La Verità nascosta ✔

Amo le domeniche, non c'è lezione e quando non fa troppo freddo possiamo stare tutto il giorno nei giardini. E' un giorno fatto per rilassarsi e godersi la normalità anche se dentro i limiti di Lapisclara.

Ma questa domenica sarebbe stata diversa. Non sarà rilassante. Per niente. Sono determinata a scoprire qualche informazione in più riguardo me stessa e so già dove andare. Non m'importa di giocare sporco, devo ottenere quelle informazioni ad ogni costo. Ci ho pensato per tutta la notte e sono saltata a questa unica e sofferta decisione.

Quando busso alla porta di Jonathan sono già preparata mentalmente a ciò che avverrà tra qualche secondo. Lui spalanca la porta in modo alquanto brusco, il suo volto è corrucciato ancor prima di vedere chi c'è dietro.

Quando mi vede resta per qualche secondo interdetto prima di tentare di chiudere la porta. Ed è proprio lì, in questo momento, quando meno se lo aspetta che faccio il mio primo colpo. Nonostante tutto quello che mi aveva detto non meritava che la sua mente venisse profanata.

Come una mano nell'acqua entro nella sua testa ancor prima che se ne accorga. Non oppone resistenza perché non ne ha il tempo, non poteva prevedere il mio gesto invasivo. Quando sento una punta di senso di colpa la sopprimo subito. Non posso vacillare è una faccenda delicata, un solo errore e tutto il piano va in fumo.

-Siediti- dico con tono monocorde. Chiudo le mani a pugno per impedire alle mie mani di tremare e mi appoggio alla porta chiusa a distanza di sicurezza. Lui cammina rigidamente verso il letto e si siede dritto e rigido.

Riesco a controllarlo. Ora posso proseguire -Come ti chiami?-

Ha lo sguardo vuoto come se si trovasse in una sorta di trans -Jonathan Hans Walker-

-Da dove vieni?- nonostante la mia voce risuoni decisa dentro di me un barlume di emozioni contrastanti mi serrano lo stomaco.

-Jizu, a est di Inagaust- anche il suo tono di voce è piatto e privo di qualsiasi emozione.

Nel momento in cui mi inginocchio per vedere il suo volto mi viene una stretta al cuore. Non posso fargli questo, non sarei stata migliore dei Soulless, sto rubando i pensieri e i ricordi di una persona senza il suo permesso. Devo sentire la verità, ma da lui.

Mi siedo per terra appoggiando la schiena contro il legno della porta e come una corda in tensione spezzo il legame che ho creato.

Lui immediatamente sembra riscuotersi e si alza in piedi. Quando mi vede resta paralizzato.

Ha capito tutto. E non è affatto contento.

-Cosa cazzo hai fatto?- urla avvicinandosi minaccioso a me. Io non sbatto neanche le palpebre di fronte al suo comportamento. Non ho paura, so di essere altrettanto forte.

-Cosa stavo per fare, Jonathan. Ora spiegami la nostra storia, senza eccezioni- sono pronta ad ascoltare ciò che ha da dirmi. Non voglio girarci attorno, non voglio più rimandare.

-Non ho niente da dirti- afferma lui con un tono glaciale. Mi sembra di rivedere il ragazzo del bosco, quello che sembrava essere così crudele e malvagio.

Appoggio la testa all'indietro e sorrido con amarezza -Non voglio arrivare alle maniere forti ma sai che sono forte quanto te. Posso entrarti nella testa e sapere ciò che voglio, come voglio e quando voglio. Cerco di essere soltanto gentile dato che ti sto dando la possibilità di dirlo con le tue parole. Puoi scegliere ma ad ogni modo la verità verrà fuori. Sempre. Che ti piaccia o no.- penso di non essere mai stata così schietta e severa in vita mia.

Lui sembra non credere alle proprie orecchie -Posso sempre mentirti-

-Sai, questa mattina ho letto una cosa che prima mi era sfuggita. Anzi che prima non era proprio scritta-

Ed era vero, sul diario altre righe erano state aggiunte:

Il calore delle bugie non è percepibile poiché sono fredde, umide e ben nascoste. Ma questo vale per gli esseri comuni.

Ci ero arrivata subito, avevo sentito quelle parole come un ricordo sepolto sotto la memoria. Io lo sapevo eppure non me lo ricordavo. Quelle parole erano la chiave di quel ricordo e ora so esattamente cosa fare.

Lui inclina la testa di lato e assottiglia i suoi occhi chiari -Cos'hai letto?-

Mi alzo in piedi incrociando le braccia al petto, anche io inclino la testa di lato -Ora, posso percepire chi mente. Posso sentire le bugie come se fossero una terza entità. Non puoi sfuggirmi-

Sembra improvvisamente frustrato ma non stupito e si siede pesantemente sul letto -Siediti qui, ti conviene-

Mi siedo guardinga di fianco a lui ma non troppo vicino -Ti ascolto-

-Lo so può sembrarti assurdo ma noi discendiamo dagli Ibkhros. Il loro sangue scorre nelle nostre vene insieme a quello terreno- inizia il racconto con un tono di voce spento, piatto. Non sembra così voglioso di dire la verità eppure la sta dicendo.

-Com'è possibile?- domando impaziente di sentire il resto.

Mi lancia un'occhiata guardando il mio volto, sembra stupito -Uno spirito, invocato attraverso un antico rituale. E' in grado di preservare la nostra anima e di conservarla fino a quando non sarà il momento giusto, il momento della sua rinascita. Si chiama Diwata, può assumere molte sembianze ma quella più comune è quella di una driade. E' uno spirito neutro e benevolo ma se non è rispettato può provocare il caos. Ha acconsentito ad aiutare la nostra specie per far si che noi un giorno potessimo rivendicarla. Sapeva che i Soulless sarebbero ritornati. Noi invece no.-

Diwata... mi viene in mente l'iniziale del diario D. Ora le cose iniziano a quadrare ma ci sono ancora molti punti che non comprendo.

-Ma se hanno conservato i nostri spiriti vuol dire che noi esistevamo già?- improvvisamente sento il cuore accelerare e il respiro farsi più corto.

Sento la sua resistenza come una forza avversa, mi guarda intensamente prima di rispondere -Si, esistevamo già-

E' come un pugno sullo stomaco -Tu...tu riesci a ricordare?- deglutisco prima di continuare -La vecchia vita intendo-

Mi guarda. Ancora. -Ogni singola cosa-

Mi alzo in piedi ormai non riuscendo più a stare seduta per l'ansia che mi assale -Perché io non ricordo niente?-

Chiude gli occhi facendo un respiro profondo. Sembra molto turbato -I tuoi ricordi sono bloccati Alyssa. C'è una cosa che devi sapere- fa una pausa che mi sembra infinita -La mia anima era l'unica che doveva essere conservata, tu avresti dovuto morire con tutti loro. Ma qualcosa è andato storto-

Stringo le mano al petto per cercare di placare almeno un po' il continuo tremolio -Cosa? Cos'è andato storto?-

Lui inclina la testa appoggiando la fronte sulle mani -E' stata colpa mia-

Non so come riesca ancora a formulare le parole -Cosa intendi Jonathan? Parla-

Non alza la testa ma le sue parole mi arrivano forti e chiare come una freccia scoccata dritta verso il cuore -Ti amavo troppo per lasciarti andare-

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