29 - In Riva al Lago Nero

Hogwarts. Giugno, 1976.

Lily

«Giù le penne!» annuncia la vocetta acuta del professor Flitwick, mettendo così fine alla prova d'esame di Difesa Contro Le Arti Oscure. «Per favore, restate seduti mentre raccolgo i compiti! Accio!»

Uno stormo di rotoli di pergamena si libra in aria, per poi sfrecciare verso il minuscolo professore e atterrare fra le sue braccia tese, facendolo capitombolare a terra. Molti dei miei compagni scoppiano a ridere. Anch'io mi lascio sfuggire un sorrisetto divertito, ma subito dopo mi alzo e, insieme a Emily Taylor, seduta come me in prima fila, accorro in soccorso del docente, prendendolo sottobraccio e sollevandolo di peso.

«Grazie, grazie» ansima il professor Flitwick, prima di congedare tutti gli studenti presenti in Sala Grande. «Molto bene, potete andare!»

Torno al mio banco e raccolgo penne e pergamene, infilandole in borsa. Dopodiché, mi avvio verso la porta d'uscita, che dà nella Sala d'Ingresso, svicolando rapida tra i banchi e i vari capannelli di ragazzi che ancora si attardano per discutere dell'esame. Mary, Hestia e Marlene mi stanno aspettando oltre la soglia, con la schiena appoggiata contro il muro in pietra.

«Com'è andata?» mi domanda Mary con curiosità, non appena le raggiungo.

Nel frattempo, il corridoio viene invaso dall'orda di studenti del quinto anno. La maggior parte di loro si accalca davanti al portone, ansiosi di uscire all'aperto.

«Bene, credo. Le domande non erano troppo difficili» rispondo senza sbilanciarmi troppo. «A voi come sono sembrate?»

«Affrontabili, tutto sommato. Eccetto la numero dieci... non sono riuscita a ricordare tutti e cinque i segni che identificano un lupo mannaro.» replica Marlene, un poco desolata.

Io e le mie amiche ci immergiamo, quindi, in un fitto confronto sui quesiti della prova di Difesa Contro Le Arti Oscure, in attesa che la folla scemi, prima di incamminarci a nostra volta verso l'uscita.
Osservo distrattamente il fiume di teste che fluisce piano oltre il portone di quercia, quando, all' improvviso, vedo sfilare davanti a me, a pochi metri di distanza, l'inconfondibile figura di Alya Merope Black, come sempre accerchiata dalle sue tre inseparabili compagne di Serpeverde.

La Black pare essersi accorta della mia presenza. Mi getta un'occhiata veloce, abbozzando un ghigno di scherno. Ha addirittura la faccia tosta di scoccarmi un occhiolino. Poi, volta la testa dall'altra parte e, a mento alto, avanza trionfia verso i sotterranei del castello. Inerme, la osservo svanire dal mio campo visivo, inghiottita dalla folla, mentre un moto di stizza mi assale, facendomi fremere di rabbia.

Quanto vorrei farle abbassare la cresta!

Tuttavia, rammento fin troppo bene le parole con cui mi ha minacciato ieri, dentro al Bagno dei Prefetti. Cerco di acquietare i miei pensieri e, soprattutto, il mio desiderio di rivalsa. Una vocina dentro di me continua a ripetermi che non conviene stuzzicare una serpe del genere. Non si può mai sapere con quale tipo di veleno potrebbe ripagarmi.

Stringo ferocemente le mani attorno alla cinghia della mia borsa, concedendomi almeno un profondo sospiro saturo di frustrazione.

«Qualcosa non va?» mi chiede Marlene, notando preoccupata il mio disappunto.

«Nulla, ho solo visto un orrido insetto sul muro!» mento, sforzandomi di scacciare la fastidiosa immagine di Alya Merope Black dalla testa.

Marlene, Hestia e Mary lanciano sguardi ansiosi alle pareti che le circondano, immaginandosi di trovarci chissà quale immonda creatura.

«La folla si è diradata ormai, andiamo!» esclamo, avviandomi di gran carriera verso l'uscita del castello, insieme alle mie compagne.

Fuori, la giornata è bellissima. Il sole splende alto in cielo, irradiando con i suoi raggi abbaglianti la superficie del Lago Nero e la distesa di erba verde che si espande a perdita d'occhio.

Io, Marlene, Hestia e Mary puntiamo dritte verso la riva del lago, dove le nostre amiche di Corvonero e Tassorosso si stanno sbracciando per farsi vedere. Ci uniamo a loro, sedendoci sulla sponda. Mentre chiacchieriamo, ci togliamo scarpe e calze. La giornata è così calda, e l'acqua del lago appare così limpida ed invitante, che risulta impossibile non cedere all'impulso di immergere i nostri piedi e rinfrescarci.

In quest'atmosfera rilassata, presto la tensione dell'esame si allenta. I nostri discorsi diventano più leggeri, sgretolandosi di tanto in tanto in risate, riempiendo l'aria attorno a noi di suoni allegri e cristallini. Per la frazione di un secondo, riesco persino a dimenticarmi dei miei cupi pensieri su Alya Merope Black.

Ma è questione di un attimo prima che la magia si rompa.

Mi guardo attorno, ammirando con sguardo distratto lo splendido paesaggio che mi circonda. Vengo colta da un sussulto quando mi accorgo che, poco distanti da noi, ci sono anche i Malandrini, comodamente spaparanzati sull'erba, all'ombra dello stesso faggio dove è caduta Marlene.

Remus Lupin è seduto con la schiena appoggiata contro il tronco dell'albero, concentrato nella lettura di un libro; Sirius è disteso vicino a lui, guardandosi in giro con aria annoiata. James Potter, invece, è intento a dare spettacolo di sè - come sempre, d'altronde - giocando con un Boccino d'Oro preso da chissà dove. Peter Pettigrew lo fissa ammirato, sciogliendosi in applausi eccitati a ogni presa particolarmente difficile. Applausi che James Potter sembra gradire enormemente, a giudicare dall'espressione tronfia che esibisce senza ritegno. Lo osservo nauseata, mentre si passa una mano tra i capelli, un gesto che ripete spesso, come per assicurarsi che non gli stiano troppo in ordine.

Per un attimo, Potter si volta lanciando un'occhiata al mio indirizzo. Distolgo rapida lo sguardo. Non voglio regalargli la soddisfazione di beccarmi intenta a fissarlo. Fra lui e la Black, non so dire chi dei due è più insopportabile.

«Ehi, Marlene... Perchè non sei ancora andata a salutare Sirius? Non avrete litigato?» domanda di punto in bianco Priscilla Montgomery.

Drizzo subito le antenne, attirata dalla piega che sembra aver preso la conversazione. In effetti, Montgomery ha ragione. Sirius e Marlene si trovano a pochi metri di distanza, eppure non si sono ancora rivolti la parola... Che abbiano davvero bisticciato? Inconsciamente, si accende in me una timida scintilla di speranza. Una speranza che al contempo ha il potere di farmi sentire terribilmente meschina.
Ma Marlene scuote il capo con convinzione.

«Ma no, non abbiamo litigato! È solo che a Sirius non piace che qualcun altro si intrometta nel suo gruppo di amici. Ed io voglio lasciargli i suoi spazi.» spiega con semplicità. Tuttavia, non mi sfugge la flebile nota di fastidio che le intride la voce. Forse Marlene non è così d'accordo sul fatto di lasciare a Sirius i propri spazi. Né di non essere ammessa in quel circolo maschile ed esclusivo che sembrano aver creato i quattro ragazzi.

Ancora una volta, qualcosa dentro di me vibra di istintiva soddisfazione, benché me ne vergogni immediatamente.

«E tu, Lily? Perché non sei insieme al tuo fidanzato adesso?» torna all'attacco Priscilla, stavolta rivolta a me.

Strabuzzo gli occhi, esterrefatta.

«Eh? Cosa? Di quale fidanzato parli? Io non ho nessun fidanzato!» esclamo indignata. Spero per lei che non si riferisca a Potter, perché potrei dare di matto!

Ma la sua risposta mi lascia ben più sorpresa di quel che mi aspettassi.

«Sto parlando di Piton... credevo foste fidanzati o qualcosa del genere. È dal primo anno che state sempre appiccicati» replica Priscilla, con una scrollata di spalle.

«Assolutamente no!» mi affretto a spiegare, avvampando per l'imbarazzo.
«Io e Severus siamo amici, soltanto amici! Ci conosciamo sin da bambini, ma non c'è assolutamente niente fra di noi...»

«Secondo il mio modesto parere, Piton non la vede allo stesso modo» interviene Hestia, ammiccando. Mary, seduta accanto a lei, non riesce a dissimulare una risatina maliziosa.

«Non essere sciocca, Hestia! È assurdo... Severus è un amico, niente di più.» insisto, mentre una vaga tristezza mi si insinua nell'animo.

Mi incupisco, ripensando alle ultime discussioni avute con Severus. Riguardo i compagni poco raccomdabili che frequenta, o il tipo di magia al quale sembra essere così pericolosamente attratto di recente. Il nostro rapporto è cambiato ed io ho la terribile sensazione che si stia inesorabilmente deteriorando. Dopotutto, sono settimane che io e Severus a malapena ci parliamo e, quando accade, ho la perenne impressione che ci sia una sorta di barriera fra di noi, un muro invalicabile, che ci pone su due fronti opposti.

«Ma guarda! Quando si parla del diavolo...» annuncia Marlene, riscuotendomi dai miei pensieri.

Sollevo gli occhi dal lago e mi volto, incrociando la sagoma spigolosa e scura di Severus, appena emersa dall'ombra di un gruppo di cespugli poco più in là. Tentenno un paio di istanti, indecisa se andargli incontro e chiedergli com'è andato il suo esame di Difesa Contro Le Arti Oscure (la sua materia preferita) oppure fare finta di niente, evitando così un altro eventuale ed inutile bisticcio. Ma non ho il tempo di decidermi perché una voce fastidiosa mi precede.

«Tutto bene, Pivellus?» chiede James Potter ad alta voce. Lui e Sirius si sono alzati da terra ed ora scrutano Severus come due cani da caccia di fronte a una preda. Io resto immobile, osservando la scena in allerta.

Severus, non appena riconosce la voce del rivale, scatta con una rapidità sorprendente, probabilmente convinto di subire un attacco. Lascia cadere la borsa di scuola sull'erba ed estrae la bacchetta. Sfortunatamente, Potter è più veloce, disarmandolo prima che possa formulare un incantesimo.

La bacchetta di Severus fa un volo di tre metri, atterrando sul suolo dietro di lui. Sento Sirius scoppiare in una fragorosa risata di scherno, prima di puntare anche lui la bacchetta contro il rivale di Serpeverde.

«Impedimenta!» esclama e Severus crolla a terra lungo disteso.

Molti degli studenti che si trovano nei paraggi si sono voltati per assistere meglio alla scena. Pochi come me sembrano preoccupati. Altri, semplicemente divertiti. Marlene e Priscilla, ad esempio, si lasciano sfuggire una risatina, ma io le fulmino all'istante con un'occhiata feroce. So che nessuna delle due nutre simpatia per Severus. Ma ciò non giustifica l'ignobile comportamento di Sirius e di Potter. Una parte di me freme dalla voglia di intervenire, ma sono costretta a reprimere l'impulso. Conosco bene Severus e, soprattutto, il suo orgoglio. Si infurierebbe a morte se osassi difenderlo durante quella che lui considera, da anni, una sua battaglia personale. Perciò resto ferma dove sono, seduta in riva al lago, sperando con tutto il cuore che Severus riesca a sbrigarsela da solo. Tuttavia, tiro fuori i piedi dall'acqua, li asciugo alla meno peggio e mi rimetto le scarpe, per sicurezza.

Nel frattempo, Severus è ancora disteso a terra. Sirius e Potter avanzano verso di lui con le bacchette levate. Vedo Potter lanciare occhiate di sbieco al nostro indirizzo. O, per essere più precisi, a me. Come se volesse accertarsi che io lo stia effettivamente guardando. Un moto di pura rabbia mi attraversa da capo a piedi. Cosa diavolo vuole dimostrare?

«Com'è andato l'esame, Pivellus?» chiede Potter, tornando a rivolgere la sua totale attenzione a Severus.

«Lo tenevo d'occhio, aveva il naso incollato alla pergamena» sghignazza Sirius, con tono perfido. Un tono che suona spaventosamente simile a quello usato dalla sua odiata sorella contro di me, nel Bagno dei Prefetti. «Con tutto l'unto che ci avrà lasciato, non riusciranno a leggere una parola».

Diverse risate si levano dai vari capannelli di ragazzi che si sono avvicinati per assistere alla scena. Un senso di profonda delusione mi pervade nel vedere Sirius comportarsi in questo modo. Alla fine dei conti, lui e sua sorella Alya non sono poi così diversi. Entrambi - come anche Potter, del resto - sembrano divertirsi un mucchio a bistrattare chi non va loro a genio.

Severus, intanto, cerca di rialzarsi, ma l'incantesimo di Sirius non è ancora svanito, perciò non può fare altro che divincolarsi, inchiodato a terra, impotente.

«Aspetta... tu! Aspetta e vedrai!» ansima, fissando Potter con un un odio che raramente gli ho visto negli occhi.

«Aspettare cosa?» lo schernisce gelido Sirius. «Che cosa farai, Pivellus, ci userai per soffiarti il naso?»

Un fiume di imprecazioni sgorga dalla bocca di Severus, insieme ad alcune fatture le quali, però, con la bacchetta lontana, risultano totalmente inutili.

«Faresti meglio a lavarti la bocca» commenta Potter con freddezza. «Politio!»

Una densa schiuma rosea erutta, all'improvviso, dalle labbra di Severus. Lo vedo annaspare, mentre tenta di sputarla. Ma la schiuma, invece di diminuire, aumenta, gli riempie la bocca, provocandogli conati di vomito, soffocandolo...

Senza nemmeno rendermene conto, balzo in piedi.

«Lascialo STARE!» grido infuriata alle spalle di Potter.

Lui e Sirius si voltano di scatto, all'unisono. Con la mano libera, Potter si arruffa ancora una volta i capelli.

«Tutto bene, Evans?» dice disinvolto.

«Lascialo stare» ripeto, guardandolo con disgusto. «Che cosa ti ha fatto?»

«Be'... è più il fatto che esiste, non so se mi spiego» ribatte lui, piegando le labbra in un sorriso sghembo.

Molti ragazzi intorno a noi ridono, tra cui anche Pettigrew e Sirius. L'unico a restare serio è Lupin, il quale si ostina a tenere la faccia sepolta dietro le pagine del suo libro, visibilmente a disagio per la situazione che si è venuta a creare. Ciò nonostante, si è ben guardato dall'intervenire, benché sia anche lui un prefetto. Sa perfettamente che i suoi amici si stanno comportando in modo ingiusto e orribile, eppure non ha il coraggio di muovere un dito contro di loro.

Sento l'indignazione crescere dentro di me. Volgo lo sguardo di nuovo verso
Potter che ancora mi sorride spavaldo, tutto compiaciuto del successo che il suo crudele scherzo ai danni di Severus sta ottenendo.

«Ti credi divertente, Potter. Ma sei solo un bullo arrogante e prepotente. Lascialo stare» rimarco con voce gelida, gli occhi ridotti in due fessure.

«Solo se esci con me, Evans» replica Potter senza pensarci due volte. «Esci con me, e non alzerò mai più la bacchetta su Pivellus».

«Non accetterei nemmeno se dovessi scegliere fra te e una piovra gigante» ribatto disgustata.

«Ti è andata male, Prongs» interviene Sirius spiccio. Per un fugace istante, mi pare di scorgere un bagliore di soddisfazione nei suoi occhi. Ma probabilmente si tratta soltanto di una mia mera illusione.
Poi si volta verso Severus, il quale nel frattempo è uscito a liberarsi dalla Fattura Impediente e a riappropriarsi della sua bacchetta.

«EHI!» ringhia Sirius furente e allarmato allo stesso tempo.

Ma Severus si muove veloce. Ha già levato la bacchetta, puntandola dritto contro Potter. Dall'estremità prorompe un fiotto di luce, simile a uno sparo, e sulla guancia del Grifondoro si disegna un taglio, non particolarmente profondo, ma abbastanza da schizzare sangue sulla sua uniforme.

Vedo lo sguardo di Potter mutare improvvisamente, le sue pupille vibrano ardenti, sature di pura collera. Il ragazzo ruota agile e deciso su sé stesso, pronunciando con voce adirata:

«Levicorpus!»

Dalla bacchetta di Potter scaturisce un secondo lampo di luce e, in meno di un secondo, Severus si ritrova a penzolare per aria a testa in giù, con la divisa che gli ricade verso il basso, lasciando scoperte le gambe smilze e un paio di mutande grigiastre.

La piccola folla di studenti che sta assistendo alla scena scoppia in una risata fragorosa. Molti battono le mani, esultanti.

«Mettilo giù!» grido io furiosa, cercando di sovrastare l'ondata di risate.

«Ai tuoi ordini» ribatte Potter serafico, roteando la bacchetta all'insù.

Severus ricade con un tonfo a terra, afflosciandosi come un sacco vuoto. Rapidamente, si districa dai lembi dell'uniforme che gli impediscono i movimenti e si rimette in piedi, con la bacchetta di nuovo pronta, puntata su Potter. Ma Sirius, con una mossa altrettanto scattante, lo anticipa.

«Petrificus Totalus!» Ed ecco Severus cadere nuovamente a terra, rigido come un fuso.

Fuori di me dalla rabbia, inpugno a mia volta la bacchetta, puntandola prima verso Sirius poi verso Potter, i quali ora mi squadrano preoccupati.

«LASCIATELO STARE!» urlo furibonda, incapace di controllarmi.

«Dài, Evans, non costringermi a farti una fattura» commenta Potter con un tono vagamente minaccioso, seppur poco convinto.

«Allora liberalo!» rimarco risoluta.

Potter sospira stizzito. Poi, si gira verso Severus e lo libera dall'immobilità, recitando svogliatamente un controincantesimo.

«Ecco fatto» dice contrariato, mentre Severus si rimette goffamente in piedi.
«Ti è andata che ci fosse Evans, Pivellus...»

«Non mi serve l'aiuto di una piccola schifosa Sanguemarcio!» sibila Severus a denti stretti, con la faccia contorta in una smorfia furente e umiliata.

Trasecolo. Quelle parole, così cariche di odio e di disprezzo, mi colpiscono con la stessa violenza di un pugno allo stomaco. Avverto un infido bruciore pungolarmi gli angoli degli occhi. Guardo Severus costernata. Non riesco a credere che mi abbia davvero chiamata in quel modo.

Sbatto prontamente le palpebre, determinata a scacciare via le lacrime sleali che cominciano ad appannarmi la vista. Non permetterò a nessuno dei presenti di vedere quanto quel termine orribile mi abbia ferita. Né a Severus né a quell'arrogante di James Potter. Nemmeno a Sirius.

«Molto bene» dico con freddezza, rivolta a colui che una volta consideravo il mio migliore amico. «Vuol dire che in futuro non mi prenderò la briga di aiutarti. Ho chiuso con te. E se fossi in te mi laverei le mutande, Pivellus» dichiaro, ponendo particolare enfasi sulla parola "Pivellus". Una piccola ripicca personale. So bene quanto Severus detesti quel nomignolo.

«Chiedi scusa a Evans!» si intromette Potter, brandendo la bacchetta contro Severus, in uno slancio di cavalleria che non gli appartiene.

«Non voglio che mi chieda scusa perché l'hai costretto tu!» tuono, ancora più oltraggiata. «Siete uguali, voi due!»

«Che cosa?» sbotta Potter indignato. «Io non ti avrei MAI chiamato una... tu-sai-come!» cerca di difendersi, come se questo bastasse a renderlo migliore ai miei occhi. Ma non funziona così. James Potter è uno strafottente, un arrogante di prima categoria, convinto di essere superiore agli altri per motivi che mi sfuggono.

Incapace di tenere a freno la lingua, gli lancio un'occhiata gelida, sputandogli addosso tutto il mio disgusto:

«Sempre a spettinarti i capelli perchè ti sembra affascinante avere l'aria di uno che è appena sceso dalla scopa, sempre a esibirti con quello stupido Boccino e a camminare tronfio nei corridoi e lanciare fatture su chiunque ti infastidisca solo perchè sei capace... sei così pieno di te che non so come fa la tua scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA!».

E, senza concedergli il lusso di ribattere, giro i tacchi e corro via.

«Evans! Ehi, EVANS!» mi grida dietro Potter. Ma io lo ignoro e non mi volto. Proseguo dritta verso il castello, lontana da quel manipolo di ragazzi prepotenti e superficiali, troppo preoccupati di dare sfoggia di sè per accorgersi di quanto le loro azioni - e le parole - possano ferire il prossimo.

Avanzo veloce verso il portone di quercia, determinata ad allontanarmi quanto più possibile da Severus e dal suo velenoso rancore, dalla sua ipocrisia; o da James Potter e dal suo insopportabile ego. E da Sirius.

Vederlo accanirsi su Severus oggi, in un modo così tanto perfido, solo per spalleggiare il suo stupido migliore amico spettinato, mi ha lasciata profondamente delusa, molto più di quanto mi sarei mai immaginata. Credevo fosse una persona migliore. Credevo fosse diverso. O, forse, semplicemente ci speravo. È così che funzionano le cotte, presumo. I sentimenti che provo per lui devono avermi annebbiato la mente, confondendomi e facendomi vedere in Sirius Black una profondità d'animo che, a quanto pare, in realtà non possiede.

D'altronde, stiamo parlando del fratello gemello di Alya Merope Black, la subdola serpe che mi ha braccata, derisa e minacciata meno di ventiquattro ore fa, dentro al Bagno dei Prefetti, soltanto per il gusto di farsi vendetta da sola. Soltanto per dimostrare che ne è capace. Se davvero avesse voluto giustizia, si sarebbe rivolta a un professore o al Preside. Ma, a quanto pare, attaccare e prendersi in gioco di chi considerano inferiori è parte dell' indole dei Black. Di tutti i Black, nessuno escluso.

Colma di delusione e di disgusto, mi obbligo a non lambiccarmi ancora su Sirius, dirottando i miei pensieri su altro. Tuttavia, ciò non mi aiuta a tirarmi su di morale.

Le parole piene di rabbia e di umiliazione pronunciate da Severus ritornano a martellarmi nella testa e ad avvelenarmi il cuore. Una, in particolare, continua a torturarmi, risuonando insistente nella mia mente, come un disco rotto. Sanguemarcio.

Come ha potuto Severus chiamarmi con un nome tanto orribile?

Ho già superato da un pezzo la soglia d'ingresso del castello, quando, a un tratto, percepisco qualcosa di caldo bagnarmi le guance. Sono lacrime. Copiose lacrime hanno iniziato a solcarmi la pelle del viso ed io non me ne sono nemmeno accorta. Sono lacrime amare, sature di rabbia e di tristezza. Ma questa volta le lascio libere di fluire, senza trattenerle nè asciugarle. Piango in silenzio, mentre continuo a camminare. Mentre continuo a pensare a Severus e all'oscura strada che ha deciso di intraprendere. E alla nostra amicizia, che ha scelto di sacrificare solo per orgoglio, solo per salvare la faccia.

Continuo a camminare, consapevole che indietro non si può tornare. E che, purtroppo, per quanto possa fare soffrire, certe cose sono impossibili da aggiustare. Vado avanti, non mi fermo. Ma, nel frattempo, continuo a piangere. Delusa. In silenzio.

Nota Autrice:

Eccomi qui con un altro capitolo, pieno zeppo di emozioni!
La nostra Lily non sta vivendo momenti facili di recente.
Prima l'incidente con Marlene e il conseguente senso di colpa. Poi Alya e le sue minacce. E adesso Piton (insieme a James e Sirius -.-").

Insomma, sembra che tutti i personaggi stiano dando il meglio di sé per mostrare i loro lati ombra, Lily inclusa. Ma, come ben sapete ormai, a me i personaggi piatti non piacciono, e ho un vero e proprio debole per le contraddizioni dell'animo.

Per quanto riguarda questa parte, premetto che la maggior parte dei dialoghi sono presi dal capitolo "Il peggior ricordo di Piton" de "L'Ordine della Fenice". Lo specifico giusto per sottolineare che non è tutta farina del mio sacco. Però mi sono divertita a raccontare la scena dal punto di vista di Lily, mettendomi nei suoi panni (anche se adesso sono ancora più confusa sul perché poi, alla fine della storia, Lily sia finita insieme a James... Qui mi è sembrato parecchio odioso! E badate che è uno dei miei personaggi preferiti. Ma qui, mi dispiace dirlo, ci ha davvero fatto una pessima figura).

Ah, il titolo è provvisorio... non mi è venuto in mente niente di meglio. Se avete suggerimenti, non fatevi problemi. Sono sempre ben accetti ♡!

Detto questo, non mi resta che augurarvi buona lettura e buon proseguimento! E grazie per leggere la mia storia ❤!!

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo^^

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