diciotto

"Vieni anche tu, sono simpatici!" esclamò (T/n), esortando il fratello a seguirla.

Natsuo le sorrise, ma scosse il capo.

"Sto studiando adesso..." si giustificò il ragazzo, indicando la scrivania, sui cui erano stati abbandonati alcuni libri di testo.

(T/n) si alzò dal letto. Non era convinta dal fatto che il fratello stesse effettivamente studiando. I suoi libri dimostravano infatti che la (c/c) aveva ragione. Piuttosto che sottolineare le pagine  o prendere appunti, Natsuo aveva scarabocchiato sulle pagine con l'evidenziatore rosa.

"Quello è il mio evidenziatore?" domandò (T/n), indispettita, realizzando finalmente che fine avesse fatto l'evidenziatore rosa pastello che aveva creduto perso per oltre due mesi.

"Non c'erano altri evidenziatori e me ne serviva uno..." 

"In due mesi non hai avuto tempo di comprare un evidenziatore?"

Natsuo continuò a sorridere, cercando di nascondere l'imbarazzo.

"Va bene, ti lascio studiare..." si arrese (T/n), virgolettando con le mani la parola 'studiare'. 

"Salutami i tuoi amici!"

"La prossima volta ti obbligherò a farteli conoscere." gli promise (T/n).

"Certo, certo!" 

La (c/c) lasciò la stanza. Richiuse lentamente la porta alla sue spalle. Sapeva bene per quale motivo Natsuo non avesse intenzione di lasciare la propria camera. Enji si trovava in casa. E Natsuo non aveva la minima intenzione di incontrarlo.

Forse anche più di Shouto, era Natsuo ad accanirsi contro il genitore. Non che avesse torto. (T/n) si sentiva alla stessa maniera, ma aveva imparato a convivere con il rancore che provava nei confronti dell'uomo. Non avrebbe lasciato che quei sentimenti negativi la intralciassero verso la strada che l'avrebbe condotta a diventare un'eroina professionista. 

Enji Todoroki era un fallimento come padre, ma era innegabile che fosse una delle figure di spicco nel mondo degli eroi. (T/n) non poteva perdersi la possibilità di sfruttare la fama del padre a proprio favore, pur di garantirsi un posto in un mondo in cui diventare eroi era l'attrazione principale.

Aveva passato i precedenti anni alla U.A. seguendo ciecamente gli ordini impostigli da Endeavor durante gli stage e i tirocini, ma senza avere mai la possibilità di garantirsi della visibilità. Non c'era nulla che potesse fare per migliorare agli occhi del padre.

Era frustrante. Per quanto non riuscisse ad apprezzarlo, odiava il non essere abbastanza. L'essere semplicemente uno dei figli fallimentari dell'eroe numero 2. Niente di più.

Ricordava ancora come si fosse sentita quando durante il primo anno venne convocata dall'agenzia di Endeavor. Alcune sue compagne di classe avevano liquidato il tutto con un "E' ovvio, è sua figlia." 

Eppure lei era di più. Più del nome che portava. Più dell'essere una Todoroki. Avrebbe fatto di tutto pur di dimostrarlo.

Il suo primo passo fu lo scegliere l'agenzia di Hawks. Era una mossa quasi azzardata. Aveva paura che questo potesse renderla maggiormente una delusione agli occhi del padre. Non era sicura della propria scelta. Non era abituata a scegliere.

Se non fosse stato per Nejire e la sua insistenza, non era nemmeno sicura avrebbe deciso di cambiare rispetto ai primi due anni.

Era bastata una settimana in compagna dell'eroe che si stagliava una posizione più in basso rispetto ad Endeavor a farle capire quanto si fosse sbagliata.

Non era lontanamente all'altezza di lavorare affianco di Hawks, eppure non si era sentita nemmeno per un secondo un fallimento. 

Non aveva visto molto di Hawks. Non sapeva nemmeno se quello che avesse incontrato fosse Hawks o una semplice facciata mostrata per far piacere ad i suoi innumerevoli fan. Infondo non le importava.

Le piaceva la persona che aveva visto, oltre gli autografi, i servizi fotografici e le apparizioni televisive. Hawks le sembrava decente. Le avrebbe fatto piacere rivederlo, per quanto non volesse ammetterlo.

Avrebbe davvero avuto bisogno di un amico come lui.

"(T/n), stai scendendo?" la voce di Fuyumi proveniva dalle scale. Gentile e cortese come lo era sempre stata.

"(T/n)-chan! Ci sei?" le fece eco la voce squillante di Nejire.

"Arrivo, arrivo!" esclamò frettolosamente (T/n). 

I suoi passi riecheggiarono nel corridoio, mentre si allontanava dalla camera occupata dal fratello.

"Arrivo..." ripeté nuovamente a bassa voce.

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