Memories
3: Memories
Rimasero in silenzio, l'aria era diventata pesante e Sehun faticava a respirare.
I ricordi erano riaffiorati tutti nella sua mente e scorrevano al rallentatore come un film; non c'era nient'altro, tutto era sparito: l'uomo davanti a lui, il carcere... Tutto.
E si perse in quelle immagini sfocate, ma anche così nitide.
Gli sembrava di riviverle in quel preciso momento.
Davanti a lui aveva un'immagine di un bambino che piangeva disperatamente, l'unico rumore udibile erano i suoi singhiozzi, così deboli...
Poi il suono di una sirena, rumore di passi che si avvicinavano, due forti braccia che lo avvolgevano per la vita e lo portavano fuori dall'auto in cui era imprigionato, una voce profonda che lo rassicurava e gli diceva di non piangere.
Parole sconnesse gli rimbombavano nella mente.
Auto. Famiglia. Incidente. Bambino. Sopravvissuto. Unico.
Era riemerso, finalmente.
Sapeva cos'era successo sedici anni prima: aveva una famiglia, avrebbe potuto essere felice.
In un lampo l'immagine svanì.
Un bambino sugli otto anni se ne stava inginocchiato davanti ad un muro, la schiena scoperta piena di graffi da dove uscivano rivoli di sangue.
Un uomo teneva in mano una cinghia e lo guardava inespressivo, i suoi occhi assorbivano tutte le emozioni e le distruggevano, come i buchi neri nello spazio.
"Buono a nulla" gli ripeteva con tono ricco di disprezzo.
"Non vali niente, nulla di nulla. Ascoltami bene, non provare mai più a disubbidirmi, okay? O non te la caverai così facilmente la prossima volta. Capito?"
Il bambino non rispose, silenziose lacrime gli solcavano le guance.
Un altro colpo.
"Rispondimi."
"S-sì direttore." rispose cercando di non balbettare.
"Bene" l'uomo lo guardò ancora una volta e poi se ne andò senza dire una parola.
Il ragazzino era rimasto solo, le gocce salate continuavano il loro cammino indisturbate sul suo viso, segnato da una smorfia di puro dolore.
Dei passi lo presero alla sprovvista... qualcuno si stava avvicinando, ma non era il direttore: erano troppo leggeri.
Si strinse ancora di più su se stesso, avvolgendo il suo corpo con le braccia come in un abbraccio di protezione.
"Ehi." una voce lo salutò... non l'aveva mai sentita prima.
Qualcosa di freddo e ruvido, sembrava uno strofinaccio, gli si posò sulla pelle martoriata di ferite, facendogli bruciare la schiena e subito cercò di scappare da quel contatto.
"Tranquillo, sopporta un po' il dolore; poi passerà e starai meglio." gli disse lo sconosciuto mentre gli accarezzava la testa.
Il bambino non rispose e, stringendo i denti per il dolore, aspettò che quel bruciore sparisse.
Dopo poco non sentì più l'oggetto ruvido a contatto con la pelle, così rilassò i muscoli della schiena.
"Sei stato molto bravo. Lay aiutami a fargli mettere la maglia."
Il ragazzo fece girare il più piccolo e gli sorrise rassicurante, poi, con molta cautela, gli mise la t-shirt che era ancora a terra.
A prima vista, Sehun pensò che assomigliasse ad un criceto.
"Ciao, io sono Xiumin e lui è Lay. Stai meglio?"
Il bambino non rispose subito, ma poi sussurrò: "Io sono Sehun e grazie per l'aiuto... Sto meglio."
Respirava con sempre più fatica, il cuore batteva a mille.
Un altro ricordo.
C'era un ragazzo per strada ed una banda lo stava assalendo.
Sehun si avvicinò per controllare e quando vide di chi trattava una scarica d'adrenalina e rabbia gli percorse la spina dorsale.
La banda di quel fottuto Yifan stava assalendo Lu Han- era la seconda volta che lo vedeva ed era già nei guai.
Corse incontro a loro ed appena arrivato si mise tra il ragazzo e la gang.
"Lasciatelo stare." sibilò con tono freddo.
Il tempo s'era fermato per un secondo.
Lu Han se ne stava a terra con la bocca e gli occhi spalancati, troppo sorpreso per dire qualcosa, mentre un ragazzo molto alto e palesemente tinto di biondo s'avvicinava a Sehun.
"Ragazzino spostati: non hai i tuoi amichetti qui ad aiutarti, rischieresti di farti la bua." disse con tono derisorio, facendo infuriare il ragazzo dalla chioma arcobaleno.
"Non mi sposterò, Yifan. Lascialo in pace, ho già mandato il tuo caro amico Jongdae all'ospedale, potrei mandarci anche te."
"Hai proprio voglia di botte, eh?"
Sehun non si scompose, anzi sulle sue labbra comparve un ghigno divertito.
"Oh, ma se il cattivo Yifan mi fará del male, chi lo dirà al suo amato Tao?"
Improvvisamente un colpo sferrato dal ragazzo lo buttò a terra: aveva il labbro spaccato e sputava sangue.
"Sehun!" il grido terrorizzato di Lu Han risuonò nella via.
"Fottuto bastardo." gli ringhiò Yifan avvicinandosi, pronto per sferrare altri colpi.
I ricordi divennero confusi e l'unica cosa che poté vedere con certezza erano lui e Lu Han che scappavano.
Un flash gli abbagliò la vista, gli occhi percepivano solo mille puntini bianchi sfavillanti che danzavano davanti ad essi.
I ricordi ora scorrevano veloci e confusi, erano tutti in bianco e nero e non capiva i discorsi che i personaggi si scambiavano: l'unico suono che percepiva nell'aria era la melodia di un pianoforte ed una dolce voce che cantava una canzone.
La loro canzone, o meglio quella che silenziosamente Sehun aveva dedicato all'altro ragazzo.
Davanti ai suoi occhi l'immagine di Lu Han che suonava quel maestoso ed elegante strumento e che cantava quelle parole con la sua bellissima voce gli fece stringere il cuore. Sehun lo ascoltava in silenzio, la testa appoggiata sulle magre gambe del maggiore e gli occhi chiusi... aveva paura che fosse tutto un sogno e che se si fosse svegliato si sarebbe ritrovato in quel lurido appartamento che lui chiamava casa.
Vai via...
Finalmente ho realizzato,
quanto io sia niente senza di te.
Ho sbagliato,perdonami.
Non guardarti indietro,vai via.
Non cercarmi ancora,vivi.
Perchè non ho rimpianti per averti amato.
Mantieni solo i bei ricordi.
Spero che il tuo cuore si senta sollevato.
Per favore,dimenticami e continua a vivere.
Queste lacrime si asciugheranno del tutto.
I giorni passeranno.
Se non ci fossimo incontrati avrebbe fatto meno male.
Spero seppellirai la nostra promessa di stare per sempre insieme.
Quelle parole accompagnavano la scena; era la canzone preferita di Lu Han; Sehun le ascoltava tranquillamente, pensando a quanto fossero vere.
Era proprio così che si sentiva, avrebbe voluto vedere il maggiore avere una vita libera... ma lo voleva accanto a sé.
La scena mutò ancora.
A quel ricordo il respiro accelerato di Sehun si fermò per un secondo.
Su quel freddo pezzo di marmo, conficcato nel terreno, si leggevano solo un nome e due date:
Zhang Yixing
07/10/1991 - 01/12/2014
Poche persone erano lì, in quel cimitero, per dire addio al ragazzo.
Sehun cercava di trattenere le lacrime, mentre si ripeteva quanto stupido fosse stato il suo migliore amico.
Overdose d'eroina.
Al suo fianco Lu Han gli stringeva il braccio: benché il minore non lo volesse con sé, il maggiore era riuscito a persuaderlo ad accompagnarlo.
Davanti a loro Kai cercava di consolare D.O, o forse era il contrario; Tao invece se ne stava in disparte senza dire una parola.
Dopo poco Baekhyun si avvicinò al minore per potergli parlare in privato.
"Sehun..." disse il biondo con sguardo serio "ormai non c'è più niente da fare, stiamo per dividerci. È inevitabile a questo punto, ora che Lay è morto." su quella parola la voce gli si incrinò "Voglio solo dirti che dopo la nostra divisione tu dovrai essere felice. Dobbiamo esserlo tutti."
Il minore guardò il suo hyung: era molto confuso.
"Cosa stai dicendo? Ci siamo io, te, Tao, Kai e D.O! Non possiamo dividerci! Siamo una famiglia!"
Baek lo guardò tristemente e Sehun capì subito cosa stava per dirgli.
"Tu... Tu te ne andrai, vero?"
"Sehun-ah..."
"È per quel ragazzo? Quel tuo cliente... Chanyeol." disse freddamente.
L'altro rimase zitto; aveva colpito nel segno.
Sehun sospirò deluso e si voltò per andarsene, ma la voce di Baekhyun lo fermò.
"Lo amo, okay? Amo Chanyeol. Posso avere una vita felice e migliore con lui. Anche tu... Anche tu ami Lu Han. L'ho visto, sai? Vi conoscete da un anno e da quando l'hai incontrato sei cambiato. Lo dico per te... per la tua felicità: stai con lui, confessa ciò che provi e vattene da questa vita. Fallo per te e per lui. Ti voglio bene, sei come un fratello minore e voglio solo vederti felice." concluse sorridendo.
La testa gli girava: troppi pensieri vorticavano all'interno di essa e si sentiva molto debole.
Una voce lo chiamava, ma era ovattata e troppo flebile per poterlo strappare da quello stato di confusione e Sehun si perse in un altro ricordo.
Si ricordava perfettamente di quel giorno: era una gelida serata di dicembre.
Sarebbe stato perfetto dire addio a tutto in un giorno così, Sehun lo sapeva.
Per questo si trovava seduto sul pavimento, con la schiena al muro ed una siringa conficcata nel braccio, mentre la testa vagava, leggera, per i suoi pensieri.
Il telefono, poco lontano da lui, continuava a suonare ininterrottamente e, benché il suono fosse minimo, ogni squillo sembrava trapanargli il cervello.
Sapeva benissimo chi lo stava chiamando: conosceva un' unica persona capace di telefonargli, anche per dieci volte di fila, alle undici di sera, e poi... a parte lui non aveva più niente.
Voleva farla finita.
Non poteva più vivere in quelle condizioni e lo sapeva: credeva di essere libero, d'essere felice... di avere una famiglia.
Ma non era così: era solo schiavo di quel buio in cui era sprofondato anni prima e solo una persona avrebbe potuto salvarlo, forse.
Non seppe quanto tempo era passato prima che chiudesse gli occhi e che il suono di una chiave nella serratura lo cullasse verso l'oblio.
Quando riaprì gli occhi pensò di essere morto. Vedeva solo bianco, bianco ed ancora bianco, ma un bip continuo lo fece ricredere: era in un ospedale.
"Cosa..." gli occhi erano pesanti e minacciavano di chiudersi ogni secondo, cercò di muoversi, ma qualcosa gli impedì di farlo.
O meglio, qualcuno.
Lu Han era sdraiato sopra di lui, con le braccia avvolte intorno alla sua vita e la testa appoggiata al suo petto. Sehun lo guardò sorpreso e subito pensò di essere un'idiota.
Chissà quanto lo aveva fatto preoccupare.
Lentamente gli accarezzò i capelli corvini per poi posare un piccolo bacio su di essi, cercando di non svegliare il ragazzo, ma invano.
Lu Han aprì piano gli occhi e li fissò sul minore.
Le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance arrossate e con un balzo gli avvolse le braccia intorno al collo per poi dargli un dolce bacio sulle labbra, sorprendendo il minore.
Si erano scambiati il loro primo bacio e, per quanto semplice, era stato bellissimo.
Il maggiore nascose il volto tra il collo e la spalla di Sehun e, continuando a piangere, lo strinse ancora più forte.
"Stupido, mi hai fatto preoccupare"
"Scusa"
Lu Han rimase ancora un po' in quella posizione, mentre il minore continuava ad accarezzargli i capelli.
"Dovresti riposarti" gli disse allontanandosi e sorridendo.
"Dovrei..." in effetti gli occhi gli stavano diventando davvero pesanti.
"Han, perché sei qui?" chiese, e poi chiuse gli occhi addormentandosi, sorridendo nel sentire il ragazzo sussurrargli: "Perché ti amo."
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