Il diario del ricordo ✔
-Chi stai cercando?- mi domanda mio fratello confuso notando il mio sguardo che saetta da una parte all'altra.
-Nessuno- mento riportando i miei occhi sui suoi.
Joel sospira e si avvicina maggiormente a me -Aly ti conosco, so che stai dicendo una bugia- appoggia le mani sul tavolo e fa una pausa prima di continuare -Cosa sta succedendo? Sai, ti ho vista con quel ragazzo, la stella-
E' risaputo che le bugie hanno vita breve. Sempre -E' complicato. Anzi forse non lo è per niente, io e lui siamo simili per non dire uguali-
Inclina la testa di lato cercando realmente di capire ciò che dico -Cosa intendi?-
-Ti spiegherò tutto okay? Dammi solo il tempo di capirci qualcosa e ti prometto che ti racconterò tutto- gli stringo la mano e lo guardo fiduciosa.
-Questa l'ho già sentita...cerca però di non impiegarci molto a capirci qualcosa- sembra paziente ma so che freme dalla voglia di sapere. -Non è niente che ti mette in pericolo vero?-
Accenno un sorriso scuotendo la testa -No, non mi mette in pericolo. Anzi, sappi che ogni volta che starò accanto a lui sarò nel posto più sicuro sulla faccia della terra- confesso e lo penso veramente. Accanto a lui so che sarò al sicuro.
Joel fa un fischio -Caspita, più al sicuro di stare con il tuo fratellone?-
Gli passo un braccio sulle spalle -No, non così tanto-
Alzo nuovamente lo sguardo verso Jace che sta scherzando con una biondina del quarto anno. Reprimo quella morsa allo stomaco e mi alzo per andargli incontro.
Lui appena mi vede si alza di rimando e dopo aver visto il mio cenno verso la porta esco dalla mensa con lui alle spalle.
Gli prendo la mano e cammino fino alle scale del giardino posteriore, lui sembra confuso nel momento in cui mi volto.
-E' successo qualcosa? Ti senti male?- la preoccupazione si fa largo sul suo volto oscurandogli gli occhi.
-No, sta arrivando il governo- butto tutto d'un fiato senza fare giri di parole inutili. Faccio avanti indietro senza riuscire a controllare la mia apprensione.
-Lo so, l'ho saputo stamattina e sto pensando a come fare. Oggi cercherò di contattarli per saperne di più- si ferma e mi prende il polso -Ehi, stai ferma mi fai venire il mal di testa-
Mi passo una mano tra i capelli e respiro più lentamente -Si scusa mi sono fatta prendere dal panico- mi siedo sulle scale con lui al mio fianco.
-Lo sai che non si usano gli sgabuzzini per fare cose così inappropriate? - afferma di punto in bianco guardando dritto davanti a sé.
Penso che persino i miei capelli siano diventati rossi dalla vergogna -Non stavamo facendo niente- tento di giustificarmi anche se so di peggiorare solamente la situazione.
-Ah certo scusa, mi ero dimenticato che a te e a Blake piace giocare a scacchi negli sgabuzzini. Che stupido che sono stato per non averci pensato prima!- fa una risata ma è priva di ironia.
Mi volto dall'altra parte stringendo le labbra -Jace ho un fidanzato va bene? Non sono cose così anormali, certo l'idea dello sgabuzzino è venuta a Steve e mi ha colta di sorpresa. E' stato un gesto sconsiderato ma è successo- sospiro passandomi una mano sulla faccia -Perché mi sto giustificando?-
Lui resta in silenzio prima di parlare di nuovo -Lo so, hai ragione. Devo rifarmi una vita per quanto male mi possa fare. Devo andare avanti-
Guardo il suo volto cupo oscurato da sentimenti impetuosi -Mi dispiace-
Lui mi guarda appena quando mormora -Per cosa Lyssa?-
-Per non ricordare, mi fa male vederti così. Io vorrei poterti aiutare ma non posso e questo mi manda fuori di testa- la mia voce si spezza e cerco di reprimere le lacrime.
Mi prende una ciocca di capelli e la tira leggermente -Passerà-
Non lo dice convinto ed entrambi sappiamo che è una bugia ma facciamo finta di niente. Come se evitando di parlarne le cose facessero meno male. Invece fanno male eccome e non oso immaginare come si senta lui.
-Ho una cosa per te, spero tu sia pronta. Forse ti aiuterà a ricordare qualcosa- estrae dalla tasca del giubbotto un diario di cuoio nero. E' sgualcito ma sembra ancora avere le pagine attaccate.
-Cos'è?- domando incuriosita sporgendomi in avanti.
-Era il tuo diario, penso che Diwata si diverta a lasciare indizi quando le pare- me lo porge titubante quasi come se temesse la mia reazione.
Lo prendo delicatamente come un oggetto prezioso e fragile -Il mio diario?- sono pietrificata e allo stesso tempo le dita mi solleticano per la voglia di leggerlo.
-Si, a te piaceva scrivere. Io ti prendevo sempre in giro perché avevi questa sorta di diario "segreto" ma a quanto pare si è rivelato utile- fa spallucce sistemandosi meglio sullo scalino storto.
-Lo leggerò questa sera, ora penso di essere troppo sconvolta per digerire questa faccenda- metto con le mani tremanti il diario nella tasca dei pantaloni cargo.
-Bene, penso sia ora di andare. Ci vediamo oggi a mezzanotte-
Con mia grande sorpresa si sporge e mi bacia la fronte per poi andarsene come se niente fosse.
Sento ancora il formicolio sulla fronte quando entro in classe.
Bach si schiarisce la voce di fronte a noi otto anime -Ragazzi miei, al rientro delle vacanze ci sarà lo Scontro dei Tre. Vi ricordate della grande sfida?-
-Quella in cui ogni anno veniamo umiliati e derisi da tutti?- domanda Ryan con sarcasmo. E' appoggiato al muro e con quei piercing che gli decorano la faccia emana un'aria da completo spaccone.
Bach gli lancia un'occhiataccia -Quest'anno sarà diverso O'Connel. Ci siamo allenati per tre mesi. Sapete fare uno scontro corpo a corpo e usare le armi, certo non avete dei doni eccezionali ma come dico sempre...-
-Il dono non è tutto se sei astuto- diciamo tutti in coro.
-Mi sembra il coro dei falliti che si auto-convincono di non essere deboli- mormora Ryan. Per fortuna siamo solo io e Kirsten a sentirlo.
-Se non chiudi il becco di spacco la faccia- sibila lei socchiudendo gli occhi blu.
-Non fare la guastafeste Kirst-
-Quindi non divertitevi troppo, anzi allenatevi più duramente di quanto non fate già normalmente- continua Bach ignaro del battibecco -Durante la gara sarete osservati dai rappresentanti del governo e poi guarderanno le vostre competenze singolarmente. Potete essere smistati in tre gruppi, lo squadrone d'attacco, lo squadrone di difesa e lo squadrone d'insediamento-
Livia si sposta dietro la spalla la sua folta chioma di capelli ricci rosso fuoco -Di cosa si occupa l'ultimo squadrone?-
Bach sorride come se si aspettasse quella domanda -E' lo squadrone assegnato al lavoro più delicato. Devono insidiarsi nelle basi nemiche, è lì che si trovano i pilastri che comandano i nostri nemici-
I Soulless. Molte volte mi dimentico che una parte di loro sono riusciti ad approdare sulle nostre terre.
-Quindi devono ucciderli lì?- domanda Josephine mentre si mangiucchia le unghie visibilmente in ansia.
-No, non proprio. In caso andasse male si arriverebbe a quello ma il governo sta pensando a una sorta di patto-
-Patto?- Ryan scoppia a ridere buttando la testa all'indietro -Con quelli lì? E come dovremmo comunicare con quelle cose? Parlano il Soullese-
-Il Soullese? Ma che t'inventi Ryan?- Kirsten fa una smorfia infastidita.
-Zitta donna- la punzecchia lui accennando un sorriso.
-Ryan- Bach fa un respiro profondo come se stesse cercando di non perdere la pazienza -Sappiamo che loro conoscono la nostra lingua, non sappiamo come ma i messaggi d'avvertimento erano fatti per essere compresi da noi-
-Si ma resta il fatto che se un'intera specie sta cercando di colonizzare il nostro pianeta vuol dire che non sono proprio in vena di patti e sicuramente non possiamo prestare dello spazio per farci stare quelle creature che non si sa da che fottuto buco siano usciti-
Ovviamente non ha peli sulla lingua ed è senza filtri, dice tutto ciò che pensa.
-Io non sono il governo, quindi è inutile che tu mi impartisca lezioni di convivenza. Noi semplicemente dobbiamo sottostare a ciò che viene ordinato- conclude Bach non lasciando spazio per le repliche.
Questa storia finirà molto male. Persino per me tutto questo piano del patto mi sembra una grande perdita di tempo e un'immensa stupidaggine.
Il resto della lezione prosegue lentamente con la tensione che è palpabile anche a chilometri di distanza.
-Non vedo proprio l'ora di fare la gara. Non so perché ma mi sento pronta- squittisce Camille mentre passiamo in rassegna gli scaffali della biblioteca.
-Non urlare Camille, lo sai che Vanda potrebbe cacciarci- la rimprovera Ellen facendole segno di abbassare il tono di voce.
-Come si chiama il libro che dobbiamo prendere?- risponde lei quasi sussurrando.
-Intensità e fortificazione del dono- risponde di rimando Ellen prendendolo da una scaffale troppo alto per Camille.
Guardo l'orologio e mi accorgo che si è fatto tardi così invento una scusa -Devo andare un attimo da Joel per chiedergli alcune cose- mento scrollando le spalle dispiaciuta.
-Ci vediamo in camera, sii prudente- Camille mi abbraccia prima di lasciarmi andare.
-Non va in guerra tesoro- Ellen sorride circondando la vita della sua ragazza.
-Non ancora- do una leggera gomitata a El prima di sgattaiolare fuori dalla biblioteca.
Steven mi aspetta in camera sua. E' steso sul letto con un braccio appoggiato sulla fronte e sembra stanco.
-Tutto bene?- so di essere entrata di soppiatto infatti si sorprende di sentire la mia voce.
-Cavolo, mi hai spaventato- appoggia la mano sul materasso e mi indica la parte vuota del letto -Vieni-
Non me lo faccio ripetere due volte e mi sdraio al suo fianco -Vedo che sei stanco-
Lui si volta dalla mia parte e mi prende una mano -Solo un po'-
I suoi splendidi occhi verdi mi fissano così intensamente che mi sento arrossire -Perché mi guardi così?-
-Mi piace guardarti-
Si sporge in avanti e mi da un bacio leggero sulle labbra simile a un tocco di una farfalla -Hai saputo del governo immagino-
Sbuffo ormai esausta da questa faccenda -Si io e Ja...sto cercando una soluzione- se potessi mi prenderei a testate da sola.
Lui socchiude gli occhi -Io e chi?- il sospetto trasuda dal suo tono di voce.
-Io e Joel stiamo cercando una soluzione- mi correggo muovendomi a disagio sul letto.
Devo imparare a mentire meglio. Tutti dicono che sia sbagliato ma caspita è tremendamente utile.
-Sto cercando anche io di saperne di più, vedrai ce la caveremo anche questa volta- mi accarezza una guancia con fare tenero.
-Lo so Steve, lo so- faccio un sospiro e mi rannicchio al suo fianco respirando il suo dolce profumo.
-Anche tu sei stanca- mi accarezza la testa mentre io chiudo gli occhi godendomi questo momento.
-Si, Bach oggi ci ha sterminati con gli allenamenti. Dobbiamo prepararci per la gara- mormoro io flebilmente. Improvvisamente è come se tutta la stanchezza accumulata mi fosse piombata addosso.
-Anche io sto preparando gli allievi per quella prova, sono tutti entusiasti-
Faccio una piccola risata priva di ironia -Certo, siete Aurum. Per vincere dovete faticare un quarto di quanto fatichiamo noi-
-Anche loro ce la stanno mettendo tutta però- ribatte lui con fare pensieroso.
Mentalmente alzo gli occhi al cielo prima di sprofondare la testa nell'incavo del suo collo -Ora voglio dormire, lo so sono solo le nove ma sono stanca-
-Va bene ghiacciolino come vuoi- anche lui appoggia la testa sul cuscino e si sistema per bene.
Quando mi sveglio nel cuore della notte mi viene una sorta di attacco di panico.
L'incontro con Jace.
Mi alzo senza fare rumore e guardo l'orologio fortunatamente illuminato dai flebili raggi lunari.
Mezzanotte e dieci. Non così tardi quanto temessi ma non così presto quanto sperassi.
Lancio un'ultima occhiata a Steve prima di uscire di corsa dalla stanza. Attraverso i corridoi come se fossi inseguita da qualcuno e quando arrivo a destinazione ho il fiato pesante.
-Pensavo non venissi- afferma Jace guardandomi con circospezione.
I capelli dello stesso colore della neve sono un contrasto netto nella sala semibuia, e quegli occhi così chiari da sembrare cobalto e diamante fuso splendono come fari.
-Scusa, mi sono addormentata- in parte non è completamente una bugia.
-Pronta a viaggiare?- si stende per terra e un attimo dopo io faccio lo stesso.
-Dove andiamo questa volta?- chiudo gli occhi e uso la tecnica che mi ha insegnato, rilassarmi completamente.
-Tu dove vuoi andare?-
-Questa volta ti porto a casa mia- affermo già ideando nella mia mente lo scenario -Siamo in una casetta sull'albero...-
-Vivi in una casetta sull'albero?- mi interrompe lui confuso.
Non riesco a trattenere una risata -Sta zitto e ascolta- faccio una pausa e comincio di nuovo -Siamo in una casetta sull'albero. L'aria è fresca e c'è quel vento piacevole, quello che ti smuove appena i capelli. Intorno a noi c'è un profumo dolce, di limone mischiato a quello più tenue di legno di pino. C'è una piccola finestrella e da lì possiamo vedere la luminosità delle stelle e ne siamo entrambi abbagliati. Gli alberi muovono le loro fronde ad un ritmo silenzioso, sembra quasi un ballo-
-Tu sei al mio fianco?- domanda lui con una certa esitazione.
-Si, certo stiamo guardando entrambi le stelle. Guarda- gli prendo la mano e la alzo insieme alla mia con gli occhi sempre chiusi -Percepisci il loro calore?-
-Sono vicine quasi quanto quelle del mio mondo- sussurra lui muovendo la mano quasi come se volesse afferrare l'aria.
-Si sta così bene qui- sospiro rammentando quella casetta -Posso chiederti un favore?- domando improvvisamente colta dalla paura che stavo cercando di evitare per tutta la giornata.
-Tutto per te Lyssa- apre gli occhi e mi guarda aspettando la mia domanda.
-Posso leggere il diario con te al mio fianco? Sai...tu sei l'unico che potrebbe capire- sono leggermente imbarazzata ma cerco di farmi forza perché ne ho un disperato bisogno.
Lui sorride sfiorandomi la guancia e provocandomi un piacevole brivido -Certo-
Faccio un respiro profondo ed estraggo il diario dalla tasca dei pantaloni. Per tutta la giornata lo sentivo come un peso che mi perseguitava.
-Mi tieni la mano?- le mie tremano e non so neanche se riuscirò a voltare una pagina.
Lui senza esitazione me la stringe intrecciando le sue dita con le mie -Stai tranquilla, sono qui-
Abbassiamo entrambi lo sguardo su quell'oggetto tanto prezioso.
E' ora.
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