Il Viaggio

Mentre aspettavamo la metropolitana sulla piattaforma affollata, Salvatore mi spiegò il tragitto che dovevamo percorrere e i cambi da effettuare per raggiungere il Politecnico: così al ritorno sarei stata in grado di ritornare all'albergo in autonomia. Il problema era solamente uno: già a metà spiegazione non ricordavo alcune informazioni; figurarsi se me le sarei ricordate dopo un esame di due ore e soprattutto al contrario, dato che dal politecnico dovevo tornare al punto di partenza. Dentro di me sentivo i miei neuroni che si disperavano e urlavano per la loro incapacità di ricordarsi informazioni così basilari. Per me era strano, di solito mi ricordavo sempre questo genere di informazioni, ma a Milano non riuscivo a ricordarmi nulla: dopo dieci minuti il mio cervello si resettava e partiva da zero. Salvatore mi guardò esasperato 《Non hai capito, vero?》, 《Mi ricordo le informazioni principali, percorrendo il tragitto vedrai che poi me lo ricorderò sicuramente.》 mentii con un sorriso forse troppo forzato. Per fortuna proprio in quel momento arrivò il nostro mezzo di trasporto e questo impedì a Salvatore di replicare.

Dopo essere saliti e sistemati in piedi uno di fianco all'altro, la conversazione non riprese e cadde in un silenzio imbarazzato. Anche nella carrozza vigeva un silenzio quasi tombale, rotto solamente dai rumori della metropolitana e da qualche conversazione tenuta a bassa voce.
Quando la metropolitana si fermò alla stazione successiva, movimentando i viaggiatori, colsi l'occasione per continuare la conversazione 《Dove hai trovato quella penna fantastica? Non ne avevo mai vista una così!》 chiesi, sperando che la conversazione non finisse in un paio di frasi. Lui parve sorpreso dalla domanda improvvisa, ma si ricompose subito rispondendomi prontamente 《L'ho comprata in un negozio in periferia, non molto distante da dove abito. Spesso ci vado per accompagnare il mio coinquilino a comprare le carte collezionabili dei pokémon, ed è veramente difficile non comprare qualcosa: ci sono tantissimi gadget e statuette di personaggi appartenenti a videogiochi o anime.》 《Deve essere fantastico.》 esclamai con occhi da appassionata immaginandomi tutti quei gadget tra cui potevo perdermi per ore; Salvatore notando la mia espressione mi disse 《Se vuoi ti accompagno a vederlo oggi pomeriggio.》 《Si! Sarebbe fantastico.》 esclamai estasiata. Lui ridacchiò tornando a fissare il buio che si trovava fuori dal finestrino della metropolitana in viaggio, terminando il nostro dialogo. Anche se continuavo a ripetermi di trovare un modo per rianimare la conversazione e non lasciarla cadere brutalmente in questo modo, non trovai nessun argomento valido per ricominciare, e quindi ritornammo alla situazione iniziale.

Quando mi girai verso di lui per chiedergli quante fermate mancavano alla nostra, mi sembrò teso e ostinato nel guardare il nero al di fuori del finestrino, quindi non gli chiesi nulla. Dato che dovevo trovare un modo per tenere impegnata la mia mente per non pensare all'esame incombente, iniziai a guardare le persone intorno a me, spinta da semplice curiosità.

Notai tre ragazze che, dall'altra parte della carrozza in cui ci trovavamo, fissavano insistemente e parlottavano tra di loro indicando proprio la direzione in cui mi trovavo. Io le controllavo con la coda dell'occhio, cercando di non farmi vedere, perchè probabilmente si erano accorte del mio "spionaggio" insistente. Guardando meglio, sembrava che stessero indicando Salvatore, ma non potevo esserne sicura, era probabile che stessero parlando tra loro di altro o indicando qualcuno che conoscevano.

La ragazza che si trovava al centro arrossì visibilmente mentre prendeva un quaderno e una penna, e le sue amiche la tampinavano facendole cenno di sbrigarsi. Quando la metropolitana si fermò alla stazione seguente la ragazza si alzò in piedi e si diresse verso la nostra direzione, ostacolata dalle persone che stavano scendendo e salendo. Dimenticando la discezione, la fissai apertamente mentre si faceva largo tra le persone per raggiungere la sua meta. Mi sentivo al cinema con i pop corn in mano e la mia fantasia aveva già elaborato una trama avvincente: quale sarebbe stato il ragazzo fortunato a ricevere una richiesta da parte della ragazza timida? Non vedevo l'ora di scoprirlo.

Ero troppo presa dal guardare dove andasse la ragazza con il quaderno, da non accorgermi che Salvatore nel frattempo, senza alcun preavviso, mi aveva afferrato il polso. Dopo di ciò, scese velocemente dalla metropolitana, tirandosi dietro anche me. Il mezzo ripartì qualche secondo dopo lasciando la ragazza e l'ipotetico ragazzo all'interno della carrozza.

Salvatore sospirò come se avesse appena schivato una sciagura. 《Non dovevamo scendere alla prossima stazione?》 chiesi confusa contando sulle mani le fermate che avevamo fatto, 《Si, scusami, pensavo fosse questa e mi sono precipitato giù, ma mi sono sbagliato.》 si scusò arrossendo, cercai di sdrammatizzare 《Non preoccuparti, a me succede spesso, tra un paio di minuti ne passa un altro e, cosa più importante, non siamo in ritardo.》 dissi ridendo un pochino, lui annuì con un sorriso che contagiò anche me, così aspettammo la corsa successiva in silenzio, con la sua mano ancora stretta al mio polso.

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Finalmente eravamo arrivati alla stazione giusta. Dopo essere scesa dalla metropolitana avevo realizzato quanto fosse vicino il mio esame e ad ogni passo che facevo sentivo crescere dentro me l'agitazione: avevo studiato abbastanza? Ieri sera avrei dovuto chiudermi in camera a ripassare come una matta? Forse... forse avrei dovuto farlo, ma qualcosa dentro di me mi diceva che non sarebbe stata la scelta giusta.
Mentre salivo le scale per giungere a destinazione, sentivo il sudore freddo scendere lungo la mia schiena a ogni gradino. La mia mente era ovattata dal trambusto cittadino e dal flusso ininterrotto di persone. Un vento caldo mi accolse appena misi la testa fuori all'aria aperta, seguita dalla luce acceccante della mattina. Rimasi delusa: mi aspettavo una cosa più spettacolare dal politecnico di Milano. Eravamo in una strada come tante altre che avevo già visto: alte case dall'aspetto antico da entrambi i lati con al primo piano negozi tutti nel pieno della loro attività; la strada, afaltata di un nero lucido in contrasto con il senso di antichità delle costruzioni attorno a me, era affolata da macchine e tram; i marciapiedi erano gremiti di persone che affrettosamente si dirigevano verso la loro meta.

Salvatore, che non aveva detto niente da quando eravamo scesi, dopo aver visto la mia espressione delusa, si mise a ridere di nascosto alle mie spalle. 《Non siamo arrivati?》 chiesi, però l'agitazione mi fece tremare la voce che uscì roca. Mi coprii la bocca con le mani immediatamente, scatenando completamente la risata de ragazzo che mi fece cenno di seguirlo. Dopo aver attraversato la strada trafficata, percorremmo un via piuttosto angusta delimitata da due palazzi. Alla fine del viottolo si apriva un bellissimo parco all'inglese: con l'erba bassa e verde, decorato con qualche albero o cespuglio di fiori; era percorso da camminamenti irregolari che ti permettevano di raggiungere l'altro capo del parco o, nel nostro caso, il Politecnico. 《Questa》 disse Salvatore con tono da Cicerone 《è Piazza Leonardo da Vinci.》 e mentre lo attraversavamo, mi raccontò alcune informazioni essenziali sulla sua costruzione come una brava guida turistica. Arrivati al cancello del Politecnico ci fermammo: putroppo era giunta l'ora di salutarci, il tempo sembra volare quando sono insieme a lui. 《Sei stato un'ottima guida turistica!》 dissi con la voce leggermente tesa: l'ora del mio esame era sempre più incombente e sentivo l'ansia aspettare solo che Salvatore se ne andasse per divorarmi completamente. 《Mi metterai cinque stelline su tripadvisor?》 chiese Salvatore con una faccia buffa, distraendomi dai miei pensieri, 《Cinque con lode.》 risposi ridendo, ma anche la mia risata si spense e finì con un sospiro. Salvatore mi guardò preoccupato avvicinandosi 《Sei molto agitata?》 《Troppo secondo qualsiasi standart: quest'esame è molto importante per il mio futuro e ho paura di mandare tutto al vento.》 《So che ce la farai, hai studiato tanto per questo giorno, io credo in te.》 《Grazie.》risposi semplicemente sorridendo, anche se dentro di me l'agitazione si era sciolta. 《Buona fortuna con l'esame.》 《Grazie, ne ho bisogno.》 replicai ridendo. Lui si avvicinò, come se volesse dirmi qualcosa nell'orecchio, ma in realtà mi diede un piccolo bacio sulla guancia, e mentre si allontanava disse facendo l'occhiolino 《Ora ne avrai abbastanza.》, salutò energicamente con la mano e scomparì nella frenesia della metropoli. Con la faccia leggermente rossa e la mente che si era presa una vacanza all'improvviso, mi diressi verso il polo didattico dove si svolgeva l'esame.

Al prossimo capitolo 🤗

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