Capitolo 10

Levi

"Tua moglie ha accettato."

"Tua moglie ha accettato."

"Tua moglie ha accettato."

"Tua moglie ha accettato senza alcuna esitazione."

"Senza alcuna esitazione."

"Senza alcuna esitazione."

"Alcuna esitazione."

"Esitazione."

"Senza alcuna esitazione."

Passo la mano sulla mia faccia sospira ndo leggermente.

"Tua moglie ha accettato senza alcuna esitazione."

"Tua moglie."

Passo la mano tra i capelli tenendo il palmo sulla mia fronte sentendo spingere il gomito sulla mia gamba.

"Senza alcuna esitazione."

"Tua moglie."

"Ha accettato."

Serro la mascella.

"Cazzo!"

Spingo via la mano, tirando un calcio a tutto ciò che c'era davanti a me, facendo cadere una sedia e spostando la scrivania.

Impreco, pieno di rabbia e urlando incazzato.

Dopo quel suono, alcun verso osa aggiungersi al silenzio di quella stanza.

Torno a passare la mano tra i capelli, torturandoli leggermente.

"Tua moglie."

Tiro i capelli stringendo di più la mascella.

Mi alzo tornando dritto sulla sedia e tolgo la gamba, accavallata sopra all'altra.

Le allargo e butto la schiena indietro, facendo lo stesso con la testa.

Vorrei tanto portarmi indietro per un altro motivo, ma la realtà è che sono qua, da solo.

E la cosa peggiore è che-

"Tua moglie ha accettato."

Mia moglie aveva accettato quella cazzo di missione suicida di quel dannato Erwin.

Senza neanche parlarmene.

Se proprio vuole farlo, che almeno abbia il coraggio di venire da me e dirmi che non mi ama più.

Si formano le carte del divorzio e può fare il cazzo che le pare.

Dannata ragazza.

Lei, suo fratello, la sua famiglia, il suo amore.

Fanculo tutto!

È la prima e l'ultima che si azzardi a fare una cosa del genere.

"Tua moglie ha accettato senza alcuna esitazione."

"Senza alcuna esitazione."

"Esitazione."

Perché diamine ha accettato una missione suicida?

Non era lei che voleva la famiglia più bella del mondo?

Razza di mocciosa.

Fa tanto la cresciuta ma è solo una bambina.

Razza di donna.

Lei e i suoi criteri del cazzo.

Lei e...

Mannaggia a lei.

Perché non mi ha detto nulla?

Come ha potuto non dire niente di niente?

Ha sempre avuto queste idee folli prima di adesso?

Forse quella di sposarmi.

O quella di volere una famiglia con me.

Si, quella ragazza soffre davvero di qualche disturbo strano.

Come ha anche solo potuto pensare che io avrei potuto esaudire tutti i suoi stupidi desideri adolescenziali?

Stupida lei che ha alzato anche le mie di aspettative.

Devo assolutamente parlarle.

Non può fare così, non con me.

Se vuole fare così lo fa con qualcun altro.

A me deve portare rispetto.

E soprattutto, mi deve delle spiegazioni.

Sono suo marito, non un suo amico!

Mannaggia, perché mi sta rendendo così?

Perché mi sto preoccupando tanto?

Perché sono così arrabbiato?

È il giuramento che ha fatto, è normale che accetti.

No.

Non è normale.

Se c'è una cosa che ho imparato su di lei è che non lascerebbe mai la sua famiglia.

Non improvvisamente.

E poi, quel moccioso di suo fratello, lo sa?

Se lo sapesse continuerebbe a non fare niente per la privacy di sua sorella?

Ora basta, mi devo calmare.

Mi alzo e appoggio una mano sulla scrivania di legno scuro, guardandomi intorno mentre prendo ancora fiato.

Cerco di riuscire a sembrare indifferente ed inizio a camminare verso la sua stanza.

Ovviamente quel cazzo di omone è sempre in mezzo.

Decido di studiare prima il perimetro, per trovare qualcosa che possa farmi entrare nella sua stanza.

Trovo la via perfetta per entrare nella sua stanza, l'unico problema è che per entrare ho bisogno di lei.

Perché diamine ha messo quel coso?

Sarebbe tutti più facile se avesse lasciato tutto così com'era.

E poi, mi deve chiedere ancora scusa.

Quel cazzo di pezzo di carne da macello cos'ha più di me?

Assolutamente nulla.

Perché mi deve far sentire così dannatamente incerto ed instabile?

La odio.

La odio per tutto quello che mi fa provare.

In poco mi trovo per terra con la pancia all'aria e mi rendo conto di quanto i miei pensieri mi rendano ancora più idiota di quanto io già sia.

Mi concentro meglio ed inizio ad arrampicarmi.

Non volendo farle del male, inizio a picchiettare il dito sulla finestra.

Lei non sembra fare nulla, quindi continuo.

Continuo e continuo, interrottamente, finché non apre la finestra.

Se ne va via come se non avesse sentito nessun rumore.

Forse sono davvero fortunato e ho trovato il momento giusto.

O forse sono solo molto intelligente ad essermi abituato alla sua quotidianità.

Entro dalla sua finestra e mi siedo sulla scrivania, mentre faccio entrare anche la mia testa.

La rossa mi da le spalle mentre asciuga i suoi capelli, già asciutti.

Non mi ero reso conto di quanto fossero lunghi, non legati in quell'acconciatura spettinata di sempre.

È davvero la donna più bella che abbia mai visto.

Il mio sguardo ricade sui suoi fianchi, più magri del solito, ma sempre perfetti.

E quel culo, mamma mia.

Certo, non è il migliore che abbia mai visto, ma è il suo culo.

È perfetto solo su di lei.

Ascolto la sua voce dolce mentre canta ad alta voce, sperando che la lontananza dalle altre stanze copra il suono soave che le esce dalle labbra.

Si gira e non appena mi riconosce stringe le mani sul suo petto, cercando di coprirsi il più possibile.

"Guarda che so già cosa c'è lì sotto."

Non dice nulla, si limita a posarmi quello sguardo innocente e odioso sulla pelle.

Brucia da morire.

Mi sorprende che non abbia urlato, ma che si sua semplicemente spaventata.

Continua ad aggiustare l'asciugamano sempre più sopra, non accorgendosi di alzare leggermente da sotto.

Mi ecco il labbro inferiore e la guardo sospirando.

"Io e te dobbiamo parlare."

"Non hai più nulla da dirmi, così come io non devo più dire nulla a te."

"Devi smetterla di usare questo tono con me. Se vuoi usarlo allora firma le carte del divorzio, altrimenti mi devi portare rispetto. Legalmente sono tuo marito e responsabile."

"Vuoi dirmi che mi hai mai amata?"

Il suo sguardo mi fa venire i brividi in tutto il corpo.

Decido di andarci di botto.

"Perché hai accetttato?"

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