XI. I wanna be known by you

Dicono che la speranza sia l'ultima a morire, e forse Derek aveva aspettato tutto quel tempo, fino a vederla appassire, per convincersi a confessare tutto ciò che si era portato dentro da anni ed era stato davvero troppo tardi, perché dire tutto a Stiles non era stato abbastanza.
Così quando Stiles si svegliò a causa del freddo che presto iniziò a sentire in assenza del corpo caldo del lupo che gli si era accucciato addosso, non fu strana la sensazione amara nella gola e il senso di spaesamento, nonostante fosse all'interno della propria abitazione.
Come ci fosse arrivato sul divano, non ebbe modo di scoprirlo per puro disinteresse. Derek era sdraiato lì accanto, con i suoi occhi vigili riversi nel vuoto.
Ci aveva sperato.
Svegliarsi e ritrovarlo umano era il perfetto finale che, in effetti, non credeva di meritarsi. Si stropicciò i capelli e sospirò mettendosi a sedere. "Buongiorno" disse.
Così adesso andranno le cose?
Scott arrivò una manciata di minuti dopo, irrompendo in casa con un calcio alla porta. Derek si alzò mettendosi già in posizione di attacco e digrignò i denti, minacciosamente, contro l'Alpha dagli occhi rossi che lo guardava con le stesse intenzioni di attaccarlo.
"Hey, amico, quella era la mia porta!" esclamò Stiles, alzandosi. Derek fece qualche passo per mettersi fra loro, come a volerlo difendere, ma Stiles lo ignorò continuando a guardare Scott che, non curandosi delle parole dell'amico, continuava a studiare il lupo nero.
"Ho seguito le sue tracce fino a qui credendo che- credendo che..."
Scott doveva aver pensato al peggio e Stiles lo capì non solo da quelle parole ma anche dal petto dell'uomo davanti a sé che si alzava e abbassava velocemente con spasmi del tutto irregolari.
"Dobbiamo legarlo" ordinò l'Alpha, lasciando fuoriuscire dalle fauci del lupo un profondo latrato di pura rabbia.
"Non mi ha fatto del male, né ha intenzione di farlo a qualcun altro. Lui è... innocuo, credo"
Derek sbuffò un altro ringhio, stavolta spostando lo sguardo all'indietro. E Stiles sospirò seccato, ignorando quello sguardo offeso che il lupo gli stava gettando addosso. Non era il momento di mettersi a discutere fra loro. Anche perché a stento sarebbe andata oltre, quella conversazione. Da lupo, Derek poteva mettere fine a tutto, sbranandolo. Beh, non che da umano le cose fossero mai andate diversarmente.
Comunque.
"Stiles, nessuno può saperlo meglio di me che questo non è assolutamente vero. Derek è pericoloso e il fatto che non ti abbia assalito fino ad ora non significa che non lo farà in futuro, in un momento di poca lucidità. La trasformazione è di poche ore, presumo, quindi non ha ancora perso la ragione ma... la perderà. L'istinto prevarrà"
Stiles strinse i pugni, forte, sapendo quanto Scott avesse ragione. Avrebbe voluto mettersi ad urlare, in quel momento, ma non lo fece.
Pensò all'amaro in gola che ancora si faceva prepotente nel disturbarlo. Cercò di mandare giù la saliva ma la sensazione non sparì.
"Ieri Derek mi ha detto tutto. Mi ha confessato tutto quello che ha taciuto per tutto questo tempo. Ma... ciò nonostante, la rosa è appassita e lui- lui si è trasformato"
Scott sospirò, rinunciando alla sua posizione di attacco. "Mi dispiace, amico. Vorrei che le cose fosser-"
"Perché? Perché la maledizione si è compiuta ugualmente? La strega... Quella strega ci ha mentito!"
Scott strinse i pugni e "la troveremo, Stiles. E la costringeremo a far tornare Derek umano. La troveremo, okay? Ma ora dobbiamo pensare a Derek"
Stiles alzò lo sguardo su Scott e digrignò i denti. Derek fece lo stesso come se non solo percepisse le sue emozioni ma ne fosse direttamente collegato. "Finché starà con me, non farà del male a nessuno. Devi fidarti di me".
Perché non posso permettere che gli venga fatto del male, se l'unico a poterlo aiutare sono io.
Scott si rassegnò, annuendo. Poi, proprio lui, si illuminò all'arrivo di un'idea. Era raro che accadesse, ma se il ragazzo di fronte a sé rallentava a farsela venire, forse accecato da quelle emozioni, ora che lui aveva la mente più nitida e attraversata dagli ultimi input che Stiles gli aveva dato, si avvicinò di qualche passo ai due con un dito alzato.
"Io ho visto quel cartone. Sai, quella bestiolina di mio figlio la predilige assieme a Balto" parlò Scott, riverso nei suoi ricordi con un sorriso che solo un altro padre avrebbe potuto comprendere. Stiles aggrottò la fronte, accigliandosi, mentre Derek decideva che quell'argomento non era di suo interesse a tal punto da girare i tacchi e spostarsi nella cucina.
Quando Scott tornò a guardare Stiles negli occhi, lo sguardo che gli fece era uno che Stiles conosceva fin troppo bene. Rabbrividì, come era in grado di fare solo nei tempi in cui entrambi andavano ancora a scuola, e "Mi fai sempre paura quando hai un'idea. Ciò nonostante non ho la più pallida idea di dove tu stia andando a parare, quindi continua"
"La Bestia non torna umana quando confessa di amare Belle. E anche se la maledizione di Derek dice che si sarebbe sciolta nel momento in cui lui si fosse aperto con te, io credo che..."
Stiles sgranò gli occhi, dando modo a Scott di capire che non c'era bisogno di continuare. Stiles si girò verso Derek, accucciato vicino al frigo.
Ora finalmente si spiegava tutto, soprattutto quella sensazione di amaro in bocca che non voleva andare via.
"Non è mai troppo tardi" si sussurrò a se stesso, animato da una nuova speranza. Derek alzò il capo, solo per inclinarlo appena e guardarlo di traverso, attonito.
Lui, d'altronde, non aveva mai visto quel cartone quindi non aveva la benché minima idea di cosa stessero parlando.
Stiles tornò a guardare Scott e "wow" esclamò sorpreso, "ci sei arrivato prima di me". Scott sghignazzò fingendosi offeso: "Hey, non essere sorpreso. Non è mica la prima volta".
Stiles ridacchiò, stavolta senza fingere. Scott lo capì all'istante, a tal punto da stupirsi e guardarlo meravigliato.
D'improvviso, Derek non sentì soltanto l'odore di speranza provenire dalla pelle candida di Stiles, ma anche dall'altro lupo. Una speranza mista a gioia e quella, a differenza dell'altro, la comprese.
Stiles stava tornando.
"Scott, voglio restare da solo con lui" gli disse, poi, qualche momento più tardi. Scott, comprensivo, annuì.
Non ipotizzò il peggio, perché entrambi, forse per motivi diversi, avevano bisogno che funzionasse, e se ne andò facendosi però promettere di fargli avere notizie il più in fretta possibile.
Stiles lo ringraziò tacitamente e glielo promise, per poi accompagnarlo alla porta.
"Questa te- te la farò riparare io!" disse Scott, profondamente imbarazzato. Stiles sorrise e "Non importa. Stavo giusto pensando di cambiarla" rispose sarcastico. Scott finse di credergli, ridendo, e poi si fece strada verso casa sua.

Si dice anche, oltre che la speranza sia l'ultima a morire, che non sia mai veramente troppo tardi, e forse Stiles – assurdo, ma vero– aveva ancora qualcosa da dire al lupo accucciato in cucina.
Così, quando Scott fu ormai lontano da quella casa, e dopo aver tentato invano di chiudere la porta d'ingresso accostandola, Stiles si avvicinò al lupo.
"Okay" disse, attirando la sua attenzione, grattandosi goffamente la nuca. "Credo che ora tocchi a me parlare e quella strega le ha pensate davvero tutte, perché così per farmi tacere potrai davvero soltanto sbranarmi".
Derek sbuffò un mezzo ringhio che Stiles decifrò come un permesso a continuare. Prima, si sedette per terra e incrocio le gambe.
Ci fu silenzio per un tempo che sembrò estendersi più del dovuto. Stiles sembrava cercare un punto in cui iniziare e Derek, semplicemente, sembrava attendere pazientemente. Quando, però, si mise in piedi, Stiles svuotò la mente e lo guardò incapace di capire cosa volesse fare.
Forse... già sbranarlo per evitare quel monologo? Alla fine, si rilassò quando il lupo gli si acquattò addosso, abbandonando il muso su un ginocchio.
Stiles si sentì confortato e mentre depositava una mano sul manto nero del lupo, incominciando ad accarezzarlo, prese a parlare. "Allora, mi chiedevo da dove avessi dovuto iniziare, ma suppongo che io debba dirti soltanto ciò che non sai"
"Quando ti ho visto salire in macchina con Braeden, non ho pensato che la tua partenza potesse sconvolgermi. In fondo dopo tutto ciò che era successo, ero solo felice che fossimo sopravvissuti. Tutti quanti. Nei giorni seguenti, sono arrivati tutti i pensieri che alla tua partenza non mi ero fatto. Ti avevo visto morire e avevo accettato la tua presa di posizione. Ho iniziato a sentirmi in colpa, perché non lo avrei permesso a nessuno, mentre a te avevo dato le spalle. E più passavano i giorni, più mi arrabbiavo con te perché te ne eri andato senza lasciarmi spiegare che non era stato facile accettare la tua scelta, come era sembrato, che senza di te probabilmente non sarebbe mai stato più lo stesso. Ma tu non c'eri, ed era effettivamente cambiato tutto.
Ho finto di non capire cosa mi turbasse davvero e sono andato avanti. Non ho compreso cosa stessi facendo a me stesso ed ero troppo impegnato a salvare le penne a me e agli altri per preoccuparmene. Quando sono stato catturato, invece, ho avuto molto tempo a disposizione per pensare. E un po' di quel tempo l'ho sprecato ad arrabbiarmi ancor di più con te".
Derek alzò il capo per guardarlo e Stiles si fermò con la mano, abbassando gli occhi per incrociare quell'azzurro elettrico ora così magnetico e turbato. Stiles sorrise.
"Ero convinto che tu fossi l'unico a non potermi dimenticare, perché come fai a dimenticare il tipo che ti ha spedito in galera? Come avresti potuto dimenticare quello che avrebbe dovuto tagliarti un braccio per evitare di farti morire avvelenato? Come, Derek? Come potevi dimenticarti di uno che ti rendeva le giornate un inferno, soltanto girandoti attorno e incasinandoti tutti i piani? Come potevi dimenticarti di me? Chi ci sarebbe stato assieme a te, nella piscina, per ore a mollo evitando di farci uccidere dal kanima? Chi altro... ti avrebbe detto che sei fottutissime dita significano che stai sognando?" ridacchiò al ricordo del sogno di Derek, ora era più facile accettarlo. Fino a qualche ora prima, lo credeva impossibile.
"Così ho realizzato, ed è successo. Potevo dire le stesse cose di Scott, di Lydia, di mio padre ma decidevo di arrabbiarmi con te. E questo poteva significare soltanto una cosa. Non so nemmeno io quando è successo, ma è successo, e ho iniziato a realizzarlo soltanto quando te ne sei andato. Quando sono stato salvato, io... ho semplicemente smesso. Smesso di fare tutto, soprattutto di essere me stesso. Lydia se ne è andata prima che le dicessi che non avrebbe funzionato e la vita è andata avanti e me ne sono andato anche da Beacon Hills. Fuori da questa città, mi sono allontanato del tutto e non solo fisicamente. È come se avessi cercato una distanza emotiva da tutti, perfino da Scott. Ero traumatizzato da ciò che era successo e prima di questo, ne avevamo passate tante altre. Io volevo soltanto smettere di provare tutta quella rabbia. Ci sono riuscito e la distanza fisica ha aiutato. Ogni tanto tornavo, ma non era più la stessa cosa. Scott lo percepiva ma non ha chiesto nulla, credeva stessi male per come fossero andate le cose con Lydia e come, alla fine, non riuscissi mai ad essere felice. E credo che un po' si sentisse in colpa, perché nel frattempo lui si era sposato e stava per avere un bambino.
Quando sono tornato, sentivo che stava succedendo qualcosa e sapevo che ti riguardava perché ogni notte mi ritrovavo alla villa. Così, per sei mesi mi sono messo ad attenderti. E quando sei tornato e ho capito che l'avevi fatto soltanto per cercare aiuto io... ho compreso che ti stavo aspettando, sperando che tornassi per... me. Ora che mi hai detto tutto quanto, so che mi sbagliavo, che ti incolpavo ingiustamente, ma non hai idea di quante volte io mi sia sentito uno stupido. Non ne hai idea... E questo è quanto, Derek. Ho detto tutto" fece una pausa. Ridacchiò. "Oppure no"
Stiles si schiarì la voce. "Scott ha detto che la maledizione si scioglie soltanto quando Belle confessa alla Bestia di amarlo, nonostante sia ormai troppo tardi. Io credo che per amarsi, bisognerebbe quantomeno conoscersi e noi, concorderai con me, non lo abbiamo mai fatto. Non nel modo giusto, si intende." Un'altra pausa. Si schiarì nuovamente la voce con un pugno davanti alla bocca sotto lo sguardo di rimprovero dell'altro.
"Perciò, Derek, è questo ora il punto. Nonostante tu non sia tornato, nonostante io non sappia se le cose avessero potuto andare diversamente, so che quanto è successo fino ad oggi è qualcosa che doveva succedere per farci arrivare fino a questo punto. E io, ora, vorrei davvero che tu mi conoscessi, perché vorrei tanto conoscere te"
Per un momento credé di aver fallito e che, non aver detto che lo amasse, potesse aver rovinato tutta la sua confessione. Perché non accadde nulla, Derek non si trasformò magicamente tornando umano.
Quel momento lunghissimo di attesa, Stiles lo trascorse mordendosi il labbro e trattenendo il respiro.
Alla fine, quando desistette, chiuse gli occhi e singhiozzò, pronto a lasciarsi travolgere dalla delusione di un pianto.
"Avanti, Derek"
I wanna be known by you.
Stiles saltò sul posto, nel sentire quella voce nelle sue orecchie, giungergli in aiuto. "Ma certo, maledetta scrupolosità da strega" esclamò ridacchiando sardonico, nonostante gli occhi lucidi.
Poi, Stiles parlò "Derek, I wanna be known by you" assicurandosi che gli occhi di Derek fossero ben piantati nei suoi.

Così accadde. Finalmente.
La maledizione si sciolse in un fiotto accecante di luce. E Derek tornò umano, tra le mani di Stiles, nella sua cucina. Non ci fu più amaro nella sua bocca. Solo stupore nell'esserci riuscito.

Stiles gli fece un sorriso. Derek, ancora fra le sue braccia, alzò lo sguardo per accertarsi che tutto quanto fosse accaduto sul serio. Si guardò e ne ebbe la conferma, così tornò a guardare Stiles, tirandosi a sedere non curante che fosse completamente nudo.
Stiles non si fece scrupoli e gli accarezzò una guancia. "Hey" lo salutò. Derek non lo allontanò, ma socchiuse appena gli occhi, come confortato da quel gesto.
"Stiles" disse dopo essersi umettato le labbra per prendersi un momento. "Non devi sentirti in colpa, per ciò che è successo a La Iglesia e tutto quello che ne è susseguito. Non mi hai voltato le spalle, né ho mai creduto che stessi accettando la mia decisione. Scott aveva bisogno di aiuto, era la cosa giusta da fare"
Stiles sobbalzò, facendo cadere appena la mano sul collo dell'uomo che aveva appena finito di parlare. Sbatté gli occhi e "sarebbe potuto essere anche l'ultima volta che ti avrei visto e io me ne sono andato" un nodo alla gola gli fece sputare fuori il rospo. Quel vecchio senso di colpa era ancora lì.
Derek negò. "No, tu ti sei voltato verso di me una seconda volta. Non mi hai mai voltato le spalle, neppure adesso. Ci sei sempre stato, Stiles, mentre io-" la voce tremò appena. "Io quando avrei dovuto esserci..." e anche Derek gli dimostrò di averne di nuovi.
"Derek" tuonò Stiles, obbligandolo a guardarlo alzandogli il mento. "È acqua passata, non devi sentirti in colpa neppure tu, okay? Non c'eri, ma ora so quale sarebbero state le tue intenzioni se le tempistiche fossero state diverse e nonostante questo, ora siamo qui. Non devi sentirti in colpa, okay? Quando ci sei stato, sei stato il primo a dimostrarmi quanto tenessi alla mia sopravvivenza"
Derek si accigliò. "Di che parli?"
"Di quando abbiamo avuto a che fare col Nogitsune. Tu avresti potuto optare per l'unica scelta possibile, ovvero uccidermi, invece hai cercato di salvarmi. Anche da quelli che invece cercavano di risolvere il problema uccidendomi".
Derek ci pensò, guardandolo, poi sorrise, annuendo, abbassando di nuovo il capo. "è lì che ho iniziato a... capire" gli confessò, tornando a guardarlo.
Stiles "oh" si sorprese un momento, prima di lasciarsi trasportare dall'ondata che inavvertitamente lo spinse a far combaciare la propria bocca con quella di Derek in uno schiocco che non lasciò spazio ai possibili dubbi sul compiere quel gesto.
Derek, probabilmente scioccato, non lo allontanò ma neppure cambiò qualcosa in quel tamponamento di labbra.
Entrambi a occhi spalancati, assistettero a quell'imbarazzante momento sul quale spesso, forse, entrambi avevano pensato fino a scegliere di non compierlo.
E... quanto era stato stupido non averlo fatto fino a quel momento. Non c'era nulla di improbabile o difficile. Era sorprendente. Sì, sorprendentemente bello.
Chiusero gli occhi quando una mano di Stiles si strinse a pugno sul petto di Derek e le loro bocche finalmente si schiusero, avviluppandosi fra loro, per baciarsi semplicemente di più.
Derek gli si avvicinò come se volesse sbranarlo. Stiles tradusse quella voracità come un'impazienza cotta a puntino e gli sorrise sulla bocca, stringendo con la stessa mano che prima depositava sul petto i capelli morbidi e setosi all'altezza della nuca, per poi lasciare che Derek lo afferrasse alla vita per spingerselo sopra le gambe. Le loro labbra non si divisero per un po', iniziando a conoscersi come si erano promessi per sciogliere la maledizione.
Si divisero accostando l'uno la fronte sull'altro e respirandosi piano addosso. Stiles lo guardava, non poteva proprio farne a meno. Stava baciando Derek e poteva pensare soltanto: finalmente.
Derek, ad occhi chiusi, sembrava non dimostrare la stessa euforia. Anzi, assorto, sembrava rimuginare su chissà quale pensiero.
Stiles si accigliò. "A che cosa pensi?"
Derek ci impiegò del tempo. Ma rispose. Sembravano lontani i tempi in cui evitava di rispondere alle domande di Stiles.
"Pensavo alla leggenda della rosa cherokee. Le donne piangevano per i figli scomparsi e pregavano affinché gli Dei dessero loro un po' di speranza, giusto?"
Stiles annuì e Derek, ancora ad occhi chiusi, lo capì dalla fronte di Stiles che si mosse sulla sua.
"Anch'io ho pregato e la maledizione deve essere stata la risposta alle preghiere. Per questo la strega parlava di benedizione. Io ho pregato di avere una nuova speranza e la rosa mi ha riportato a casa".
Ci fu silenzio. Il cuore di Stiles probabilmente funzionò a singhiozzi prima di accelerare. In quel momento, Derek aprì gli occhi. Soltanto per vedere l'espressione sorpresa e scioccata di Stiles che, immediatamente, riprendendosi "No, scusami. Non allarmarti!" gli disse, notando l'occhiataccia attonita che Derek gli stava mostrando. "È sempre una sorpresa sentirti parlare così..." ammise.
Derek abbozzò un sorriso e, mentre pensava che Stiles non avesse tutti i torti, "tu sei un idiota" gli disse, imbarazzato.
"E tu hai appena ammesso che quella volta ti sei realmente commosso nel sentirmi raccontare quella leggenda, AH!"
Derek roteò gli occhi e "questo lo hai dedotto tu" precisò.
"Questa è logica" rispose subito Stiles, che sembrava non volesse proprio darla vinta al lupo che, pochi istanti prima, aveva appena aperto il suo cuore di propria spontanea volontà, libero da qualsivoglia costrizione. Derek si pentì, quasi, di aver parlato interrompendo quel momento e così "Stiles, sta zitto" tagliò corto.
Stiles ammiccò: "Suppongo tu abbia appena scoperto un nuovo modo per farmi chiudere la bocca, no? O quanto meno impegnarla a far altro..." lo provocò. Il sopracciglio di Derek lievitò verso l'alto, quando Stiles "Quindi, fammi stare zitto" esclamò malizioso.
Ogni perplessità si dissolse nel vento nell'arco di qualche battito di ciglia. Derek, così, sorrise complice e divertito. Iniziava a capirlo e a conoscerlo. Era una sensazione che gli piaceva.
Perciò, lo fece stare zitto. Nel modo giusto.
E quella fu la prima volta in cui Derek riuscì a tappargli la bocca senza l'utilizzo dei suoi canini.
O meglio.
Quella fu la prima volta in cui Derek utilizzò la sua bocca su Stiles, come gli aveva promesso minacciosamente molto volte, senza però fargli del male.

Dopo diversi minuti in cui l'unica cosa necessaria per la loro esistenza fosse baciarsi trattenendosi vicino con le mani che stringevano parti del corpo ancora vestite e parti già nude, Stiles si sorprese nel sentirsi sospeso nell'aria quando aprì gli occhi e si costrinse ad allontanarsi dalla bocca di Derek.
Rimase un mistero per lui come Derek, sdraiato per terra e con lui addosso, fosse riuscito a mettersi in piedi con estrema agilità. Poi ricordò l'utilissimo dettaglio che stesse limonando un licantropo e il mistero perse del tutto attrattiva ai suoi occhi, mentre le labbra di Derek, gonfie e rosse come fragole, riebbero nuovamente il primo posto nei suoi pensieri a tal punto che, quando Derek lo depositò sul tavolo della cucina, le loro labbra erano già felicemente riunite e le loro lingue già fieramente accartocciate l'una nell'altra.
E così, baciarsi divenne nuovamente l'unica azione necessaria per diversi altri minuti che susseguirono.
Quando le mani di Derek andarono al di sotto della t-shirt che Stiles portava oltre alla giacca felpata, un scossa vibrò salendo lungo la colonna vertebrale del ragazzo che, reagendo, schioccò le labbra e trattenne il respiro.
"Che c'è? Non- vuoi?" domandò subito Derek, cercando di guardarlo negli occhi. Le mani ancora sui fianchi candidi a stringere piano e insicure.
Stiles mandò giù aria e sentì freddo, poi immediatamente caldo. "Non voglio? Scherzi?" ridacchiò. "Voglio. Io voglio. Assolutamente. Non sai da quanto e quanto" e probabilmente Derek non lo sapeva, ma presto avrebbe avuto modo di scoprire dove la curiosità del ragazzo si spingesse.
"Allora ho fatto qualcosa che-"
"No, no, no. Cristo, non mi starà venendo il panico per questo!" rispose, per poi rimproverare se stesso. Derek si accigliò, ma quando Stiles, tra le sue mani, iniziò ad agitarsi, la sua espressione si calmò e lo guardò con un sorriso tranquillo. Qualche attimo dopo, cercava il suo sguardo per parlargli.
"Stiles, non dobbiamo correre. Ascolta, anche per me tutto questo è nuovo e... abbiamo tutto il tempo di scoprirci. Di conoscerci, okay? Un passo per volta e qualsiasi cosa non sembra funzionare o non sembra piacerci, ce lo diciamo. Senza problemi".
Stiles tornò a respirare. Si sentiva un bambino, ma sapere che in quel campo non fosse l'unico lo tranquillizzò. D'altronde, aveva appena scoperto di apprezzare notevolmente le labbra di un uomo e, soprattutto, la sensazione della sua barba a solleticargli il viso, questa consapevolezza gli metteva addosso una curiosità tale che abbatteva ad armi pari qualsiasi timore.
Annuì. "Un passo per volta, che ne dici di salire in camera?"
Il volto bruno del licantropo si illuminò e annuì.
Derek indietreggiò permettendo a Stiles di scendere dal tavolo sul quale era stato adagiato e prossimo a incamminarsi verso le scale, Stiles pensò che Derek fosse al suo seguito, pronto a seguirlo. Ebbe modo di sorprendersi, quindi, nel momento in cui Derek fece scivolare la sua mano lungo il braccio di Stiles, solleticandogli con le dita la pelle fino al palmo della mano che fece combaciare con il proprio per stringergli la mano nella sua.
Stiles, con sguardo basso, guardò quell'intreccio di dita e quasi incespicò in un tappeto poco prima della scale. Derek roteò gli occhi, imbarazzato, mentre Stiles bofonchiava qualche imprecazione assieme a un mantra simile a "devo farci l'abitudine, devo farci l'abitudine" con l'intonazione di chi, invece, difficilmente avrebbe imparato a renderla tale.
Giunti davanti alla camera da letto che un tempo era stata del padre di Stiles, Derek decise che non si sarebbero fermati lì, dove ora doveva essersi spostato il proprietario, vivendo da solo, e lo strattonò verso la stanza che per tutta l'adolescenza gli era appartenuta.
Ovviamente, un sorriso beffardo subito fece capolinea sul viso sfacciato di Stiles e che Derek non poté vedere, non fino a quando "Qualcuno ha avuto delle fantasie su di me in una camera da letto in particolare, eh?" lo beffò. Derek gli rispose giusto in tempo mentre entravano nella stanza.
Non lo fece a parole, ma sbattendo la porta così repentinamente da far perdere il flusso delle azioni al povero umano capitato tra le mani del lupo. Subito dopo il rumore sordo della porta chiusa, Stiles si ritrovò addossato a quest'ultima con il petto nudo di Derek a schiacciarlo prepotentemente.
Quando lo guardò negli occhi, spaventato e spaesato, trovò un paio di occhi vispi a beffeggiarlo.
Non ebbe bisogno di aggiungere nient'altro, ché entrambi si ritrovarono come teletrasportati indietro nel tempo. Per un unico particolare, la situazione stonava il ricordo che Derek stava rievocando in quel momento: Derek era completamente nudo.
Anche Stiles, allora, sogghignò divertito. "Lo sapevo che quella volta-" tentò puntandogli l'indice sul petto, ma stavolta Derek lo zittì senza minacciarlo, piuttosto usando il tempo necessario per fissarlo goliardicamente prima negli occhi e poi abbassandosi alla bocca in movimento, per poi baciarla impunemente come il migliore dei ladri.
Questa volta, la pacatezza di scoprirsi fu rimpiazzata dall'euforia di riprendere qualcosa di interrotto e si baciarono con un'euforia tale da perdere il fiato in un battito di ciglia. L'irruenza con cui Derek lo aveva spinto contro la porta si sostituì con l'ingordigia di avvicinare se stesso al corpo del ragazzo. Ma anche questo, fu macchiato di impazienza quando Derek decise che la giacca di Stiles era un indumento di troppo e glielo tolse via, subito dopo aver abbandonato la sua bocca e aver cercato un consenso nei suoi occhi.
Stiles non solo fu più tranquillo nello sbarazzarsene ma, audace, prese l'occasione per sfilarsi via la t-shirt che copriva il suo addome. Derek lo guardò animato da nuova lussuria e con le mani gli accarezzò le spalle scendendo sulle braccia toniche. Stiles fremette in quei gesti e, nuovamente, quando lo baciò, lo fece d'impeto, come la prima volta, stampandogli un bacio spoglio di una vera intenzione di approfondire, perché subito scese a baciargli la mandibola e poi il collo, mentre con le mani, anche lui, si lasciava incuriosire dalla schiena di Derek.
Derek indietreggiò poco prima che Stiles potesse anche solo immaginare di sfiorargli i glutei e non perché non volesse permetterglielo ma semplicemente per ricominciare a baciarlo mentre lo trascinava verso il letto.
La stanza di Stiles, forse meno in disordine del solito, non era cambiata molto e avvicinarsi al letto non fu impossibile. Durante il tragitto, baciandosi in modo languido e sporco, si sorrisero quando le loro bocche rumoreggiarono grossolanamente. Prima di buttarsi sul materasso, Derek cercò un altro consenso negli occhi ambrati del ragazzo, mentre con le mani toccava il tessuto della tuta. Ancora una volta, forse con un po' di agitazione nel petto, e che Derek annusò velocemente, Stiles annuì. Non si fermò semplicemente perché oltre a questo, Stiles puzzava terribilmente di concitazione e se Derek non fosse stato una creatura soprannaturale, avrebbe presto avuto modo di scoprire che il ragazzo era eccitato tanto quanto lui, non appena gli avesse sfilato via i pantaloni e i boxer. Entrambi spogli da ogni altro impedimento, con addosso ancora un po' di impacciata inesperienza, si sdraiarono sul letto. O meglio. Azzardando un coraggio impaziente, Stiles lo afferrò veloce sui fianchi e se lo trascinò all'indietro sul letto.
Sdraiati, fu tutto più semplice. Trovarono presto la posizione comoda: Stiles allargando appena le gambe per permettere a una coscia di Derek di insinuarsi tra di esse e Derek facendo leva con le sue la mani sul materasso per non schiacciare Stiles sotto il suo peso.
E si baciarono. Si baciarono ad oltranza con i corpi finalmente legati senza vincoli o impedimenti. Si lasciarono trasportare dal desiderio, muovendosi come onde poco agitate di una prima giornata estiva. Il calore di quella passione faceva ardere i loro corpi, mentre l'unica colonna sonora per le loro orecchie erano i suoni che entrambi compivano mentre continuavano a conoscersi. E solo per Derek, i loro battiti: all'unisono.
"Stiles" ansimò poco dopo il licantropo, al suo orecchio. L'uomo chiamato in causa, ad occhi chiusi, gemette in risposta e senza pensare "ti voglio dentro di me" gli disse.
La situazione non si raffreddò improvvisamente, ma entrambi, anche colui che aveva appena confessato inconsciamente tale pensiero, divennero due statue di sale. Se un qualche artista avesse voluto scolpire una scena omoerotica, avrebbe senz'altro preso ispirazione da quei due corpi perfettamente legati fra loro. Se qualcun altro, invece, avesse voluto studiarli, avrebbe scoperto che l'imbarazzo si erano insinuato fra di loro cercando di spingerli il più in fretta possibile ben lontani.
Derek non sapeva cosa rispondere, mentre Stiles si stava forse domandando se almeno per una volta nella sua vita avesse soltanto pensato di averlo detto.
Derek tentò di mettersi a sedere, sciogliendo definitivamente quella situazione, ma Stiles scattò ancor prima che l'altro potesse farlo – e strano, perché lui era pur sempre l'umano tra i due – e capovolse la posizione, sovrastandolo e ritrovandosi a cavalcioni su di lui.
"Okay, l'ho detto. Ed è così. Ma d'altronde è questo che stiamo facendo, no? Forse non avrei dovuto buttarla lì e anzi per una volta avrei fatto bene a starmene zitto e agire ma, ecco, ormai dovremmo iniziare a perdere le speranze: non succederà mai che non dirò qualcosa che penso e che voglio veramente. Quindi-"
"Stiles" lo fermò Derek, stringendogli i fianchi con entrambe le mani. Stiles ammutolì, guardandolo.
Derek serrò la mascella, cercando di non star tenendo il conto di quante volte sentisse il suo sesso pulsare sotto il corpo di Stiles.
"Derek, ti prego non roviniamo tutto solo perché sono un idi-"
"Stiles, ti stavo per chiedere dove avessi i preservativi" tagliò corto il lupo, sembrando rude per nascondere l'imbarazzo.
"Oh" fu la risposta di Stiles. "Davvero?" chiese sorpreso, ma non attese la risposta, scattando di corsa in piedi per correre fuori dalla stanza con un semplice "Certo! Torno subito".
Derek trattenne una risata e si issò sul letto facendosi leva con entrambi i gomiti e, infreddolito da quella repentina distanza, attese guardando la propria erezione.
Era strano e non ricordava nemmeno una volta di essersi sentito così in un rapporto sessuale. Con le donne, si era sempre sentito padrone di se stesso e, soprattutto, della situazione. In quel caso, invece, non lo era in nessuna delle due cose. Però, gli piaceva. Sentirsi disarmato e sul ciglio di un vuoto non lo atterriva. Per niente. Anzi, se possibile, lo eccitava ancor di più. Era cosciente che questo non sarebbe mai potuto accadere con nessun altro se non con quel ragazzo. Perché Stiles era tante cose, ma in particolare era la sua eccezione.
Non si era mai fidato di lui, ma la sua stessa vita era finita nelle sue mani. Si era salvato tutte le volte.
Non avrebbe mai neanche lontanamente pensato di finire a letto con un uomo. E ora che c'era, in quello di Stiles, non credeva di star sbagliando.
Si era spesso sentito travolto dalla passione per una donna nel momento sbagliato. Quello che stava vivendo era il primo giusto, il primo che gli riempiva il petto e che lo faceva sentire vivo.
Quando Stiles ritornò con un pacchetto di preservativi e il lubrificante fra le mani con aria raggiante come se portasse dei doni, fece quella che per lui fino a poco prima era una rarità: sorrise.
Stiles si sdraiò al suo fianco e Derek subito si mosse per riposizionarsi lì dove credeva fosse il suo nuovo posto al mondo. Stiles fu felice di accoglierlo come la prima volta e "il lubrificante ce l'ho non perché io abbia mai pensato di fare determinate cose ma-"
"Stiles" lo ammonì mordendogli un labbro e leccandoglielo poco dopo. Stiles mise un broncio, ma ogni gesto, d'entrambi, era come un gioco.
"Pensavo ti interessasse"
Derek negò mentre col naso odorava il suo collo e con la bocca gli baciava la clavicola. Le mani, carezzevoli ai lati dei glutei lo modellavano come se fosse fatto di creta.
"D'accordo, sto zitto" continuò lui.
Derek rise rocamente sulla pelle candida di Stiles, solleticandolo dolcemente e facendolo ridere di conseguenza. "Per una volta" gli disse il lupo, "hai detto qualcosa di interessante" lo prese in giro. In risposta, Stiles tentò di pizzicargli un fianco. Ma ovviamente non gli fece nulla: la pelle olivastra di Derek, d'altronde, era come marmo.
"Ne ho un'altra, se vuoi" continuò, allora, l'umano. Derek alzò il capo per sfidarlo con entrambe le sopracciglia alzate e l'aria vispa che mai aveva riservato a quell'essere umano e che, ora, non pensava di poter più condividere con nessun altro se non lui.
"Anzi, no, non te la dico" affermò birichino. "La faccio" e baciò Derek, alzando il collo e tamponandogli la bocca.
Derek mugugnò sulle sue labbra per poi schiuderle con le proprie per approfondire quanto già ormai credeva di conoscere bene. Quel sapore, infatti, si era fatto suo come inchiostro indelebile sulla pelle e dava vita, mentre scorreva nelle vene assieme al sangue, a un desiderio cocente di far suo tutto ciò che apparteneva a Stiles e che ancora non aveva scoperto.
Così le mani si fecero più audaci e, invece di accarezzare, strinsero, ricordandosi dell'esperienza che già possedevano, senza mai dimenticarsi però che ciò che ora toccava fosse diverso e speciale.
Stiles era un concentrato di reazioni. Tutte positive. Ancora una volta, le iniziali titubanze furono nient'altro che stadi di paranoia; ma da due persone che avevano atteso tanto per confessarsi interessati l'uno nell'altro non c'era da aspettarsi qualcosa di diverso. L'importante, infatti, era il modo in cui si erano fatti strada per trovarsi. Ed ora erano lì, nuovamente in preda all'eccitazione.
Quando Derek si mise in ginocchio sul letto per infilarsi la protezione, Stiles rimase un momento in trance a guardarlo, ostentando incredulità nel ritrovarsi proprio nella sua stanza con Derek Hale, in quel tipo di atteggiamenti. Erano giunti a un tipo di intimità che un tempo avrebbe potuto considerare solo attraverso uno schermo, affamato di curiosità, alla ricerca di risposte nei siti sbagliati. E ora, sopra di lui, in tutti i suoi muscoli tesi e nella sua stazza prorompente, c'era proprio colui che aveva fabbricato un bel po' di desideri nei suoi sogni più reconditi.
Aveva desiderato così tanto quell'uomo e solo ora aveva la percezione di quanto fosse forte. Come lo scorrere di un fiume in piena durante un'alluvione improvvisa.
Quindi, eccolo lì, un uomo ormai, ma con la bocca leggermente schiusa e gli occhi fissi su un corpo che gli avrebbero lasciato addosso sempre le fattezze di un eterno ragazzino.
Derek posò i suoi occhi su di lui e tentò in tutti i modi di non sentirsi in imbarazzo dal modo in cui Stiles lo stesse fissando. Una volta avrebbe potuto infastidirlo facilmente, ma ora quelle iridi su di lui erano capaci di fare tutt'altro: come la carta sul fuoco, ad esempio. E Derek ardeva. Scivolò con lo sguardo sulla pelle chiara e subito con le mani afferrò i fianchi per metterlo d'un fianco con una gamba sopra l'altra mentre con il busto gli permetteva di restare completamente adiacente al materasso. Poi lo guardò di nuovo negli occhi, per accertarsi che quella posizione andasse bene e in quelle iridi ambrate, vi trovò una luce fulgente e limpida mentre si umettava le labbra. Derek abbozzò un sorriso che nascose piegando il collo alla ricerca del lubrificante.
Lo aprì e ne mise un po' sull'indice e il medio, poi senza pensarci si insinuò tra i glutei del ragazzo che aveva sistemato come in posa per un ritratto e soltanto quando iniziò ad applicarlo, alzò gli occhi verdi su Stiles, per accertarsi che tutto fosse a posto.
Trovò sul viso di Stiles una smorfia, probabilmente per il freddo di quella intrusione. Derek si morse un labbro perché gli piacque anche quella vista e con le due dita iniziò ad insinuarsi ancora di più in lui.
"Stiles, in qualsiasi momento se vuoi fermarti-"
"Non voglio!" esclamò repentino, mangiandogli le parole, alzando gli occhi in quelli di Derek. Lo vide agitarsi, infastidito da quella intrusione, e "cioè voglio!" replicò in fretta. Derek si accigliò, fermandosi con le dita dentro di Stiles.
Stiles si issò facendosi leva con un gomito e Derek capì di doversi avvicinare per incontrare la sua bocca. Si baciarono, frettolosamente. Grossolanamente. E quando Stiles si allontanò ad occhi chiusi, Derek lo sentì prendere un profondo respiro. "Ti prego" disse, buttando giù tutta l'aria raccolta. "Continua. Ti dirò se fermarti, ma ora non azzardarti, Derek" disse con voce ferma.
Derek respirò a pieni polmoni tutta quella certezza e riprese a indugiare in quella piccola apertura, facendosi una strada in quel canale che, già con le sole dita, poteva percepire strettissimo. Il suo sesso pulsò di concitata impazienza e serrò la mascella per trattenersi. In quel momento, provò paura. Perché l'ultima cosa che voleva fare, era fare del male a quel corpo così recettivo ai suoi gesti. L'ultima cosa che voleva fare, era essere impetuoso e fare qualcosa di sbagliato. Stiles gli aveva dato il via libera, eppure l'unica cosa a cui poteva pensare era quello di stare attento, di controllarsi.
Quando sentì il gemito gutturale di Stiles, come reazione al suo stuzzicare una probabile zona erogena per lui, capì che mantenere un controllo sarebbe stato molto difficile.
Tornò a baciarlo quando capì che l'uomo sotto di lui era pronto per accoglierlo, mentre con una mano aiutò a insinuarsi con la propria erezione, facendosi del male fisico e psicologico quando si introdusse piano e con una lentezza umana che lo affaticò come se stesse sollevando una intera montagna.
Così, poi toccò a Stiles sorprenderlo per togliergli di dosso quella stupida paura. E con un secco movimento di fianco, lo sentì spingersi contro di lui per permettere al sesso di Derek di insinuarsi più in profondità.
"Cazzo" esclamarono all'unisono. Derek si arrestò, mentre Stiles si ritrovava senza fiato. Poi, come l'uno il riflesso dell'altro, chiusero gli occhi e si lasciarono trasportare da ciò che stavano vivendo. "O...ddio"
Stiles pensò che quell'intrusione facesse un male tale da disorientarlo, ma lo riempiva in un modo che difficilmente poteva dirsi di essersi sentito così precedentemente. Quindi, faceva male ma valeva la pena per la sensazione che ne scaturiva.
Derek rabbrividì per la sensazione tattile di sentirsi avvolto tutto attorno a Stiles. Era stretto, caldo, e se in qualsiasi altro contesto avrebbe potuto sentirsi soffocare, in quel momento pensò che anche nella situazione più estrema, avrebbe potuto rimanere senza fiato e trovare piacere ma era successo soltanto lì, in quel momento, con Stiles. Era perfetto.
Una volta presa dimestichezza e abbandonata la paura alle spalle, ritornarono alla sintonia di sapersi muovere a una vicinanza ristretta come quella.
Derek iniziò a muoversi in lui e a baciarlo, morderlo e toccarlo, mentre Stiles usava le proprie mani per stringere forte i capelli di Derek dietro la nuca.
L'intensità li travolse con ansimi che, in quella casa desolata, non seppero trattenersi. Stiles lo chiamò spesso per nome e Derek rispondeva sempre infossando la propria testa nell'incavo del collo del ragazzo per annusarlo. Mantennero quella posizione perché piacque ad entrambi la percezione delle loro cosce che si sfregavano fra loro.
Quando Derek venne colto dal piacere intenso dell'orgasmo inarcò sorpreso la schiena e tremò spasmodicamente rallentando le sue spinte per tentare invano di rendere quel momento abbagliante ancor più lungo.
Non era mai successo e ancora una volta si sentì incapace di sopraintendere la situazione che stava vivendo. Derek si sentì libero, forse per la prima volta. E fu bellissimo. Avrebbe ricominciato tutto da capo solo per sentirsi di nuovo così. Si accasciò su Stiles senza fiato, completamente assuefatto da ciò che aveva appena provato, mentre Stiles lo baciava fra i capelli, sorridendo e ridacchiando felice di ciò che aveva avuto modo di osservare.
E anche se non era venuto anche lui, come aveva visto illusoriamente in quei siti sbagliati, aveva scoperto tante altre mille e perfette sensazione che ne sostituivano a pieni titoli ogni mancata delusione. D'altronde era la prima volta. La prima di quel giorno. Il primo conoscersi. E si riteneva più che soddisfatto.
Non aveva contato, però, cosa stesse succedendo nella testa di Derek. Il licantropo, non appena si riprese – velocemente e in maniera disumana – scivolò via e lentamente da Stiles e si sfilò la protezione, mentre concedeva all'altro di mettersi supino sul letto.
"Derek, è stato-" iniziò.
"Non abbiamo ancora finito" tagliò corto lui, afferrando le sue cosce, prepotentemente, per tirarselo verso di sé, che si era posizionato in ginocchio sul materasso.
La sicurezza di Derek si riversò totalmente nella sorpresa di Stiles che, nuovamente incapace di seguire la rapidità di Derek, si ritrovò a corto di fiato quando questo, afferrandogli il sesso con una mano, avviluppò con la bocca la sua punta.
"Porc-" imprecò Stiles, prima di gettare all'indietro il capo come se improvvisamente fosse stato appena privato di tutte le energie. Derek scese con le proprie labbra, avvolgendo l'erezione sempre più a fondo nella sua bocca.
Guardò Stiles alzando gli occhi e una capriola nello stomaco fu l'espressione della sua soddisfazione nel vederlo incapace di proferire parola.
Derek aveva lasciato senza parole Stiles. Era un primato. Fece pressione con le labbra per tentare di fargli provare tutto ciò che lui aveva provato poco prima e aumentò i movimenti mentre con le mani stringeva le cosce di Stiles.
Tentando di riprendere un po' di lucidità, Stiles seppe di essere molto vicino all'orgasmo e, per fortuna, gli bastò un "De-rek" ansimato senza pudore per farsi capire. Derek affondò per un'ultima volta e leccò il glande per poi sostituirsi con una mano, mossa velocemente e a scatti irregolari fino al raggiungimento del piacere.
Stiles fletté i muscoli delle gambe e strinse le natiche, trattenne il respiro e poi, esplodendo, si lasciò andare a un lungo gemito.
Anche per Derek quello fu uno spettacolo.

Sdraiati uno di fianco all'altro, si ripresero in un silenzio finalmente accomodante.
Stiles, ovviamente, fu il primo a parlare. "Wow, perché ci abbiamo messo tanto ad arrivare a questo punto?"
Derek si mise su un fianco per fronteggiarlo e con un gomito sul materasso, abbandonò la propria testa sulla mano, in chiaro segno di atteggiamento rilassato. Non aveva una risposta a quella domanda, ma non si curò di trovarne una perché era semplicemente contento di esserci arrivato. Stiles lo imitò, sorridendo languidamente quando gli lesse la risposta in viso.
"Che ne dici di mangiare qualcosa, prima di riprendere?" optò, poi. Derek, a quel punto, si lasciò sopraffare dal sorriso contagioso e annuì, divertito.
Si alzò, seguito da Stiles, e iniziò subito a camminare lasciando indietro Stiles che "dovresti indossare qualcosa, no?"
"Le tue cose non mi stanno, Stiles" gli rispose Derek. "E poi più tardi perderemmo di nuovo tempo a toglierceli"
"Touché" gli fece eco Stiles, lanciandosi alle spalle le mutande che stava per indossare.
Scesero le scale in fretta, complici e allegrotti. Come ubriachi di vita.
Si arrestarono, algidi, agli ultimi gradini quando una terza voce li impalò al suolo "Quindi la mia idea ha funzionato" con sarcasmo.
Scott.
Si erano completamente dimenticati di lui. E chissà da quanto tempo era lì.
"Non lo hai sentito arrivare?" gli domandò Stiles a un orecchio – come se bastasse per non farsi udire dall'Alpha.
"Ero distratto anch'io" gli fece notare Derek a denti stretti.
"Forse l'idea di vestirsi, ora, non è tanto male come vi era sembrata, eh?" li beffeggiò Scott a braccia incrociate.
Ammoniti, come due idioti, lo lasciarono lì senza dire nulla e quando riscesero vestiti, fecero come se non fosse mai accaduto nulla, o meglio, tentarono, se non fosse stato per Scott che durante la colazione ci tenne a ricordarglielo per puro divertimento più e più volte.
"Ho una fame da lupi" esclamò Stiles di fronte a una colazione apparecchiata. Derek e Scott lo guardarono accigliati. Stiles si sentì osservato e subito ridacchiò, risentendo la sua voce per ciò che aveva appena detto. "Beh, voi sapete di cosa parlo. Forza, mangiamo!"
Era così che avrebbero voluto trascorrere il tempo d'ora in avanti.
Sorprendentemente, era un desiderio che animava tutti e tre.

____________

Un mese più tardi...

"Derek?" rientrando in casa, con ancora addosso la divisa del lavoro, Stiles cercò il licantropo che ormai abitava assieme a lui in quella casa.
Camminò per il salotto e osservò la cucina desolata, dove non vi era nulla di preparato. Non che Derek avesse preso anche l'abitudine di cucinare per lui, ma Stiles tornava sempre affamato e la speranza, radicata in lui per volere altrui, era davvero l'ultima a morire.
Salì al piano di sopra.
"Derek?" la sua voce un po' seccata, perché si sentiva sempre un idiota a chiamare più volte l'uomo dal superudito che probabilmente lo aveva sentito arrivare già da un paio di minuti.
Attraversò il corridoio per raggiungere la camera da letto, quando venne strattonato per un polso, passando per il bagno.
Ancora una volta, si ritrovò schiacciato contro una porta appena chiusa. E l'uomo che lo aveva costretto lì, a sorridergli impunemente a pochi centimetri di distanza. Sempre nudo.
E stavolta perfino bagnato.
"Seriamente, Derek. Sei un tale cliché" lo prese in giro lui, baciandogli repentinamente la bocca per salutarlo.
Derek si tirò indietro e si accigliò.
"Non fare il finto tonto, dimentichi che ormai conosco i meccanismi del tuo cervello?" lo beffò.
Il licantropo sbuffò, scomparendo presto con il volto nel punto del corpo di Stiles che aveva marchiato come suo preferito. Lo annusò, lì, sul collo, dove il suo odore pregnante si faceva più intenso e placò tacitamente la mancanza subita in quella giornata di lavoro. "Ecco, a proposito di quelli, dovresti farmeli – se proprio ci tieni – in posti coperti dagli abiti? Sai, diventa imbarazzante a lavoro. Con mio padre, e tua cugina". Derek sogghignò. Non che fosse il suo intento, ma quando baciava quella pelle gli diventava sempre più difficile non lasciare una sua traccia. Un comportamento del lupo, ma anche affine al carattere di Derek. Forse, avrebbe preso in considerazione la richiesta di Stiles. Forse.
Stiles alzò le braccia per cingergli il collo, come aveva preso l'abitudine di fare, e sorrise languidamente, avendo ormai talmente tanta nonchalance in quei gesti da sentirsi a casa solamente quando si ritrovava in quell'abbraccio.
"So che ti sono mancato" continuò l'umano, divaricando appena le gambe per concedere a Derek di farsi più vicino a lui e incastrarsi perfettamente. "Tu invece lo sai che mi sento oltraggiato, ora?"
Derek mugugnò sul suo collo, mentre lo baciava lentamente. Non aveva la forza di allontanarsi per guardarlo attonito. Tanto Derek sapeva che Stiles avrebbe continuato a parlare. Alzò il viso, strofinando il naso lungo l'altezza del collo, giusto per raggiungere un lobo dell'orecchio per succhiarlo avidamente. Sapeva che avrebbe continuato a parlare, certo, questo però non significava che non gli avrebbe reso difficile farlo.
Stiles, infatti, sospirò come se annaspasse per trattenere un gemito furtivo. Derek lo sentì ridere e d'istinto sorrise.
"Non mi hai aspettato per fare la doccia" riuscì a dire, infine.
A quel punto, parlò anche Derek: "Credevo perché non ti avessi fatto trovare pronta la cena" spavaldo e ironico. Una parte di Derek conosciuta da poco e che Stiles adorava più di qualsiasi altra cosa al mondo. E, a voler essere precisi, adorava anche quando senza domandare, Derek iniziava a svestirlo.
Stiles replicò: "Anche quello, ma tu non cucini mai" precisò mentre Derek sfilava via la sua camicia.
Quando entrambi le mani finirono sulla sua cintura, i due si guardarono negli occhi. Si riconobbero. E si sorrisero, mentre i loro nasi si sfioravano delicatamente. "Lo faremo insieme" disse Stiles.
Derek annuì, fingendo di indietreggiare per permettergli di uscire dal bagno. Ma Stiles, allacciando le proprie mani su quelle di Derek, strette nella cintura appena slacciata, se lo tirò di nuovo addosso.
Prima di baciarlo: "Sì, ma dopo" decise, permettendo così all'enorme cliché di quella situazione di prendere atto.
Sprecarono litri di acqua. Ma ne valse la pena. Ormai si conoscevano e sebbene ci fosse sempre spazio a imparare e fare cose nuove assieme, potevano dirsi ben oltre quel desiderio iniziale di farsi conoscere l'uno dall'altro.
Ora amavano ripassare ciò che già conoscevano l'uno dell'altro.
Non se lo erano mai detto, ma non ce n'era fondamentalmente il bisogno.

Se c'era una cosa che Derek aveva preso l'abitudine di fare, giorno dopo giorno, per Stiles, era fargli trovare una nuova rosa, prematura nel suo bocciolo, sul comodino della stanza in cui dormivano assieme. Quando, dopo la doccia, Stiles entrò nella stanza, fu la prima cosa che notò e fece quello che faceva sempre: sorrise di pancia, avvicinandosi ad essa, e la annusò.
Derek era romantico in un modo insolito. In quel modo che lo lasciava senza parole, sempre. Lo sentì entrare e si voltò per ringraziarlo. Derek la fissò, per poi concentrarsi sui suoi occhi. Era romantico a modo suo, sempre con imbarazzo. Questo lo faceva sorridere sempre un po' di più. E il lupo annusando la sua reazione, mormoreggiava forse pentendosi di avere colto un'altra rosa e avergliela lasciata sul comodino. Eppure, non smetteva mai di compiere quel gesto.
Così, la accudivano e insieme la vedevano maturare, fino alla fine della sua breve vita. Per loro, ognuna di essa simboleggiava il tempo che scorreva e che non perdevano distanti l'uno dall'altro.
Per Derek era una dimostrazione.
Per Stiles, una conferma.
Non c'era più semplicemente una speranza.
C'era una vita da poter vivere assieme.



Fine.

Angolo VenerediRimmel

Mi mancheranno? Sì. Tanto. Ma non avete neppure idea di quanto sia felice di aver concluso questa storia. Scrivere la scena rossa si è rivelato essere più difficile di quanto immaginassi. Ho tentato di renderli quanto più veritieri possibili perché, in fondo, era per entrambi la prima volta con un uomo. Si sono attesi così tanto da non aver cercato di farsi trovare preparati. E quindi la scena rossa non è piccantissima, ma non mi dispiace che sia uscita così. Spero di non aver deluso le vostre aspettative.
Ringrazio di cuore tutte le persone che seguono questa storia. Siete un numero che non mi aspettavo mai di poter ottenere da questa storia. Grazie per avermi letta, anche in silenzio, e spero vivamente di avervi lasciato una piccola emozione.

Vi abbraccio forte,

VenerediRimmel

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