II
Louis non ha mai vissuto, nella sua vita, mesi più impegnativi. Suo padre, con gli allenamenti e la finale sempre più vicina, lo tratteneva anche un'ora o un'ora e mezza di più in allenamento, non volendo sentire storie per le prove del musical. Louis arrivava nel teatro della scuola ancora bagnato dalla doccia appena fatta, scusandosi puntualmente per il ritardo, con il fiatone e le guance rosse. Harry lo aveva costretto ad impegnarsi di più nella scuola, così che rimaneva sveglio almeno fino a mezzanotte per studiare, e a volte riusciva a strappare anche una B.
E' in camera da letto, in quel momento, mentre si aggiusta la t shirt che indossa. E' in ritardo, ma ormai nessuno ci fa più caso. Harry e gli altri lo aspettano tra dieci minuti al pub dall'altra parte della città, quindi recupera il cellulare e li avvisa del ritardo, dicendo loro di prendere un tavolo. Si morde il labbro inferiore, guardandosi nello specchio, e non può fare a meno di fare un sorriso quando ripensa a quello che ha comprato pochi giorni prima. Prende un respiro profondo, apre la cassettiera e recupera il regalo che ha in serbo per Harry.
E' solo dieci minuti dopo che esce di casa, urlando ai suoi di non aspettarlo svegli.
•••
Quando entra al pub, impiega un paio di minuti per individuare i suoi amici al tavolo. Ci sono Zayn e Liam seduti vicini, mentre Zayn ha la testa appoggiata sulla spalla di Liam. Non hanno fatto passi avanti, non che Louis sappia, almeno. Hanno continuato ad essere semplicemente migliori amici, ma Louis non capisce cosa stiano aspettando. C'è Niall, che si è unito al gruppo dopo la prima volta in cui l'hanno trovato in quello stesso pub e gli hanno offerto una birra. Niall, in quel momento, è intento a sorseggiare un cocktail, guardandosi intorno alla ricerca di una ragazza con cui provarci.
Louis non ci mette molto ad individuare Harry, che sta agitando una mano verso di lui. Fa un sorriso, si avvicina e si mette seduto accanto ad Harry.
"Ciao stronzi." Ride, mentre stringe piano la mano di Harry sotto al tavolo. "Zayn, su con la vita." Esclama alzando gli occhi al cielo.
"Sono reduce da due ore di palestra, dammi tregua." Ribatte il pakistano, bevendo un po' di birra.
Louis grugnisce, grugnisce davvero perché: "Quattro ore di allenamenti di basket. Mio padre mi ucciderà. Ah." Si volta verso Harry, va a guardare il cocktail del riccio di un'improbabile color viola, e arriccia il naso. "Che diavolo stai bevendo? Comunque, ho trovato la canzone perfetta per il saggio finale, sono sicuro che l'amerai." Louis sorride, Harry lo guarda sfiorandogli la coscia e Louis si agita sulla sedia. A quello, Harry lo guarda stranito. "Beviamo." Esclama semplicemente Louis, chiamando il cameriere.
Un'ora e mezza e parecchi cocktail dopo, Louis è ufficialmente sbronzo. Suo padre lo ucciderà. E' qualcosa tipo, se sei uno sportivo non puoi assolutamente bere perché ti fa male, perché anche se è sabato sera la domenica devi comunque allenarti in vista della partita di mercoledì. Ma Louis, al momento, se ne frega. Sta ballando a ritmo di una musica che odia profondamente, qualcosa come elettronica o house, non ha mai capito bene la differenza, ma Harry è davanti a lui che ancheggia in quel modo che a Louis fa totalmente impazzire.
Louis gli si avvicina, insinuando le mani sotto la sua camicia e mordendosi il labbro inferiore. Harry lo prende per i fianchi, avvicinandolo al suo corpo, e avvicina le labbra al suo collo, sfiorandolo e basta. Louis si infiamma immediatamente, perché sono passati mesi, conosce il corpo di Harry a memoria, la posizione di tutti i suoi nei sulla schiena eppure- Eppure Harry gli fa sempre lo stesso effetto della notte di capodanno di ormai quasi un anno e mezzo prima.
Louis muove i fianchi, avvicinando il bacino a quello di Harry che ansima leggermente contro il suo orecchio. Louis gli lecca il collo, piano, e Harry fa scivolare le mani sui suoi glutei. Louis deve trattenere un urlo perché, in quel momento è decisamente più sensibile del solito. La testa gli gira quando posiziona le mani contro le guance di Harry e approfondisce un bacio che di dolce ha ben poco, tanta saliva e tanti denti. Gli geme direttamente tra le labbra quando Harry gli stringe i glutei, avvicinando il membro a quello del ragazzo. Anche Harry sa di cocktail, frutta, qualcosa tipo lamponi e- Louis non riesce ad aspettare di arrivare a casa per stare con Harry.
"Bagno, ti prego." Louis glielo dice nell'orecchio e Harry annuisce contro il suo collo, prendendolo per mano. Nei bagni non c'è nessuno, e Louis chiude a chiave appena entrato. Harry lo bacia, riprende possesso del suo culo e lo prende in braccio per un paio di secondi, prima di farlo sedere sul lavandino. Louis inarca la schiena, ed Harry lo bacia ancora più forte, scendendo a succhiargli le clavicole. Louis reclina la testa all'indietro, alla ricerca di aria, quando Harry gli slaccia il bottone dei jeans e li abbassa insieme ai boxer.
Louis si morde il labbro inferiore alla vista di Harry, gli occhi sgranati e le labbra rosse, a guardare il suo culo. Louis può vedere la sua espressione nel momento in cui scopre che a casa si è messo un anal plug. La pietra verde è l'unica cosa che si vede ma, Louis è piuttosto sicuro che Harry abbia apprezzato la sorpresa perché non l'ha mai visto così eccitato come in quel momento.
"Cristo Louis Cristo." Louis sfila i jeans ad Harry aiutandosi con le mani.
"Scopami Haz, scopami." Ansima nel momento stesso in cui Harry si abbassa sul suo cazzo per prenderlo in gola, velocemente, subito fino in fondo. Louis inarca la schiena, stringendo per un riflesso involontario i muscoli contro l'anal plug. Potrebbe venire da un secondo all'altro, e blocca Harry stringendogli i capelli perché: "Non voglio venire così."
Harry sorride, lo bacia, e poi tira l'anal plug all'esterno, strappando un gemito di dolore a Louis, che si sente vuoto, dopo essere stato per due ore riempito dal giocattolo. Ma la sensazione di vuoto dura poco, perché Harry lo penetra subito, velocemente, strappandogli un grido che soffoca nella sua bocca. Harry si aggrappa al lavandino, Louis alle sue spalle, alla sua schiena, lasciando segni che è certo che non andranno via per un po' di giorni. Ma è tutto okay, perché quei segni dimostrano che Harry è suo da circa cinque mesi.
A Louis sta bene, perché non vorrebbe marchiare nessun'altro.
Ad Harry sta bene, perché non vorrebbe essere marchiato da nessun'altro.
In quel momento, tutti e due si sentono amati.
•••
Louis ed Harry stanno provando la canzone per il musical di fine anno. Mancano ancora un paio di mesi, ma il testo della canzone è talmente perfetto che vogliono che anche la sua esecuzione sia perfetta. E' per quello, che colgono ogni momento libero per provare.
Si ritrovano a casa di Harry, oppure nell'aula di musica della scuola. Tra gli allenamenti di Louis e i compiti da fare insieme. Louis è sicuro che quella canzone sarà perfetta, perché sembra essere stata pensata apposta per loro.
"Come mai hai scelto proprio questa canzone?" è quello che gli dice Harry ad un certo punto, mentre Louis sta cantando una strofa più significativa di un'altra.
Louis si blocca e: "Mi sembra piuttosto chiaro." Esclama, spegnendo la base. Harry ultimamente è strano, e Louis non sa bene che cosa abbia. Sembra nervoso ma- Louis non è mai stato bravo ad esprimere i propri sentimenti, o a preoccuparsi di quelli degli altri, quindi non ha chiesto. Ha aspettato, però, e adesso sembra il momento giusto.
"Non dovrebbe essere chiaro, no?"
"Harry, che stai blaterando?" Gli chiede Louis votandosi verso il riccio.
"Non sto blaterando, Louis." Harry guarda a terra, ma rialza lo sguardo per puntarlo in quello dell'altro ragazzo. "Sto semplicemente dicendo che non dovremmo cantare questa canzone. Non per il significato che ha. Dovremmo cantarne un'altra."
Louis sente... Aria di discussione. A Louis non piacciono le discussioni e si mette sulla difensiva, perché sa che in qualche modo è colpa sua. Si stringe nelle spalle, incassando il colpo. "Tipo?"
"Puoi smetterla per dieci secondi di fare il finto tonto?"
"Io non sono un finto tonto."
"Allora stai facendo il coglione e basta!" Harry alza leggermente il tono della voce e con Louis non l'ha mai fatto e... Louis vorrebbe piangere, ma non lo fa perché ha una dignità da mantenere, grazie tante.
"Mi hai detto delle cose, qualche mese fa." Continua il riccio. Rimane ben distante da Louis, le mani strette in due pugni. "Mi hai detto che l'amore non è così facile, e io ti ho chiesto delle spiegazioni. Non me l'hai date e l'ho accettato, perché ci conoscevamo da poco. Perché alla fine io chi cazzo ero per te? Solo una scopata."
Louis rabbrividisce perché Harry non è mai stato solo quello, ma non trova le parole per dirlo. Ha paura, adesso.
"Non so niente di te, Louis. Non so perché ti ostini a giocare a basket se chiaramente non è quello che ti piace. In effetti non so nemmeno se ti piaccia davvero, perché tu non mi parli di te. Non so quali piani hai per il futuro, non so perché non credi nell'amore, non so perché tu abbia così tanta paura ad uscire fuori e a dire alla scuola che sei gay e stai con me." Harry prende un respiro, forse aspettando che Louis dica qualcosa.
Il più piccolo rimane zitto, però, stringendo il petto tra le braccia, a proteggersi da tutto quello che Harry gli sta dicendo.
"Io..." Louis deglutisce, prende un respiro e comincia a parlare. "Io credevo di essere abbastanza."
"Louis, cosa è abbastanza? Per te sono abbastanza le scopate? O è abbastanza che non usiamo il preservativo perché sappiamo entrambi che non siamo stati con nessun'altro, in questi cinque mesi? Come può essere abbastanza se non sei interessato a sapere il nome di mia sorella, se quando vieni a casa mia l'unica cosa che facciamo è vedere un film e dire cose stupide?"
Louis sente le lacrime premere per uscire, ma stringe forte le dita contro i palmi delle mani e, non sa nemmeno lui come, riesce a non cedere.
"Non ce la faccio." Dice Harry dopo una manciata di minuti, durante i quali aspettava solo che Louis dicesse qualcosa, dimostrasse qualcosa. Louis non gli ha mai dimostrato niente e Harry, Harry è stufo.
"A fare cosa?" La voce di Louis è bassa, e adesso sta guardando il foglio con la loro canzone, quella che credeva fosse la canzone perfetta.
"Ad insegnarti ad amarti, se tu non ti lasci amare." Il tono di Harry è rassegnato, ma Louis nota che c'è ancora un pizzico di speranza. Sta sperando che Louis dica qualcosa ma- è troppo impegnato a non crollare, per trattenerlo. E forse, forse è solo per il bene di Harry, quando lo lascia andare.
E' per il bene di Harry, continua a ripetersi quando si siede a terra, la testa tra le ginocchia e le lacrime che scorrono sul viso senza sosta.
E' per il bene di Harry, perché lui non merita una persona incasinata come Louis, che non è capace di amare se stessa, o anche solo di accettarsi per quello che è. Non merita una persona che cerca costantemente l'approvazione degli altri.
Louis recupera il foglio della loro canzone e lo strappa in tanti minuscoli fogliettini.
Credeva che Secret Love Song fosse una bella idea, credeva che fosse la loro canzone. Adesso, pensa solo che sia stata un'idea stupida.
In quel momento, Louis si sente solo.
•••
I voti di Louis aumentano vertiginosamente e la cosa bella è che nessuno ne è sconvolto perché, beh, Louis passa la maggior parte del tempo a casa a studiare. Quando non è a casa, è agli allenamenti di basket. Mark è fin troppo orgoglioso di lui, gli ripete sempre che diventerà un grande giocatore, che potrebbe giocare nell'NBA. Non è quello che voglio, vorrebbe urlare il ragazzo ma rimane zitto, perché ha capito che è quella la sua strada. Non è più andato alle prove del musical, Niall lo chiama almeno una volta al giorno per pregarlo di ritornare perché la persona che hanno trovato non canta bene come lui.
Louis gli chiede sempre come sta Harry, è la risposta è sempre la stessa: "Parlaci tu, Tommo, io non mi metto in mezzo. Canta da schifo, però."
Louis potrebbe giurare di sentir piangere Niall qualche volta, perché non vuole che il suo musical sia un fallimento, e in realtà si sente tremendamente in colpa, ma non è pronto ad affrontare Harry. E' una cazzata, e lo sa benissimo, ma vive nell'illusione che, una volta finita la scuola, semplicemente si dimenticherà di lui, si dimenticherà di come gli abbia insegnato ad amarsi anche se Harry ha pensato di non averlo fatto.
Louis non parla più con Harry da un mese, e gli manca qualsiasi cosa. Gli mancano le fossette quando sorride, il suo modo strano di mangiare le banane e le ciliegie. Gli manca il fatto che si ostini a mangiare l'insalata e a non mangiare le schifezze perché fanno male. Gli mancano i suoi capelli lunghi e profumati, gli manca il suo odore. Gli mancano le giornate passate insieme a cantare e poi nel letto a fare l'amore guardando film stupidi, gli mancano le uscite con lui, come gli stringeva la mano quando notava che aveva paura, ancor prima che Louis capisse davvero di avere paura.
Gli manca il modo in cui lo guardava, il modo in cui lo amava come nessun'altro aveva mai fatto. Gli mancano i succhiotti che scopriva ogni mattina in un punto diverso, ripercorrendo con la mente il percorso delle labbra di Harry sul suo corpo.
Gli manca come lo spronava a studiare regalandogli un pompino ogni volta che prendeva una B, a volte, più raramente, anche una A, e gli manca la figura slanciata del ragazzo che lo incitava sugli spalti durante l'allenamento.
Sto studiando letteratura inglese, in quel preciso momento. E' da giorni che non esce di casa se non per andare agli allenamenti, e che vede Zayn e Liam solo a scuola. E' sicuro di aver perso un po' di chili perché non mangia molto e si allena troppo. Ha un po' di occhiaie e i capelli stanno crescendo ma, tutto sommato è convinto di passarsela bene, perché non vuol far insospettire i suoi genitori o le sue sorelle.
E' Jay che entra mentre sta finendo di recensire La Lettera Scarlatta, e si richiude la porta alle spalle. Louis alza lo sguardo, forzando un sorriso che non ha voglia di venire fuori e: "Ciao, mamma." Esclama indicando i fogli. "Sto studiando, ti serve qualcosa?"
"I tuoi voti sono migliorati..." Jay sorride, avvicinandosi al figlio e sedendosi sul letto. Louis si stringe nelle spalle.
"Magari ho capito che la scuola è importante, meglio tardi che mai." Ribatte ironico. Sa esattamente che sua madre non è andata in camera sua per parlare di voti. Forse non ha nascosto il suo malumore troppo bene, dopotutto.
"Che è successo, Louis?"
Louis sente le lacrime premere agli angoli degli occhi per uscire, e per la prima volta sente anche la necessità di avvicinarsi a sua madre. Se Jay è sorpresa, quando Louis appoggia la testa contro le sue gambe, non lo dà a vedere.
"Mi sono innamorato." È semplice ammetterlo. E' così fottutamente semplice e Louis non sa perché ci ha impiegato così tanto, a dirlo. Perché ha cercato di reprimerlo a sé stesso.
"E chi è il ragazzo?"
Louis sgrana gli occhi, perché non si aspettava quella domanda così diretta.
"Sono tua madre, Lou. Non puoi nascondere niente a tua madre."
Louis si rilassa impercettibilmente tra le sue braccia. "Si chiama Harry. L'ho conosciuto in crociera a capodanno del 2015 e poi... Non so come, è assurdo, ma a settembre è venuto nella nostra scuola. Mi ha convinto a fare l'audizione per il musical con lui, e io credevo che andasse tutto bene ma poi lui... Ha cominciato a dire che io non gli do abbastanza, capisci?"
Jay lo guarda stranito e okay, Louis capisce solo in quel momento che la sua ultima frase suonava vagamente porno e scoppia a ridere. "Nel senso che non sa nulla di me, non sa quali sono i miei sogni, le mie ambizioni... Ha detto che non mi conosce." Louis rimane in silenzio, stringendo la maglia di Jay tra le mani. "Io ero convinto di avergli dato quello che non ho mai dato a nessun'altro, e per lui non è comunque abbastanza."
Jay si abbassa, lasciando un bacio sulla fronte al figlio. "Non mi hai mai detto di volermi bene."
Louis sta per ribattere, ma Jay alza un dito per zittirlo.
"Non l'hai mai detto a me, né alle tue sorelle. Non mi hai mai dato un bacio sulla guancia o chiesto come stessi." Louis si sente in colpa, a quelle parole, ma poi sua madre continua a parlare. "Ma sai che quando torno da lavoro e sono stanchissima, non ho le forza di passare a prendere Phoebe e Daisy a scuola. Sei appena tornato dall'allenamento e sei sfinito, ma prendi le chiavi della macchina e ci vai tu. Sei andato a parlare con il ragazzo che ha spezzato il cuore di Lottie e non lo hai fatto con educazione, ma l'hai fatto per proteggerla. Prepari il pranzo e la colazione alle tue sorelle quando io faccio il turno di notte, e hai risparmiato i soldi della paghetta per aiutare Fizzy a comprare la chitarra." Jay sorride di nuovo, lasciandogli un altro bacio. "Noi siamo la tua famiglia e ti amiamo, e riusciamo a leggere tra le righe quello che tu non dici. Ma non sono tutti così, tesoro mio. La gente non ti conosce bene come ti conosciamo noi. Sei tu che devi farti conoscere, perché altrimenti tutti penseranno sempre che sei il ragazzo testardo e un po' stronzo che se ne frega, e nessuno saprà mai che quando Zayn era in ospedale per l'appendicite, tu sei stato sul corridoio ad aspettare tutta la notte, ma poi ti sei addormentato con la testa contro il muro."
Louis sente un moto di affetto smisurato per sua madre e capisce davvero quello che vuole dire. L'abbraccia e la stringe forte, e forse le lascia anche un bacio sulla guancia, ma questo non ci è dato saperlo. E poi la caccia dalla camera perché beh, ha decisamente qualcosa da fare.
•••
Quando Louis arriva a casa di Harry, nota subito che c'è qualcosa di diverso. Innanzitutto, quella moto non è né di Harry, né tanto meno della madre di Harry. Louis sente un brivido attraversargli tutto il corpo e fermarsi nello stomaco.
Paura.
Louis ha paura di trovare qualcosa che non gli piacerà, e probabilmente il suo è semplicemente sesto senso. Suona il campanello dopo un paio di minuti, torturandosi le mani, e quando qualcuno va ad aprire, Louis sgrana gli occhi perché, beh, quello decisamente non è Harry. Louis sente l'improvvisa necessità di vomitare e deve respirare a fondo per evitarlo.
"Ehi, tu sei Louis Tomlinson!"
"Chi cazzo sei tu?" E' quello che chiede invece Louis, stringendo le labbra.
"Nick. Nicholas Grimshaw noi... Facciamo il corso di francese insieme."
Louis alza gli occhi perché certo, il tizio è Nick faccia da cavallo e Louis lo ucciderà, lo ucciderà davvero, ma prima lo dovrà torturare a lungo.
"Dov'è Harry?"
Nick indica un punto alle proprie spalle: "Nella doccia?"
Louis lo sposta con una spallata, salendo le scale che ormai conosce a memoria. Quando si trova davanti Harry, quello ha almeno la decenza di essersi rivestito. Louis vuole morire. Ma come cazzo ha fatto a passare da lui a Nick? Beh, magari Nick gli dice ogni giorno quanto è importante per lui e blabla.
"Louis, che ci fai qui?" Harry sgrana gli occhi quando lo vede, e Louis a questo punto dovrebbe aprirgli il suo cuore, e fargli quel discorso che si è studiato a tavolino mezz'ora prima a casa.
"Vaffanculo Harry." Gli rifila uno schiaffo sull'avambraccio, e si è trattenuto dal dargli un pugno in faccia. Louis è abbastanza geloso e possessivo, ma questo Harry non può saperlo. Perché Harry non sa niente di lui. Perché Louis non gli ha mai detto niente.
Ha gli occhi lucidi quando se ne va da casa, con lo sguardo basso sul pavimento e il cuore spezzato ancora di più.
•••
"Sei un deficiente." Gli dice Zayn.
E, grazie tante, pensa Louis, questo lo sapeva già anche lui.
"Non gli hai dato nemmeno la possibilità di spiegare. Cristo santo, Louis, sei un deficiente."
"Puoi smetterla di ripetere deficiente?"
Zayn gli dà uno schiaffo sulla testa, e Louis mugola leggermente.
"Sei un coglione. Hai combinato un casino. Mi spieghi adesso come vuoi sistemare la cosa?"
Liam dà man forte perché, beh, altrimenti non sarebbe Liam. "Louis, ma è possibile che non ti è venuto in mente che Nick Grimshaw era il tuo sostituto per il duetto del musical?"
"No cazzo, no. Se mi fosse venuto in mente non avrei fatto quella scenata, no?" Ribatte il castano alzando gli occhi al cielo.
"E adesso che cazzo hai intenzione di fare?" Gli chiede Zayn e:
"Non lo so." Risponde Louis coprendosi la faccia con le mani. Non lo sa davvero.
Louis si sente un coglione di proporzioni abissali perché, quella mattina, ha letteralmente urlato come un pazzo isterico al telefono con Niall. L'irlandese l'ha sentito parlare, è scoppiato a ridere per minuti- minuti interi, Louis non sa come abbia fatto a respirare normalmente, dopo- e poi gli ha rivelato che Nick Grimshaw altri non era che il suo sostituto perché, beh, lui si era ritirato dal musical.
Louis aveva pensato che avrebbero potuto trovare anche un sostituto più alla sua altezza (e non uno con una faccia da cavallo), ma questo se l'era tenuto per lui, perché poi aveva cominciato a sbattere la testa contro il muro. Harry lo odierà, se possibile ancora più di prima.
"Louis..." Liam gli tocca la schiena, e Louis mugola leggermente. "Puoi ancora fare qualcosa, lo sai?"
"Harry mi odierà, a questo punto."
Zayn alza gli occhi al cielo. "Beh, non lo so. Probabilmente sì, ma se non ti odierà puoi star certo che ti ama sul serio."
"Vallo a cercate, Lou." E' quello che dice Liam dopo pochi secondi. "E fatti ascoltare, sono sicuro che capirà."
Louis annuisce perché, beh, non può fare nient'altro se non seguire il suggerimento di Liam. E poi, poi fa qualcosa di cui si sente estremamente orgoglioso. "Zayn, Liam sarebbe un fidanzato perfetto, mh?"
Zayn e Liam arrossiscono e beh, sono fottutamente prevedibili.
•••
"Mio padre è anche il mio coach."
Harry rimane in silenzio, ma Louis sa che lo sta ascoltando, perché ha smesso di canticchiare. Louis l'ha trovato nell'aula di musica, dopo averlo cercato praticamente per tutta la scuola. Sarà in ritardo agli allenamenti di basket, e suo padre lo ucciderà ma, per la prima volta nella sua vita, ha la sensazione che ci sia qualcosa di più importante, che soddisfare le esigenze di suo padre. Harry è seduto al pianoforte, mentre canticchia qualcosa che Louis non riconosce a bassa voce. Smette subito appena Louis parla, ma non si gira, aspettando che l'altro ragazzo continui.
"O meglio, dovrei dire, Mark non è davvero mio padre. Ma mi ha cresciuto quando il mio vero padre mi ha abbandonato, quindi lo chiamo così. Mio padre è anche il coach della squadra. Ha cominciato a giocare sin da quando era un bambino. E' sempre stato il prediletto dai professori, al liceo. Avrebbe dovuto conquistare una borsa di studio, ma ha conosciuto una ragazza. Lei è rimasta incinta, io... Non conosco la mia sorellastra, non l'ho mai vista, lui l'ha abbandonata prima che nascesse." Louis resta in silenzio per un po', i polpastrelli che stringono contro i palmi delle mani. "Ma è stato abbastanza per non prendere la borsa di studio. Sai, l'ultima partita lui ha fatto una cosa stupidissima..." Louis si mette a ridere, piano. "C'erano i talent scout dei migliori college americani, e lui ha visto quella ragazza sugli spalti. Beh, a metà partita, ha semplicemente lanciato la palla ad un suo compagno, se n'è fregato di tutto, e ha raggiunto la ragazza." Louis sorride brevemente, e un po' amaramente. "Potresti pensare che è una cosa dolce e romantica, ma smetti di pensarla così quando per diciassette anni senti tuo padre che continuamente rimpiange quella scelta..."
Rimane in silenzio per qualche secondo, riprendendo fiato perché ora comincia la parte veramente difficile, quella che ha impiegato un mese per accettare.
"Mi ha messo un pallone da basket in mano ancora prima che cominciassi a parlare, mi ha allenato ogni singolo giorno per anni e anni, sempre in tiro, sempre con la paura di sbagliare, di non fare bene, sempre con l'ansia di deluderlo." Louis rabbrividisce leggermente, stringendosi nelle spalle.
"Per me andava benissimo, a me... Piaceva il basket, davvero. Era la mia strada. In questa scuola tutti mi idolatrano, sono il capitano, sono la persona più popolare. Vado bene ai miei compagni, mia madre è orgogliosa di me, mio padre mi sorride ogni volta che mi vede fare canestro." Louis sospira.
"E a me andava benissimo. Mi andava benissimo finché tu non sei arrivato, finché non mi hai fatto mettere in discussione ogni cosa, finché non mi sono cominciato a chiedere perché cazzo tu te ne freghi di tutto." Il tono è un po' più alto, adesso. "Tu e i tuoi stupidissimi stivaletti dorati o di camoscio, le tue camicie di seta sbottonate all'inverosimile, tu sei semplicemente te stesso e io ti invidio così tanto perché per tutta la mia vita mi sono limitato a cantare sotto la doccia o quando non c'era nessuno in casa, convincendomi di odiare la mia stupida voce acuta e dopo Capodanno è cambiato tutto perché tu quella stupida voce acuta me l'hai fatta amare."
Harry si gira, a questo punto, e sorride, piano, e va a guardarlo anche se Louis sfugge al suo sguardo.
"E mi hai fatto amare la sensazione di stare su un palco, di vedere la gente ballare per qualcosa che canto anche io, di vedere gli sguardi di ammirazione di tutti. Mi hai fatto amare la sensazione di avere un microfono in mano e il ritmo che ti scorre nel sangue." Louis alza lo sguardo solo in quel momento, e vede il sorriso di Harry, e le sue fossette.
"Io lo so che tu pensi che io ti abbia dato il 30%, e lo so che pensi che questo non sia abbastanza ma... Io non ho mai dato così tanto ad una persona quanto quello che ho dato a te. E io lo so che ti non ho dato il 30%, ma ti ho dato almeno il 60, e adesso io sto cercando di dirti che per me l'amore è complicato perché mio padre mi ha abbandonato, e perché sono circondato da persone che abbandonano i propri figli, ma io non voglio abbandonare te, e non voglio neanche che tu mi abbandoni perché tu sei la mia migliore possibilità."
Harry si avvicina, le braccia incrociate all'altezza del petto e okay, forse è ancora arrabbiato, ma Louis si sente comunque in dovere di continuare.
"Quello che sto cercando di dirti, H, è che tu sei la mia parte migliore e che lo so che tu pensi di non avermi insegnato ad amarmi ma ci sei riuscito. E magari non serviva che tu mi amassi per farlo, perché forse già lo faccio io per entrambi, senza nemmeno saperlo."
Il riccio prende fiato. "Hai fatto una cazzata."
"Lo so." Risponde Louis a bassa voce.
"Non mi hai nemmeno lasciato spiegare. Sei entrato in casa come una furia. Nick era mortificato, non capiva perché ce l'avessi con lui."
"Mi dispiace..." Louis torna a guardare il pavimento.
"E sei un coglione, perché hai pensato anche solo per un po' che avrei potuto sostituirti."
Louis sorride leggermente a quello e... Harry l'ha perdonato. Dio, non è mai stato felice di qualcosa in vita sua. Il cuore gli batte forte contro la gabbia toracica, quando Harry va a stringere una mano nelle sue, e Louis si avvicina.
"Ma ti prego Harry, ti prego." Prende fiato, il più piccolo, perché sa che quella è una richiesta che non vorrebbe fare, e che Harry non dovrebbe ascoltare. "Dammi un mese di tempo, e quando finirà la scuola potremo uscire allo scoperto. Puoi aspettare?"
Harry ci pensa per qualche secondo e poi annuisce, annuisce davvero, e ci sono fossette sulle guance quando si baciano. C'è il sapore di Harry di nuovo nella sua bocca, ci sono le sue mani sui suoi fianchi, e Louis è sicuro che si saranno, tra poco, anche dei lividi a marchiarlo.
In quel momento, Louis si sente felice.
•••
"Zayn mi ha baciato." Liam entra in camera sua sconvolto, con il fiatone per la corsa e Louis ride.
"Era anche ora."
"Che cosa vuol dire era anche ora?!"
"Che sono mesi che vuole farlo, o forse anni, non lo so di preciso."
"Cos-" Liam apre la bocca come in cerca di aria. "Stai scherzando?"
Louis alza gli occhi al cielo perché "Andiamo, l'avevano capito tutti, solo tu facevi il coglione. Ti è piaciuto, vero?"
"Io..." Liam si siede sul letto, e poi si sdraia, affondando la testa nel cuscino. "Ero convinto di essere etero?"
"Oh, quindi ti è piaciuto." Louis si rallegra perché, qualcosa sta andando bene. Tutto sta andando bene. Dio, lui e Harry stanno insieme da due settimane, Zayn si è finalmente deciso a baciare Liam, Liam sta rivalutando la sua sessualità, Niall l'ha ripreso nel musical (facendogli firmare un cazzo di contratto che non se ne sarebbe andato di nuovo, ma okay, Louis pensa che sia meglio prevenire che curare), e Nick è tornato a fare quello che faceva prima.
Louis non è sicuro di cosa faceva prima Nick ma- forse qualcosa che ha a che fare con gli scacchi, dopotutto pure lì ci sono i cavalli.
"Louis, io ho paura."
"Di cosa, Payno?" Louis richiude i libri perché deve fare l'amico, e non gli viene molto bene.
"Insomma. Non so se Zayn mi piace realmente perché è Zayn o perché ho appena scoperto di essere gay, capisci?"
Louis sospira perché, beh, può capirlo più o meno. "Lì, per te è più semplice di così. Hai vissuto tutto il terremoto Sophia Smith sulla tua pelle, quindi. C'è questa cosa orribile in te, e non so come tu faccia a conviverci, comunque. Riesci a scopare solo con le persone che ti piacciono realmente."
Liam fa la faccia scioccata, mentre Louis ride.
"E davvero, Liam, è un vantaggio. Voglio dire, Zayn saprà aspettarti, e rispettarti, e tutte quelle cose lì. A proposito, se è passivo devi assolutamente dirmelo perché lo prenderò per il culo per il resto della... AHIA." Liam gli ha appena dato un cazzotto sullo stomaco, cazzo. "Comunque, Liam, fate le cose con calma e vedrai che arriverai a capire la differenza. Se non ti è mai interessato un uomo al di fuori di Zayn, forse è solo per Zayn che diventeresti gay, ci hai mai pensato?"
Liam rimane zitto, ma ha un sorriso consapevole sul volto. Louis è sicuro di poter fare lo psicologo, a quel punto, perché quando Liam esce di casa, ha ancora un sorriso sul volto. Consapevolezza. Beh, Louis ha appena formato una nuova coppia.
•••
Louis è nel cortile di casa, e suo padre gli sta lanciando palloni da basket. Ha sbagliato un tiro da metà campo agli allenamenti, e suo padre si è allarmato subito perché, beh, mancano pochi giorni all'ultima partita dell'anno. L'ultima partita dell'anno è, in assoluto, il giorno più importante della vita di Louis, almeno secondo Mark.
"Ci saranno un sacco di talent scout, dalle migliori università."
Louis ha il fiatone, sono tre ore che gioca senza sosta, e gli fanno male le braccia. Harry lo aspetta da lì ad un'ora al pub, e non ha idea se riuscirà ad arrivare in tempo, e non sa nemmeno se suo padre lo lascerà andare. Annuisce però alle sue parole, ma l'ultimo canestro lo manca. Si butta a terra, sfinito, cercando di riprendere fiato.
"Louis, che succede? Perché hai sbagliato?"
"Papà, cristo, sono tre ore che mi alleno, dammi un po' di tregua." Louis non ha mai risposto così a suo padre, e Mark lo guarda indurendo la mascella.
"E' la tua occasione. Con quei voti di merda che ti ritrovi dove cazzo vuoi andare?"
"I miei voti sono migliorati..." La voce di Louis è più bassa, però, ora.
"Mi stai dicendo che non vuoi più giocare a basket?" Mark ride, sedendosi vicino a Louis. "Okay, lo capisco, ti sei allenato per tre ore, puoi prenderti un po' di pausa. San Diego, Harvard, Princeton, Dartmouth, ma soprattutto la Duke, Louis, dove hai sempre sognato di andare."
Louis si sente braccato e- non è quello che vuole per la sua vita. Non è quello che ha mai voluto, perché pensava che il basket gli piacesse, che sarebbe potuto essere davvero la sua vita, ma ora non riesce a vedere un'uscita. Sa solo che non è quello che vuole e- Che ha bisogno di Harry.
"La partita c'è il 30 maggio, tra dieci giorni, Louis."
Louis annuisce a quelle parole. Giocherà quella partita e poi. E poi non ha idea di che cosa farà. Ma non vuole giocare a basket, non vuole fare di quello sport la sua vita perché suo padre ha fatto sì che alla fine, quello sport, lo odiasse.
"Okay, papà. Devo andare, mi aspettano Liam e Zayn al pub." Mark annuisce, gli dà una pacca sulla spalla e Louis fugge. Da quella casa, dalle sue responsabilità, e da quello che non è capace di rivelare a suo padre.
•••
Arriva a casa di Harry dieci minuti dopo, e quando suona il campanello è ancora sconvolto da quello che ha detto suo padre. Per questo, quando non è Harry ad aprirgli, ma è evidentemente la madre di Harry, Anne, Louis ci mette un po' a realizzare, e sgrana leggermente gli occhi azzurri, torturandosi le mani.
"Ciao." Anne gli sorride. "Tu devi essere Louis, vero?"
Louis si chiede distrattamente come faccia a sapere il suo nome ma sorride di rimando, annuisce e: "Sì, sono io." Risponde allungando la mano per stringere quella della signora.
"Harry è di sopra, in camera sua. Sali pure."
"Grazie." Louis sale le scale, ed entra in camera di Harry. Harry non c'è, probabilmente è in bagno. Louis sbuffa, togliendosi le scarpe e mettendosi nel letto, che profuma di Harry. Se chiude gli occhi, può quasi immaginare che lo stia abbracciando e quello lo calma, un po'.
"Ehi, Lou." Louis apre gli occhi, e Harry si mette seduto sul letto. "Come mai si qui? Non dovevamo vederci tra mezz'ora?"
Louis annuisce, piano, ma poi affonda le mani nei fianchi di Harry e se lo butta sopra. Harry ridacchia contro il suo collo, infilando una mano tra i capelli di Louis e una gamba tra le sue.
"Ho parlato con mio padre..." Rivela Louis all'orecchio di Harry.
"Che ti ha detto?"
"Ha cominciato a dire che il giorno della partita è il più importante della mia vita, che ci saranno tutti e talent scout e Haz... Io in quel momento ho capito che non voglio che sia la mia vita, capisci? Non voglio, perché ho finito per l'odiarlo, e non so come dirglielo, mia madre sembra finalmente felice, le mie sorelle stanno benissimo, e io non voglio che loro discutano, e non voglio essere la causa di..."
"Shhh." Harry gli lascia un bacio sulla fronte, ma Louis non riesce a rilassarsi completamente. "Lou, tu devi fare quello che vuoi fare."
"Per te è facile."
"No Louis, non è facile." Harry sospira, staccandosi leggermente dal corpo di Louis ma continuando ad abbracciarlo. Va a guardarlo negli occhi. "C'è una cosa che non ti ho mai detto, ed è il motivo per cui mi sono trasferito nella tua scuola, a settembre."
Louis rimane in silenzio, il petto stretto contro quello di Harry, i loro respiri a mischiarsi e le iridi, azzurre e verdi, a studiarsi.
"Nella mia vecchia scuola, tutti mi credevano etero."
"Scandaloso." Ribatte Louis ed Harry ride, piano, contro la sua bocca.
"Cretino. Comunque, quando mi sono fidanzato, non ho pensato nemmeno per un attimo di nascondermi. E' cominciato l'inferno. Sono stato preso di mira da diverse persone che..." Harry arriccia le labbra, e Louis vorrebbe solo baciare quel broncio e prendersi tutti i suoi ricordi tristi, per lasciargli solo quelli felici. "Insomma, mi picchiavano, mi facevano scherzi idioti. Ma io andavo avanti perché, beh, io stavo bene con Ashton." Louis annuisce piano. "Non bene quanto sto con te, lo so che sei geloso."
Louis ride.
"Beh, ad un certo punto, Ashton non ce l'ha più fatta, e se n'è andato. Louis ha cambiato solo scuola. L'ho detto ai miei genitori, anche se mia madre aveva già capito. Papà è impazzito, è andato su tutte le furie, e non concepiva l'idea di avere un figlio gay. Quando ha alzato le mani su di me, mamma ha chiesto il divorzio. Ci siamo trasferiti due mesi dopo."
Louis lo abbraccia più stretto, perché non trova le parole giuste per consolarlo. Non ci sono parole e basta, in quei casi.
"Quindi, Louis. Non è facile. Ma è necessario. Perché hai una sola vita, e devi viverla nel modo che ti rende più felice."
"Mi dispiace, Haz."
Harry scuote piano la testa, lasciandogli un bacio sulle labbra. "E' passato, Lou. Poi ho conosciuto te."
"Sei la mia forza." Louis lo dice piano, accarezzando il fianco di Harry con i polpastrelli.
"Tu sei forte da solo."
Louis si morde forte il labbro inferiore, perché ha quelle due parole che premono per uscire ma. Forse è ancora presto. Forse fa solo un sacco di storie.
"Ho conosciuto tua madre, di sotto." Rivela alla fine, cambiando argomento. "Ha detto 'Tu devi essere Louis.' Scommetto che stai sempre a parlare di me, Harold." Alza gli occhi al cielo, ma Harry è divertito.
"Solo un pochino."
Louis ride, anche se, un po' si sente in colpa. Harry non conosce i suoi genitori.
"Vuoi fermarti a cena?" Gli chiede Harry, con un sorriso.
Louis annuisce con forza, e gli lascia un altro bacio sulle labbra.
"Lascio un messaggio a Liam, Zayn e Niall, tu vestiti." Gli dà una pacca sul culo, perché Harry è uscito dal bagno solo con i boxer (Louis non sa come abbia resistito dal non farsi scopare. Ah, giusto, c'è Anne di sotto e doveva parlare di cose serie). Lascia un messaggio a Zayn, poi si alza dal letto, aspettando Harry per scendere di sotto.
•••
Quando Harry e Louis finiscono di provare per il musical, Niall è al settimo cielo. Sorride, ride più del solito e beh, è sempre Niall. Solo ancora più felice.
"Perfetto, è tutto perfetto. Amo questa canzone." Alla fine, Harry e Nick avevano optato per una sobria Black Magic. "Certo, Secret Love Song sarebbe stata perfetta, ma..."
Louis ed Harry gli lanciano contemporaneamente un'occhiataccia e okay, Niall si arrende, alzando le mani.
"Come non detto." Esclama subito dopo, alzando gli occhi al cielo. "La prima ci sarà il 30 maggio, come saprete."
"Cosa?" Louis sgrana gli occhi e no.
Cazzo, no, non può essere.
"Cosa cosa?" Domanda distrattamente Niall.
"A che ora c'è?"
"Mmmh, comincia alle 21.30"
"No Niall ti prego."
"Che succede, Lou?" Harry va a guardarlo.
"C'è la partita di basket quel giorno."
Niall alza lentamente gli occhi su di lui e: "No. Louis non pensarci nemmeno.
"Niall cazzo, non puoi spostare la data?" Louis è in panico, ora. Totalmente, completamente nel pallone.
"No che non posso spostare la data, cristo santo, è programmata da due mesi." Niall si avvicina. "Non pensarci nemmeno, Louis. Non puoi lasciarci nella merda di nuovo."
"Sono il cazzo di capitano della squadra!" Louis si altera perché cazzo, perché non capiscono. Perché a quelli che fanno il musical non frega un cazzo del basket, come frega a tutti gli altri della scuola? E' l'ultima partita, potrebbero vincere il torneo, la gloria, tutte quelle cazzate.
"A me non frega un cazzo, Louis. Giuro che se non ti presenti te la farò pagare, in qualche modo." E- Okay. Niall ora gli fa un po' paura.
Harry fa un passo in avanti, sospirando. "Non c'è un altro modo?"
Panico. Louis si mette le mani tra i capelli e- perché cazzo non può avere più di una decina di giorni di fila di pace.
"No, non c'è un altro modo." Niall va a guardare Louis e: "Giuro su dio che se non ti presenti, la nostra amicizia è finita." E poi se ne va perché, beh, doveva fare la sua uscita ad effetto.
•••
"Sono fottuto."
Louis è al tavolo con Zayn, Liam e Harry. Tra Zayn e Liam è successo qualcosa che Louis non è sicuro di voler sapere, sa solo che è contento, perché si guardano in quel modo speciale tutto loro e non tentano di nasconderlo, si tengono per mano fregandosene di tutto e di tutti e si baciano nei corridoi. Louis può vedere distintamente il lampo di nostalgia e delusione che attraversa gli occhi di Harry tutte le volte che li vede perché loro, invece, non lo possono fare.
E Louis si sente in colpa, ma al momento non può occuparsi anche di quello.
"Potresti decidere tra una delle due cose." Esclama Liam e Louis si incazza, perché:
"Ti sembra così facile?" Ringhia tra i denti. "Sono anni che mi dite che devo allenarmi, che devo segnare. Dai, Lou, fai vincere la squadra, e adesso mi dici che dovrei semplicemente scegliere?"
"Non prendertela con lui, Louis." Zayn lo difende, e Louis fa una smorfia.
"Scusa, non me la sto prendendo con te, ma non è così facile."
Harry è rimasto in silenzio per tutto il tempo, fin da quando non sono usciti dalle prove, ma ha la mano posata su quella di Louis, mentre gli accarezza piano il dorso. Louis sa che vorrebbe dirgli qualcosa, e può anche immaginare che cosa. Le sue rivelazioni dopo la discussione con suo padre gli martellano in testa continuamente, e Louis sa che dovrebbe farlo, che forse il musical non è la sua strada, ma che di sicuro la sua strada non è il basket.
"Tommo, mi dispiace, ma stavolta non possiamo aiutarti." Zayn si morde il labbro inferiore. "La scelta è solo la tua."
E Louis ne è perfettamente consapevole, ma è troppo difficile decidere quando in ballo c'è tutta la sua vita e, probabilmente, anche l'equilibrio della sua famiglia.
•••
E' il 29 maggio, e Louis sta cenando con la sua famiglia. Sono due settimane che Harry è strano e Louis dovrebbe parlarci, ma sta rimandando tutto al giorno successivo, quando farà la scelta che potrà condizionare la sua vita.
Sa che Harry lo porterebbe sulla strada giusta, che lo convincerebbe a fare quello che vuole e non quello che deve, ma Louis non ha ancora capito che a volte la strada da seguire non è quella più facile, ma semplicemente quella giusta e beh, a volte giusta e facile non coincidono. Suo padre gli ha fatto un regalo, e Louis sta cercando di sorridere, ma vorrebbe piangere quando apre il pacchetto e tira fuori la felpa originale della Duke.
"E' bellissima." Sorride leggermente, ma poi la rimette al suo posto.
"Allora, Louis, come stai?"
"Sono nel panico." Risponde sinceramente Louis.
"Non c'è niente di cui aver paura!" Mark gli dà una pacca sulla spalla, e Jay sorride, tirando fuori le lasagne dal forno. "Gioca come sai, figliolo, e andrà tutto bene."
Louis socchiude gli occhi, e li riapre solo quando ha davanti le lasagne. Peccato che il suo stomaco sia completamente in subbuglio.
"Ci saranno almeno cinque talent scout. Beh, tu di certo ambisci al migliore. I Duke Blu Devils hanno vinto l'ultimo campionato, ed è stato il loro quinto campionato. Ovviamente adesso sono i migliori." Mark annuisce alle sue stesse parole.
"Louis, ti si raffreddano le lasagne." Jay lo guarda apprensiva e:
"Non ho molta fame, mamma." Rivela Louis con una smorfia.
"Credevo ti piacessero."
"Sì, suono buonissime..." Il suo cellulare vibra nella tasca. Louis lo estrae e vede un messaggio di Harry.
Mi manchi.
Sorride involontariamente.
Mi manchi anche tu.
Passano pochi secondi, e Lottie sbuffa. "Perché lui può tenere il cellulare a tavola e io no?"
Louis alza gli occhi al cielo. "Non rompere, nana." Lottie arriccia il naso, e Louis, per calmarla, le da un buffetto sulla guancia.
Quando possiamo vederci?
Louis si morde il labbro inferiore, prendendo un respiro.
Domani sera, ok?
Passano alcuni minuti, durante i quali Louis aspetta solo il messaggio di risposta di Harry. Mark tira fuori lo spumante, alza il calice e: "Alla partita di domani! Spacca tutto, Louis."
Louis beve, e ha già preso la sua decisione quando Harry risponde, solamente dieci minuti dopo.
Andrai alla partita, vero?
Louis non risponde.
•••
Louis arriva a scuola il 30 maggio, alle otto di sera, dopo aver passato in pomeriggio in totale libertà. Non gli succedeva da tantissimo tempo e- è riposato. Sa quello che deve fare, sa quali saranno le conseguenze, ed è pronto ad affrontarle tutte.
Quando vede Harry davanti alla macchina, le braccia incrociate all'altezza del petto, sa che il riccio lo sta aspettando, ma sa anche che se il loro rapporto è abbastanza forte sopravvivrà a questo.
"Ehi, H." Louis sorride, sfiorando il braccio del ragazzo quando questo va a guardarlo.
"Non ti avrei fatto cambiare idea." E' quello che gli dice subito il ragazzo di fronte a lui. E' fermo, il tono di Harry, e Louis sorride un po' di più.
"Lo so." Gli dice Louis, stringendosi nelle spalle. Si avvicina a lui, sentendo la necessità del contatto con quel ragazzo che l'ha sconvolto dal primo giorno in cui si sono incontrati. Stringe tra le mani i suoi capelli, e poi le sue spalle, perché ha bisogno di sentirlo vicino. "Ma l'avrei cambiata da solo vedendoti."
Perché Harry lo rende migliore, questo Louis l'ha sempre saputo, e non poteva rischiare di lasciarsi condizionare da una decisione che era semplicemente sua.
"E perché?" Gli domanda Harry, mentre lo stringe al suo petto abbracciandolo. Le sue mani premono contro la sua schiena, e Louis vorrebbe restare lì per sempre, perché è il posto migliore del mondo. E' il posto in cui vorrebbe morire, e poi rinascere.
"Lo sai perché." Gli sussurra piano, e sente già la lacrime pizzicare agli angoli degli occhi. Non dovrebbe piangere, perché è stata la sua decisione ma, a volte si chiede perché è così codardo da non riuscire a prendere la strada più difficile, ma giusta. "Perché mi hai insegnato ad amarmi."
Harry lo guarda negli occhi, portandogli due dita sotto il mento. Gli trema leggermente il labbro inferiore, e Louis vorrebbe portare via quel tremore e quella tristezza, ma si limita a rispondere al suo sguardo. "L'ho fatto perché ti amo."
Il ragazzo dagli occhi azzurri lo abbraccia di slancio, macchiando la camicia nera di Harry di qualche lacrima che non riesce a trattenere, perché è uno stupido cliché, quello di dirsi ti amo quando due persone si stanno lasciando andare. Affonda il viso nel suo collo, alzandosi sulle punte, a contatto così tanto con Harry quasi da fondersi con lui. "Ti amo anch'io, tantissimo."
Harry gli lascia un bacio appena sotto l'orecchio. "Lo so." Gli risponde, e Louis sorride.
"Promettimi che non cambierà niente." Aggiunge Louis.
E lo vede. Vede che Harry gli sta mentendo perché, beh, Harry quando mente non lo guarda negli occhi. Nessuno potrebbe capire la differenza, ma Louis sì, perché gli guarda la punta del naso, perché è solo quando Harry mente che non riesce a sostenere il tuo sguardo.
"Certo che non cambierà niente, Lou."
E Louis lo vede, perché Harry non potrebbe amare un Louis che è capace di mentire a se stesso, un Louis capace di nascondere la testa sotto la sabbia e di continuare a vivere la vita come la vogliono gli altri, e non come la vuole lui.
Ma Louis ha anche bisogno di credere che quella di Harry è la verità, quindi si avvicina e lo bacia e beh, se una lacrima gli scivola sulla guancia nessuno deve saperlo, perché quel bacio ha il sapore dell'addio. Ha il sapore di quel 'Buonanotte' che tanto tempo prima non era stato capace di dire, ha il sapore di tutte le bugie nascoste, ha il sapore di tutti gli ultimi giorni nei quali non sono quasi mai stati insieme. Ha il sapore delle parole di Mark e della codardia di Louis.
Harry fa finta di non accorgersi, che Louis sta piangendo, perché l'unico addio che sarebbe in grado di reggere, è un addio silenzioso.
"Ci vediamo dopo." Dice Louis.
Harry annuisce, forza un sorriso, tiene la sua mano fino all'ultimo secondo e cerca di imprimersi nella mente quel contatto.
"A dopo." Esclama poi, quando Louis si allontana. Harry piange silenziosamente, dopo, trattenendo una mano davanti alla bocca, perché non sa quanto riuscirà a resistere, senza Louis.
In quel momento, Harry e Louis si sentono più distanti che mai.
•••
Louis indossa la sua casacca rossa da giocatore di basket. Non c'è l'ansia pre partita che lo prendeva sempre, prima di un match importante. Non c'è la voglia di giocare bene, di sentire il pubblico urlare il suo nome. Non c'è la voglia di fare quanti più punti possibili e, Louis non ha voglia nemmeno di vedere suo padre sorridere, quando entra negli spogliatoi. Louis sa che non dovrebbe pensarlo, che ha preso la sua decisione e deve portarla avanti, ma quando Mark comincia con il solito discorso, e poi nomina i talent scout, rimane passivamente seduto sulla panchina in legno, aspettando come un automa che la partita cominci davvero.
Ha perso Harry.
Credeva che il loro rapporto fosse più forte di quello ma davvero, nessuno può biasimare il riccio se ha preferito evitare il rapporto con una persona che ha imparato ad amarsi, ma che alla fine ha preferito essere la persona che è stata per 18 anni, la persona che ha odiato con tutto se stesso, quella popolare, codarda.
Mark continua a parlare, dice qualcosa sulla tecnica e Louis fa finta di ascoltare, annuisce, urla e incita i compagni di squadra quando, pochi minuti dopo, si trovano in campo. Si sente osservato, scrutato, studiato, e per la prima volta la cosa non gli piace per niente. Vorrebbe urlare che è gay, che è fidanzato, che ama cantare e che non vuole passare la sua vita a giocare ad uno sport che odia, ma quando il pallone da basket gli arriva tra le mani, la forza dell'abitudine si fa strada in lui, prepotente, e lui comincia a correre.
A destra, a sinistra, fa cinque canestri e tutti, dal primo all'ultimo presenti nella palestra, stanno urlando il suo nome. L'eccitazione non scorre nelle sue vene, e quando l'allenatore della squadra avversaria chiama il break, perché sono sotto di venticinque punti, torna in panchina con il fiatone.
"Che hai, sei già stanco?" Mark è il ritratto della felicità, e Louis si chiede come sia possibile che per tutta la vita non abbia capito come Louis fosse sempre insoddisfatto.
"No, sto bene." Ansima ancora, beve molta acqua, e si asciuga il sudore con l'asciugamano. Il suo completo si è già incollato alla pelle, e quando lancia uno sguardo all'ora, nota che sono le 21.45. Harry deve essere dietro le quinte, a ripassare Black Magic, ma manca ancora parecchio alla sua esibizione, che è quella finale. Il finale col botto. Louis ride tra sé e sé perché, oltre ad Harry, ha perso anche l'amicizia di Niall, ma non può proprio biasimarlo se Louis lo odia.
"Louis, ti stanno chiamando i tuoi amici." Borbotta Mark, alla fine del primo tempo. Louis alza lo sguardo verso Liam e Zayn, avvicinandosi. Si tengono per mano, e Louis li invidia davvero tanto.
"Che cazzo stai facendo?" Zayn lo attacca verbalmente e okay, questo Louis non se lo aspettava.
"Che significa?"
"Significa che mezz'ora fa è cominciato il musical e tu sei qui a fare qualcosa che ti fa schifo? Ma la vedi la tua faccia? Cristo, Louis, tua madre è preoccupata da morire."
Louis si mette le mani tra i capelli, respirando affannosamente. "Io non so che cazzo devo fare, okay? Non lo so. Perché Niall mi odia, e io voglio solo rendere felici i miei genitori, ed è tanto sbagliato?"
"E' sbagliato se non è quello che rende felice te, Louis." Liam interviene con la sua solita dolcezza. Louis lo guarda, scuote leggermente la testa.
"Ho preso la mia decisione, e non posso cambiare idea. Sarebbe un casino. Ci sono i talent scout, mi stanno guardando tutti."
"Fregatene."
"Non posso."
"Louis, cazzo, per una volta nella tua fottutissima vita, tira fuori quelle cazzo di palle!" Zayn quasi urla quelle parole, e Louis si sente attaccato. Stringe il busto, cerca conforto in Liam, ma quello scuote la testa.
"Ha ragione, mi dispiace, Tommo."
Louis dà loro le spalle, si dirige di nuovo verso la panchina.
Quando il secondo tempo comincia, è distratto. Si ritrova a guardare l'orologio contando i minuti che mancano all'esibizione di Harry.
Quindici minuti.
Dieci minuti.
Louis si sente in preda al panico e non va bene, perché ha appena sbagliato due canestri consecutivi, Mark sta urlando dalla panchina, e Louis alza lo sguardo alla ricerca di Zayn e Liam. Non lo stanno guardando, però, si guardano tra di loro, con le mani intrecciate e due sorrisi gemelli sulle labbra. Quando gli arriva la palla tra le mani, Louis la fa scivolare. Sente il pubblico sospirare, vede i talent scout scuotere leggermente la testa e gli sembra tutto un sogno.
Avviene tutto a rallentatore perché.
Ha bisogno di Harry.
Ha bisogno di Harry nella sua vita e non può semplicemente lasciarlo andare.
Ha bisogno dei suoi film stupidi, delle sue fossette.
Ha bisogno del modo in cui lo fa sentire speciale e protetto quando fanno l'amore.
Ha bisogno delle sue camice con le fantasie improponibili, dei suoi stivaletti orribili, dei jeans tanto stretti che risultano difficili da togliere, dei suoi capelli lunghi e morbidi.
Ha bisogno di sentire la sua voce fondersi con quella del ragazzo, di vedere la gente che balla al ritmo della musica che lui sta cantando.
Ha bisogno di sognare liberamente un futuro nel quale potrà cantare, forse, o potrà decidere di fare un'altra cosa.
Ha bisogno di essere libero di prendere le sue decisioni, di sbagliare, cadere e di rialzarsi.
Ha bisogno anche di quel fottuto irlandese che magari ora lo odierà, ma ha ancora cinque minuti per riuscire a farsi perdonare.
Lascia il pallone a terra e chiude gli occhi, raccogliendo il coraggio che in diciotto anni gli è sempre mancato. Comincia a correre, e si lascia dietro i compagni di squadra, e si lascia dietro suo padre. Si lascia dietro la vita che Mark voleva per lui e si va a prendere quella che vuole per sé stesso. Si lascia dietro i talent scout, la Duke, la Dartmouth.
Quando arriva in teatro, c'è decisamente più gente di quanta si aspettasse.
Ha ancora addosso la divisa da giocatore e Niall lo vede. Lo fulmina con lo sguardo, letteralmente. Se potesse lo ucciderebbe, Louis ne è sicuro ma beh, rischierebbe il carcere, e lì non c'è mica la birra, quindi si limita ad avvicinarsi. Louis si sente piccolo, in confronto a Niall, in quel momento.
"Che cazzo fai qui?"
"Ti prego Niall non uccidermi. Ti prego. Sono qui, voglio cantare."
"No." Il no di Niall è categorico e un po' Louis se lo aspettava, ma fa comunque male, perché ha abbandonato tutto, e Niall non può fargli abbandonare anche Harry, di nuovo.
"Harry non sa cantare da solo." Incrocia le dita dietro la schiena, battendo i piedi a terra.
"Che cazzo stai dicendo?" Sussurra Niall. "Canta benissimo da solo, abbiamo fatto mille prove."
Louis scuote la testa. Deve improvvisare, inventarsi una cazzata, qualsiasi cosa. "Sì, alle prove è diverso. In realtà davanti ad un pubblico si blocca. Non si ricorda le parole, cade nel panico, smette di cantare. E' assurdo, non ci crederesti mai."
Niall sbuffa, forte. "Infatti non ci credo, Tomlinson. Mi hai detto fin troppe cazzate."
"Questa non è una cazzata!" Cazzo, Louis sbatterebbe forte la testa contro il palco, se solo potesse. "Mancano due minuti. Vuoi davvero rischiare così tanto?"
Niall lo guarda, e guarda l'orologio. Louis sa già di avere la vittoria in pugno nel momento stesso in cui incontra le iridi dell'irlandese.
"Grazie."
"Non ho ancora detto di sì." Ribatte Niall, incazzato.
"Lo leggo nei tuoi occhi. Grazie Nì, ti giuro che farò di tutto per farmi perdonare." Louis lo abbraccia, fottutamente lo abbraccia, e in quel momento Niall sa perfettamente che non è una cosa da tutti i giorni e che potrebbe anche perdonarlo. C'è rimorso negli occhi azzurri di Louis, ma c'è anche tanta felicità, e Niall sa di aver fatto la cosa giusta. Louis lo stringe un po' di più a sé, per pochi secondi, e poi si stacca sorridendo.
Si dirige verso la consolle praticamente di corsa, ansimando leggermente perché c'è un'ultima cosa che deve fare, e spera che Niall, dopo quella, non lo odi ancora di più. Forse lo perdonerà, in effetti. Ma, deve giocarsi il tutto per tutto.
"Ehi, Jack, Jack..." Riprende fiato appoggiandosi contro la consolle, mentre il ragazzo con i capelli biondi ha appena sfumato la base di un ballo. La prossima esibizione è quella di Harry, è la loro esibizione. "Cambio di programma, Niall mi ha detto che devi mettere Secret Love Song."
Jack aggrotta le sopracciglia, non commenta ma annuisce brevemente. Louis guarda, attraverso la tenda, dall'altra parte del palco. Harry è lì, agitato, mentre si passa le mani tra i capelli ricci. Indossa un paio di skinny jeans strappati sulle ginocchia ed una camicia rosa salmone, in seta, sbottonata per metà. Ai piedi un paio di stivaletti neri che Louis non vede l'ora di sfilare.
Quando Harry fa il suo ingresso sul palco, è accolto da un grande applauso. Louis è agitato, intreccia le mani tra le loro, ma poi fa un paio di passi in avanti. L'applauso si fa ancora più forte quando entra lui, gli occhi di tutti si posizionano sul ragazzo dagli occhi azzurri ed anche Harry si volta. Ha gli occhi verdi sgranati, le labbra leggermente socchiuse, un accenno di sorriso sul volto.
Louis non sa se è capace di perdonarlo, se può farlo ancora dopo che ha fatto così tanti sbagli che non riesce a contarli nemmeno ma. Harry è lì, e sta sorridendo leggermente, e Louis ha una gran voglia di farsi perdonare per tutto quello che di sbagliato ha fatto da nove mesi a quella parte.
"Cambio di programma..." Sussurra leggermente verso Harry mentre si posiziona davanti all'asta del microfono. "Mi dispiace." Sillaba poi con le labbra. Harry scuote leggermente la testa e Louis ha paura perché, è più serio quando si volta verso il pubblico. E soprattutto, soprattutto Louis vede i suoi muscoli irrigidirsi completamente quando parte la base di Secret Love Song.
Harry lo ucciderà, adesso ne è più che certo. Socchiude gli occhi e prende un respiro.
Quello è il suo momento.
"We keep behind closed doors
Every time I see you, I die a little more
Stolen moments that we steal as the curtain falls
It'll never be enough."
La voce di Louis è dolce anche alle sue stesse orecchie, e lui si gira totalmente verso Harry, cercando il suo sguardo ma Harry non lo guarda, muove semplicemente la testa a ritmo con la musica e ha gli occhi socchiusi, le iridi verdi puntate verso il pubblico.
"As you drive me to my house
I can't stop these silent tears from rolling down
You and I both have to hide on the outside
Where I can't be yours and you can't be mine."
E' solo un secondo, Harry si gira a guardarlo e Louis lo capisce in un secondo, quello che vuole dirgli.
"But I know this, we got a love that is homeless."
Le loro voci si armonizzano perfettamente, in sala il silenzio potrebbe tagliarsi con un coltello, ma Louis continua a guardare Harry con tutta l'intensità di cui è capace, cercando di fargli capire con la musica quello che adesso non può urlare. Ha un piccolo sorriso sul volto perché, questo è il suo momento. Lo strumentale della base gli consente di guardarsi un attimo intorno, quel tanto che basta per vedere Liam e Zayn sorridere poco più in là, con negli occhi uno sguardo orgoglioso. Ci sono anche i suoi genitori e le sue sorelle. C'è tutta la squadra di basket perché la partita è evidentemente finita e a Louis non interessa come sia finita.
Prende un respiro profondo, si morde il labbro, stacca il microfono dall'asta e, quando si avvicina ad Harry, ricerca la sua mano con la propria e okay, lo sta facendo. Perché Harry non merita di rimanere nell'ombra, Harry ha bisogno di essere se stesso davanti a tutti, e Louis lo capisce adesso più che mai.
"Why can't I hold you in the street?
Why can't I kiss you on the dance floor?
I wish that it could be like that
Why can't it be like that? 'Cause I'm yours."
L'acuto alla fine gli viene meravigliosamente, e Louis ha ancora la mano intrecciata in quella di Harry. Harry lo fronteggia, a quel punto, e Louis sente qualche borbottio nella sala, qualcuno che chiacchiera. Probabilmente stanno ridendo di lui, ed è la sensazione più bella del mondo quella di rendersi conto che non gli importa.
"Why can't I say that I'm in love?
I wanna shout it from the rooftops
I wish that it could be like that
Why can't it be like that? 'Cause I'm yours."
Harry stringe più forte la sua mano, avvicinandosi a Louis, e guardandolo con un sorriso felice sul volto. Ci sono le fossette sul suo viso, e i suoi occhi sono verdi e grandi.
"Ti amo."
Non è un sussurro flebile, quello di Louis. L'ha detto con il microfono attaccato alle labbra e con il sorriso sulle labbra ed Harry non può fraintendere. Ha la voce che trema leggermente quando ricomincia a cantare, perché ha avuto così tanta paura di perdere tutto, e di perdere Harry, che la sola idea che è riuscito a rimediare, e che può essere finalmente se stesso gli fa tremare le gambe e la voce. Harry gli accarezza il dorso della mano, però, e Louis riprende sicurezza. Gli occhi non lasciano per un secondo quelli del riccio di fronte a lui.
"I don't wanna live love this way
I don't wanna hide us away
I wonder if it ever will change
I'm living for that day, someday."
"When you hold me in the street
And you kiss me on the dance floor
I wish that we could be like that
Why can't we be like that? 'Cause I'm yours, I'm yours."
Louis fa un piccolo cenno con la testa, mentre il corpo si avvicina a quello di Harry. Harry gli posa una mano su un fianco.
"Why can't we be like that?
Wish we could be like that..."
Le loro voci sfumano simultaneamente, e così anche la base. Il boato degli applausi Louis nemmeno lo sente, perché si alza un po' sulle punte per andare a catturare le labbra di Harry in un bacio ed a quel punto gli applausi aumentano, se possibile, addirittura di più. Quando Louis si stacca sta sorridendo tanto che è sicuro che questo è il momento più bello della sua vita, e che non riuscirà a trovarne un altro altrettanto felice. Vede Niall che applaude, sorride e fischia ad intervalli irregolari. Vede Liam e Zayn che urlano qualcosa, Louis non capisce cosa, ma sente Harry ridere. Louis stringe più forte la mano contro quella del ragazzo accanto a lui, e quando fanno un inchino, di fronte a loro sono tutti in piedi.
Il suo cuore scoppia di felicità, quando si trovano dietro le quinte e ricerca di nuovo le labbra di Harry.
"Ti amo. Mi dispiace, ti amo." E' quello che gli sussurra tra un bacio e l'altro, mentre Harry gli stringe i fianchi e preme il suo corpo tra il suo e il muro.
"Ti ho già perdonato, Lou." È quello che gli rivela, accarezzandogli le guance, e gli zigomi, e i capelli. "Non piangere, ti amo."
E Louis non l'aveva nemmeno capito, che stava piangendo. Di felicità, di emozioni, di tutta l'adrenalina che è andata scemando quando tutto è finito. Sente le gambe tremargli leggermente e deve aggrapparsi ad Harry per non rischiare di cadere. E Harry è lì a sorreggerlo, come sempre e forse anche di più. Perché Louis sa, ed anche Harry lo sa, e ormai lo sanno tutti, pensa Louis con orgoglio, che quello che lo sta baciando è il suo ragazzo, e che lui lo ama.
Quando sente tossire dietro di Louis, Harry si trattiene dal baciare Louis con un sospiro.
"Che palle..." Esclama piano, e Louis ride, spingendolo con le mani sul petto all'indietro, per vedere chi è che li ha interrotti. Quando vede i suoi genitori, con le sue sorelle, sgrana gli occhi e, cazzo, non aveva pensato molto a quest'inconveniente. Beh, Daisy e Phoebe saranno un po' sconvolte ma comunque, può riuscire a sistemare la cosa.
"Vuoi che me ne vada?" Sussurra Harry piano, al suo orecchio, accarezzandogli il dorso della mano, ancora stretta nella sua, con il pollice. Louis scuote leggermente la testa, e sente un moto di affatto incredibile verso sua madre quando questa lo guarda con un sorriso commosso, si avvicina e lo abbraccia con forza. Louis sente la presa di Harry scivolare dalla sua mano, mentre Jay lo abbraccia con forza, sussurrandogli un 'Sono fiera di te' che gli fa sciogliere letteralmente il cuore.
Quando Jay si stacca da Louis, il ragazzo lancia un'occhiata a suo padre. "Non mi piace il basket." E' quello che dice, con un sospiro. "Non mi piace. Non voglio passare tutta la mia vita a giocarci. Mi dispiace, papà, ma non posso vivere la vita al posto tuo."
Mark è arrabbiato, Louis lo vede distintamente. Esistono poche persone orgogliose come suo padre, e lui ha abbandonato l'ultima partita, l'avranno probabilmente persa, e poi ha fatto coming out davanti a tutta l'intera scuola, cantando. Beh, Louis è sicuro che Mark non possa essere orgoglioso di lui, in questo momento.
"Avresti potuto dirmelo." E' quello che dice e il tono non è calmo. Louis stringe le dita contro i palmi delle mani. "Ne parliamo a casa."
Louis rilascia un sospiro, quando Mark si allontana da dietro le quinte. Jay gli si avvicina e "Ci parlo io, tesoro." E' quello che gli dice accarezzandogli la fronte. Louis lascia un bacio alle sue sorelle, una per una, e poi stringe di nuovo la mano di Harry perché non vuole più lasciarla andare. Gli lascia un altro bacio.
"Voglio venire a casa con te..." Gli mormora sulle labbra, aggrappandosi alla sua stupidissima camicia rosa.
"Devi parlare con tuo padre."
"E se mi caccia di casa?" Mugola Louis, affranto.
"Beh, in quel caso potremo cominciare a cercare una casa insieme..." Louis sgrana leggermente gli occhi, a quelle parole. "Cioè, è chiaro, se vuoi!" Rettifica Harry, arrossendo e balbettando leggermente. Louis non l'ha mai visto così insicuro. "E' che, beh, cominceremo il college, a settembre, e pensavo che fosse carino se..."
"Sì." Louis annuisce, lo bacia, annuisce di nuovo. "Sì sì sì sì." Harry ride, avvicinandosi al suo orecchio.
"C'è Niall dietro di te."
Louis alza gli occhi al cielo perché, diavolo, la gente continua ad interromperli e lui vuole fare solo l'amore con Harry, vuole sentirlo dentro di lui. Louis odia Niall, in quel momento, anche se dovrebbe amarlo con tutto sé stesso.
Quando si gira, non c'è solo Niall, a braccia conserte, a fissarlo. C'è Jack, il ragazzo della consolle, e poi ci sono Liam e Zayn, che sembrano più impegnati a mangiarsi la faccia a vicenda che a badare a loro, comunque. Louis è felice che almeno loro possano divertirsi senza essere interrotti.
"Hai detto a Jack che ti avevo detto di cambiare canzone." Niall alza gli occhi al cielo.
Louis sospira. "Sì, potrei averlo fatto." Mormora a bassa voce.
"Hai cambiato canzone di tua iniziativa, hai baciato Harry e hai pure cambiato il testo." Continua Niall, e gli occhi gli lampeggiano e cazzo, l'irlandese lo ucciderà, Louis ha sbagliato a giudicarlo buono troppo in fretta. Lo sapeva che nascondeva un coltello, dietro tutte quelle bottiglie di birra.
"Mi dispiace...?" La mano di Harry contro la sua trema leggermente e, se anche Harry ha paura, allora Louis è davvero fottuto, cazzo.
"Sei un deficiente." Niall scoppia a ridere a crepapelle, e così anche Harry. Liam e Zayn smettono di mangiarsi a vicenda e ridono pure loro e solo in quel momento Louis capisce che lo stanno prendendo tutto per il culo.
"Fanculo." Esclama infatti lasciando la mani di Harry. Il riccio non riesce a smettere di ridere, con una mano davanti alla bocca mentre cerca di smettere di ridere e non ce la fa. Louis lo ama troppo e lo trova tenero, quando in realtà dovrebbe odiarlo. "Fanculo." Dice di nuovo, incrociando le braccia all'altezza del petto.
"Era il minimo, Louis. Lo sai quanti cazzo di colpi mi hai fatto prendere?" Niall gli dà una pacca sulla spalla e sembra più un pugno, ma almeno gli altri hanno smesso di ridere e forse, forse, anche Louis è divertito. Si sente sorridere spontaneamente perché è felice, fin troppo felice
•••
Settembre 2017.
"Lou devi svegliarti."
"No."
Harry ride leggermente, facendo vibrare il torace contro il suo petto, e Louis sente nascere un piccolo sorriso sul volto. Sentirlo ridere è ancora una delle cose più belle, e Louis non può immaginarsi un risveglio migliore. Ovviamente, se il risveglio non fosse così presto, sarebbe ancora meglio.
"Lou..." Harry gli lascia tanti piccoli baci umidi sul collo.
"Styles, sto per avere un'erezione."
Harry ride di nuovo, passando la mano sul suo petto nudo. "Sai che non possiamo, ci sono i tuoi genitori svegli di sotto."
"Allora lasciami dormire."
Harry continua a baciarlo, e Louis stringe tra le mani i suoi capelli ricci, ricercando la sua bocca e fregandosene dell'alito mattutino.
"No. Casa nuova, New York, il nostro piccolo appartamento..." Louis mugola leggermente abbracciando Harry ancora più stretto, infilando la mano tra i loro corpi, a calore con il suo petto, e una gamba tra le sue, strofinando leggermente la coscia contro l'erezione di Harry appena accennata. "Lou..," Harry lo ammonisce leggermente, ma ha già la voce più roca.
"Haz, sono eccitato..."
"Cristo Lou, siamo a casa dei tuoi."
Louis sorride leggermente, prendendo al mano di Harry tra le sue e facendola scendere sul suo petto fino a strofinarla sul suo cazzo. A quel contatto, anche se voluto da lui, ansima contro le labbra schiuse di Harry, che gli morde poi il labbro inferiore. Louis sorride vittorioso, quando le labbra di Harry scendono a baciare il suo collo, e poi le sue clavicole. Infila le mani nei suoi ricci, trattenendo un gemito rumoroso quando Harry gli abbassa i boxer. Strofina leggermente il suo membro contro la sua guancia. Louis chiude gli occhi, godendosi il suo bellissimo risveglio, grazie tante, e reclinando la testa all'indietro, gemendo il nome di Harry quando questo accoglie il suo membro tra le sue labbra.
Louis scatta leggermente i fianchi verso l'alto, sentendo con la punta il palato di Harry. Louis potrebbe venire subito, ma Harry gli lascia la libertà di scoparsi la sua bocca. Strattona i suoi capelli ricci, mentre Harry mugola di piacere contro la sua erezione e per Louis quello è decisamente abbastanza, perché si riversa nella bocca di Harry, le gambe leggermente tremanti e un "Harry" quasi urlato che fuoriesce dalla sua bocca.
Harry si rialza con un sorriso e del bianco ai lati della bocca, che va a leccare prima di andare a ricercare la bocca di Louis in un bacio. Louis sente il suo stesso sapore nella bocca di Harry, e stringe i suoi fianchi possessivamente.
"Ti amo..." Mugola il più piccolo tra i due.
Harry risponde con un "Anche io. E adesso muoviti, dobbiamo alzarci."
Louis alza gli occhi al cielo, ma scalcia leggermente le lenzuola, vestendosi.
•••
Quando arrivano al piano inferiore, tutti stanno aspettando per fare colazione. Daisy e Phoebe stanno mangiando qualche cereale, mentre Lottie si sta lamentando che deve assolutamente andare a fare shopping. Fizzy sta guardando il caffè con l'aria di una che vorrebbe stare nel letto per almeno altre tredici ore, mentre Mark sta leggendo un giornale sportivo e Jay sta ancora cuocendo qualche uovo strapazzato in padella. Louis ha un sorriso enorme sul volto ed è decisamente merito del fatto che ha ricevuto un pompino appena sveglio e che sta per andarsene a New York con il suo bellissimo, meraviglioso fidanzato.
"Giorno!" Esclama prendendo una fetta di pane tostato dal piatto di Lottie, che gli fa una linguaccia.
"Buongiorno." Esclama anche Harry sedendosi a tavola.
Jay gli lancia un sorriso. "Avete dormito bene?"
Louis annuisce, soffocando uno sbadiglio dietro la bocca. "Haz, mi passi lo zucchero?" Chiede versandosi del caffè, poi si gira per versarlo ad Harry, mentre lui gli mette due cucchiaini di zucchero nel caffè. E' bellissimo come Harry si senta praticamente a casa, lì, visto che ha passato buona parte dell'estate a casa Tomlinson, così come Louis ha passato buona parte del tempo a casa Styles.
"Per che ora volete partire?" Mark alza lo sguardo, sorridendo.
Louis lo apprezza, davvero, anche se il giorno dopo il musical è stato un inferno. Mark urlava, voleva fargli cambiare idea. Gli diceva continuamente che stava buttando via la sua vita, che il basket era la sua squadra, che poteva ancora convincere qualche talent scout. Louis aveva litigato, urlato, fatto valere le sue ragioni, appoggiata dalla madre e, sorprendentemente, anche dalle due sorelle più grandi. Con il tempo, Mark si era calmato. Jay gli aveva detto che stava cercando di fare del suo meglio, e Louis quel meglio se lo faceva bastare, anche se continuava a contestare la sua scelta di frequentare la Tisch School of Arts a New York, alla New York University. Harry e Louis avevano deciso di continuare per quella strada, studiando in un programma interamente dedicato ai musical.
"Mh, tra mezz'ora al massimo, altrimenti ci sarà troppo traffico." Esclama Harry e Louis annuisce.
•••
Quando devono salutarsi, Louis stringe forte sua madre e le sue sorelle. New York non è tanto lontana, tre ore di macchina, al massimo tre e mezzo ma, l'ingresso nel mondo del college è sempre qualcosa di difficile, sia per gli studenti che per i genitori. Si ritrovano, con la macchina di Mark a casa di Harry. Quando Anne saluta Harry e poi Louis, c'è qualche lacrima agli angoli dei suoi occhi.
Quando Mark saluta Harry e Louis, fa qualcosa che Louis non si sarebbe mai aspettato, e che gli riempie il cuore di gioia. Gli dà una pacca sulla spalla, e gli dice di renderlo fiero di sé. Louis annuisce, annuisce con forza, e poi lo vede allontanarsi.
Ci sono le chiavi della loro nuova casa, tra le mani di Louis, quando si trovano davanti al loro portone. Hanno le valigie in tutte e due le mani e gli occhi e i cuori pieni di voglia di scoprire che cosa succederà, come staranno, ma soprattutto voglia di viversi.
Quando a Louis suona il cellulare, mette il vivavoce. Louis sta preparando il thè, ed Harry l'abbraccia da dietro. Il più piccolo appoggia il cellulare sul bancone della cucina.
"Tommooo, Hazzaaa, che state facendo?" Quella è, senza dubbio, la voce di Liam.
"Qui a Miami è una figataaaaa" Louis alza gli occhi al cielo, sentendo Niall.
"Il college è enorme." Continua Liam, e Louis può quasi vedere il suo sorriso.
"Tommo, scopa poco e studia di più." E sì, quello è Zayn.
Louis ed Harry scoppiano a ridere, e Louis alza gli occhi al cielo. "Avete già trovato i dormitori?"
"Sì." Liam conferma, attraverso la cornetta. "Niall ha cercato di cambiare stanza e farsi mettere con una certa Rachel, ovviamente ha fallito. La segretaria voleva strangolarlo."
Louis ride un po' più forte, ma Harry mette una mano sotto la sua maglietta e- okay, devono decisamente inaugurare la loro camera da letto, perché questo sembra invitante e comodo.
"Mhmh" concorda Louis sussurrando, mentre Harry gli bacia il collo. "Sconvolgente. Sentite, noi abbiamo da fare, noi..."
"Dovete scopare." Quello è Zayn, ma Louis se ne frega.
"Ciao, ci..." Chiude la chiamata, e attacca le labbra di Harry, con forza, quando questo lo fa salire sul bancone. Forse in camera da letto non ci arriveranno nemmeno. Ma va bene, anzi, va benissimo, perché hanno tutto il tempo del mondo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top