Il rientro che non arrivò ✔
Immagine di Alyssa (Non è bellissima?)
-Se dovessero estrarre tutto il nostro potere le nostre anime scomparirebbero insieme ai nostri corpi - afferma la donna mentre congiunge rigidamente le mani sul grembo.
-Lo sai che possiamo fare lo stesso con loro -risponde l'uomo al suo fianco con voce cupa.
La donna scuote i lunghi capelli neri -Ci consumeremo a vicenda -
-Sai già cosa fare -
La donna annuisce mentre una lacrima le percorre lentamente il volto pallido -Per tutti noi -
Mi sveglio di soprassalto dal letto respirando pesantemente, le immagini di quella donna e dell'uomo sono impresse ancora a fuoco nei miei occhi. Sono così vivide e reali che sembrano ricordi più che sogni. Ancora quella strana sensazione di familiarità si fa largo dentro di me.
Ellen e Camille dormono ancora e dopo un'occhiata all'orologio noto che sono appena le cinque e mezza del mattino. Con un sospiro rassegnato mi metto i pantaloni cargo neri la maglietta grigia e la giacca impermeabile nera.
Mi aggiro lentamente per i corridoi ed entro furtiva nella sala di addestramento. Essendo il corso base inizieremo la settimana prossima con i combattimenti corpo a corpo esattamente un mese dopo l'inizio della scuola. Ma a me non interessano perché me ne sarò già andata via.
Prendo un manichino e un arco color mogano abbastanza flessibile. Mi posiziono molti metri indietro rispetto al bersaglio e prendo tre frecce con la punta d'acciaio. Mi preparo incastrando la mano sulla guancia e le tre dita correttamente. Dopo solo pochi secondi scocco la freccia sapendo già di non aver sbagliato la mira. Ed ecco che con un rumore secco la freccia si posiziona esattamente al centro della testa del manichino e anche le successive due frecce colpiscono lo stesso punto.
Mi era mancato così tanto tirare con l'arco. Mi ricorda casa, il profumo delle candele al limone e quello di legno umido.
Metto in linea retta altri cinque manichini e con una velocità impressionante gli colpisco tutti tre volte sulla fronte. Se fossi in battaglia mi basterebbe usare l'arco per abbattere i nemici, non mi servirebbero tutti quei poteri. Ovviamente immaginando che i miei nemici siano umani senza dono.
Un applauso echeggia in tutta la sala, faccio un passo indietro socchiudendo gli occhi per la tenue luce del primo mattino.
-Eccezionale Alyssa, eccezionale - la voce di Steven si fa largo nella semioscurità.
Porto l'arco dietro la schiena. Cavolo è contro il regolamento usare le armi senza permesso -Grazie ma è meglio che tu non ne faccia parola con nessuno perché non potrei farlo -puntualizzo per evitare spiacevoli inconvenienti.
Lui annuisce con un sorrisino stampato in faccia -Ma per chi mi hai preso? Non sono mica Parker -
Alzo un sopracciglio -Non penso direbbe qualcosa comunque -
Faccio un passo verso la sua figura ricordandomi dell'occhiata tra lui e Parker in infermeria -Lo conosci vero? -
Schiocca la lingua spazientito e si siede su uno sgabello -Io e lui abbiamo frequento gli stessi corsi qui a Lapisclara. Quella faccia d'angelo che mostra non è nient'altro che una ridicola maschera che indossa ogni giorno -
-E tu questo come fai a saperlo? -
-Perchè ho visto chi è realmente molto da vicino, io non mi fiderei di lui -
Aggrotto le sopracciglia pensando agli occhi dorati del mio insegnante, sempre disposto ad aiutare tutti noi del suo corso -Penso sia cambiato -
Lui fa un sorriso lontano come preso da un ricordo -Pochi, pochissimi cambiano in meglio -
Sento la malinconia del suo stato d'animo opprimermi il petto quindi decido di cambiare discorso -Ho trovato degli elementi che potrebbero combaciare con ciò che sono -
Steven si riscuote velocemente e in un attimo ha lo sguardo attento -Di cosa si tratta? -
Gli racconto tutto quello che so riguardo al libro e alle strane coincidenze col mondo di adesso. Steven ascolta tutto attentamente e ogni tanto annuisce tra sè mentre si porta una mano dietro il capo.
-Interessante, molto interessante. Dobbiamo sicuramente esaminare meglio gli scritti confrontandoli con altri della stessa argomentazione -
Faccio una smorfia di frustrazione -Qui a Lapisclara è l'unico libro che parla di questo, Joel ha controllato da cima a fondo ed è sicuro che non ce ne siano altri -
Si alza dallo sgabello sistemandosi le pieghe dei pantaloni con una mano -Si da il caso che io possa uscire da questa scuola e che conosca una piccola libreria non lontana da qui che si occupa di collezionare questi tipi di libri -
Sento il cuore battere più velocemente e dalla gioia balzo in piedi -Davvero potresti trovare qualcosa? -
Lui sembra divertito dalla mia reazione -Si penso di si, appena trovo qualcosa lo portiamo qua e lo leggiamo insieme -
Congiungo le mani sopra al petto -Prometti? - so che in questo momento i miei occhi stanno brillando di una primitiva speranza.
Lui mi guarda per qualche istante prima di rispondermi -Prometto-
Faccio un lungo sospiro di sollievo e lo abbraccio d'impeto senza neanche rendermene conto, lui all'inizio è rigido e lascia le braccia lungo i fianchi ma dopo qualche secondo le avvolge lentamente intorno al mio corpo che in confronto al suo sembra quello di uno formica.
Quando sento il grande orologio della torre suonare sette rintocchi faccio di scatto un passo indietro, la magia si è interrotta con il ritmo dei rintocchi.
Steven però continua a guardarmi con i suoi enigmatici occhi verdi. -Scusa non volevo è che mi sono lasciata prendere dall'emozione. Per la prima volta mi sembra di essere vicina alla verità -mi giustifico io attenta a non arrossire. Cosa che ovviamente non si può in alcun modo controllare.
-Non importa, capisco - prende il suo giaccone nero e con un solo cenno di saluto esce dalla sala.
Certe volte mi chiedo perché non sono nata meno emotiva, magari come Ellen che sembra sempre saper controllare le sue emozioni.
Dopo aver imprecato per una buona manciata di minuti scendo le scale di pietra del castello sfiorando al mio passaggio gli antichi arazzi che raffigurano battaglie epiche.
Sono una delle prime ad entrare nella mensa ma noto con allegria che Brower è già lì. Prendo un cartoncino di succo di fragole e un pacchetto di biscotti secchi prima di dirigermi al suo tavolo.
-Ehi Brower! - appoggio tutto e lo guardo con un sorriso.
Lui posa il libro che stava leggendo e ricambia il sorriso -Ciao Alyssa come stai? -
Scrollo le spalle -Non c'è male, oggi non ho proprio voglia di far lezione -
Lui si protende verso di me -Non l'hai saputo? -
Sento un brivido percorrermi la schiena. E ora che altro c'è da spettarsi? -No, cosa di preciso? -
-Siccome quest'anno ci sono stati meno iscritti hanno deciso di accelerare tutto -
Mi blocco con il biscotto a mezz'aria -Cosa intendi per tutto? -
-Decideranno oggi stesso le tre categorie, ti ricordi? Aurum, Argentum e Aes. Così saremo già smistati e ci verrà insegnato ciò che sappiamo fare meglio - sembra aver concluso ma aggiunge rapidamente -Ah non ci sarà nessuno che potrà ritornare a casa, loro verranno istruiti come meglio possono. Ogni ragazzo e ragazza è indispensabile quest'anno -
Mi cade definitivamente il biscotto sul tavolo -Cosa?! -
Non potrò andare a casa? Dovrò restare qui dentro e incassare ogni colpo come un sacco di patate? Come farò a capire chi sono restando qui dentro?
Brower mi guarda dispiaciuto -Lo so che te preferivi ritornare a casa ma gli ordini vengono dall'alto -
Mi sorge un dubbio inevitabile -Perchè hanno bisogno di tutti noi? Anzi per cosa? -
Lui annuisce cupo -E' proprio di questo che ci parleranno oggi. Penso sia qualcosa di molto importante -
Cosa ci può essere di così importante da coinvolgere una scuola di ragazzi dai diciassette ai ventidue anni?
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