10 - Pozioni e Soluzioni
«Lily, dammi retta! Quel Piton è meglio se lo lasci perdere.»
«Lo penso anch'io! Si è davvero comportato male con te.»
A turno, Hestia e Marlene esprimono il loro parere su quanto è accaduto fra me e Severus oggi pomeriggio, nel corridoio del terzo piano. Anche Mary le spalleggia, anche se in modo più discreto, guarnendo con veementi cenni di capo i consigli appassionati delle altre due.
Seduta sul mio letto a baldacchino, con le gambe raccolte al petto, le ascolto annuendo a mia volta, ma con aria assente e lo sguardo amareggiato.
La discussione avvenuta con Severus mi ha profondamente scossa, molto di più di quanto mi faccia piacere ammettere.
Per quanto mi sia sforzata di celare il mio dispiacere, Hestia, Marlene e Mary si sono rese conto subito che qualcosa in me non andava.
Durante il banchetto della cena, quasi non ho toccato cibo (il che è abbastanza insolito, dal momento che ho sempre goduto di un sano e ottimo appetito), limitandomi a spiluccare minuscoli bocconi di crostata alla melassa. E questo, a ragione, ha fatto sorgere il dubbio nelle mie compagne che qualcosa mi angustiasse.
Per fortuna, hanno avuto la delicatezza di aspettare che ci recassimo al nostro dormitorio, lontane da orecchie estranee e indiscrete, prima di subissarmi di domande, sottoponendomi a un vero e proprio interrogatorio.
E così non ho potuto fare altro che confessare la causa del mio turbamento, raccontando loro dell'assurda situazione che si era venuta a creare fra me e il mio migliore amico.
Tutte e tre mi ascoltano in rispettoso silenzio, prima di travolgermi con uno scroscio di energici consigli. Il che mi aiuta a sentirmi meglio, almeno in parte. La tristezza inevitabilmente si riaccende ogni volta che il mio pensiero ritorna sulle parole che Severus mi ha rivolto. Ma ciò che più di tutto mi ha offesa e, al tempo stesso, fatta infuriare, è stato il tono con cui le ha pronunciate. Sprezzante e velenoso. Come se il solo essere stata smistata in Grifondoro mi avesse reso, di punto in bianco, meno degna di essere sua amica.
Un pesante sospiro affranto mi scivola fuori dalla bocca, mentre i miei occhi vagolano per la camera in penombra, soffermandosi per un istante sulla flebile luce della luna che penetra timida attraverso l'ampia finestra; la osservo posarsi delicata sul pavimento con sguardo triste e distratto, persa nei miei pensieri.
«Lily, ascoltami!» mi riscuote d'un tratto la voce accalorata di Marlene, «Non vale la pena prendersela per un tipo così. Dico sul serio! Tra l'altro è un Serpeverde... meglio starci alla larga!»
«E perché? Che cosa hanno i Serpeverde che non va?» domando esasperata, incapace di comprendere da dove nasca tutto questo astio tra le nostre due Case.
Marlene sospira, guardandomi con un'espressione un po' troppo comprensiva per i miei gusti. Sa perfettamente che, essendo io una figlia di Babbani, molte vicende riguardo il mondo magico mi sono ancora ignote. Lei, invece, proviene da una famiglia composta di soli maghi e streghe - una purosangue, come la definirebbe Severus - ed è per questo che è tanto informata su tutto.
«C'è che a quelli lì interessa soltanto una cosa. Vale a dire, il potere. Adorano sentirsi superiori agli altri. A qualunque costo. Inoltre, la maggior parte dei maghi oscuri sono stati in Serpeverde.» spiega Marlene, con pazienza.
«Maghi oscuri?» le fa eco Mary, vagamente allarmata. Come me, anche lei viene da una famiglia babbana e spesso fatica a stare al passo coi discorsi della nostra bionda compagna.
«Sì, Mary... Maghi oscuri... Gente malvagia, che pratica la magia per fare del male agli altri, a proprio vantaggio... Magia Nera, Maledizioni e tutta quella robaccia lì.» replica Marlene, visibilmente disgustata.
Mary rabbrividisce, colta da un lieve spasmo di paura. Lo stesso che si inerpica lungo la mia schiena, benché si tratti più di apprensione che di timore.
«Severus è diverso... Non è malvagio... Lo conosco bene.» mormoro, tentando di rassicurare le mie compagne sul buon cuore di Severus.
«Le persone cambiano, Lily.» commenta Hestia, con voce amara.
«Già... E se il Cappello Parlante ha mandato il tuo amico tra i Serpeverde, vuol dire che in fondo anche lui condivide la loro stessa losca ambizione. Meglio non fidarsi troppo.» afferma definitiva Marlene, ponendo così fine alla questione.
Rapidamente, lancia un'occhiata alla sua sveglia e, accortasi dell'ora tarda che si è fatta, suggerisce che è meglio mettersi subito a dormire.
Una dopo l'altra, le fiamme delle candele accese sui nostri comodini si spengono; dopodiché, ognuna di noi tira accuratamente le tende di velluto rosso scuro attorno al proprio letto a baldacchino, in modo da barricarci dietro una totale oscurità.
Un grave silenzio cala veloce nella stanza, rotto soltanto dai respiri lievi e regolari delle mie compagne, che si addormentano nel giro di pochi minuti.
Io invece resto sveglia a lungo, incapace di prendere sonno. I racconti di Marlene, riguardo la malvagità insita nei Serpeverde, continuano ad affollarmi la mente, macchiandola con cupi pensieri.
Trascorro interminabili minuti, forse ore, a girarmi e a rigirarmi nel letto, agitandomi sotto le coperte cremisi, tormentata dall'atroce immagine di Severus, intento a compiere magie crudeli e oscure su creature innocenti.
Finalmente, esausta per il troppo rimuginare, anch'io mi addormento, piombando in un sonno cupo, denso di sogni confusi e ingarbugliati, ma al contempo intrisi di una viscida ansia che mi sconquassa il sonno fino all'alba.
***
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. 3 settembre 1971
Il mattino seguente, mi sveglio con un lieve cerchio alla testa e il cuore agitato nel petto. La fronte, all'altezza delle tempie, è imperlata di sudore e mi sento terribilmente stanca, come se non avessi dormito affatto.
Fortunatamente, sono la prima ad alzarmi dal letto e ciò mi consente di chiudermi subito in bagno; mi dedico una lunga doccia e l'acqua fresca che mi scorre sulla pelle ha un immediato effetto corroborante, in grado di lavare via tutte quelle sgradevoli sensazioni che mi hanno fatto tribolare durante la notte.
Quando ritorno in camera, le mie amiche sono finalmente sveglie. Dopo esserci preparate e vestite, consultiamo il foglietto con l'orario che il Prefetto Clarke ci ha consegnato ieri mettina; stando a quanto c'è scritto, oggi avremo solamente due materie, ovvero Pozioni e Incantesimi. L'entusiasmo torna a solleticarmi l'umore. Entrambe le materie mi sembrano assai interessanti e non vedo l'ora di assistere alle lezioni.
Frettolosamente, rimpinguo la borsa con nuove pergamene per appunti immacolate, un paio di candide piume d'oca per scrivere, il Manuale degli Incantesimi e il libro Infusi e Pozioni Magiche. Dopodiché, scendo con le mie amiche in Sala Grande per la colazione.
La mattinata comincia con due ore di Pozioni, la quale si svolge in una delle celle presenti nei sotterranei della scuola. In quest'area del castello, fa molto più freddo rispetto ai piani più alti; l'aria che si respira è impregnata di un'umidità pungente, che s'insinua sottopelle, penetrando nelle ossa.
Non appena raggiungiamo la porta dell'aula, noto con una certa stizza la spocchiosa presenza di un capannello di Serpeverde, in attesa di entrare. A quanto pare, è con loro che passeremo le due ore di Pozioni questa mattina ed io non posso che sentirmi delusa. Finora, noi di Grifondoro abbiamo condiviso le lezioni soltanto con i Tassorosso, che si sono dimostrati fin da subito un'ottima compagnia, gradevole e assai collaborativa. Non credo di poter affermare lo stesso per i Serpeverde.
Un sospetto più che condiviso, a giudicare dalle espressioni torve sulle facce degli altri miei compagni che si trovano nei paraggi. In un attimo, avverto l'atmosfera del corridoio diventare molto più pesante, gravida di una tensione quasi palpabile. È evidente che né i Grifondoro né i Serpeverde sono contenti di trovarsi nella stesso posto.
Con lo sguardo catturo l'immagine dei presenti che mi circondano; a pochi metri di distanza da me, noto la ragazzina con cui mi sono scontrata in treno. Alya Merope Black. Se ne sta in piedi, tutta bella impettita nella sua divisa nera, su cui risaltano i colori verde e argento della sua Casa, mentre confabula sottovoce con le sue amiche di Serpeverde, tutte con un'inequivocabile espressione di disprezzo stampata in volto.
Per un brevissimo momento, il mio sguardo incrocia quello grigio dell'altezzosa Black, la quale mi ricambia con ostentata sufficienza. Seppur fugace, percepisco nella sua fredda occhiata il chiaro intento di farmi sentire inferiore, insignificante. Una rabbia feroce mi investe, insieme al viscerale desiderio di farle abbassare la cresta. Ma chi si crede di essere?
«Lily...» mi chiama una voce incerta alle mie spalle, riscuotendomi all'istante dai miei pensieri.
Mi giro di scatto e vedo Severus davanti a me, con il suo volto giallognolo adombrato da un'espressione mortificata. Avverto la scintilla della rabbia acuirsi e, d'istinto, lo fulmino con un'occhiataccia. Anche Mary, Hestia e Marlene devono avergli rivolto il medesimo sguardo contrariato; vedo Severus tentennare, prima di scoccare loro un'occhiata velenosa, come a voler fare intendere che si tratta di una conversazione privata e che la loro presenza non gli è gradita. Tuttavia, nessuna delle mie compagne indietreggia di un passo, continuando a starmi lealmente vicine.
«Possiamo... parlare un secondo?» la voce di Severus si è ridotta a un flebile sussurro.
«Abbiamo già parlato ieri, mi sembra.» lo rimbecco gelida.
Severus accusa il colpo e assume un'aria ancora più desolata. Boccheggia esitante, ed è lì lì per ribattere se non fosse per il provvidenziale cigolio della porta dell'aula di Pozioni che, aprendosi, attira immediatamente l'attenzione di tutti.
E così, senza concedere a Severus il tempo di trovare il coraggio di esprimersi, gli volto le spalle con decisione, unendomi al flusso di studenti che sta entrando in classe.
Non appena metto piede dentro l'aula, mi viene subito la pelle d'oca, e non soltanto a causa del freddo che regna all'interno. L'intero ambiente è in penombra; non ci sono finestre e l'unica fonte di luce proviene dalle fiamme tremolanti delle poche fiaccole appese al muro. Lungo le pareti in pietra, si stagliano vecchi scaffali di legno, i quali pullulano di barattoli di vetro contenenti diversi animaletti morti, donando alla stanza un aspetto ancora più lugubre di quanto già non sia. Ovunque guardo vedo code di rettile, mucchi di occhietti neri e viscidi, zampe e artigli, tutti immersi in un liquido denso e giallognolo, dall'aspetto tutt'altro che gradevole. È uno spettacolo granguignolesco, tuttavia, nonostante un'iniziale punta di repulsione, ne rimango lo stesso affascinata.
Come le acque di un fiume davanti a un bivio, le file dei Grifondoro e dei Serpeverde si separano, dividendosi tra i banchi con una precisione quasi maniacale. Su ogni tavolo, troneggiano scintillanti calderoni d'ottone e, a coppie, ci disponiamo di fronte ad essi.
Siccome Hestia ha già preso posto insieme a Marlene, decido di fare coppia con Mary. Tuttavia, non faccio in tempo ad invitare la mia amica a raggiungermi davanti al calderone che un'altra figura, del tutto inaspettata, mi si affianca. Ancora una volta si tratta di Severus.
«Ti ho già detto che con te non ci parlo.» sibilo offesa, a voce bassa.
Ma Severus bellamente mi ignora e comincia a sistemare libro e pergamene per appunti sul banco.
«Mi hai sentita? Vattene!»
«No.» replica lui, secco.
«Ti si rovina la reputazione, Severus» lo canzono velenosa, incrociando le braccia al petto «Cosa penseranno di te gli altri Serpeverde?»
«Non mi interessa cosa pensano.»
«Ieri sembrava che ti interessasse parecchio.» commento, implacabile.
Severus emette un lungo sospiro amareggiato, fissando con sguardo assente il calderone d'ottone che campeggia a lui dinanzi.
«Ieri mi sono comportato da stupido» mormora con aria contrita, «Sul serio, Lily, non so che cosa mi sia preso... dirti quelle cose... È che qui non... non è... non è come me lo ero immaginato...»
L'amarezza e ciò che io spero si tratti di senso colpa rendono il discorso di Severus incoerente, a malapena comprendo a cosa si stia riferendo. Tuttavia, qualcosa dentro di me si scioglie e la rabbia lentamente si dipana. Una nota di compassione mi pervade, mentre osservo il mio migliore amico stringere forte i pugni sul banco, intento a combattere una tacita battaglia contro il rimorso.
Infine, Severus si volta verso di me, guardandomi per la prima volta in faccia. Il suo sguardo nero e profondo si allaccia al mio, scrutandomi con un'intensità tale da far sbiadire in me ogni residuo di collera rimasto. Dopotutto, mi basta un secondo per capire che il suo rammarico è sincero.
«Ti chiedo scusa, Lily. Davvero. Non capiterà più.» sospira arreso, con tono pieno di supplica.
Io lo guardo con cupa intensità, il volto rigido e gli occhi taglienti. Voglio che sappia quanto il suo atteggiamento mi abbia deluso. Voglio che lo percepisca, persino sulla pelle.
Ma dentro di me, sento di averlo già perdonato da minuti, perciò sospiro, abbozzando un vago sorriso, che cela sia assoluzione che sentenza:
«Sarà meglio per te che sia così... Sev!»
E nel dolce suono del nomignolo con cui lo chiamo sin da quando siamo diventati grandi amici, Severus riconosce il nostro affetto rinnovato, la sua colpa assolta. Sul suo volto sbiadito si allarga all'improvviso un sorriso pieno di sollievo e gratitudine. Apre la bocca per dire qualcosa, ma un'altra voce, tonante e vigorosa, lo interrompe.
«Benvenuti, miei cari! Benvenuti!»
Un uomo alto e corpulento compare dietro alla cattedra, rivolgendo all'intera classe il suo sorriso più gioviale. Si tratta del professor Lumacorno, il nostro insegnante di Pozioni. Da una prima impressione, mi appare affabile e bendisposto, decisamente meno austero della professoressa McGonagall. Tuttavia, dal suo aspetto estremamente curato trapela un'inequivocabile nota di vanità. È vestito di tutto punto e sfoggia un panciotto di stoffa sfarzosa, il quale risulta particolarmente rotondo sul punto vita. Il viso gioviale è guarnito da un bel paio di grossi baffi, perfettamente pettinati e impomatati, i quali però lo fanno rassomigliare un poco a un tricheco. Tuttavia, pare che ne vada molto orgoglioso, a giudicare da come se li accarezza compiaciuto.
Dopo essersi accertato di aver ottenuto l'intera l'attenzione della classe, il professor Lumacorno ci spiega in cosa consiste la sua materia, presentandoci gli ingredienti principali che useremo durante l'anno e mostrandoci i vari strumenti da lavoro, dalle bilance agli alambicchi. Di tanto in tanto, accenna nomi di pozionisti illustri, sottolineando con fierezza di essere in ottimi rapporti con la maggior parte di loro.
Dopodiché, ci esorta a metterci in coppia per cimentarci in un esercizio pratico. Severus ed io ci avviciniamo allo stesso calderone, decisi a lavorare insieme.
Tuttavia, per istinto mi volto indietro, verso Mary. Mi dispiace averla lasciata da sola. Per fortuna, la vedo già sistemata con un altro nostro compagno di Grifondoro - di cui purtroppo non ricordo ancora il nome - dall'aria gentile, ma incredibilmente stanca, con gli occhi cerchiati da profonde occhiaie. Mi chiedo se non sia malato.
Quando Mary incrocia il mio sguardo mortificato, lei fa spallucce, regalandomi un occhiolino rassicurante. A neanche un metro di distanza, intravedo anche Hestia e Marlene, le quali mi fissano con vago rimprovero. A quanto pare, non gradiscono granché il fatto che io abbia accettato le scuse di Severus. Ma francamente non m'importa cosa pensano. Per quanto mi riguarda, sono più che felice che abbiamo fatto pace.
All'improvviso, mi sento trafiggere da uno sguardo gelido, tagliente quanto la lama di una spada. Mi giro ancora indietro e, oltre la mia spalla, intercetto l'occhiata glaciale e penetrante della Black. Nonostante mostri un'espressione impassibile, dal modo in cui i suoi occhi saettano veloci prima su di me e poi su Severus, intuisco subito il disprezzo che prova nel vedere uno dei suoi compagni di Serpeverde insieme a me. Assottiglio lo sguardo con rabbia combattiva. Questa tizia non mi piace per niente.
«Aprite il vostro libro a pagina tre. Troverete l'elenco di tutti gli ingredienti necessari e le istruzioni da seguire. Buon lavoro!» la voce allegra del professor Lumacorno mi riporta di colpo alla realtà.
Io e Severus ci mettiamo subito al lavoro. Estraggo dalla borsa la mia copia di Infusi e Pozioni Magiche, aprendola alla pagina indicata dal docente. Una lunga spiegazione su come si prepara una soluzione contro l'acne giovanile mi si srotola davanti agli occhi. Per istinto, corrugo la fronte in un'espressione concentrata, ma anche preoccupata; la pozione mi pare davvero complessa e non so proprio da dove iniziare.
«Si parte sempre dagli ingredienti. Poi, un passo alla volta, si procede con il resto.» interviene Severus, come se mi avesse letto nel pensiero. Allunga il collo verso il mio libro, leggendo con minuziosa attenzione la lista degli elementi che ci occorrono. Gli bastano pochissimi secondi per registrare ogni singola parola, dopodiché si precipita sicuro verso l'armadietto degli ingredienti.
«Ecco, questo è tutto quello che ci serve» annuncia, una volta tornato al nostro banco, «Se ti va, possiamo suddividerci i compiti. Così è più semplice.» suggerisce con tono pratico.
Io non posso fare a meno di annuire, mentre resto ammirata dal modo deciso con cui Severus sta affrontando l'esercizio. È l'unico tra l'intera classe che sembra sapere veramente cosa fare.
Tutti gli altri miei compagni - me compresa - brancolano nel buio, condividendo la medesima espressione confusa. Persino quella smorfiosa della Black, che fino a un momento prima si dava tante arie per chissà cosa, ora si mostra adombrata da una nota di incertezza, mentre osserva con le sopracciglia inarcate la fila di ampolline disposte attorno al suo calderone.
Quell'immagine mi provoca una subitanea voglia di rivalsa, accendendo in me la scintilla della competizione. Mi volto verso Severus e, armata di tutta la mia determinazione, propongo:
«Io mi occupo di tagliuzzare gli ingredienti e di gestire i loro dosaggi. Tu, invece, puoi concentrarti sulla loro somministrazione e sulla cottura, che ne dici?»
«Ottima idea!» esclama soddisfatto. Ci scambiamo entrambi un'occhiata d'intesa e ci immergiamo nella preparazione della pozione.
In pochi minuti, l'aula si riempie di fumi densi e umide esalazioni. Il tintinnio metallico dei coltelli, che sminuzzano gli ingredienti, si mescola ai borbottii sommessi dei calderoni, in cui sobbollono i nostri intrugli. Ognuno dei presenti mostra un'espressione molto concentrata e accaldata, per via delle emissioni calorose.
Al termine della lezione, pare che soltanto io e Severus siamo riusciti ad ottenere un risultato più che soddisfacente. Il professor Lumacorno si mostra profondamente ammirato, complimentandosi con noi davanti a tutta la classe, per l'ottimo lavoro svolto. Entrambi riceviamo dieci punti per le nostre rispettive Case ed io non posso che sentirmi orgogliosa e gratificata, come quando sono uscita dall'aula della professoressa McGonagall.
Mi guardo attorno compiaciuta, aspettandomi di vedere la stessa soddisfazione anche negli occhi dei miei compagni. Tuttavia, rimango delusa. Eccetto me e Severus, nessun altro in aula pare aver gradito il verdetto del professore. È evidente che nemmeno il pareggio sia ammesso nell'accesa competizione tra i Grifondoro e i Serpeverde.
Quando esco dal sotterraneo, sono costretta a congedarmi da Severus in fretta e furia. L'ora di Incantesimi mi aspetta e un corposo numero di rampe di scale mi separa dall'aula dove si terrà lezione, perciò mi affretto a unirmi al resto del gruppo dei Grifondoro, raggiungendo le mie amiche.
Manco a dirlo, Hestia e Marlene mi fulminano con un'occhiata piena di disapprovazione.
«Alla fine hai accettato le scuse del tuo amichetto Serpeverde.» mi stuzzica Marlene, mal celando una punta di biasimo nella voce.
«Il Serpeverde ha un nome, sai. Si chiama Severus. Ed è mio amico.» puntualizzo, altezzosa.
«Sarà, ma fa comunque parte delle serpi. Non c'è da fidarsi.» commenta Hestia, poco convinta.
«Credete pure quello che vi pare, ma io mi fido di Severus.» e con uno sbuffo metto fine al discorso.
Hestia e Marlene si zittiscono, intuendo quanto sarebbe inutile insistere sulla questione. Tuttavia, non mi sfugge la rapida occhiatina che si scambiano, tipica di chi crede di saperla lunga. Le guance mi pizzicano per il fastidio e per l'offesa, ma riesco comunque a tenere a freno la lingua. In cuor mio, sono convinta che entrambe avranno modo di ricredersi su Severus. Ci si può fidare di lui.
All'improvviso, vengo colta da una sensazione raggelante, la stessa che ho avvertito poco fa dentro la cella di Pozioni, quando ho intercettato lo sguardo gelido e sprezzante della Black. Un brivido fastidioso mi cola sulla schiena.
Di scatto, mi giro indietro, convinta di vedere la figura altera della Serpeverde, ma mi sbaglio.
Lo sguardo che incontro possiede la medesima scintilla argentata, glaciale e feroce della Black, ma non è lei a portarlo questa volta.
Si tratta, invece, di suo fratello gemello. Sirius Black. Nonché l'antipatico ragazzino con cui ho condiviso la prima parte del mio viaggio sull'Hogwarts Express. Un moto di stizza mi assale, quando mi accorgo che accanto a lui c'è anche il suo amichetto tracotante, James Potter.
Entrambi mi scrutano seri, con aria quasi minacciosa. Intuisco subito che non devono aver gradito molto la mia collaborazione con Severus - un Serpeverde - durante l'esercizio di Pozioni. Immagino l'abbiano ritenuta come una specie di affronto all'integrità dei Grifondoro.
Ma la questione non mi interessa. Con fare altezzoso, volto loro le spalle e affretto il passo, cercando di porre quanta più distanza possibile fra me e quell'insopportabile duo.
Eppure, la sensazione gelida di essere trafitta dai loro impietosi sguardi giudicanti mi rimane appiccicata addosso sulla schiena, in modo assai sgradevole, come una ragnatela invisibile.
E questo fa sorgere in me un brutto presentimento.
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