Due battiti ✔

"Non è possibile, non ho mai visto nessuno fare una cosa del genere"

Sento qualcuno muoversi ripetutamente all'interno di quella che mi sembra una stanza "Non aveva dimostrato alcun segno prima?"

Riesco quasi a percepire il sospiro di rassegnazione "No, niente di niente. Pensavamo che fosse talmente poco dotata da possedere una piccolissima quantità di potere"

"Quello che mi preoccupa maggiormente è che quando manifesta il potere sembra completamente in balia di esso. Sembra quasi possederla"

"Non lo controlla, in questo momento è il dono a controllare lei e questa è una cosa molto pericolosa"

"Vuole mandarla via signore?"

Una risata amara riecheggia nella stanza "Assolutamente no, dobbiamo educarla e insegnarle a controllarlo. Con un potere del genere potrebbe fare grandi cose per Inagaust"

"Intende segnalarla allo stato?" la voce sembra titubante quasi come se temesse la risposta.

"No, non ancora. Prima dobbiamo capire cosa può fare effettivamente"

Dopo qualche minuto di silenzio la giovane voce parla di nuovo "Ma il marchio sul polso dice che fa parte dei dominatori dell'acqua"

"Lo so, dobbiamo capire. Solo capire"

Quando decido che mi bastano per ora queste informazioni mi sveglio. Noto immediatamente Parker e Philip Villards, il capo della scuola.

Loro fanno qualche passo indietro e noto che cercano di assumere un'aria rilassata. Hanno paura.

Parker mi sorride con circospezione - Buongiorno Alyssa, stai bene?-

Mi sistemo sul letto -Sono molto riposata - cerco di evitare i loro sguardi così fisso le mie mani come se nascondessero i segreti dell'universo.

-Ricordi qualcosa? - mi domanda il preside mentre sul suo volto persiste quel sorriso che sembra pietrificato.

-Ricordo di essere andata a lezione e di aver lottato contro Sheila, avevo...dei poteri. Ma non era un dono normale, sembrava diverso da quello che una persona dovrebbe avere -

Villards annuisce -Già questo é quello che Parker ha notato. Gli altri studenti hanno solo pensato che si trattasse di uno scherzo di Sheila -

Un brivido mi percorre la schiena al ricordarmi delle sensazioni che ho provato -Mentre esercitavo quel...quella sorta di potere non sentivo di avere il controllo. Solo dopo, quando l'energia mi abbandonava, ho capito cosa avevo realmente fatto ed é in quel momento ,quando tutto in me sembra essersi spento, che sono svenuta -

-Da questo racconto possiamo dedurre che non lo controlli - spiega in sintesi il preside, scambia un'occhiata con Parker ed entrambi annuiscono.

-Ti affideremo un istruttore che potrà affiancarti per insegnarti a controllarlo. Viene apposta per noi dal sud, si occupa di casi di magia rara - dichiara Villards mentre infila le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti -Per qualsiasi problema puoi rivolgerti al professor Parker o a me. Per ora non farne parola con nessuno -

-Che scusa posso inventarmi per aver sollevato in quel modo Sheila? -

Villards alza le spalle -Ho detto che é stata una scarica di energia accumulata, ad alcune persone capita quando il dono non si manifesta per un lungo periodo. L'ho detto io in persona per tranquillizzare tutti e sono sicuro che ci crederanno tutti -

Adesso il cuore batte più lentamente -Vedremo, magari fingono - appoggio la testa sul cuscino immaginando i volti dei miei compagni al mio ritorno -Quando inizio le lezioni 'private'? -

-Domani stesso, questa sera molto probabilmente l'istruttore verrà a conoscerti per capire con che potere abbiamo a che fare. Nel frattempo resterai in infermeria per riprenderti totalmente - Villards si avvicina leggermente e mi appoggia cauto una mano sul braccio -Per qualsiasi cosa sai dove trovarmi -

Detto così suona piuttosto inquietante -Grazie signore -

Con un cenno del capo esce a grandi passi dall'infermeria.

Sento il letto scendere un po' prima di accorgermi che Parker si è seduto al mio fianco -Vedrai che ce la farai alla grande -

Cerco di lasciare per un attimo i brutti pensieri da parte -Ho i miei dubbi ma cerco di pensare in positivo - noto la sua vicinanza e aggrotto le sopracciglia -Lei non ha paura? -

Lui fa una risata priva di allegria -No, sono solo molto curioso di saperne di più. Però se i tuoi occhi diventano di nuovo viola e se quella strana aurea oscura ti accerchiasse proverei un po' di timore. Però ora che sei così inerme e apparentemente indifesa su un lettino dell'infermeria direi di no -

Mi metto a sedere di scatto cercando di non badare al capogiro -Occhi viola? Aurea? Ma di cosa sta parlando? - sento le mani tremare e il cuore salirmi prepotentemente in gola.

Lui mi appoggia una mano sulla spalla -Tranquillizzati un attimo - mi guarda cercando di trasmettermi calma e fiducia.

-Come posso tranquillizzarmi? - tolgo la mano dalla spalla e mi alzo dal letto infilandomi le mani tra i capelli -Hanno sempre avuto ragione. Io non sono come loro -

Parker si avvicina ma resta comunque a debita distanza -No, non sei come loro Alyssa. Tu sei speciale, hai un potere che tutti loro possono solo sognare -

-Cosa c'è di bello nell'essere speciali se nessuno può capire cosa provi realmente? Essere diversi significa essere soli -

Mi fissa con così tanta pietà che vorrei tanto sbattergli il cuscino in faccia. Ci voltiamo entrambi quando sentiamo la porta aprirsi lentamente -Non capisco a cosa servano tutte queste lenzuola se ne usiamo così poche - dice una voce femminile leggermente spazientita.

-E dai non iniziare di nuovo Tatiana -

In quel momento fanno capolino due ragazze con una cuffietta bianca in testa . Avranno all'incirca venticinque anni ed entrambe quando vedono Parker arrossiscono -Buongiorno - dicono all'unisono. Una delle ragazze, quella con i capelli castani, ha uno sguardo strano come se lo conoscesse già ma in un altro contesto.

Parker rivolge a loro appena un cenno del capo prima di guardarmi -Vado a lezione, riposa - si volta verso le due ragazze e mi indica -Fatela riposare e ricordatevi che non può uscire dall'infermeria -

Cosa sono una bambina adesso?

Le due annuiscono e si spostano dalla porta per lasciarlo passare.

-Alyssa giusto? - mi domanda la mora. I capelli le arrivano appena sotto le spalle, ha gli occhi castani e un naso all'insù perfetto, le labbra sottili sono strette come ad impedirle di fare una smorfia.

-Si – rispondo laconica senza alcuna voglia di fare conversazione.

Inclina la testa di lato e mi osserva attentamente -Sono Tatiana, ho visto che si aggirava il preside da queste parti -

So cosa sta cercando di fare per questo sorrido appena -Molto piacere -

-E' successo qualcosa? E' raro che il preside esca dal suo ufficio- continua lei con gli occhi che luccicano per la curiosità.

-Basta lasciala stare Tatiana - interviene l'altra ragazza. Quest'ultima è leggermente in carne e porta i capelli biondi stretti in una crocchia dietro al capo, guarda la sua amica con uno sguardo di rimprovero.

- Volevo solo sapere se stai bene - prosegue agguerrita.

Schiocco la lingua con fastidio -Sono svenuta durante la lezione di Parker, nient'altro -

Tatiana raddrizza le spalle e appoggia le lenzuola dentro le ante di un mobile ed esce dall'infermeria come se tutto quello che è appena successo fosse ormai roba vecchia.

L'altra ragazza si avvicina a me, ha lo sguardo molto più gentile -Scusala ma ultimamente è di malumore perché tra lei e Erik Parker non va molto bene -

Ah quindi si chiama Erik? Mi fa strano attribuire un nome ai miei professori, li rende più umani e meno figure da idolatrare.

-Non c'è problema, avevo capito che c'era qualcosa che non andava -

-Comunque sono Nadia -mi porge una mano con un sorriso.

La stringo con piacere -Ormai lo sai il mio nome ma in caso...mi chiamo Alyssa-

Lei alza lo sguardo verso la porta -C'è un ragazzo che vuole entrare già da diverse ore, dice di chiamarsi Joel -

Un enorme sorriso mi spunta sulle labbra -E' mio fratello! -esulto ai limiti della felicità. Un volto familiare per fortuna.

La ragazza esce e un attimo dopo Joel si catapulta all'interno della stanza -Alyssa! - viene correndo verso il mio lettino e mi stritola in un abbraccio.

-Ehi così mi strozzi - lui non si muove e io gli arruffo i capelli castani -Sto bene Joel, non ti preoccupare -

Quando si decide a staccarsi mi guarda con apprensione -Si è rivelato? Il potere intendo -

Annuisco tristemente -Si ma loro non capiscono come può essere associato al marchio dell'acqua - mi sale un nodo alla gola -Joel non è un potere buono, è oscuro l'ho sentito qui - mi tocco il petto all'altezza del cuore.

Joel mi accarezza una guancia -Magari se farai vedere il marchio al tuo istruttore capirà di cosa si tratta. Non anticipare le cose -

-Dovevi vedermi mentre ero in quelle condizioni Joel, avevo gli occhi viola e un'aurea attorno. Non c'è niente che richiami la normalità -

Lui scuote la testa -Vedrai che ce la faremo, io so che tu non sei un mostro. Ne sono sicuro - mi stringe saldamente una mano.

Sospiro e mi inclino fino ad appoggiare la testa sulla sua spalla -Cosa farei senza di te -

Lui si appoggia a me -Cosa farei io senza la mia piccola combina guai. Mi annoierei a morte -

Restiamo a parlare del più e del meno fino a sera, lui sdraiato accanto a me sul letto e io appoggiata su un fianco.

"Sai ho visto un'infermiera davvero sexy. Penso proprio che verrò a farmi curare..." dice di punto in bianco.

Scoppio a ridere e gli do una schiaffo sulla gamba "Ma che dici razza di pervertito"

Lui alza un dito e me lo punta in faccia "Che c'è di male? Potrei dire che mi fa male lo stomaco e poi si vedrà. Non l'ho mai fatto in infermiera"

"E' disgustoso!" continuo a ridere fino a farmi venire le lacrime agli occhi.

Lui mi schiaccia il cuscino sulla faccia -Non fare la verginella pudica! Capiterà anche a te, non in un futuro prossimo che sia chiaro -

In quel momento entra un uomo coperto da un mantello nero carbone.

La scena non è delle migliori infatti io e Joel ci ricomponiamo e raddrizziamo la schiena.

Sembra giovane, ha due stupendi occhi smeraldini e il volto sembra essere stato dipinto da un pittore in cerca della perfezione. Le mascelle sono ben delineate e il naso è proporzionalmente perfetto al suo viso cupo. I capelli neri sono mossi e si arricciano all'altezza delle orecchie.

-Alyssa Arenstorff? - la sua voce è tagliente e profonda. Sembra quasi infastidito dal tutto.

-Si, sono io. Lei è l'istruttore? -il mio coraggio sembra venire meno e sento il bisogno di rannicchiarmi di fianco a mio fratello.

Lui annuisce seccamente -Puoi lasciarci da soli? - domanda rivolto a Joel.

Quest'ultimo sembra dubbioso ma si alza per dirigersi fuori, si volta verso di me -Se hai bisogno io sono nei paraggi - lancia un ultimo sguardo al ragazzo prima di chiudersi la porta alle spalle.

L'istruttore prende una sedia e la posiziona davanti al mio lettino -Cosa c'è che non va? -

Resto un attimo perplessa dalla sua domanda -Non lo so, me lo dovrebbe dire lei -

Lui schiocca la lingua mentre guarda infastidito il pavimento -Chiamami Steven, mi fai sentire vecchio se mi dai del Lei -

Bene almeno adesso ho un nome da associare al suo volto -Posso chiederti perchè sembri così infastidito? - la situazione mi sta mettendo parecchio a disagio.

-Perchè ho fatto tredici ore di viaggio per seguire un caso che non m'interessa -

Faccio finta di non sentirmi ferita -E perchè non t'interessa? -

Lui scrolla le spalle come se la questione fosse ovvia -Perchè non penso proprio che tu sia un caso particolare, dai sintomi che hai dimostrato si capisce che è stato semplicemente un accumulo di energia arretrata. Può comportare strane auree e un particolare luccichio negli occhi ma niente di più -

Incrocio le braccia al petto -E allora perchè sei venuto fin qui?-

-Semplice, la scuola ricopre una posizione alta al potere e se mi chiedono di fare una cosa la devo fare senza esitazione -appoggia la schiena sullo schienale e mi guarda con completo disinteresse.

Improvvisamente non mi va più di condividere i miei segreti con questo essere arrogante e presuntuoso.

-E dimmi qual'è stato il caso più eclatante? - non nascondo il mio tono adirato.

Lui accenna un sorriso -Una ragazza del nord riusciva a manipolare l'acqua e ha mostrato anche capacità verso l'aria. Ne esistono pochissimi che riescono ad usare due elementi -

Faccio un fischio -Elettrizzante, ho la pelle d'oca -gli faccio l'espressione più annoiata che posso.

Lui sorride ancora ma questa volta mi guarda -Mi stai prendendo in giro? -

-No certo che no signore - scuoto la testa con aria indifferente.

-Ho solo venticinque anni smettila di trattarmi come se ne avessi quaranta -

-E tu smettila di trattarmi come se fossi un'annualità -

-Per quello che cerco lo sei - risponde schietto.

Stringo le mani a pugno -E se invece non lo fossi? -

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