Chapter 14
Sorpassai l'uscio dell'immensa porta rettangolare, mi girai e la vidi chiudersi, tagliandomi fuori da quella che pensavo sarebbe rimasta la migliore avventura che avessi mai fatto, invece, mi ci hanno sbattuto fuori.
Ma ora dove andavo?
La base era circondata da un enorme bosco è abbastanza fitto.
Abbastanza da nascondere una base come lo SHIELD e abbastanza da perdermi.
Ma in fondo, io ero già persa, quindi non ci perdevo niente a provare di vedere se esisteva almeno un'uscita da quell'enorme boscaglia.
Decisi di addentrarmi aspettandomi di morire assiderata da quella fredda notte o di morire di fame tra qualche giorno.
Sorpassai un albero, un altro e un altro ancora, fino ad inciampare in una delle loro radici e cadere a rotoloni in un dirupo, profondo e ripido.
Rotolavo e rotolavo, sembrava infinito quel dirupo.
Feci in tempo a sbattere la testa contro una pietra, fortemente, e lì mi fermai.
Il mio respiro si faceva sempre più pesante e frenetico. Avevo paura.
Paura di quello che mi attendeva, paura di quello che poco fa era capitato alla base.
Possibile che si siano comportati così? Perché mentivano? E perché mi prendevano per pazza?
No, Riley, ti devi calmare, dissi a me stessa.
Chiusi gli occhi e alzai la testa, aiutandomi a respirare. E mano a mano, il respiro si fece meno affannoso.
Mi rialzai a fatica, poggiando una mano sulla botta in testa facendo una smorfia di dolore. Ritrassi la mano e la guardai: sangue, che colava su tutta la fronte, la tempia, la guancia.
Come facevo ora a curarla?
Iniziai a correre, non sapevo dove, ma tutto, ora, mi faceva paura, come se qualcuno mi avesse fatto il lavaggio del cervello. Avevo persino paura di me stessa. Che cosa mi stava succedendo? Ero presa da una strana frenesia pensando che qualcuno mi inseguisse perennemente, ma quando mi giravo, c'erano solo le oscure erbacce che mi ricordavano, che ero persa, in una strana boscaglia, sembrando che fosse stata costruita proprio per le mie pochissime capacità d'orientamento.
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Dentro alla base, non c'era un minimo di tranquillità. Non c'era nessuno che si decidesse a fermarsi e pensare, invece di agire e basta. Così era Fury. Che aveva informato anche a tutti gli altri agenti del fatto del congelamento del Tesseract.
Per fare un esempio banale, la reazione della Hill fu quella di mettersi le mani nei capelli e passare la notte insonne, continuando a ripetere a se stessa "No, non è vero. Moriremo tutti. Moriremo per colpa di quella stupida ragazza"
Beh, lascio a voi l'immaginazione di come possa sentirsi una come me, ora, sentendosi dire cose che nemmeno lontanamente abbia fatto o voluto fare, e di come l'odio e l'umiliazione trasalisse.
Ma loro, no, non credevano in me. Credevano soltanto in una soluzione che si rivelò impossibile: cercarono di spaccare il Tesseract, ma scoprirono soltanto che era molto più duro e massiccio di un diamante con un diametro di venticinque metri.
Presero una fiamma ossidrica e restarono ore ed ore aspettando che si fuse, o meglio bruciacchiato, o meglio ancora scalfito il ghiaccio.
Fury minacciò Banner che se non l'avesse messo in un'enorme stanza, ricoperta fino all'orlo di esplosivo, e avesse ficcato dentro il Tesseract e fatto esplodere, ci ficcava Banner lì dentro.
Quindi così fece Banner, preoccupato per quello che poteva accadere, ma ancora più preoccupato di quello che sarebbe accaduto se non sarebbe riuscito a compiere l'impresa.
Ci fu un'esplosione, e tutto ciò che riuscirono a scoprire era che il cubotto sarebbe rimasto un nemico per sempre.
Lavorarono fino alla mattina seguente, lavorarono finché non si addormentarono sul loro lavoro.
Persino Phil perse le speranze.
"Come mai la ragazza avrà mentito così?" gli chiedeva Fury.
"E se non avesse mentito?" si chiese, più a se stesso che a Fury.
"E come avrebbe potuto fare?"
"Non lo so, ma so come sono gli Asgardiani"
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Il mattino sorse presto, lì nella foresta.
Presi una foglia bella grande e la ripulii dalla fanghiglia, la misi sulla fronte, dove il sangue sgorgava.
E decisi che, se non volevo morire almeno di fame, dovevo cacciare.
Accanto ad un albero trovai un rametto, che finiva biforcuto. Slegai i miei capelli e, con l'elastico, ci feci una fionda.
"Sarà facile" dissi a me stessa.
Feci delle prove: presi un sassolino e cercai di colpire il ramo di un albero.
Posizionai il sasso sull'elastico e lo tirai indietro, per permettere al sasso di colpire il ramo.
Lo lasciai e i sassolino partì, cadendo rovinosamente a terra, non colpendo il ramo.
Sbuffai, senza speranze.
Ad un certo punto, sul ramo accanto, sentii un fruscio. Uno scoiattolo!
Preparai la mia arma, ma prima che potessi far scoccare la fionda, sentii qualcosa spostarmi il braccio, cambiando la traiettoria del sasso e colpendo lo scoiattolo perfettamente sull'occhio destro.
Mi girai, ma dietro di me c'erano solo alberi.
"Lo so che sei qui" dissi, girando la testa cercando di riuscire a percepire qualcosa
"Dai, vieni avanti" dissi, sfidandolo.
"Tu non vorresti vedermi" rispose qualcuno. Sobbalzai e indietreggiai.
Finalmente l'ombra si fa sentire, pensai.
"Sono io a decidere chi o che cosa non vorrei vedere"
Da dietro un albero spuntò un'uomo, con dei capelli lunghi neri, un viso severo ma fiero di sé, era molto alto. Era bello, molto bello, ma di una bellezza non terrena, aveva talmente un corpo perfetto, che non sembrava umano.
"Chi sei?"
"Quello che tu definisci 'ombra'"
"Chi sei, davvero?"
"Non ho le facoltà per dire il mio nome a te"
Heyy c:
Come state? Com'è il capitolo?
Lo so che sono un po' noiosi, forse, ma è per far si che la storia dopo sia ancora migliore.
Commentate e votate!
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