è una questione di scelta

Aprendo gli occhi, Stiles si ritrovò su un corridoio del palazzo mentale di Derek, appoggiato a una ringhiera. Si voltò per guardare quanti piani in alto lo avesse condotto Derek ma non seppe distinguere se fossero cinque o sei. Si voltò a guardare dalla parte opposta, dove vi trovò una sola porta.
Si avvicinò senza trovare alcuna difficoltà e quando mise una mano sulla maniglia si sentì scosso da una scossa di adrenalina pura.
Stava per scoprire cosa fosse successo a Derek?
La risposta fu il suono che udì mentre abbassava la maniglia per entrare in quel ricordo.

Si svegliò di soprassalto, ritrovandosi in un letto. Si stropicciò gli occhi e si guardò attorno, soltanto per ritrovarsi Derek steso accanto a lui. Si mise a sedere, spaesato e si domandò dove fosse. A primo acchito gli sembrò una stanza d'albergo. Derek si alzò dopo alcuni brontolii di gola. Con le gambe piantate sul pavimento e la schiena riversa verso di esso, si tratteneva il capo con entrambe le mani, scompigliandosi i capelli. Sbadigliò mentre si tirava su dando modo a Stiles di vederlo nudo.
Scattò come una molla, in piedi "ma dannazione, il tuo è uno stile di vita o ti fanno schifo i vestiti addosso?" esclamò, sapendo di non essere ascoltato, dandogli le spalle per non vederlo. Senza aggiungere altro, lo ignorò fino a quando non fu vestito.
Sembrava un tipico risveglio di Derek Hale, lontano da Beacon Hills. Quella era la sua giornata tipo. Passeggiò per quella che doveva essere una camera d'albergo e osservò fuori dalla finestra per cercare di capire dove fosse, ma il nome della alberghetto locale non gli diede alcun indizio.
Se Derek non si era sbagliato, in ogni caso, doveva trovarsi nel Minnesota. Attese che l'altro fosse pronto per uscire, ma Derek fece i suoi esercizi, lesse un paio di giornali, ma non uscì.
"Andiamo, questo è quello che hai fatto mentre eri via?" brontolò capriccioso. "Avevo immaginato te la spassassi, alla grande, sempre sull'onda di una nuova avventura", come ad esempio sempre alla ricerca di guai, una donna diversa ogni sera nel letto, un viaggio continuo nella sua Camaro.
Ma forse Stiles aveva osato un po' troppo con l'immaginazione. D'altronde le sue giornate al college non erano state molto diverse.
Si annoiò molto nell'attesa che succedesse qualcosa, ma alla fine sembrò un battito di ciglia quando, verso l'ora di pranzo, Derek mise piede fuori dalla stanza, con Stiles al suo seguito.
Si ritrovarono alla prima tavola calda che trovarono a un centinaio di metri dall'albergo. Derek mangiò sotto lo sguardo attento di Stiles che cercava di capire se stesse effettivamente succedendo qualcosa. Ma poco tempo più tardi, piegato sul tavolo con aria annoiata, osservava la gente passargli attorno mentre l'uomo seduto di fronte a lui leggeva un libro sorseggiando un caffè.
"Dubito che tu sia stato maledetto da una strega in questo posto. Qui l'unico ad essere maledetto sono io, e dalla signor Noia, quella strega malefica" fece ironia Stiles.
Ancora una volta, sembrò passare un'eternità ma fu un battito di ciglia a condurlo alla sera di quella giornata.
Derek scese dalla macchina e Stiles lo osservò già fuori da essa, come se non ci fosse mai salito, sorprendendosi di non sapere quando l'altro si fosse messo in cammino in chissà quale misteriosa direzione.
Il Sole era quasi tramontato e Stiles si ricordò di che nottata sarebbe stata quella. E forse era lì che stava per compiersi il fatto, l'incontro con la strega e la maledizione. Si eccitò nuovamente come un bambino, caricandosi di aspettativa e pensando immediatamente che tutta quell'attesa prevedeva sicuramente qualcosa di importante.
Seguì Derek all'interno di una foresta e capì anche perché si erano mossi in macchina per arrivare fino a lì. Si guardò attorno, per cercare di scoprire se intravedesse qualcuno o qualcosa. Ma non accadde nulla. Non fino all'arrivo della notte e al sorgere della Luna piena.
Derek si svestì pochi attimi prima dell'inizio della sua trasformazione e ancora una volta, Stiles si ritrovò a dargli le spalle piuttosto imbarazzato "ci risiamo" con la scusa questa volta di guardarsi attorno alla ricerca di qualsiasi cosa di più interessante.
Tornò a guardare verso Derek quando sentì il suo corpo rabbrividire al suono della sua trasformazione. Era un eco di ciò che aveva già udito, ma non dava l'idea di essersi abituato.
Si ritrovò senza fiato quando riprese a respirare con un profondo respiro alla vista di un lupo completamente trasformato che ululava al cielo.
Eccolo, quello sarebbe stato il momento giusto.
Stiles rimase in ascolto, mentre Derek riacquistava energia per la trasformazione che gliene aveva tolta troppa.
Stiles gli si avvicinò, per controllare che non gli stesse sfuggendo nulla, quando si impuntò a un paio di metri di distanza guardando verso una luce di fronte a loro. Fu un bagliore accecante, inizialmente, ma quando poi riuscì a vedere, Stiles la vide.
Un momento prima non c'era e quello dopo eccola lì: la rosa, fluttuante e magnifica nel suo bocciolo immaturo. Stiles pensò seriamente che si trattasse di lei. Che fosse esattamente lei la strega che lo aveva maledetto.
Ma poi rimase deluso, perché ciò che sentì non furono le parole di una maledizione. Solo... un'esortazione.
"È ora, Derek. Torna a casa"
E con la stessa rapidità con cui si era mostrata, quella sparì. Stiles non pensò nemmeno per un momento che il lupo avesse capito cosa dovesse fare, ma anche lì non poté che sbagliarsi di più perché Derek ululò nuovamente alla Luna che ora, sorta nel cielo in tutta la sua pienezza, lo irradiava di luce.
Il suono che ne scaturì fu angoscioso e laconico come il primo che Stiles aveva riudito al ritorno di Derek a Beacon Hills.
Quando tornò il silenzio, il lupo iniziò la sua corsa ma Stiles non lo seguì. Si guardò indietro, poi nel punto in cui aveva visto scomparire il lupo e prima di abbandonare quel ricordo "E questa è la triste storia di come Derek abbandonò la Camaro. Fine" disse.***

Derek lasciò andare la nuca di Stiles molto più delicatamente rispetto alla prima volta e, soprattutto, non si separò da lui con la fretta di stemperare la rabbia e la frustrazione lontano da lui. Gli rimase accanto, afferrando velocemente un fazzoletto per coprire la ferita e una mano sulla schiena per aiutarlo a sistemarsi meglio sul divano.
Stiles si riprese qualche minuto più tardi, aprendo gli occhi e trovando i suoi a studiarlo attentamente. "Hey" gli disse il più giovane. Derek fece un impercettibile segno del capo.
"Un grandissimo buco nell'acqua, eh?" continuò. Derek annuì sviando altrove il suo sguardo.
Non avevano trovato nulla di nuovo ma ora Derek aveva avuto indietro i suoi ricordi. O per lo meno, quasi tutti.
Forse si erano sbagliati. Forse non si trattava affatto di una maledizione.
"Mi dispiace..." disse Stiles, riacquistando la sua attenzione. Stiles sembrava veramente dispiaciuto e Derek era sorpreso che lo fosse. Alla fine, Derek fece spallucce, poi gli scappò un sorriso quando il più giovane "La Camaro, accidenti! È rimasta nel Minnesota!" esclamò con impeto.
"Andrò a riprenderla, prima o poi" tagliò corto. Stiles annuì. Entrambi incerti che ciò potesse realmente accadere. Sembravano apparentemente tranquilli, ma i loro animi erano chiaramente abbattuti.
Rimasero in silenzio, pensando sul da farsi. Era tardissimo, ormai, e dovevano essere rimasti incastrati in quel ricordo di un'intera giornata per una buona oretta.
"Senti, non ci arrenderemo adesso, okay? Continueremo a cercare... troveremo una soluzione" lo incoraggiò Stiles con voce roca, ma sembrò farlo più per se stesso che per l'altro. Ancora una volta, Derek si sentì sorpreso di udire quelle parole. Perché aveva rincontrato Stiles scoprendo che fosse diventato un uomo molto diverso dalla persona che ricordava, eppure quella notte, dopo aver visto quel ricordo, era esattamente come se fosse seduto accanto a quel ragazzino che non si dava mai per vinto e che, nonostante tutto, anche a costo di mettere a rischio la propria pelle, faceva di tutto per salvare i suoi amici. Un calore lo colpì in pieno petto, al pensiero che Stiles potesseancora considerarlo tale. Loro non lo erano mai stati, anzi, al contrario, si erano sempre impegnati a dichiararsi quanto la loro insofferenza verso l'altro fosse così palese e insopportabile da gestire. Eppure, poi, qualcosa era successo, qualcosa era cambiato, forse con la scusa di appartenere allo stesso branco, forse per la volontà di ritrovarsi sempre a salvarsi la vita a vicenda. Poteva essere tutto e niente, ma qualcosa era stato diverso, per un po'. E poi era cambiato di nuovo. Radicalmente. Entrambi su due direzioni completamente diverse e apparentemente non più conciliabili. Destinati a non ritrovarsi più. Sembrava sarebbe stato così per sempre. Derek lo sapeva, perché era stato un po' lui a volerlo. E invece erano lì. Di nuovo insieme, a fingersi indifferenti mentre le cose cambiavano nuovamente.
Ciò che sarebbe potuto succedere, d'un tratto, lo inquietò.
Derek annuì, infine, sfuggendo a quegli occhi d'ambra pieni di... cosa? Speranza?
"Ora riposati, poi ci penseremo" gli disse semplicemente. Lo vide con la coda dell'occhio sgranare gli occhi e tentare di mettersi in piedi con la prima scusa che gli venne fuori: "Oh no, è tardi! Devo tornare a casa" ma Derek non fece neppure in tempo a fermarlo che Stiles gli si risedette accanto, in preda a un capogiro.
Aveva gli occhi chiusi quando si accertò, toccandogli il viso, che stesse bene. "È tutto a posto, tranquillo. Soltanto una vertigine. Hai ragione, mi riposo un po' e poi me ne vado... Non voglio disturbarti ulteriormente".
Derek avrebbe potuto dirgli che non disturbava affatto, perché stranamente era vero. Avrebbe potuto obbligarlo a restare, perché in quelle condizioni non sarebbe neppure riuscito a mettere i piedi in sincrono l'uno dietro l'altro, figurarsi guidare una macchina, invece annuì per l'ennesima volta e si alzò per acciuffare il telecomando della televisione che Liam gli aveva portato.
Non era il tipo di persona che guardava la televisione, ma sapeva che era il momento migliore per accenderla. Stiles non si lamentò. Rimase a occhi chiusi per cinque minuti, per altri cinque invece si finse interessato al terribile programma su cui si erano sintonizzati e Derek era lì, sul divano, a controllare sia con gli occhi, che con le orecchie da lupo, che stesse bene e non fingesse solo per andarsene da lì. Respirava un odore di tranquillità e anche lui, esortato, si calmò.
"Ti spaventa l'idea di diventare un lupo per... tutta la tua vita?" la domanda di Stiles era tattica, più per esplorare il terreno, come se non fosse, quella, la prima volta che se lo domandava a se stesso. Stiles aveva puzzato spesso e volentieri di curiosità, ma Derek non ne aveva, ora, fiutato nessuna anticipazione, segno che l'umano fosse troppo rilassato per essere un po' agitato all'idea di porgli quella domanda.
Non era neppure la prima volta di Derek, porsi quel dilemma. Aveva trascorso un'intera settimana a pensare all'eventualità di quella vita, ma non aveva saputo decidere quanto tenesse alla propria esistenza da umano.
Si ritrovò a concentrarsi sulla televisione, come se da essa avesse potuto capire cosa gli sarebbe potuto mancare se fosse diventato un lupo per sempre.
"No. Parte di me è sempre un lupo. " disse asciutto. E a se stesso aggiunse che quella non era una vera e propria risposta, ma a Stiles sembrò bastare.
"Malia mi ha detto che è più facile vivere una giornata senza pensieri nella testa e, beh, lei ha vissuto praticamente anni da... coyote. Ma suppongo che sia comunque una scelta, no? Uno sceglie questa opzione, non è la stessa cosa se gli viene imposta. Giusto?"
Derek lo guardò con la coda dell'occhio e "Può essere comunque una scelta, se decidessi di smettere di cercare una soluzione" gli rispose. Anche questa era un'ipotesi a cui aveva pensato. Stiles sembrò spaesato nell'udire quelle parole e sgranò gli occhi. L'agitazione, eccola lì.
La stanchezza doveva aver assaltato le forti pareti con cui quotidianamente si circondava, perché per Derek ora era come un libro aperto. Leggerlo, in ogni sua emozione, in quel momento, fu semplicissimo. Non c'era stata agitazione, né esitazione ma d'improvviso ci fu... frustrazione.
"E tu vuoi smettere?" incalzò il più giovane, amplificando quegli odori che Derek stava perfino decifrando nella sua espressione.
Derek chiuse gli occhi e sospirò, voltando il capo per evitare di osservare troppo in lui e capire quanto la sua risposta fosse importante per Stiles. "Non ancora" lo rassicurò, alla fine, compiacendosi nel sentirlo sospirare di sollievo.
Qualche minuto dopo, speso in silenzio, Derek si voltò a controllarlo, già resosi conto del respiro normalizzato e leggermente più profondo. Stiles si era addormentato.
Spense di conseguenza la televisione e si alzò per guardarlo dall'alto. Si grattò la barba, indeciso sul da farsi e alla fine, optò per sfilargli velocemente le scarpe e sdraiarlo più comodamente sul divano. Si avvicinò al materasso, afferrò una delle tante coperte e tornò a coprirlo.
Si concesse un altro sguardo su di lui. Era stato di gran sollievo rivedere il vecchio Stiles, da quando era tornato a Beacon Hills aveva veramente creduto di averlo perso. E si meravigliò, poi, di quelle strane emozioni che provava nel capire ciò che stava pensando.
Perché era sollevato, da una parte, ma anche fottutamente terrorizzato.
Un tempo, infatti, sarebbe stato più semplice scegliere di vivere una vita da lupo. Ma dall'altra parte, ora, l'idea di rinunciare alla propria umanità aveva un suo peso. E non era più così facile decidere.
Si coricò sul materasso e chiuse gli occhi. Sospirò di nuovo. Poi piano, cercando di contrastare i suoi pensieri, si addormentò.
Durante la notte si svegliò ripetutamente, per controllare Stiles sul divano. Ogni volta che, nella penombra, lo scorgeva ancora nella medesima posizione, si sentiva meglio e si addormentava ascoltando il battito regolare di quel cuore a pochi metri da lui.
Fece così, fino alle prime luci dell'alba.

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