Sogni che parlano ✔

Cercare di controllare i miei poteri è la cosa che mi tormenta di più. Ho paura di ciò che posso fare e non posso negarlo, sono qualcosa di estraneo e se non conosco con che cosa ho a che fare non posso certo sperare di domarli.

-Va bene ma c'è un problema- mi guardo intorno e vedo degli occhi puntati su di noi quindi abbasso ulteriormente la voce -Come facciamo a non farci scoprire? Insomma, nessuno deve sapere di me e penso che neanche tu debba farti vedere- mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio sentendomi piuttosto a disagio sotto il suo sguardo attento.

-Di giorno circolano tutti per la scuola ma durante la settimana di notte nessuno va nella sala addestramento dell'ala sud- afferma prontamente come se avesse già pensato a tutto.

-Di notte?- la cosa non è per niente allettante. Mi immagino già sgattaiolare per i corridoi come se dovessi incontrare il mio amore proibito. Chissà cosa avrebbe pensato Steve di tutta questa faccenda. Una delle sue regole è proprio quella di non farsi addestrare da nessun altro ma con il suo nuovo lavoro ha poco tempo per provvedere al mio addestramento. Non posso neanche negare però che Steven non avrebbe potuto comunque insegnarmi a domare il mio potere, è qualcosa che entrambi non conoscevamo e l'unico che condivide questo fardello con me è inevitabilmente Jace.

-Si, saranno solo un paio di ore al giorno. Dovrai fare dei sacrifici però ne varrà la pena-

Assottiglio leggermente gli occhi guardandolo con cautela -E perché mai tu dovresti aiutarmi?-

Sembra colto alla sprovvista e questo mi manda ancora di più in confusione ma si riprende subito sfoggiando uno dei suoi tanti sorrisi che ho imparato a conoscere come sorrisi-maschera. Usati unicamente per celare le sue vere emozioni. Astuto. -Il governo sa già tutto di te piccola Alyssa, e quando ci metteranno in prima fila a combattere contro i Soulless mi aspetto che la mia compagna in battaglia sia preparata. Sai, dovremmo coprirci le spalle a vicenda che ti piaccia o no-

Sento un nodo alla gola. In prima fila, come piccole pedine -Quindi siamo i soldatini di diamante? Quelli su cui tutti ripongono la loro fiducia? Come se non bastasse...tutte le persone conteranno su di noi! Io ho poco tempo e non riuscirò ad essere preparata abbastanza da...-

Lui mi tira una ciocca di capelli perché è il massimo che possa fare -Non fare così. Tu possiedi un potere enorme e saprai gestirlo, ti aiuterò io- si avvicina leggermente e sorride -Ho scoperto perché c'è quella sorta di campo di energia quando ci tocchiamo-

Sgrano gli occhi -Davvero?-

Lui annuisce e inclina la testa di lato senza mai staccarmi gli occhi di dosso -E' colpa tua-

Incrocio le braccia al petto guardandolo diffidente -Colpa mia?-

-Si, è una sorta di protezione che ti sei creata. Cosa che devo ammettere è alquanto affascinante. Tu hai paura di me e di conseguenza senza accorgertene crei una sorta di scudo. Sei sempre stata tu. Sono impazzito per capirlo-

Rimango sorpresa e lo guardo per qualche secondo di troppo -Io non ho paura di te- mi giustifico in modo pietoso. A dir il vero non pensavo di aver paura di lui, penso che ciò che temo realmente sia ciò che sento in sua presenza ma questo non lo ammetterò mai.

Fa uno di quei sorrisi così enigmatici che mi lasciano addosso quell'insana curiosità di sapere a cosa diamine stia pensando -Spero che tu te la faccia passare presto questa paura, è a dir poco frustrante-

Cerco di non divagare con la mente sul perché per lui sia frustrante così cambio argomento -Quindi iniziamo oggi con l'allenamento? –

Jonathan alza gli occhi e li punta alle mie spalle e seguendo il suo sguardo noto Abigayle fissarci intensamente -Oggi c'è la festa ricordi? Iniziamo lunedì, sai già l'ora e il posto. Bene, penso sia giunto il momento di andare- si alza con un'agilità sorprendente e voltandosi afferra un piatto e un cartoncino di succo da uno studente che dopo un'occhiataccia da parte di Jace prosegue il suo percorso con gli occhi bassi -Tieni, mangia, devi essere in forma- mi sussurra all'orecchio posandomi davanti il cibo che aveva preso.

Se ne va così, lasciandomi ancora addosso la sensazione della sua presenza. Non avevo notato che il mio cuore batte a mille e che dei brividi piacevoli mi percorrono tutto il corpo quando mi è vicino. Assurdo, ho così tanta paura di queste sensazioni che senza rendermene conto mi sono creata uno scudo.

-Finalmente non ne potevo più!- esclama Ellen sedendosi pesantemente sulla sedia.

Camille le da un colpetto sulla spalla. Il volto è illuminato da un sorriso che non mi piace per niente -Di cosa avete parlato?-

-Mi stavate guardando?- domando incredula e imbarazzata.

Brower ridacchia -Eccome, abbiamo aspettato pazientemente con i vassoi in mano- fa un cenno verso El -A parte lei, si è lamentata tutto il tempo-

Marianne mi guarda con i suoi espressivi occhi azzurri -Cosa voleva la stella più desiderata dell'accademia?-

Sbuffo fingendo di non esserne affatto contenta -Niente di che, mi ha chiesto informazioni su Sheila e la sua festa. Penso siano in vena di spassarsela-

Brower aggrotta le sopracciglia -Come mai l'ha chiesto proprio a te? Insomma, tu e Sheila non vi parlate neanche-

Scrollo le spalle sorseggiando il succo -Ero nei paraggi, semplicemente-

Camille mi guarda maliziosa -Secondo me ci stava provando, avrà visto una graziosissima ragazza tutta sola e ha pensato perché no-

Liquido la sua affermazione con un gesto della mano -La vita non è solo amore mia cara Camille-

Parlarono tutto il tempo di argomenti vari mentre io mi limitavo ad annuire e a dare risposte laconiche. Ero completamente deconcentrata per la conversazione tenutasi prima con Jace. Da una parte mi sento turbata per aver trasgredito le regole di Steve ma dall'altra parte sono immensamente sollevata nel sapere che da adesso in avanti ci sarà qualcuno che comprende appieno il mio dono. Non posso più negare il fatto che non mi dispiace così tanto la presenza di Jace. Certo, molte volte è insopportabile, narcisista, intimidatorio, egocentrico, brusco e una moltitudine di cose negative ma a modo suo so che un po' ci tiene. Non è bravo ad essere gentile e paziente ma con me ci sta provando e questo l'ho notato, non lo dimostra apertamente ma i suoi piccoli gesti non mi passano inosservati.

***

Bach è assente quindi ho il pomeriggio libero.

Prendo la mia giacca ed esco nel grande giardino che circonda la scuola. Il freddo mi pizzica le guance ma non l'ho mai trovato spiacevole. Il cielo è di un azzurro sorprendente, raro per questa stagione incline alla pioggia.

Ricordo che quando la giornata era bella mia madre mi portava sul tetto e ci stendevamo sulla schiena per guardare le nuvole. Ci piaceva immaginarci delle storie dietro ad ogni forma. Mi ricordo il dolce profumo dei pini o il rassicurante odore di legna appena tagliata. Il nostro vicino, l'anziano Bobby ogni mattina alle cinque usciva a tagliare la legna che poi vendeva al mercato. Nonostante la sua età aveva ancora la forza di trasportare chili di legname per tutto il paesino. E' un gran uomo. Sua moglie è venuta a mancare quando lui aveva appena quarantacinque anni. Morì di una polmonite fulminante ma Bobby non si lasciò abbattere, anzi riprese a vivere con più consapevolezza di prima. Così, diceva il paese ma sapevo che ne era rimasto profondamente segnato. Sentivo quando parlava con i miei e ogni volta nominava la sua cara Betty, pronunciava il suo nome con una triste malinconia.

Ovviamente lui non mi conosceva ma io conoscevo lui attraverso gli altri e poi certe volte mi piaceva sbirciare fuori dalla finestra mentre tagliava la legna.

Era così da sempre, io conoscevo gli altri ma solo grazie ai racconti delle persone a me vicino. Se dovessi escludere loro mi limiterei a conoscere Joel, mia madre e mio padre. Triste, si, ma indispensabile per sopravvivere.

-Ho sentito dire che il vostro insegnante è fuori città- la voce di Jace mi fa ritornare con i piedi per terra.

-Che fai mi segui?- continuo a camminare guardando dritto davanti a me.

Lui si ferma velocemente davanti a me facendomi bloccare di colpo -Senti, so di non essere il massimo ma dovremmo passare molto tempo insieme e voglio avere un rapporto decente con te. Non sono il tipo che bada a queste cose e il fatto che in questo caso m'importi mi manda in bestia ma non ci posso fare niente-

Mi sento in colpa per essere stata così fredda con lui ma è una situazione nuova e io sono un disastro con le situazioni nuove. Infondo non mi ha fatto niente, escludendo il primo incontro ovviamente. Devo accettare le emozioni che mi pervadono ogni volta che si avvicina e devo accettare la sua presenza accanto alla mia. Forse ora mi sento leggermente più sollevata, quasi come se mi fossi tolta un peso. Devo crescere, devo andare avanti nonostante il mio passato. Non posso rimanere incatenata a ciò che ero. Ho vissuto una vita da emarginata ma devo farmi una ragione perché ora non è più così. Ho degli amici, un fidanzato e un ragazzo strano con i miei stessi problemi. Posso farcela. Devo farcela.

Faccio un sospiro e guardo i suoi meravigliosi occhi chieri -Scusa, so di non essermi comportata bene con te. Ricominciamo da capo- tendo titubante una mano verso la sua -Piacere, sono Alyssa-

Lui sorride e abbassa lo sguardo verso la mia mano -Sicura?- Dopo aver annuito esita un attimo ma poi l'afferra di colpo.

Niente, non succede niente. Nessuna scossa o qualche rimbalzo causato dallo scudo. Lo controllavo realmente io. Ce l'ho fatta, bastava solo un po' di forza d'animo non strane e intrigate magie oscure. Solo la mia forza di volontà.

In un impeto di gioia lo abbraccio affondando la testa sul suo petto, dato la sua altezza non riesco neanche a raggiungergli il collo -Ce l'ho fatta!- squittisco staccandomi da lui e saltellando sul posto. Non m'importa di risultare infantile. Sono felice perché per una volta qualcosa va come deve andare.

Lui rimane imbambolato a guardarmi come se stesse guardando qualcosa di così complesso da essere impossibile da decifrare. Sembra sereno però, quasi sollevato.

-Ora devi baciarmi. Per suggellare l'amicizia- lo dice con così tanta serietà da farmi credere per un attimo che stia dicendo sul serio. Poi scoppia a ridere e io con lui. Mi piace la sua risata così armoniosa.

-Ti ricordo che a te piacciono le ragazze grandi- cantileno dandogli una spallata. Ci avviamo verso i piccoli sentieri ricoperti da uno spesso strato di fogliame scricchiolante.

-Hai ragione piccola Alyssa- dice con tono basso come se stesse pensando a qualcos'altro.

-Perché continui a chiamarmi piccola?- gli domando notando che non è la prima volta che mi chiama così.

Lui sorride e mi lancia uno sguardo furtivo -Perché sei piccolina e tenera. Sembri una bambolina di porcellana-

Non so come prendere questa specie di giustificazione -Non sono una bambolina, le bamboline non hanno poteri malvagi-

Lui scuote la testa infilando entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni scuri -Non è malvagio il nostro dono. E' soltanto diverso-

-Non tutto ciò che è diverso è buono. Tu sei stato addestrato sin da piccolo ad usarli quindi sai gestirli. Io no- rabbrividisco nella mia giacca sia per il freddo sia per la spiacevole sensazione che insorge quando parlo del mio dono.

-Ne parleremo durante l'addestramento- mi guarda attentamente e si sfila la sua giacca di pelle. Me la posa sopra le spalle aiutandomi a posizionarla per bene.

Sento subito il dolce profumo di lavanda mista a colonia. Mi inebria i sensi lasciandomi per qualche secondo imbambolata -Grazie- sussurro nascondendo il rossore sotto i capelli.

-E' la mia giacca preferita non perderla- aggiunge subito guardandola come un padre guarda il proprio bambino.

Ridacchio stringendomela di più attorno alle spalle -La tratterò con cura non ti preoccupare-

-Ah mi è tornato in mente che ti devo dire una cosa, sotto specifica raccomandazione di Ryan. Lui vuole assolutamente conoscere la tua cara Abby-

Aggrotta le sopracciglia -Chi è Ryan?-

Scrollo le spalle -Un mio compagno di classe, ha quasi venti anni- specifico l'età in caso dovesse pensare di darla in pasto a un diciassettenne.

-Ci sei amica?-

La sua domanda mi coglie di sorpresa ma rispondo lo stesso -Si, diciamo di si. E' un ragazzo simpatico-

-Allora digli che Abby è al momento impegnata. Lo farà solo soffrire, tutti prima o poi perdono la testa per lei. Non che m'importi di lui ma se sei sua amica, di conseguenza, importa anche a me-

Accenno un sorriso senza far notare troppo la sensazione che mi ha provocato la sua affermazione -Un gesto carino da parte tua-

Lui fa una smorfia quasi come se fosse infastidito da quello che ho appena detto -Non è nel mio stile essere carino-

Alzo gli occhi al cielo non potendo però non sorridere -Non c'è niente di male a fare dei bei gesti ogni tanto. Anche se sei Mister me ne frego di tutto-

Lui ridacchia mentre mi guarda -Ma che razza di insulto è? Devi dire cose più cattive per suonare credibile. Tipo Un fottuto stronzo di merda -

Scoppio a ridere tirando la testa all'indietro -Non sono quel tipo di persona Yo-yo -

Lui si blocca di scatto improvvisamente più bianco di quanto sia umanamente possibile -Da dov'è saltato fuori?-

Sento il cuore accelerare per la sua improvvisa serietà -Niente di che, ho solo fatto un sogno e niente...- mi sento colpevole e non so neanche per cosa.

Mi afferra le spalle saldamente stringendo le dita sulle mie braccia e mi guarda con una serietà agghiacciante -Che sogno?-

Sento il sangue defluire dal mio volto -Jace cosa c'è che...-

Mi scuote un'altra volta -Che sogno Alyssa!-

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