33 - Una Nuova Amicizia
Hogwarts Express. 30 giugno 1976.
Un mormorio concitato permea l'aria lungo la banchina che pullula di studenti in attesa di salire sull'Hogwarts Express. Tuttavia, si tratta di un'atmosfera diversa da quella che si respira solitamente al binario nove e tre quarti. Al posto dell'impazienza e dell'entusiasmo tipico dell'inizio di settembre, è un vago senso di malinconia a percorrere i nostri animi oggi.
Per quanto la maggior parte di noi non veda l'ora di riabbracciare i propri cari e le proprie famiglie, lasciare Hogwarts ci rende tutti irrimediabilmente tristi.
"Vi scriverò ogni settimana, promesso!" trilla Mary, con le lacrime agli occhi.
"Guarda che ci rivedremo fra un paio di mesi." cerca di sdrammatizzare Hestia, sfoggiando un tono pratico e conciliante.
"Due mesi in cui saremo lontane..." mormora Mary affranta, trattenendo a stento un singhiozzo, "Mi mancherete così tanto!"
"Ma abbiamo ancora tutto il viaggio di ritorno da passare insieme!" intervengo comprensiva, nel vano tentativo di mitigare l'ondata di improvvisa nostalgia che sembra essersi impossessata della mia amica. La stessa nostalgia che, benché mi stia sforzando di non darlo a vedere, ha cominciato ad attanagliarmi lo stomaco nell'istante esatto in cui, priva della mia uniforme scolastica e armata di baule, ho messo piede fuori dal castello.
Il fatto è che, in questi anni, ho imparato a considerare Hogwarts come una casa, e il solo pensiero di allontanarmi dalle sue mura intrise di mistero e di magia, seppur per pochi mesi, mi infonde nell'animo una tristezza pungente, difficile da scacciare via.
È un sentimento condiviso, a quanto pare, considerando la lentezza innaturale con cui la folla che riempie il marciapiede si avvicina alle porte del treno. All'improvviso, dalla testa del veicolo esplode un fischio, esortando gli studenti a salire. Volente o nolente, il momento della partenza è arrivato, non c'è più tempo per gli indugi.
Con lo sguardo velato da un'affettuosa malinconia, abbraccio un'ultima volta l'immagine di Hogwarts e dei suoi confini, prima di scivolare dentro una delle carrozze scarlatte del treno. Hestia e Mary si mettono subito alla ricerca di uno scompartimento vuoto in cui sistemarsi. Io, invece, procederò dritta verso la Carrozza dei Prefetti. Lì, mi attende una breve riunione, in cui si discuterà dei metodi di sorveglianza che si sono rivelati utili ed efficaci durante l'anno, e di ciò che deve essere ancora migliorato.
Sono sul punto di salutare le ragazze, raccomandandomi di tenermi un posto, quando, all'improvviso, la voce squillante di Marlene ci piove addosso con entusiasmo dirompente.
"Eccovi! Vi ho cercato dappertutto." esclama allegra, unendosi al gruppo come se fosse stata insieme a noi per tutto il tempo.
Eppure, ricordo perfettamente come Marlene si sia dileguata di punto in bianco e senza preavviso, non appena aver oltrepassato la porta di quercia del castello.
Per istinto, le lancio un'occhiata piena di disapprovazione. I capelli biondi sono in disordine, le guance lievemente arrossate e le labbra turgide, incurvate in un sorrisetto malizioso e soddisfatto: mi basta un secondo per intuire con chi la mia compagna si è intrattenuta nell'ultima mezz'ora. E, immancabilmente, sento lo stomaco stringersi in una morsa dolorosa.
Marlene è appena stata con Sirius, è evidente. Persino il più stupido dei Troll se ne renderebbe conto. La sola idea di loro due insieme, appartati chissà dove a sbaciucchiarsi, mi provoca un immediato moto di stizza e frustrazione, che a stento riesco a dissimulare. Per fortuna, Hestia e Mary sono alle prese con i loro bagagli in questo preciso momento, mentre Marlene è fin troppo su di giri per accorgersi del mio improvviso - e probabilmente sospetto - malumore.
Con fare spiccio, saluto le mie compagne e mi avvio frettolosamente verso la Carrozza dei Prefetti, con l'urgenza di allontanarmi il prima possibile dal più che prevedibile resoconto di Marlene sui fantastici baci di Sirius.
Avanzo dritta lungo il corridoio del treno, la bocca chiusa in una linea sottile, segretamente in balia di un intenso turbamento. Per quanto mi sforzi ad ignorarlo, Sirius continua a dominare spietatamente i miei pensieri. La parte più logica di me non può fare a meno di chiedersi come questo sia possibile. Dopotutto, le occasioni in cui io e Sirius Black ci siamo scambiati la parola si possono contare sulle dita di una mano. Non so praticamente nulla di lui, se non il perpetuo atteggiamento da ribelle che esibisce a scuola o qualche sporadico aneddoto sulla sua famiglia complicata. Eppure, mi basta udirne il nome, o incrociare per sbaglio i suoi scintillanti occhi grigi per sentire il mio animo vibrare. Allo stesso modo, il solo pensiero di lui incollato alle labbra di un'altra è sufficiente a farmi piombare in uno stato di rabbia e sconforto tale da inondarmi di vergogna.
Dopo una manciata di minuti, trascorsa a svicolare tra le scie di studenti intenti a ciondolare per il corridoio alla ricerca di un buon posto dove sedersi, finalmente raggiungo la Carrozza dei Prefetti. Mi unisco agli altri Grifondoro, nonché Lupin, Longbottom e Alice Prewett. Quest'ultima allarga un sorriso sincero quando mi vede e mi fa segno di accomodarmi accanto a lei. La cosa non può che rendermi felice, seppur un poco interdetta, considerando il fatto che fino a pochi giorni fa a malapena mi rivolgeva la parola. Tuttavia, scelgo di non lambiccarmi troppo sulla questione e, non appena i Caposcuola e i Prefetti di tutte e quattro le Case di Hogwarts fanno il loro ingresso nello scompartimento, mi concentro su nient'altro che la riunione.
Come previsto, l'incontro si esaurisce in pochi minuti; le raccomandazioni e i consigli dei Caposcuola si trasformano presto in semplici frasi di congedo, augurando a ciascuno di noi una buona estate. In pochi secondi, il gruppo di studenti si scompone e si sparpaglia, defluendo in fretta fuori in corridoio. Al contrario degli altri miei compagni, io, invece, mi attardo, prendo tempo, cercando un qualsiasi pretesto che mi eviti l'impiccio di tornare da Marlene e, soprattutto, da suoi racconti riguardo lei e Sirius. Mi sarei persino trattenuta a chiacchierare con Lupin e Longbottom, ma entrambi si sono dileguati nel preciso istante in cui i Caposcuola ci hanno salutati. Lupin sarà sicuramente corso da Potter e gli altri; l'impazienza di Frank, invece, mi è sembrata insolita. Non è da lui fuggire via così.
Rassegnata al mio destino, decido di avviarmi anch'io, benché controvoglia, verso lo scompartimento dove mi attendono le mie amiche. Tuttavia, proprio un secondo prima che io afferri la maniglia della porta, un rumore improvviso, seppur flebile come un soffio d'aria, mi blocca istintivamente la mano. Per un attimo ho l'impressione di essere stata io a sospirare, forse involontariamente. Ma un secondo fiato, seguito da un paio di singhiozzi malamente soffocati, spazza via ogni mio dubbio.
Qualcun altro si trova ancora dentro la Carrozza dei Prefetti.
Rapidamente e con attenzione, scandaglio il perimetro dell'abitacolo. Nascosta in un angolo, scorgo la figura di Alice Prewett: ha il viso rivolto al finestrino, lo sguardo perso nel paesaggio. Un raggio di sole penetra attraverso il vetro, andando a posarsi sulla pelle delle sue guance e illuminando, così, una minuscola lacrima che le scivola silenziosa lungo il volto.
"Ehi Prew... ehm, no... Alice!" esclamo preoccupata, ricordandomi all'ultimo secondo del suo desiderio di essere chiamata per nome.
Alice, che a quanto pare non si aspettava di essere in compagnia di altre persone dentro alla carrozza, sobbalza spaventata. Si volta di scatto al mio indirizzo, mentre leva una mano per asciugarsi le lacrime dal viso.
"Lily... credevo fossi uscita uscita insieme agli altri" la voce le esce di bocca in un sussurro mortificato, quasi volesse giustificarsi di un errore.
Senza indugio, mi avvicino, annullando i pochi metri che ci separano. Ora che riesco a vederla bene in faccia, Alice mi appare come il ritratto dello sconforto: ha gli occhi rossi e gonfi per il pianto, le guance rigate.
"Cos'è capitato?" le domando apprensiva.
Alice sospira, trattenendo le parole in gola per la frazione di un istante.
"È successo qualcosa di grave?" incalzo, sempre più allarmata. Ma la mia compagna scuote energica la testa, nel vano tentativo di rassicurarmi.
"N-no, nulla di grave. È che... sono solo una stupida..." farfuglia amaramente, puntando di nuovo gli occhi sul paesaggio oltre al vetro. Trascorre un altro paio di secondi, immersi in un denso silenzio, rotto soltanto dallo stridere metallico delle ruote del treno in sottofondo. Nemmeno per un momento il mio sguardo si stacca dal volto triste di Alice Prewett, nell'ansiosa attesa di una risposta.
"Si tratta di Frank..." mormora, infine, arresa.
"Frank... Longbottom?"
Alice annuisce flebilmente, ma poi tace, non aggiunge altro, lasciandomi nel dubbio più completo.
"Avete litigato?" chiedo incerta. Da che io ricordi, nemmeno una volta mi è parso di aver visto Alice Prewett e Frank Longbottom bisticciare. Sono amici da una vita, il loro rapporto è noto per essere solido quanto le magiche mura di Hogwarts.
"No, non abbiamo litigato... è che lui adesso è insieme a... a Bethany Morgan" sputa fuori Alice in un soffio. Pronunciare le ultime due parole sembra costarle uno sforzo indicibile.
Di primo acchito, resto sbigottita dalla risposta. Impiego qualche secondo prima di registrarne l'effettivo significato. Conosco Bethany Morgan, benché solo di nome. È una ragazza di Tassorosso, del sesto anno. È alta e snella, graziosa nell'insieme. Per un attimo mi chiedo cosa ci sia di tanto orribile nel vedere Frank Longbottom uscire insieme a lei.
Poi però, di colpo, tutto mi appare inevitabilmente chiaro. Riconosco all'istante l'espressione lugubre dipinta addosso al viso della mia compagna. Il suo sguardo saturo di sconforto e rassegnazione mi è fin troppo famigliare.
"Mi dispiace" dico con molto più trasporto di quanto vorrei far trasparire. Ma il fatto è che so perfettamente cosa Alice sta provando in questo momento.
Lei, intanto, cerca di ricacciare indietro gli ultimi residui di lacrime e di ricomporsi.
"Non devi dispiacerti. Te l'ho detto, sono una stupida. Frank è il mio migliore amico, ci conosciamo sin da bambini. So che dovrei essere felice per lui... ma proprio non ce la faccio. Sono proprio una pessima amica." proclama con profonda amarezza.
"No che non lo sei!" ribatto accalorata. Tuttavia, non posso evitare di ridere della mia incoerenza, dal momento che io stessa non perdo occasione di definirmi così ogni volta che mi intristisco al pensiero di Marlene insieme a Sirius Black.
"Non l'ho mai confessato a nessuno, prima d'ora... riguardo ciò che provo per Frank... Ma, in fondo, credo che tu, più di tutti, riesca a capire come mi sento" mormora poi la mia compagna, fissandomi con un'enigmatica intesa.
Da parte mia, non posso fare a meno di scoccarle un'occhiata interrogativa.
"Cosa intendi?"
"Ho notato come guardi Sirius Black di recente" replica con semplicità.
Il suono della sua frase mi raggela, come se mi fosse appena colata addosso una secchiata d'acqua gelida. Per istinto, mi irrigidisco tutta, scrutando Alice spaventata e con aria colpevole, alla stregua di un criminale colto con le mani nel sacco.
"Non ti devi preoccupare!" si affretta a dire Alice, ansiosa. "Non ho intenzione di dirlo a nessuno, te lo posso giurare sulla mia bacchetta!"
"Ti ringrazio" mi limito a rispondere, lievemente rincuorata. Dopotutto, Alice mi sembra sincera. "Anch'io ti prometto che non rivelerò a nessuno di te e Longbottom"
Alice sospira, abbozzando un sorriso. Per un paio di secondi, un denso silenzio si dilata fra di noi, carico di una complicità solenne, quasi come se avessimo appena suggellato un'importante giuramento reciproco.
"Sai, mi dispiace... All'inizio mi eri sembrata antipatica. Ti ho proprio giudicata male" proclama Alice, di punto in bianco, dandomi conferma di un qualcosa che ho sempre sospettato.
"È per questo motivo che non mi hai mai rivolto la parola?"
Alice annuisce timidamente, stringendosi nelle spalle.
"Credevo facessi il filo a Frank" confessa desolata, lasciandomi di stucco.
"Che cosa?! Ma sei matta!" ribatto immediatamente, "Longbottom mi è simpatico, certo, si è sempre dimostrato gentile nei miei confronti. Ma non ho mai pensato che... Io non... Io non gli ho mai fatto il filo!"
"Lo so, lo so. Te l'ho detto, ti avevo giudicata male... e comunque, ormai, non ha più importanza. È chiaro che Frank non prova nessun interesse nei miei confronti" asserisce Alice sconsolata. Un'ombra di cupa tristezza torna a velarle gli occhi ed io avverto l'istantaneo bisogno di consolarla.
Rapidamente, scandaglio i miei pensieri, alla ricerca di un qualsiasi argomento utile in grado di distrarla dall'immagine di Frank Longbottom intento ad amareggiare con Bethany Morgan, in chissà quale carrozza dell'Hogwarts Express.
"E così ti sei accorta che mi piace Sirius Black" commento con ostentata nonchalance. Tuttavia, percepisco le guance diventarmi improvvisamente bollenti. È la prima volta che dichiaro i miei sentimenti ad alta voce e ciò mi provoca una strana sensazione. Di primo acchito, mi sento fastidiosamente vulnerabile, ma al contempo alleggerita, come se mi fossi appena tolta di dosso una corazza assai pesante.
Fisso Alice con cautela. Lei annuisce, sorridendomi con sincera comprensione. La cosa mi tranquillizza, almeno un poco.
"Speravo non fosse così evidente" sospiro con rassegnata ironia.
"Non è che sia poi così lampante..." mormora Alice incoraggiante. "Il fatto è che io conosco fin troppo bene i sintomi. Li riconoscerei su chiunque"
Sollevata, sorrido. Per la prima volta, dopo tanto tempo passato a reprimere ciò che provo, finalmente avverto un'inaspettata leggerezza nel cuore. Sapere di non essere l'unica ad affrontare certi tipi di tormenti mi fa sentire meno sola. E, soprattutto, compresa. Guardo ancora fuori, oltre il vetro. Il sole splende alto in cielo, la campagna inglese si espande a perdita d'occhio, fino all'orizzonte. È una bella giornata. E, incredibilmente, mi appare molto più luminosa rispetto a pochi secondi fa. Come se, tutt'a un tratto, la cortina intrisa di sconforto che mi offuscava lo sguardo si fosse magicamente dissolta.
All'improvviso, mi accorgo persino di aver fame.
"Ehi Alice, che ne dici se andiamo a cercare la signora del carrello? Mi è venuta una gran voglia di Cioccorane!" propongo con rinnovata spensieratezza.
"Ottima idea! In effetti, pure io ho un certo languorino" concorda Alice, rinfrancata.
E così, insieme superiamo la soglia cigolante della Carrozza dei Prefetti, chiudendoci vigorosamente alle spalle la porta scorrevole dello scompartimento. E, dietro di essa, anche le angosce, la frustrazione e i tutti quei sentimenti segreti che ci siamo confidate in lacrime silenziose e sospiri.
Attraversiamo il corridoio del treno, brulicante di studenti, sicure e a testa alta, un po' meno preoccupate di chi potremmo incontrare lungo il tragitto.
"Sai, Lily, dopo dovremmo scambiarci gli indirizzi. Così possiamo mantenerci in contatto durante l'estate. Che ne pensi?" suggerisce Alice, mentre agilmente svicoliamo tra i manipoli di ragazzi che costellano il corridoio.
"Penso che sia un'idea splendida!" dichiaro allegra.
E, nel mentre che cammino insieme ad Alice lungo il treno, non posso fare a meno di sorridere, sentendo nel profondo nel mio cuore la nascita di una nuova scintilla di gioia e percependo nell'aria quell'inconfondibile profumo confortante di un'amicizia appena sbocciata.
Nota Autrice:
Finalmente sono riuscita a pubblicare. Questo capitolo è un po' di passaggio, non succede nulla di eclatante. Ma era tempo che desideravo far diventare amiche Lily e Alice Prewett. E mi piaceva l'idea che condividessero lo stesso sentimento di una cotta non corrisposta.
Come sempre aspetto i vostri commenti per sapere cosa ne pensate ^.^
Ringrazio di cuore tutti coloro che stanno leggendo questa storia sempre più improvvisata ❤
Alla prossima puntata, un abbraccio
~Vale ♡
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