Il pezzo mancante ✔

Sento l'energia del muro trapassarmi la carne come pura fonte di calore. Sto per urlare ma il dolore passa così come quello di una puntura e quando mi volto il castello è alle mie spalle. Dietro al campo di forza.

Scuoto la testa e non penso al come ne al perché. Inizio a correre inalando l'aria fredda fino a farmi male alla gola. Le lacrime mi bagnano il volto e sembrano ghiacciarsi sulle guance e sul collo. I rami si spezzano al mio passaggio ferendomi le mani ma ignoro il dolore e continuo ad addentrarmi nel bosco. Sto già trasgredendo una delle regole di Steve, il primo giorno.

Non so come ma un suono riesce ad oltrepassare le mie orecchie attutite dai continui pensieri della mia testa. Sembrano voci. Si, voci che provengono da non molto lontano.

Sento il cuore battere più velocemente e un brivido percorrermi lungo la schiena. Senza neanche volerlo i miei piedi iniziano a camminare verso la fonte di quel suono, come se fossi in una sorta di sogno ad occhi aperti. Come se fossi spinta da una voltà esterna, più forte di me.

La pelle inizia a formicolare e sento la testa più leggera, oserei dire vuota.

Mi fermo di colpo dietro ad una grande quercia e mi sporgo leggermente per guardare.

Sono cinque ragazzi, tre femmine e due...no tre maschi. Il terzo compare dietro di loro prima occultato dalla chioma di un piccolo arbusto.

Quando la luce che filtra tra le foglie lo illumina resto pietrificata per la terza volta in un giorno.

Il ragazzo mi è così familiare. Ha i capelli argentati tenuti dietro da una fascia nera e i suoi occhi chiarissimi risplendono di una luce diversa. La pelle chiara insieme a tutto il resto lo rendono così simile a me eppure al contempo molto diverso. Lui emana forza e determinazione mentre io al suo confronto sembro solo una pallida luce.

Penso di essere definitivamente impazzita perché sento una sorta di energia tra noi, riesco proprio a percepirla quasi come so fosse un sottile filo che ci lega. Non riesco a staccare lo sguardo dalla sua figura.

Sembra distratto mentre controlla quelle che penso siano delle armi. E' concentrato ed ha la mascella tesa sembra persino ignorare ciò che le sta dicendo una ragazza dai lunghi capelli neri. Spicca fra tutti anche grazie alla sua altezza, penso raggiunga il metro e ottantacinque, novanta. Vorrei uscire dal mio nascondiglio e sfiorarli la pelle, delineare i contorni del suo volto e sentire la morbidezza dei suoi capelli mossi. Non lo conosco ma a me sembra completamente il contrario. Non so perché voglio farlo eppure è così.

Scuoto la testa e faccio un passo indietro ma per mia grandissima sfortuna un ramo decide di spezzarsi proprio in quel momento. Pensavo succedesse solo nei film!

Tutti e sei alzano di colpo la testa.

-Avete sentito?- domanda la ragazza dai capelli neri prendendo in mano due pugnali scintillanti.

Il ragazzo dai capelli argentati socchiude gli occhi fino a guardare il mio albero -Penso provenga da lì-

Un ragazzo moro fa un passo avanti ma viene immediatamente fermato da quello con i capelli argentati -Ci penso io-

Sta venendo dalla mia parte, sta vendendo dalla mia parte, sta v...

Mi volto e mi alzo il cappuccio della felpa. Non so che altro fare, non posso fuggire perché so che sono sicuramente tutti molto più veloci di me e forse scambiandomi per un nemico mi potrebbero pugnalare alle spalle.

-Chi sei?- domanda lui con la voce più glaciale che io abbia mai sentito.

Eppure ne sono ancora attratta in non so quale modo. So che può essere gentile, premuroso e altruista.

No, non posso saperlo.

-Voltati- mi ordina con lo stesso tono.

Non riesco a muovermi perciò rimango ferma dove sono. Il cuore mi è volato in gola ma ora nel petto sento un forte calore, piacevole e fastidioso al contempo.

Sento il ragazzo sbuffare e in un unico movimento mi fa voltare bruscamente abbassandomi contemporaneamente il cappuccio.

Lui fa un passo indietro. Io faccio un passo indietro.

I nostri occhi sono incatenati l'uno all'altra. La sensazione che prima mi invadeva il petto ora è parte integrante del mio sangue e pulsa con il mio cuore.

Lui sembra spiazzato e non proferisce parola.

-Jonathan Hans Walker si può sapere che stai facendo?- urla una ragazza da dietro gli alberi.

Hans?

E se fosse stato sempre quel Hans? Potrebbe trattarsi di una coincidenza ma dopo tutto ciò che ho vissuto inizio a dubitare di ogni singola cosa.

Ma quel Hans viveva solo nella mia fantasia, non posso ricondurlo a lui.

-Andate avanti, arrivo tra un attimo- risponde schietto senza mai staccarmi gli occhi di dosso.

Io faccio un altro passo indietro ma lui questa volta ne fa uno avanti.

-Chi sei?- la domanda si ripete ma questa volta so che ha un peso diverso.

-Alyssa- rispondo solamente ancora in preda alla più totale confusione.

Lui mi prende il mento con una mano ma nel momento esatto in cui la mia pelle viene a contatto con la sua entrambi veniamo sbalzati in lati opposti.

Cado rovinosamente a terra graffiandomi le mani con delle piccole pietre. Mi metto in ginocchio e traballante mi alzo in piedi appoggiandomi ad un tronco.

Entrambi ci guardiamo sconvolti. Ma che diamine è successo?

-Cos'hai fatto?- mi domanda quasi con rabbia. Portandosi indietro una ciocca sfuggita alla fascia. Ma quella che prova non è rabbia, è qualcos'altro che non riesco a decifrare.

-Cos'hai fatto tu!- ribatto portandomi una mano sul petto.

-Se mi dici cosa sei non ti uccido- sibila facendo alcuni passi nella mia direzione.

-Uccidermi?-

Mi voleva uccidere? Mi guardo in giro e so che se inizio a correre a sinistra raggiungerò la scuola.

-Non cercare di scappare perché ti farai solo più male- ora è a solo qualche metro da me.

Dolore. Deve sentire dolore. Lo terrà a terra il tempo sufficiente. Non conosco un altro modo e questa mi sembra la soluzione più immediata.

Questa volta alzo lo sguardo anche io e lo fisso nel suo. Con un'occhiata trasporto il mio pensiero dentro la sua mente. Immagino il dolore che ho creato scorrergli nel sangue e nelle vene. Me lo immagino scorrere la pelle e pungerlo come mille aghi roventi. Lo immagino penetrare negli organi e contorcergli. Me lo immagino invadergli il cranio e comprimerlo fino al limite. Ostruirgli il respiro e...

Quando mi riscuoto lo vedo a terra sofferente mentre annaspa. Da quanto tempo è così?

Gli lancio un'ultima occhiata prima di iniziare a correre come mai avevo fatto prima d'ora. Il vento ora sembra pungermi le guance e i rami continuano a conficcarsi nelle gambe e nelle braccia ma ormai non sento più niente se non quella pulsante sensazione al petto.

Quando vedo la barriera non mi fermo neanche e la trapasso prima di infilarmi in un'entrata laterale dell'imponente e antica struttura. Corro verso la mia stanza e quando ci arrivo chiudo la porta a chiave accasciandomi per terra mentre respiro pesantemente. Mi abbasso la spallina e guardo il mio marchio pulsare di una luce viola intenso. Prendo la collana che mi regalarono i miei genitori e me la strappo buttandola sotto il letto. Era per ricordarmi sempre chi fossi realmente. Ma chi sono io realmente?

Ho lasciato davvero un ragazzo sofferente in mezzo al bosco? L'ho davvero fatto soffrire in quel modo?

Quella non potevo essere io. Io non facevo quelle cose.

Vado in bagno faticando molto per alzarmi dal pavimento. Mi guardo allo specchio e vedo il macello che ho combinato. Sono piena di terra e rimasugli di sangue.

Apro l'acqua calda e mi infilo sotto la doccia. Tolgo con troppa forza la terra incollata alla mia pelle. Sono un mostro. Solo i mostri controllato la mente degli altri. Io lo faccio pure senza volerlo fare davvero. O forse nel mio subconscio è quello che desidero?

Dopo aver pianto, aver pensato e aver pianto di nuovo esco dalla doccia per nulla più riposata.

Sono stufa di piangere sempre eppure è la mia risposta a quasi tutte le situazioni stressanti. Ho vissuto sempre in un mondo dove la peggior minaccia era quella di non riuscire a cacciare un coniglio per l'ora di cena. Non mi sono mai confrontata con il mondo reale e ora sono stata catapultata di tutta fretta nei drammi di una vita strana, complicata e di cui nessuno capisce niente. Di cui io in prima persona non capisco niente. Con un dono sempre più oscuro che sembra pervadermi fino a togliermi il controllo e con persone che sembrano riemergere da un passato mai esistito. Come posso affrontare tutto questo? Perché anche se ci sono persone che cercano di aiutarmi non capiranno mai realmente cosa mi turba nel profondo o come ci si sente. E' quella sgradevole sensazione che tutti chiamano essere unici o diversi dagli altri ma loro non sanno che questo comporta essere soli.

Dopo i pensieri turbolenti mi metto una divisa pulita e mi sdraio sul letto.

Con mia sorpresa il sonno non tarda ad arrivare ma dopotutto sono così stanca che dormire mi sembra l'alternativa più ragionevole.

-Non dovresti essere qui lo sai?- gli domando

Scrolla le spalle sedendosi nella pietra di fianco alla mia -Ha importanza?-

-No, ormai no- fisso nuovamente lo sguardo sulla distesa di acqua violacea.

-Cos'hai?- mi accarezza una spalla delicatamente e come al solito il suo tocco mi emana piacevoli scosse.

-Hai saputo?- mormoro inclinando la testa nella sua direzione.

-Si, ma potremmo salvarli-

Faccio un sorriso malinconico -E tutto questo?- indico tutto ciò che ci circonda.

-Bisogna sacrificare qualcosa per ottenere ciò che si vuole- anche lui ora fissa il suo sguardo sull'acqua.

-A volte bisogna chiedersi se ne vale davvero la pena- sussurro distendendo le dita sulla roccia liscia.

Lui mi guarda, come sempre sembra scrutarmi l'anima. Dai suoi occhi traspare sincero affetto, amore e rispetto. Infondo entrambi contiamo l'uno sull'altra.

Intreccia una mano con la mia stringendo la presa -Andrà tutto bene vedrai-

-Deve. Per forza-

Mi alzo di scatto mentre respiro ansimante. Il sogno è ancora impresso nella mia mente come un vivido ricordo. Era così reale... Mi sembra ancora di sentire le dita dal ragazzo eppure non ricordo minimamente il suo volto.

Il mondo mi ripiomba addosso quando il ricordo di ciò che è successo ritorna a tormentarmi.

Qualcuno bussa alla porta e io come uno zombie la apro.

Steven è dietro ad essa e sembra leggermente trafelato come se avesse corso.

-Cos'è successo?- mi domanda immediatamente appoggiandomi entrambe le mani ai lati del mio volto.

-Mi sono sentita male, mi girava un po' la testa- minimizzo il più possibile l'accaduto. Non c'era bisogno di raccontargli le mie crisi da pazza. Non sono ancora pronta.

-Mi hanno detto che sei scappata dall'aula- il suo tono è ancora preoccupato ma ora riesco a percepire anche una punta di sollievo.

Annuisco portandomi i capelli dietro le spalle -Mi sono solo spaventata, niente di che-

-Sicura?- sembra dubitare mentre mi guarda negli occhi come se fosse in lotta tra il credermi o invece dar retta al suo di pensiero.

Sceglie la prima opzione -Ora sei abbastanza in forma per scendere nell'aula magna?-

Lo guardo perplessa senza capire -Perché che succede?-

-E' arrivato un gruppo inviato dal governo, sono le sei stelle del nostro paese. Staranno qui per aiutarci a preparare i nuovi soldati e assisteranno alle nostre lezioni per supervisionare- sembra che non abbia preso molto bene la questione.

Inclino la testa di lato mentre inizio a sentire la sensazione provata nel bosco -E a te non sta bene?-

Scrolla le spalle mentre sbuffa -Non lo so, non mi piace molto l'idea che estranei possano sostituire il nostro ruolo. Dopotutto hanno tutti dai venti ai venticinque anni. Ti immagini Bach che sta sotto le loro regole? Io no, eppure dovrà andare per forza in quel modo- torna a guardarmi e leggo la domanda nei suoi occhi ancor prima che la pronunci -Allora? Sei pronta? Ci sarà la presentazione a breve-

Chiudo le mani a pugno conficcandomi le unghie nei palmi -Si, sono pronta-


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