci sono già riuscito. Grazie a te"
SPAZIO AUTRICE
CIAOOO
SONO TORNATA!
Come promesso, ecco il numero 15. Sono più felice di voi.
Spero che vi piaccia come sempre
.Aurora
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