Primo giorno ✔
-Ehi Alyssa sicura di sentirti bene?- Camille mi appoggia una mano sul braccio e mi guarda con seria preoccupazione -Insomma sei...- indica il mio volto -Ancora più bianca di prima e prima lo eri già molto quindi...-
Ellen si schiarisce la voce - Camille, la domanda poteva finire al "Ti senti bene"-
Mi porto una ciocca dietro l'orecchio con mano tremante -Sono solo nervosa, oggi penso che testeranno per la prima volta le nostre capacità e questo mi mette davvero ansia-
Camille mi sorride e mi circonda con un braccio le spalle -Tranquilla ci sono alcuni del nostro corso che non avranno ancora neanche il marchio. Noi principianti in confronto sembreremo Thomas Larsen-
Thomas Larsen è un uomo che possiede uno dei doni più potenti di tutto il regno. Che esista o meno questo è ancora da verificare.
Ellen fa una smorfia -Mi spiace rovinare la festa ma ho sentito che nel nostro corso hanno tutti il marchio-
Mi blocco di colpo e Camille sorpresa dal movimento repentino quasi cade giù dalle scale.
-Oh mio Dio mi farò notare già dal primo giorno- guardo le altre con puro terrore -negativamente intendo-
Camille ed Ellen si siedono sulle scale e mi indicano il posto in mezzo a loro.
Ellen mi sposta una ciocca di capelli dal viso -Cos'è che ti preoccupa tanto?- mi domanda cauta.
Faccio un respiro profondo elaborando la sua domanda, c'erano così tante cose che non potevo dire. Se solo avessi l'opportunità di confessarmi, tutto sarebbe più semplice. Ma non posso, sapevo sin dall'inizio di essere sola in tutta questa faccenda. Devo smetterla di essere il piccolo cervo impaurito che non può neanche affrontare una lezione. Non posso fare così, devo riassemblare la mia corazza e barricarmici dentro. Senza esitazione.
Mi alzo dalle scale -Andiamo, faremo tardi- dico risoluta mentre procedo in avanti.
Ignoro gli sguardi stupefatti di entrambe che dopo l'affermazione si sono alzate per seguirmi quasi come se fossero spaventate dai miei atteggiamenti.
Come previsto entriamo nella grande sala per ultime. Tutti si voltano curiosamente a guardare le nuove arrivate. Subito si fanno largo i bisbigli e le cattiverie sussurrate da orecchio a orecchio, per fortuna noto che qualcuno è rimasto sorpreso ma non ha proferito parola. Ormai tutto quello che succede si scontra contro di me e poi rimbalza via chissà dove. Sono quella strana in tutto e per tutto, nel mio aspetto, nel mio dono e per loro nella mia strana e misteriosa storia che mi porto alle spalle.
Siamo circa una ventina in questo corso, esattamente dodici maschi e nove femmine.
L'insegnante con mio stupore ha all'incirca venticinque anni. E' alto e magro, ha i capelli mori leggermente lunghi e due particolari occhi dorati.
-Bene, ora che ci siamo tutti sono lieto di darvi il benvenuto a Lapisclara- tuona fieramente come se stesse parlando ad un esercito prima di una battaglia.
-Per chi non lo sapesse sono Alexander Parker. Durante le mie lezioni vi insegnerò ad usare il vostro dono. Ricordate che ciò che possedete va coltivato con pazienza, qui potete esercitarvi e oltretutto il preside Philip Villards per ordini superiori ha deciso di addestrarvi per eventuali scontri di portata maggiore-
Quest'ultima affermazione suscita scalpore in tutta la sala. Ma io non sono sorpresa, so perfettamente che negli ultimi tempi non scorre buon sangue tra Inagaust e Nequiti. I due grandi imperi che lottano per il dominio di Adamas, vastissima landa di terra piena di purissimo diamante.
Un ragazzo gracile nascosto da un paio di occhiali alza la mano. Parker con un cenno d'assenso lo invita a parlare.
-Si arriverà davvero a combattere?- nel suo tono si sente una punta di paura.
Parker sospira quasi con rassegnazione -Questo non lo posso sapere, noi siamo solo pedine di un gioco troppo grande. Se sarà necessario dovremmo entrare in campo e sapete più di me che la leva obbligatoria è dai diciassette anni in su-
Mi guardo intorno e immagino uno scenario in cui tra un paio di mesi tutti noi saremo impegnati in una guerra. Il novanta percento di noi non sopravvivrebbe. Di questo ne sono sicura e non perchè sono pessimista ma perchè siamo completamente inesperti. Come ha detto Bach, ciò che possediamo per dare i suoi frutti deve essere prima coltivato.
Ora aleggia un'aria cupa e deprimente, la consapevolezza di morire così giovani si insidia in ognuna delle loro teste.
-Chi comincia?- domanda l'insegnante lasciando per un attimo tutti perplessi.
Un ragazzo molto alto e dai capelli corvini alza la mano -Posso iniziare io- con i suoi occhi grigi scruta la sala sperando di vedere un'altra mano alzata. Sembra molto sicuro di sè, e il volto con le mascelle ben scolpite non fa altro che marcarlo di più.
Un altro ragazzo si alza. Quest'ultimo ha un sorrisino stampato in faccia. Ha i capelli biondi e occhi castani incoronati da lunghe ciglia chiare. Emana un'aria snob tipica della categoria ricca. Provo un moto di antipatia nei suoi confronti.
Parker annuisce -Bene, presentati alla classe tanto per cominciare- indica tutti noi seduti per terra.
Il ragazzo dai capelli neri è serio e risoluto -Sono Skit Andersen-
Sento un gruppetto di ragazze ridacchiare mentre si coprono il volto arrossato con i capelli.
Il biondo fa un elegante inchino e sempre con quel sorriso sbarazzino annuncia il suo nome -Edward Jensen- Anche qui segue un coro di ammirazione che sinceramente trovo imbarazzante. Sono dei ragazzi molto belli ma umiliarsi in quel modo e passare per delle ragazzette infatuate è davvero penoso.
Parker ridacchia -Non fate quei sospiri di sollievo, dopo di loro toccherà anche a voi- e con questo zittisce tutti e raffredda il sangue dei più timidi.
Io sono quasi insensibile al tutto, gli osservo ma non sento niente nè invidia per i loro doni nè paura per l'assenza dei miei.
-Vedo che Skit sei del team fuoco mentre...- si sporge verso Edward per guardare il marchio -Ah bene! Due padroni del fuoco! Lo scontro è ancora più piccante quando l'elemento è comune. Le regole le sapete presumo, potete usare le vostre capacità ma ricordatevi che è solo un allenamento, quindi attacco e contrattacco nulla di più! Non voglio cadaveri già il primo giorno-
Spero che l'ultima affermazione sia uno scherzo, non può dire sul serio.
-Oddio che paura!- mi sussurra Camille all'orecchio -Sono sicura che con la sfiga che ho mi batto contro uno più forte di me, ci tenevo a fare una bella impressione davanti a lui- indica l'insegnante con ammirazione.
Accenno un sorriso, la capisco ma io non sono qui per questo.
Come previsto Edward lancia il suo primo colpo, una grande fiamma rossa esce dalle sue mani come una pallottola. Trattengo il respiro pensando che sia troppo veloce per fermarla ma Skit con totale tranquillità fa dissipare la fiamma con un gesto della mano. Con mia grande sorpresa il suo contraccolpo è ancora più repentino di quello del suo compagno ma quest'ultimo riesce a pararlo comunque. Continuano in questo modo per cinque minuti buoni prima che l'insegnante li fermi. Non c'è da negare che entrambi possiedono un grande potere.
-Eccellente! Un'ottima dimostrazione! Potete ritornare ai vostri posti- Si volta dalla nostra parte - Volontari?-
Una ragazza si alza con un sorriso malizioso. Ha i capelli lunghi fino a metà schiena di un castano chiaro, appena alzo lo sguardo verso i suoi occhi rabbrividisco. Sono così neri che non riesco neanche a scorgere le pupille. Cammina verso il centro della sala come se fosse sopra ad una passerella e porta il mento alto in modo altezzoso. Santo cielo spero di non incrociarla per il resto della mia permanenza qui.
Si tira indietro i capelli con un sospiro -Sono Sheila Holk- fa vedere il suo marchio mentre punta gli occhi su Skit ,Edward e poi di nuovo su Parker -Fuoco-
-Te pareva- commenta disgustata Ellen.
-Non crederai alle voci che dicono che i padroni del fuoco siano più...narcisisti- mormora Camille rivolta ad una Ellen spazientita.
-Oh ci credo eccome a quelle voci! Abbiamo tre soggetti qui, per adesso- ribatte lei furiosamente.
Camille si avvicina ancora di più a me -Secondo me è stata mollata da un ragazzo del fuoco-
Annuisco leggermente per non farmi notare da Ellen -Anche secondo me-
-Nessun volontario? Bene scelgo io...tu!- Parker indica una ragazza bionda che dice di chiamarsi Johanna.
Inutile dire che Sheila umilia con le sue doti la manipolatrice dell'aria. Dopo di loro seguono gli altri fino a quando non arriva il mio turno.
Non sono preoccupata. Non si è preoccupati quando si sa già come andrà a finire.
Insieme a me finisce un ragazzo basso e in carne. Il suo volto paffuto mi da tenerezza, e quei suoi occhi verdi emanano timidezza.
-Brower Dozen...custode della terra- lo dice riluttante come se fosse terrorizzato. Sento delle risate di sottofondo e non posso fare altro che indignarmi. Perchè le persone sono sempre così tendenti a prendere in giro chiunque non ritengano all'altezza?
-Alyssa Arenstorff, dominatrice dell'acqua- dico in un tono quasi annoiato.
Ovviamente dopo aver sentito il mio nome si alzano un serie di mormorii al quale non presto neanche attenzione.
Mi volto verso il signor Parker -Non so usare il mio dono- sono schietta e non ci giro intorno.
Lui mi sorride -Ora hai l'occasione per provarci-
Scuoto la testa con impazienza -No lei non capisce, non si è ancora manifestato. Non ne ho proprio mai fatto uso-
-Puoi comunque provarci- mi spinge leggermente verso il centro -Si faccia coraggio-
-Si Alyssa nessuno giudicherà le tue scarse doti- rintrona Sheila facendomi gli occhi dolci.
Le sorrido prima di voltarmi verso Brower -A te l'onore- affermo suscitando qualche risata. Non era mio intento fare la buffona della classe ma vedo che lo sono anche senza sforzi.
In mezzo alla sala il pavimento è stato sostituito con del terreno in modo da facilitare i custodi della terra.
Brower con qualche incertezza scaglia il suo primo colpo, un muro di pietra dritto verso di me. Mi copro la testa con le mani e dopo qualche secondo vengo scagliata contro il muro opposto. Sento le ossa scricchiolare dolorosamente e la testa pulsare.
-Ancora- tuona Parker e non so neanche con chi stia parlando.
Sento una palla di terra dura come la pietra colpirmi la schiena per poi farmi cadere di nuovo in ginocchio.
Santo cielo quanto è doloroso! Non mi poteva capitare un manipolatore dell'aria?
Provo ad alzarmi ma mi cedono le ginocchia e così mi ritrovo seduta con le spalle al muro. Sento il mio marchio bruciare sulla spalla ma ignoro il dolore dato che le ossa hanno avuto la peggio.
-Bene, lo scontro è finito. Potete andare in sala mensa- afferma rigidamente Parker.
Camille e Ellen cercano di raggiungermi ma lui le manda via.
-Si può sapere perché non hai contrattaccato? Qui è in gioco la tua sicurezza!- la sua voce è di due ottave più alta del normale.
-I miei poteri non si sono ancora manifestati! Non ci posso fare niente, non basta desiderarlo- anche io inizio ad alzare la voce -E mi dispiace se non sono all'altezza delle sue lezioni. Se mi manda via adesso mi risparmierà un milione di situazioni ridicole e umilianti- mi sento sgonfiare come un palloncino. Che illusa sono stata a pensare anche solo per un attimo di potercela fare.
Lui mi fissa per qualche istante di troppo con fare pensieroso -Una volta che il marchio si è manifestato il dono si rivela- afferma come se stesse parlando tra sé.
Sbuffo alzando le mani -Il mio dono invece ha deciso di farsi una bella gita chissà dove- affermo con tono esausto.
-Non è possibile, devi avere almeno una briciola di potere. Saper almeno elevare l'acqua di un bicchiere...cose così- mi guarda scettico.
Socchiudo gli occhi guardandolo infastidita -Non posso! Non posso fare neanche quello-
Lui serra la mascella -Bene, la scuola è obbligatoria per un mese. Se dopo quel periodo non avrai manifestato il tuo dono potrò mandarti a casa-
Mi alzo svelta ma non avevo previsto gli effetti della botta in testa così barcollo in avanti. Sono pronta a sentire il legno sulla faccia ma due mani mi sorreggono da dietro.
Mi stacco subito balbettando un grazie.
Lui mi guarda ed inclina la testa di lato -Stai attenta alle scale hai preso una brutta botta-
Alzo i pollici sfoggiando il mio sorriso più falso -Si capitano!-
E la mia prima grande figuraccia l'ho fatta, meno ventinove giorni.
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