Ferite ✔

Lo guardo con gli occhi sbarrati in preda al terrore. Abbasso lo sguardo sulle sue mani strette sulle mie spalle -Mi stai facendo male-

Lui sembra accorgersene di colpo e toglie subito le mani da me come se scottassi.

-Lasciala stare- la voce profonda di Steven mi fa voltare di scatto. Deve aver appena finito lezione perché ha ancora la divisa.

Il suo volto è rigido e terribilmente serio. Gli occhi verdi sono assottigliati e colmi di rabbia. Non l'ho mai visto così arrabbiato, sembra a mala pena contenerla.

Jonathan si ricompone subito raddrizzando le spalle e facendo un passo dalla mia parte -Blake giusto?-

Steven mi affianca mettendosi tra me e Jace con fare protettivo -Giusto-

Jace fa un ghigno e in quel momento capisco che sta per dire qualcosa che non mi piacerà affatto -Sei un professore dovresti conoscere le regole-

Sento il sangue gelarsi quando vedo l'espressione sospettosa di Steven -Si, le conosco le regole-

-Penso che ci sia anche quella che vieti relazioni con i propri studenti- lo dice con un sorriso diabolico stampato in faccia.

Mi manca fiato. Mi sento tradita. Come se mi avesse trafitto con una lama dritta al cuore. Sono così arrabbiata e delusa che fatico a tenere la calma. Come ha potuto?

Steven con uno scatto repentino da uno spintone a Jonathan facendolo arretrare di parecchio -Non osare incolpare lei, è colpa mia non sua-

Jace ricambia la spinta e si avvicina pericolosamente a Steve -Sei tu quello maturo lei è solo una stupida ragazzina dovresti controllare i tuoi ormoni-

Trasalisco stringendo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche. E' questo ciò che pensa di me? Sono solo una stupida ragazzina?

Steve chiude le mani a pugno con un'espressione selvaggia, primitiva -Non osare chiamarla in quel modo-

Lui scoppia a ridere osservandolo con un'inquietante freddezza -Perché non lo è? Guardala sembra sempre in procinto di scoppiare a piangere per ogni minima cosa. E' una bambina ma scommetto che a te piacciono quelle piccole e fragili-

Lo sapevo, lo sapevo benissimo che Jonathan attraverso Steven stava cercando di colpire me. Però non ha ancora osato guardarmi. Sento il mio respiro pesante e il cuore che mi martella furiosamente nel petto.

In un attimo scoppia il caos. Entrambi si fanno avanti e iniziano a picchiarsi, a dare pugni e calci senza badare a contenere le mosse più brutali. Hanno un'espressione così furiosa e fuori controllo che mi si drizzano i peli della nuca. Nessuno dei due sembra intenzionato a smettere. Entrambi sono formidabili nel combattimento, ogni mossa è precisa e determinata.

Ora basta.

Chiudo le mani a pugno e chiamo a me quell'energia primitiva che scorre nelle mie vene. Immagino che un'onda d'urto simile allo scudo si distacchi dal mio corpo, come un'energia scaturita dal profondo della mia anima. Un'energia dormiente. Un'energia in grado di paralizzare il vento, in grado di scaraventare tutto ciò che c'è attorno. L'aria si riempie di elettricità e il mondo pare fermarsi.

Quando apro gli occhi vedo i due ragazzi riversi a terra, sembrano senza fiato e in preda al dolore. Noto con orrore di aver spezzato dei grossi rami come se un uragano si fosse abbattuto nel raggio di venti metri.

Sono senza fiato e cerco di non badare alla fitta che mi trafigge il petto. Non sono abituata a fare queste cose ed è normale che il mio corpo reagisca in questo modo.

-Cazzo- impreca Jace rialzandosi a fatica.

Anche Steven riesce a stento a rimettersi in piedi. Sono così accecata dalla rabbia che non riesco neanche a preoccuparmi del male che ho fatto a loro. Sono delusa da entrambi ma soprattutto dal comportamento sconsiderato e brutale di Jace. Pensavo avessimo ricominciato da capo ma quando ha visto Steven si è trasformato in una persona crudele.

Finalmente incrocio il suo sguardo e attraverso esso gli faccio capire come mi sento, tutta la mia rabbia, delusione, sconforto e tradimento. Con quello sguardo gli faccio capire che è finito tutto ciò che si era creato tra di noi. Non poteva funzionare, lui non badava mai alle conseguenze è abituato a fare tutto ciò che gli dice il cervello senza pensare mai all'effetto che può avere sugli altri. Con lui al mio fianco potevo solo uscirne più ferita di prima. Non potevamo che farci del male a vicenda.

Mi volto ed inizio a correre più velocemente di quanto credessi possibile. Lontano da loro, da tutto quell'odio, dalla rabbia, da Steven e da Jonathan. Soprattutto da Jonathan.

Quando vedo Skit uscire dalle grandi porte d'entrata lo prendo per mano e lo porto sul retro della scuola.

Lui sembra confuso e disorientato quando osserva il mio volto cupo -Cos'è successo Aly?-

Ci sediamo entrambi su una vecchia scalinata storta di pietra. Faccio un respiro profondo e appoggio la testa sulla sua spalla -E' tutto un disastro Skit-

Lui mi circonda le spalle con un braccio -Hai voglia di parlarne?-

Guardo i suoi occhi grigi così comprensivi e gentili. C'è sempre stato per me ed è ingiusto tenerlo all'oscuro. Non posso fargli capire come mi sento tralasciando tutta la parte più importante.

Così gli racconto tutto, sin dall'inizio di questa stramba storia. Del mio dono e persino del misterioso diario, della connessione con Jonathan e del suo tradimento. Di Steven e della nostra storia proibita, di come sta cercando di aiutarmi. Del mio isolamento per diciassette anni e della mancanza di compagnia. Del governo e di ciò che vogliono farmi, degli Ibkrhos e del mio marchio, delle mie abilità così fuori dal comune e della mia difficoltà a gestire tutto ciò e delle mie paure. Sto riversando tutto ciò che mi ero ripromessa di tenere nascosto ma sono stanca di essere un mistero persino per me stessa. Non voglio più essere quel punto interrogativo.

Skit è rimasto in silenzio per un po' prima di pronunciare le sue prime parole -Sono senza parole davvero. Non immaginavo che dietro al tuo stato d'animo ci fosse tutta questa storia. E' sorprendente Alyssa. E' uno storia triste ma c'è qualcosa di eccezionale in tutto ciò. Forse non te ne accorgi ma tu possiedi qualcosa che potrebbe salvare moltissime vite durante la guerra. Ci deve essere per forza un modo per riuscire a controllare il potere-

Faccio un sospiro tremante prima di reggermi la testa con le mani -Jonathan. Era lui l'unica possibilità ma non posso tornare indietro. Non posso far finta che tutto ciò non sia successo-

Skit mi stringe a sé appoggiandomi il mento sulla testa -E Steven? Lui non può aiutarti?-

Mi asciugo una lacrima sfuggita al mio controllo e scuoto la testa -Lui è impegnato con la sua classe, è libero solo nella pausa pranzo ma non possiamo allenarci in quel momento. Abbiamo entrambi poco tempo a disposizione persino per stare assieme figuriamoci per allenarci-

-Vorrei cercare di aiutarti ma non so proprio come fare- sembra frustrato tanto quanto me quando si passa una mano tra i folti capelli corvini.

-E' proprio un bel disastro. Molte volte mi ritrovo a pensare a come sarebbe stata la mia vita se fossi stata normale. Chissà come sarebbe stato il mio carattere. Insomma, ora mi sento così fragile che certe volte vorrei darmi degli schiaffi da sola ma infondo so che sono diventata così a causa di ciò che ho vissuto. Sono sempre stata tra le quattro mura della mia piccola camera, il mondo lo vedevo solo attraverso la finestra o dal tetto della casetta. Sentivo pezzi di conversazione e immaginavo tutto il resto. Guardavo le persone camminare e m'inventavo la loro storia, il loro nome e tutto ciò che poteva riguardargli. In tutto ciò però con me c'era Hans, non è così deprimente. Anzi forse un po' lo è.-

-Chi è Hans?- si protende in avanti guardandomi confuso.

Scrollo le spalle accennando un sorriso -Il mio primo ricordo, il mio primo nome-

Lui ora sembra capire ancora di meno -Non comprendo-

Mi imbarazza dirlo ma a questo punto è inutile tacere -Mia madre mi ha detto che la prima parola che ho pronunciato è stata Hans. Capisci? Non ho detto mamma o papà ma Hans. Solo quel nome. Poi è stato il nome che ho attribuito al primo peluche che mi regalarono per il mio quarto compleanno. A sei anni ho iniziato a chiamare Hans il mio amico immaginario e da lì mi è sempre rimasto nel cuore. Non so neanche io perché ma ci sono strettamente legata. Mi ci sono affezionata, io ero sola e avevo bisogno di avere un amico. Gli racconto come mi sento attraverso delle lettere, mi fa sentire meglio. E' scaturito dalla mia fantasia, fa parte di me- oltre a mio fratello, mia madre e mio padre nessuno sapeva di questo piccolo lato di me. Non era una cosa che potevi dire a chiunque. Mi potevano prendere per pazza.

-Non penso sia così strano, certo il fatto che anche tuttora tu gli scriva può sembrare bizzarro ma c'è chi scrive poesie, chi un diario e chi come te ad una persona che esiste solo nel suo cuore. Non è stupido è semplicemente un modo come un altro per esprimersi-

Sento il cuore più leggero, sapevo che mi avrebbe compresa ma ero comunque nervosa all'idea di dirlo a qualcuno. -Ecco Skit Andersen ora puoi dire di conoscere Alyssa Arenstorff. Una strana, fragile e incasinata ragazza-

Lui scoppia a ridere spingendomi leggermente con la spalla -Tutte cose negative? Io credo che Alyssa Arenstorff sia una ragazza forte, gentile, buona, comprensiva e un'ottima amica. Ci sono demoni peggiori a questo mondo Aly-

Sospiro tenendomi strette le sue mani calde -E dovremmo combatterli. Prima o poi-

-Rabbrividisco al solo pensiero. Io voglio vivere, e voglio che anche tutti quelli presenti su questa terra vivano.- la preoccupazione macchia il suo tono di voce come un veleno.

Stringo le sue mani -Vivremo, userò tutto il mio potere per distruggere i Soulless. Farò il possibile per proteggere tutti voi, lo prometto-

Lui sorride -Non ne avevo dubbi Aly, non ne avevo dubbi. Ora pensiamo a combattere quei pezzi di manzo psicopatici che pensano di ingannare la mia dolce fanciulla-

Sorrido rivolgendogli uno sguardo di gratitudine -Ti amo Skit Andersen-

-Lo so, però non dirlo a Edward-

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