E se invece potessi? ✔
Steven fa una risata priva di allegria -E cosa dovresti essere secondo il tuo giudizio? -
-Non lo so è per questo che pensavo che tu mi avresti dato risposte concrete senza basarti su ciò che hai sentito dire - ammetto io assumendo un atteggiamento distaccato.
Lui scuote la testa incredulo -Qui non si tratta di giocare al dottore, non visito i pazienti ma mi baso sulle manifestazioni di potere che hanno presentato e ne estraggo una conclusione -
-Penso di essere diversa - dico di getto guardandolo fisso negli occhi.
Fa un lungo sospiro -Perchè hai i capelli bianchi e gli occhi quasi innaturali? O perchè nella tua fase adolescenziale vuoi a tutti i costi differenziarti dagli altri? -
Serro i pugni mentre chiudo gli occhi e cerco di concentrare la mia rabbia come ho fatto a lezione. Sento una scossa che mi ripercuote dalla testa ai piedi dopodiché tocca all'inebriante sensazione del potere che scorre nelle mie vene e mi pervade del tutto. Le mani iniziano a pizzicare e la mente si offusca lasciando spazio ai pensieri più iracondi. Non vuole credermi? Bene ora se la dovrà vedere con l'altra me. Apro di scatto gli occhi e gli rivolgo un sorriso. Senza notare neanche il suo volto alzo una mano e lo faccio schiantare brutalmente contro il muro, noto a malapena le crepe che si formano tutt'intorno. Tutto ciò che è presente nella stanza inizia a tremare e a produrre un rumore stridulo.
-Pensi che sia come tutti gli altri? Sei solo un illuso Steven Alec Black - la mia risata ripercuote le pareti in modo sinistro.
Lui si alza alza in piedi a fatica -Come fai a sapere il mio nome? --lo sguardo è scioccato e dolorante.
-Mai sottovalutare una persona -
Steven con uno scatto repentino mi butta una polvere nera. Il fumo che si crea dopo mi fa arretrare e tossire come se stessi soffocando. L'energia sembra abbandonarmi e mi accascio a terra stordita come mai prima d'ora.
Tengo gli occhi serrati fino a quando non sento dei passi avvicinarsi -Come stai? -
Mi reggo la testa con le mani senza alzare lo sguardo -Scusa non volevo farti del male - sussurro con un filo di voce.
-Me lo meritavo, continuavo a non crederti e tu giustamente ti sei arrabbiata. Era tutto previsto-
Alzo di scatto la testa fino ad incrociare i suoi occhi -Era previsto? Quindi tutto questo l'avevi programmato? -
Annuisce come se fosse la cosa più normale del mondo -Mi avevano detto che il fenomeno si era manifestato in una condizione simile e per farlo accadere di nuovo dovevo ricreare la medesima situazione. Però devo ammettere che non avevo previsto un simile risultato -
Cerco di non prendermela per il fatto che abbia mentito per tutto il tempo solo per farmi arrabbiare -E quindi ora cosa hai dedotto? - mi alzo lentamente in piedi ignorando la sua mano protesa.
-Che non ho mai visto un caso simile e che devo assolutamente capire di che cosa si tratta - afferma con sguardo risoluto.
Alzo gli occhi al cielo -E quindi avrò l'onore di essere la tua cavia da laboratorio? -
Lui sorride -No sarai la mia compagna di lavoro, ho bisogno anche del tuo aiuto e delle ricerche che dovrai svolgere per arrivare ai nostri fini -
-Bene. Non vedo proprio l'ora di iniziare- rispondo ironica alzando i pollici.
Si passa una mano tra i capelli -Senti io ho davvero bisogno di sapere cosa c'è dentro di te che ti fa avere simili poteri quindi non complicarmi il tutto -
-Basta che la smetti di trattarmi come se fossi un esperimento da laboratorio - incrocio le braccia al petto ed inclino la testa di lato.
Non mi alletta l'idea di lavorare con lui ma se questo vuol dire comprendere il mio dono allora sono disposta a fare qualunque cosa.
Scrolla le spalle risentito -Mi dispiace ghiacciolino ma mi faccio prendere dal lavoro -
-Ma che nomignolo é? - Sbuffo scuotendo il capo -Lascia stare, devo dirti una cosa prima -
Lui mi guarda con sospetto -Cosa di preciso -
Alzo gli occhi al cielo e mi mordo il labbro inferiore ricordando a me stessa di essere coraggiosa -Questo - alzo la manica fino a rivelare il marchio azzurro -É finto-
Steven si avvicina con un'espressione curiosa – Lo so, pensavi davvero che ci sarei cascato? Come te lo sei procurato?-
-É stata fatto da un amico di famiglia che é bravissimo nell'arte del truffare - sento il peso della collana che mi hanno regalato i miei, la verità ormai non può fare altro che uscire allo scoperto.
-Tu non sei dotata di nessun marchio? - La sua voce é sospettosa e il suo sguardo sembra frenetico, alla ricerca di spiegazioni plausibili.
-A dire il vero ho un marchio - titubante mi abbasso la spallina e rivelo il triangolo trapassato dal cerchio.
Steven fa gli ultimi passi che ci separano e osserva da vicino il marchio viola con un'espressione fuori dal comune -Per l'amor del cielo, qui le cose si complicano - mi passa delicatamente un pollice sulla pelle e cerco di non rabbrividire al contatto -Quando si è rivelato? -
-Molti anni fa, ero solo una bambina - ammetto ricordando quel giorno come se fosse ieri.
Lui continua invaghito a guardare il marchio come se fosse la cosa più incredibile che avesse mai visto e forse è realmente così.
-Non solo è totalmente sbagliata la figura ma anche il colore, non fa parte di nessuno dei quattro elementi. Questo spiega perché i tuoi poteri non si assomigliano minimamente agli altri -
All'improvviso una brutta sensazione mi percorre la spina dorsale e mi sposto di lato sfuggendo al suo sguardo -Non devi dirlo a nessuno, mi useranno. Mi useranno per i loro scopi o per analizzarmi e per fare esperimenti - dico in preda ad una dura consapevolezza.
Lui fa una risata priva di ironia -Sei fortunata ghiacciolino io non lavoro con il governo anzi lo disprezzo per tutto ciò che rappresenta e poi non ti darei mai in pasto a quelli squali affamati- si tiene il mento con due dita con fare pensieroso -Anche se tu non mi hai facilitato molto il compito, ti sei rivelata davanti a delle persone -
Mi passo una mano sulla fronte -Lo so, non volevo ma non lo riesco ancora a controllare -
-Non te ne sto dando una colpa, sto solo pensando a come dovremmo comportarci - cammina in cerchio per tutta la stanza fino a quando non si blocca di colpo e si avvicina a me appoggiandomi le mani sulle spalle, -Ho un'idea ma la devo elaborare ancora per bene. Tu stammi al gioco okay? -mi guarda con un'ostinata determinazione e non so per quale arcano motivo mi fido di lui.
Annuisco decisa -Va bene ma devi prima spiegarmi il piano -
Lui guarda la porta e poi appoggia lo sguardo nuovamente su di me -Domani sera ti spiego tutto, tu intanto non mostrare né il marchio né il tuo dono. Devi fingere di essere incapace e sopratutto cerca di non arrabbiarti per nessun motivo -
Faccio un lungo sospiro -Ed ecco che devo fingermi ancora una povera incompetente -
Lui schiocca la lingua stringendo la sua presa -E' per il tuo bene, fidati di me - i suoi occhi smeraldini mi guardano intensamente.
Sento la gola seccarsi ma riesco comunque a rispondere -Mi fido -
In quel momento la porta si apre e qualcuno si schiarisce la voce -Quindi Blake, hai capito qual'è il problema? -
Steven sorride leggermente e molto lentamente molla la presa su di me e si volta verso Parker -Si, una scarica di potere represso di tipo tre ma purtroppo la ragazza non ha un gran dono e l'episodio non si manifesterà di nuovo - risponde pacato.
Parker aggrotta le sopracciglia confuso -E gli occhi, l'aurea e tutto il resto? -
Steven scrolla le spalle con noncuranza -Fa tutto parte nel potere represso ti ricordo che è di tipo tre, il grado più alto ed è riconosciuto proprio perché si manifesta in modo alquanto bizzarro -
Restano a guardarsi con uno strano sguardo per qualche secondo prima che Steven parli -Bene ora è meglio che vada- si volta verso di me e mi da una leggera pacca sulla spalla -Ci vediamo domani noi-
Non so perché ma voglio che rimanga, voglio avere accanto una persona con cui non devo fingere ma soprattutto che abbia la stessa intensità nel volere scoprire cosa scorre nelle mie vene.
Senza rendermene conto faccio un passo avanti e gli afferro un braccio -A che ora? - sembro così stupida ma ho un disperato bisogno di saperlo.
Lui mi guarda quasi con tenerezza -Verso le sei va bene? -
-Va bene - mi schiarisco la voce -Grazie -
Lo guardo andare via sentendomi terribilmente sola adesso.
Parker sembra imbarazzato dato che cerca di guardare qualsiasi cosa ci sia nella stanza a parte noi -Come stai? -
Mi siedo sul letto portandomi una lunga ciocca chiara dietro l'orecchio -Bene, mi sono ripresa del tutto -
Lui non si muove resta in piedi di fianco alla porta come una statua di granito -Bene sono contento. Le tue amiche ti aspettano per mangiare, uscire un po' potrebbe farti bene.-
-Si, non c'è bisogno che io rimanga qui, saranno i miei ultimi giorni a Lapisclara e voglio sfruttarli al meglio -
Parker mi rivolge un sorriso saggio, uno di quelli che ti rivolgerebbe un nonno -Tu puoi restare qui, anche se hai un dono debole hai diritto di rimanere nella scuola -
Scuoto la testa - Mi dispiace ma le lezioni diventeranno sempre più intense e io ho già enormi difficoltà a seguire i corsi base -
-Alyssa non devi sentirti emarginata, la scuola è anche un luogo dove si possono imparare più cose e che non riguardano solo il dono-
-Non deve preoccuparsi per me, me la caverò bene là fuori - cerco di fare un sorriso sincero anche se penso non abbia funzionato -Steven mi aiuterà a ritornare alla vita normale -
Lui annuisce -Si, su questo non ho dubbi. Andrà bene vedrai- prima di uscire si volta emettendo un lungo sospiro -Tra un po' c'è la cena, ti aspettiamo -
Prendo una coperta leggera e me l'avvolgo intorno al corpo, la scuola è gelata di notte e non vorrei prendermi anche un'influenza. Percorro i corridoi semibui immersi nel completo silenzio, sono sicuramente tutti nella sala mensa. Salgo le scale di corsa e m'infilo nella mia camera stranamente con la porta aperta.
Nel buio due mani mi prendono alla sprovvista e quando sono sul punto di contrattaccare sento la risata leggera di Camille e un sonoro sbuffo da parte di Ellen.
Il cuore mi batte all'impazzata e sono ancora stordita dallo spavento -Sei matta per caso?- mi porto una mano sul petto e cerco di tranquillizzare il mio respiro irrequieto.
Camille ignora le mie parole e mi stritola in un abbraccio -Come stai piccolina? -
-Bene fino a quando non hai cercato di spaventarmi a morte - questa volta però le rivolgo un sorriso d'affetto.
-Gliela avevo detto di non fare così ma sai com'è -afferma Ellen sconsolata mentre scuote la testa.
-Si so com'è la nostra pazza amica sconsiderata- ridacchio e le pizzico una guancia -Come mai siete qui? -
Ellen si appoggia con la schiena all'armadio -Parker ci ha avvisate del tuo arrivo e abbiamo pensato che lasciarti sola non sia una buona idea -
Camille sembra titubare prima di parlare -Alyssa...stai bene? -
Cerco di ricordare velocemente le parole di Steven -Si ho solo avuto una scarica di energia repressa di tipo tre e si è manifestata in modo particolare. Grazie al cielo però il mio dono rimane scarso -
Ellen annuisce -Quelle di tipo tre sono riconosciute proprio per questo -
Camille fa un sospiro di sollievo -Per fortuna non è niente di pericoloso - si porta le mani sulla pancia e gonfia le guance -Scusate se sono inopportuna ma ho veramente una fame pazzesca -
Io e El scoppiamo a ridere -Sei proprio una spina nel fianco - Ellen circonda le spalle minute di Camille e insieme si dirigono fuori dalla porta -Andiamo? -
Annuisco decisa e le seguo giù per le scale.
Camille prima di entrare mi ferma -Non fare caso agli altri, sai come sono fatti. Non dire cosa ti è successo a nessuno così continueranno ad avere paura di te e non ti disturberanno -
Mi stringo le braccia intorno al petto -Ma io non voglio che abbiano paura di me -
Ellen mi guarda con comprensione -Lo sappiamo ma se vengono a sapere che il tuo dono è scarso sarai un bersaglio facile e ti renderanno la vita impossibile. Fanno schifo entrambe le opzioni ma bisogna scegliere il male minore -
-Va bene, entriamo - insieme varchiamo la grande porta dorata e senza guardare nessuno ci sediamo nel tavolo più isolato della mensa. Riconosco subito Brower Dozen, il ragazzo che aveva lottato con me la prima volta e Marianne, una ragazza molto timida del mio corso.
Brower mi guarda con gentilezza -Tutto bene Alyssa? -
-Si per fortuna sì, non ho niente di strano - ricambio il sorriso e inizio a spezzettare la carne con la forchetta.
-A scuola gira la voce che tu sia una Soulless - interviene titubante Marianne abbassano gli occhi azzurri sul suo piatto.
Ellen scoppia a ridere -Che sciocchi, i Soulless non esistono. Sono solo vecchie storie che ci raccontavano da bambini -
I Soulless sono i senz'anima. La leggenda narra che sono coloro che hanno dato la propria anima alle forze oscure in cambio di un dono superiore a quello degli altri. Ma è stato accertato che questa è e rimarrà sempre una leggenda.
Marianne si porta la treccia castana dietro le spalle -Io...io non ci credo, so che non esistono -
-L'importante è che tu stia bene -conclude Brower mentre mastica un pezzo di carne.
-Com'è andata a lezione? - domando per sviare l'argomento da me.
Ellen alza gli occhi al cielo -Come al solito, Sheila che si crede la regina di Inagaust, Skit e Edward che non perdono un solo attimo per sfidarsi e tutti gli altri che guardano il tutto come se fossero al cinema -
Mi porto una ciocca dietro all'orecchio e deglutisco prima di fare la domanda -Sheila si è ripresa? -
Brower ridacchia -Per nostra sfortuna si -guarda alle mie spalle e indica qualcuno con la forchetta -Guarda è proprio lì -
Sheila è seduta attorno ad un tavolo con persone più grandi di lei e con Skit e Edward. Sembra che stia recitando una parte di un qualche film, ogni suo movimento sembra studiato. I capelli castani sono raccolti in una codina alta e porta una maglietta nera ben aderente. Sembra piena di energie come al solito.
Mi volto di nuovo verso il mio tavolo nel momento esatto in cui Joel si siede di fianco a me -Ciao -
Lo abbraccio forte inalando il suo dolce profumo a me familiare -Ehi fratellone -
Mi guarda con un dolce sorriso sulle labbra -Ti vedo in forma -
-Si, sto molto meglio rispetto a questa mattina - noto che è arrivato tardi a cena e aggrotto le sopracciglia -Piuttosto tu dove ti sei cacciato?-
Lui guarda gli altri al tavolo e appena nota che sono deconcentrati si china verso di me -Ero in biblioteca, stavo cercando delle informazioni -
-Riguardo al mio marchio? - sussurro appena.
Lui annuisce -Si, ne parliamo dopo - si guarda ancora attorno prima di affermare con sguardo cupo -Penso di aver trovato qualcosa -
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