24 - Sirius
[Sirius' Pov]
Hogwarts. Aprile, 1976.
Sirius se ne sta da solo, affacciato a una delle alte finestre che costeggiano il pianerottolo circolare della Torre Nord del castello.
È un'area tranquilla, quasi sempre deserta, e Sirius ci si è recato apposta per mettere ordine a quel groviglio di pensieri ed emozioni che da qualche settimana lo tormenta.
Il suo sguardo grigio, dalle tonalità leggermente più cupe del solito a causa della confusione che gli alberga in testa, vagola distratto sui contorni del vasto parco di Hogwarts, bagnati dalla luce ramata di un sole morente all'orizzonte, i cui raggi si distendono sul castello, infuocando alberi e prati.
Sirius ammira a lungo lo scenario suggestivo che gli riempie la vista, sgranocchiando una gustosa Cioccorana e beandosi di ogni singolo secondo donato da quella fuga momentanea e segreta dalla frenesia della sua vita all'interno della scuola.
Un sorrisetto malizioso appare sul suo viso, al ricordo dell'ultima ragazza che ha portato in quella remota zona dell'edificio, per pomiciare in santa pace, nascosto dagli sguardi indiscreti dei suoi compagni. Oggi, però, nessuna fanciulla lo accompagna, e neppure i suoi migliori amici. Nemmeno James, dal quale Sirius a malapena si separa se non per andare al gabinetto.
Di recente, infatti, il giovane Black avverte sempre più spesso un bisogno viscerale di isolarsi, di starsene in solitudine, lontano dalla ormai famigliare folla di studenti e professori che gli gravita attorno tutti i giorni.
In realtà, è solo una persona dalla quale talvolta Sirius sente l'esigenza di allontanarsi; e, assurdamente, si tratta proprio di James Potter.
Un sospiro grave gli scivola fuori dalle labbra, mentre constata con frustrazione che è proprio il suo migliore amico la causa principale della matassa di sentimenti cupi e ingarbugliati che gli affolla la mente.
Con lo sguardo ancora incollato al paesaggio, si caccia in bocca l'ultimo pezzetto di Cioccorana e ne assapora la dolcezza, nella speranza che almeno quest'ultima sia in grado di donargli un poco di conforto. Un'abitudine che Sirius si trascina dietro sin dall'infanzia; anche da bambino, ricercava sollievo nel sapore zuccherino della cioccolata - opportunamente nascosta in camera sua - dopo gli innumerevoli castighi ricevuti da sua madre.
Ma non è da una punizione che Sirius sta fuggendo oggi, bensì da una domanda, che da settimane lo tormenta e lo fa sentire orrendamente sopraffatto.
Perché, perché, fra tutte le ragazze che ci sono a Hogwarts, James ha deciso di interessarsi proprio a Lily Evans?
È una domanda sciocca, Sirius se ne rende conto. Persino retorica, visto che conosce la risposta fin troppo bene.
Lily Evans è una delle studentesse più carine e brillanti del loro anno dopotutto, e sono in molti ad aver maturato un certo interesse nei suoi confronti (benché Lily pare esserne completamente all'oscuro). E James, che sin dal suo ingresso a Hogwarts ha sempre manifestato chiaramente l'intento di primeggiare sugli altri in ogni ambito, certo non è propenso a lasciarsi sfuggire l'occasione di dimostrare all'intera scuola di essere migliore dei suoi avversari, anche quando si tratta di conquistare una fanciulla.
Perché a James Potter piace trasformare ogni cosa in una sfida; e perdere non rientra sicuramente nelle opzioni.
Soprattutto se di mezzo c'è anche quello strambo ragazzo di Serpeverde, Severus Piton, che James e Sirius hanno preso in antipatia sin dal loro primo giorno a Hogwarts.
Un'inspiegabile amicizia, seppur solida, lega Piton a Lily Evans. Un legame che James non riesce proprio a mandar giù e che spezzarlo sembra ormai essere diventato il suo unico scopo della vita.
Conquistare Lily Evans per James non rappresenta altro che l'ennesima gara da superare, non molto diversa da una mera partita a Quidditch. Non è né il cuore né un genuino interesse nei confronti della rossa Grifondoro a guidare le azioni del ragazzo, ma soltanto quella sua innata attitudine alla competizione, che James si porta dietro sin da quando era un infante.
E il fatto che Lily Evans gli si neghi senza mezzi termini non ha fatto che accrescere l'ostinazione imperitura del ragazzo spettinato.
Sirius lascia che un secondo sospiro fuoriesca dalla sua bocca, cercando di spingere giù, in un remoto angolo di sé, un'insofferenza nuova, che mai si sarebbe sognato di provare nei confronti del suo migliore amico. Involontariamente stringe i pugni, stritola aria fra le dita, mentre le immagini di James intento ad attuare i suoi approcci di conquista continuano sleali ad assillarlo; le battute allusive, la perpetua tendenza a mettersi in mostra ogni volta che scorge Lily nei paraggi... Scene che Sirius troverebbe senz'altro buffe se al posto di Evans ci fosse una qualsiasi altra ragazza della scuola.
Invece, il giovane Black si ritrova, suo malgrado, a fare i conti con una rabbia e un disappunto che non può permettersi di esprimere, insieme all'inevitabile senso di colpa che immancabilmente lo assale. Perché Sirius deve a James molto più di una semplice amicizia. Benché agli occhi di molti il loro rapporto sembri piuttosto superficiale, fondato principalmente sulla medesima tendenza a combinare guai e a porsi al di sopra delle regole scolastiche, in realtà ciò che lega i due ragazzi è un sentimento assai più profondo e solido, basato su una lealtà che Sirius non ha mai avuto modo di conoscere nemmeno in coloro che condividono il suo stesso sangue. Perché James è uno di quei personaggi che capita raramente di incontrare nella vita, che fanno della fedeltà agli amici il baluardo della loro intera esistenza.
Ed è in nome di questa fedeltà che Sirius si àncora al silenzio, reprimendo quel sentimento appena nato, che gli serpeggia sottopelle, il quale, se non opportunamente taciuto e represso, potrebbe diventare pericoloso e mettere a repentaglio quella preziosa amicizia per cui il giovane Black si sente così profondamente grato.
Lily Evans è soltanto una ragazza, dopotutto. E i veri amici non litigano per le ragazze, si rimprovera aspramente Sirius, scrollando le spalle come per liberarle di un peso fastidioso, ma invisibile. È il macigno grave della vergogna, per aver provato, seppur soltanto per una manciata di minuti, quell'infido risentimento proprio nei confronti di James, la persona per lui più importante.
Dopo aver riacquistato la distaccata lucidità che da sempre lo contraddistingue, Sirius abbandona la finestra e si dirige verso i piani inferiori del castello, imboccando la stretta scalinata a chiocciola della torre.
Non ha la più pallida idea di quanto tempo abbia effettivamente trascorso in quel pianerottolo deserto, ma è sicuro di essere stato via a lungo, abbastanza da mettere in allerta i suoi amici. Sirius stiracchia le labbra in un sorriso divertito al pensiero di Remus preoccupato, indubbiamente certo di scoprirlo coinvolto in una rissa d'incantesimi con un qualsiasi Serpeverde di passaggio.
Il ragazzo, però, non ha voglia di tenere in ansia i suoi compagni, perciò affretta il passo e raggiunge veloce il pianoterra.
Non appena supera l'ultimo scalino, Sirius avverte una vibrazione familiare provenire dalle profondità della sua tasca destra.
«Sirius Black!» grida una voce ovattata, ma squillante, che Sirius riconosce subito essere quella del suo migliore amico.
Affonda veloce la mano nella tasca e ne estrare un piccolo specchio. Si tratta di un oggettino magico, dalla peculiare capacità di mettere istantaneamente in contatto i maghi che lo posseggono.
Sirius guarda attentamente la liscia superficie argentata, senza stupirsi di trovarci la faccia corrucciata di James.
«Raggiungici al nostro Quartier Generale. E in fretta!» taglia corto questi, perentorio.
«Agli ordini!» risponde Sirius, con tono vagamente canzonatorio. Lo ha sempre divertito l'atteggiamento da leader che James sfoggia ogni volta che gli viene in mente di indire una delle numerose riunioni segrete dei Malandrini.
«Dai, sbrigati. Si tratta di una cosa importante.» insiste l'amico, ora con voce più rilassata, ma comunque intrisa di urgenza.
Dopo aver visto il volto di James svanire con un guizzo dalla piatta superficie dello specchio, il giovane Black si caccia di nuovo l'oggetto in tasca e, senza perdere altro tempo, si rimette in marcia, avviandosi verso l'uscita del castello.
***
«Era ora, Padfoot! Lo sai da quanto tempo ti stiamo aspettando?» esclama James impaziente, con le braccia aperte in una plateale posa di esasperazione, non appena vede Sirius comparire sulla soglia.
«Ma se sono corso subito qui non appena mi hai chiamato!» protesta quest'ultimo piccato, incapace di trattenere un lieve grugnito infastidito.
James scuote la testa con zelo, ostentando una posticcia smorfia di rimprovero, guarnita allo stesso tempo da un sorrisino ironico. Tuttavia, non ci mette molto a tornare serio in volto, esortando il compagno a prendere posto.
«Dai, siediti. Come ti ho già accennato prima, abbiamo una questione urgente di cui discutere.»
Sirius attraversa, quindi, la piccola stanzetta polverosa, andandosi ad accomodare al tavolo che, come gli altri pochi mobili presenti lì attorno, appare vecchio e decadente, roso impunemente dalla voracità dei tarli.
Peter e Remus sono già seduti. Il primo guarda James con trepidazione e aspettativa, certo che l'amico tra poco pronuncerà le istruzioni dell'ennesimo scherzo da mettere in atto a scuola. Remus, al contrario, ha un'espressione seria, vagamente rassegnata; condivide la medesima certezza di Peter, ma con uno spirito tutt'altro che entusiasta. È sempre stato il più ragionevole del gruppo e, da quando è stato nominato Prefetto all'inizio dell'anno scolastico, si sente ancora più in dovere di tenere a bada l'indole spericolata dei suoi compagni; o, quantomeno, di limitarne le conseguenze. Un compito che gli risulta assai difficile, quasi impossibile la maggior parte delle volte.
Dopo che Sirius ha preso posto accanto a Lupin, James comincia a parlare:
«Ebbene, vi ho convocato qui per discutere riguardo lo spiacevole episodio accaduto ieri ai danni di una nostra compagna».
«Immagino che tu ti riferisca all'incidente di Mary Mcdonald.» si intromette rapidamente Peter, fiero di mostrarsi preparato davanti agli occhi dell'amico.
«Esatto Wormy! Stamattina sono riuscito a racimolare qualche dettaglio in più su quanto è successo e pare si sia trattato di una vera e propria aggressione» dichiara James accalorato.
Sirius gli getta un'occhiata interrogativa, inarcando un sopracciglio.
«Un'aggressione?»
James annuisce, restituendo all'amico uno sguardo cupo.
«Quell'idiota di Mulciber ha bloccato Mary Mcdonald all'uscita della biblioteca, nel corridoio del terzo piano. L'ha insultata, chiamandola tu-sai-come, poi ha cercato di sfregiarla con una fattura di Magia Oscura».
A quelle parole, Sirius si immobilizza, con la mascella rigida come granito, lo sguardo ridotto a una fessura sottile, iniettato di rabbia.
«Dimentichi di aggiungere che la McGonagall è già intervenuta, Prongs» interviene pronto Remus, che ha immediatamente intercettato la tacita furia di Sirius. «Era nei paraggi, quando Mulciber ha attaccato Mcdonald e l'ha fermato in tempo. Da quel che so, si è subito accertata che Mulciber fosse punito come si deve».
«Sì, Moony, questo lo sapevo anch'io» rintuzza al volo James con tono calmo, ma tipico di chi non ha voglia di ascoltare obiezioni, «Ma ciò non significa che possiamo ignorare l'affronto ignobile che Mulciber ha attuato contro la nostra compagna. In quanto Grifondoro, credo sia nostro dovere restituirgli il favore. Ne va del nostro onore di Malandrini!»
«È davvero l'onore che ti spinge alla vendetta, Prongs, o è piuttosto il tuo desiderio di metterti in bella mostra con Evans? Mcdonald è una delle sue migliori amiche, o sbaglio?» lo punzecchia Remus, con sarcasmo.
Sirius sente il proprio stomaco torcersi all'improvviso per il fastidio. Resta però impassibile, imponendosi di ignorare quel subdolo sentimento che gli ha attanagliato slealmente le viscere.
«Be', questo non c'entra nulla, Moony» si difende James, fingendosi indifferente, «Mcdonald è una Grifondoro e ciò che le ha inflitto Mulciber è imperdonabile. Merita di essere punito. Allora, chi è con me?» sentenzia, infine, con le pupille illuminate dall'inconfondibile sfavillio della determinazione.
Il suo sguardo guizza incalzante da un amico all'altro, in attesa di una risposta che non tarda ad arrivare.
«Io ci sto!» dichiara Sirius appassionato, fedele a quel tacito giuramento di essergli accanto in ogni impresa.
«Anch'io» si aggrega Peter, un poco più esitante, ma altrettanto determinato a non essere estromesso dal gruppo.
«Ottimo! E tu, Moony?» domanda James, puntando gli occhi su Remus, il quale si sente quasi intimorito della provocazione insita nel suo sguardo.
Il giovane Lupin si lascia sfuggire un breve sospiro rassegnato, conscio del fatto che tentare di far ragionare James (e di conseguenza, anche Sirius e Peter) sarebbe un'impresa impossibile e, pertanto, inutile.
«D'accordo, anch'io ci sto. Anche perché non mi sembra di avere altra scelta...» replica arreso. «Ma, vi scongiuro ragazzi, cerchiamo di stare molto attenti! Onestamente, non mi va di finire in punizione a causa di uno come Mulciber!»
«Ed è per questo che dobbiamo agire con scaltrezza!» ribatte al volo James, dedicando, nel frattempo, un caloroso sorriso compiaciuto a ciascuno dei suoi fedeli compagni. «Dalle informazioni che sono riuscito a raccogliere, Mulciber inizierà a scontare la punizione già da domani, nell'ufficio del vecchio Luma. Starà chiuso là dentro per l'intera mattina, perciò propongo di attenderlo all'uscita, e agire una volta che avrà terminato il castigo. Sarà sicuramente esausto e solo, perciò sarà un gioco da ragazzi affatturarlo senza fastidiosi impedimenti.»
«Affatturarlo in mezzo a un corridoio, in pieno giorno? Mi pare troppo rischioso, Prongs...» obietta Remus, dubbioso.
«Saremo nei sotterranei, Moony, e quella è una zona poco frequentata di solito. Inoltre, utilizzeremo sia la Mappa, per tenere sotto controllo i movimenti di Mulciber, sia il mio Mantello dell'Invisibilità. Nessuno si accorgerà della nostra presenza.» lo rassicura James, animato da quella intrepida determinazione che da sempre lo contraddistingue.
Peter annuisce febbrile, lasciandosi sfuggire un risolino divertito e guardando Prongs con espressione ammirata.
Anche Sirius si mostra pienamente d'accordo con quanto affermato dal suo migliore amico.
«Direi che siamo a cavallo! Ora manca solo da decidere che tipo di fattura scagliare sulla serpe» osserva, mentre la sua mente comincia a lavorare veloce, alla ricerca dell'incantesimo più adatto per farla pagare al compagno di Serpeverde.
«Opterei per qualcosa di semplice, ma efficace. Una fattura trasfigurante sarebbe l'ideale. Sì, ecco, magari un segno ben visibile, che rispecchi quell'animo viscido che Mulciber si ritrova» propone James, con praticità. «Stasera ognuno di noi penserà a una fattura. Domattina ci confronteremo sulle opzioni».
Sirius, Peter e Remus esprimono all'unisono il loro consenso; James sorride soddisfatto.
«Ottimo! Direi che è tutto per ora. Forza, torniamocene al castello. Tra non molto inizierà il banchetto ed io sto morendo di fame!»
I quattro Malandrini si alzano dal tavolo e insieme si avviano fuori dalla Stamberga Strillante, attraversando lo stretto passaggio che collega la baracca al parco della scuola.
Imboccato il sentiero che conduce all'ingresso dell'edificio, James si avvicina a Sirius, rimanendo qualche metro indietro rispetto a Peter e a Remus.
«Ehi, Pad, è tutto a posto?» butta lì, a bassa voce, abbandonando del tutto il tono perentorio esibito durante la riunione e lasciando, invece, trapelare una sfumatura di gran lunga più affettuosa.
«Sì, Prongs» replica Sirius, cercando di apparire disinvolto mentre James gli setaccia minuziosamente l'espressione.
Perché James Potter lo conosce fin troppo bene, tanto da essere l'unico a riuscire a interpretare ogni sua piccola smorfia inconsapevole, ogni lieve variazione del suo sguardo, con una facilità disarmante.
«Sicuro? No, perché mi sei sembrato di cattivo umore oggi...» dice, infatti, lasciando però la frase in sospeso, in attesa che sia Sirius ad aprirsi e a fornirgli una risposta.
Ma Sirius non gli concede altro se non una spiccia scrollata di spalle.
«Be', la storia sullo scherzetto di Mulciber certo non mi ha reso particolarmente allegro».
«Nient'altro?» incalza l'altro, senza smettere di scrutarlo attentamente.
Sirius intuisce che la mente sveglia di James si è già attivata, scandagliando ogni possibile ipotesi in grado di spiegare quell'espressione vagamente cupa che il giovane Black si porta addosso.
«Nient'altro» scandisce Sirius con decisione, chiudendo lì il discorso.
James tace, assai serio in volto, scrutando l'amico con una tale intensità da far credere di essere realmente in grado di leggergli nell'anima. Tuttavia, alla fine pare arrendersi e decidere di non indagare oltre, dedicando al giovane Black uno di quei sorrisetti storti, ma comunque pieno di complicità e affetto, che Sirius ha ormai imparato a riconoscere come un elemento essenziale nella sua quotidianità.
«Be' Pad, nel caso avessi bisogno di parlare, sai bene che a me puoi confidare tutto» dichiara premuroso il ragazzo spettinato che, con un occhiolino d'intesa e un'affettuosa pacca sulla spalla, pone fine alla questione.
Sirius gli restituisce un sorriso sghembo, un po' impacciato. La perspicace empatia di James lo ha sempre destabilizzato, facendolo sentire terribilmente disarmato, vulnerabile. E Sirius non è certo il tipo abituato a guardare in faccia le proprie fragilità. Preferisce di gran lunga nasconderle, seppellirle nell'oblio, in un angolo remoto di sé stesso.
Sirius inghiotte un sospiro spazientito, mentre si obbliga a ignorare quel miscuglio doloroso di gratitudine, rimorso e frustrazione che gli pesa fastidiosamente sul petto.
Guarda James di sottecchi, sentendosi improvvisamente meschino, sia per avergli mentito, sia per gli sgradevoli pensieri che gli ha dedicato quella stessa mattina.
Lily Evans è soltanto una ragazza, si ripete nella testa, giurando solennemente a sé stesso che mai e poi mai avrebbe compiuto un passo contro James, il quale, negli anni, si è irreversibilmente trasformato un elemento essenziale della sua esistenza.
Nota Autrice:
Eccomi di nuovo qui!
Come ho accennato su Instagram (per chi volesse seguirmi anche lì, mi trova come valentinamontuschi_wattpad) ormai ci ho preso gusto a descrivere il POV di Sirius. Spero di riuscire a rendergli giustizia nel mio piccolo... È un personaggio molto complicato, pieno di sfaccettature e contraddizioni (e noi lo amiamo proprio per questo ♡)
Inoltre, vi volevo avvisare che d'ora in poi utilizzerò i nomi dei quattro Malandrini nella loro versione originale, ovvero quella inglese (Wormtail, Moony, Padfoot e Prongs, per intenderci), perciò sono corsa a cambiare anche i capitoli precedenti dove avevo, invece, inserito i nomi in italiano. In inglese mi piacciono di più^^
Ad ogni modo, spero che questo capitolo su Sirius vi sia piaciuto! Personalmente, mi sono divertita a immedesimarmi in lui, è un personaggio davvero affascinante.
Buon proseguimento e alla prossima!
~Vale ❤️
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