Ciò che siamo ✔
Se potessi scegliere resterei in camera ma con l'ilarità che regna sovrana a scuola non posso fare a meno di seguire la massa nella grande sala addestramento, che una volta fungeva da sala da ballo.
Su tutti i volti è inciso un sorriso di gioia come se l'avvicinarsi di una guerra sia ormai un pensiero assai lontano. Come possono continuare a fare ciò che facevano prima quando sanno che forse tra un anno di loro non rimarrà più nulla? Vorrei avere la loro stessa capacità di selezionare i pensieri, quelli brutti messi in un angolo quando la felicità entra in gioco. Sarebbe tutto così facile.
-Cos'è quel muso lungo?- la voce di Marianne mi riporta con i piedi per terra.
Mi guarda con i suoi splendidi occhi azzurri come se si aspettasse un sorriso da parte mia.
Accenno un sorriso, un po' forzato -Niente, stavo solo pensando-
Lei mi appoggia una mano sulla spalla -La guerra vero?-
Ah allora c'è qualcuno che se lo ricorda -Proprio così-
Lei fa un sospiro e annuisce -Preoccupa tutti sai? Ma guarda- mi indica i ragazzi e le ragazze che ballano e ridono -Questi momenti non ce li porterà via nessuno Alyssa. Si lo so che tra un anno non potremmo più vivere come ora ma è proprio per questo che dobbiamo approfittare di tutto quello che ci circonda. I Soulless arriveranno e noi saremo pronti ma io prima di schierarmi tra le file dei nostri soldati voglio sapere di aver vissuto ogni momento come meglio potevo fare. Purtroppo dobbiamo vivere ogni ora come se fosse l'ultima-
Resto a guardarla con l'emozione che mi segna il volto -Tu hai paura?-
Mi rivolge un sorriso, uno di quelli malinconici e tristi -Si, tutti abbiamo paura ed è proprio per questo che dobbiamo sfruttarla per essere più forti-
Annuisco -Grazie Mary-
Certe volte per star bene abbiamo semplicemente bisogno del conforto di qualcuno o almeno di essere capiti e compresi.
-Ora andiamo a ballare? Guarda Ellen e Camille, si divertono come pazze. Mi indica Cami e El che ridono e si muovono completamente fuori tempo ma sono felici ed è questo che conta.
-Certo andiamo-
Marianne mi prende la mano e mi trascina in mezzo alla folla lanciando un urletto divertito. Non pensavo fosse così festaiola, al contrario pensavo odiasse le feste e tutto quello che le riguardavano. Come sempre i pregiudizi ingannano.
Come Marianne mi ha detto di fare, libero la mente di tutte le preoccupazioni e con mia grande sorpresa funziona.
Non ho mai ballato ad una festa, ovviamente, ma noto che la cosa mi aggrada molto.
Dopo qualche minuto si uniscono anche El, Cami, Brower, Joel e una ragazza di nome Leila. Penso che tra lei e mio fratello ci sia un certo feeling, gli farò qualche domanda più tardi.
-Hanno portato dell'alcol!- esulta Camille indicando una manciata di ragazzi con una discreta quantità di bottiglie. Solo loro sanno come caspita hanno fatto ad introdurre dell'alcol qui a scuola.
Non ho mai bevuto alcolici e la curiosità mi stuzzica. Approfitto della distrazione che Leila influisce su mio fratello per svignarmela.
-Non dire niente a Joel mi raccomando- avverto Camille che mi sembra in vena di fare cavolate.
Lei sbuffa divertita -Non ti preoccupare la sala è enorme, non ti vedrà-
Mi volto per chiamare Mary ma noto che è presa in una conversazione con Brower così non la disturbo.
-Scommetto che non hai mai bevuto Alyssa- commenta Ellen cercando di nascondere un sorriso.
-C'è sempre una prima volta giusto?- mentre ci avviciniamo ai ragazzi sono sempre meno sicura. Cosa sto facendo?
-Tranquilla chiedo io per tutte e tre, conosco quel tipo- afferma subito Camille vedendo la mia faccia.
Ellen aggrotta le sopracciglia -Come mai lo conosci?-
Lei la guarda interdetta -E' solo un amico, niente di più-
Osservo la scena con attenzione cercando di capire cosa diamine stia succedendo.
Non è che...?
-Cosa c'è tra voi due?- domando d'impeto guardandole con sospetto.
-Niente- squittisce subito Camille.
Ellen la guarda con una serietà glaciale per quella che sembra un'eternità prima di girare i tacchi e uscire di gran furia dalla sala.
Spalanco gli occhi -Camille che...-
-Ho bisogno di bere. Subito.- puntualizza lei afferrando una bottiglia da un ragazzo che la guarda stranito quasi come se si aspettasse qualcosa di più da lei.
Mi afferra la mano e mi porta fuori dalla sala, per l'esattezza nelle scale posteriori che conducono alla cucina.
Mi porge una bottiglia di un liquido trasparente -E' vodka-
Prendo titubante la bottiglia di vetro e con altrettanta incertezza la apro e mando giù un sorso.
Subito un bruciore intenso mi scoppia in gola e inizio a tossire -Caspita fa schifo ed è forte-
Lei ride -Più o meno, per te anche un succo di frutta sarebbe roba forte-
-Ehi non mi prendere in giro- le do un pizzicotto sul braccio.
Restiamo per una buona mezz'ora a guardare il fuoco del focolare situato in cucina mentre prendiamo piccoli sorsi dalla bottiglia, senza esagerare. Sento la testa leggera come una piuma e i pensieri quasi volatizzati, sono felice e triste al contempo. Una sensazione strana, molto strana.
-Stiamo o almeno stavano insieme- Camille mi guarda con gli occhi lucidi -Io...io ho sempre voluto nasconderlo invece lei voleva che non stessimo più nell'ombra-
Che stupida che sono stata a non capirlo, eppure ho passato con loro tutti i giorni per quasi due mesi.
-Da..d...da quanto state insieme?- cerco di non biascicare, fallendo nel mio intento. Non sono ubriaca, solo un po' brilla.
Camille sembra non farci caso e continua a parlare -Ci conoscevamo già da prima in realtà, prima che io ho ammesso di voler stare con lei sono passati mesi quindi stiamo insieme da appena un mese e mezzo-
-La ami?- sento un immenso orgoglio nei loro confronti anche se Camille ha ancora timore di farlo sapere.
Lei sorride mentre le lacrime le scorrono sul volto arrossato -Più di ogni altra persona-
-Perchè hai paura di far...farlo sapere?-
-Io...non lo so, mi ripeto che non ho paura dei pregiudizi ma forse è così- si asciuga gli occhi con il lembo della manica.
-Nessuno avrebbe niente da dire, certo se fosse successo molti anni fa allora un motivo c'era ma ora non è più...così Cami- mi sforzo di parlare in modo fluido nonostante certe volte mi si inceppa la lingua.
-Anche El dice lo stesso- ammette chiudendo gli occhi e lasciando cadere le ultime lacrime.
-E allora cosa aspetti?-
-Vado da lei?- mi domanda titubante.
Rido mentre mi alzo trascinando anche lei in piedi -Certamente-
-Va bene..Grazie Aly- mi abbraccia affondando la testa sulla mia spalla
-Attenta a non cadere- mi dice mentre sto per perdere l'equilibrio
Dopo qualche incoraggiamento vola via dalla mia visuale.
Appoggio una mano sul muro di pietra per riprendermi dal giramento di testa e consecutivamente scendo di nuovo per raggiungere la festa con una punta di leggerezza in più.
Mentre mi trovo tra gli studenti che ballano sento la musica come se provenisse da un posto lontano, come una melodia di sottofondo.
Mi abbandono al ritmo calzante sentendomi più sollevata che mai. Niente problemi, niente rimorsi, niente paura e nessuna ansia.
Non so quanto tempo passi prima che io senta una mano appoggiarsi sulla spalla.
-Ehi- la voce di Skit si fa largo nella mia testa priva di pensieri.
Ero delusa da lui giusto? Per...per la storia degli Aurum e del suo improvviso allontanamento. Pensavo fossimo amici.
-Ah Andersen mi onori con la tua presenza?- rispondo scettica
Lui aggrotta le sopracciglia confuso -Che cosa intendi?-
Schiocco la lingua mentre osservo un gruppo di ragazzi che ci provano sfacciatamente con delle ragazze -Nien...niente lascia perdere-
Lui sembra ferito dal mio comportamento ma continua comunque a parlare -C'è qualcosa che non va?-
-Sono stanca ritorno in camera- così dicendo mi avvio verso la mia abitazione ignorando deliberatamente i richiami di Skit.
Ora sento la testa pesante e sento di poter svenire da un momento all'altro. Barcollo verso le scale ma inciampo al primo scalino sbattendo le ginocchia sulla pietra. Mormoro un lamento prima di alzarmi ancora più instabile.
-Hai bevuto- una voce profonda mi giunge alle spalle.
Per la confusione assordante non riesco a capire di chi appartenga.
-Sol...solo un po'- farfuglio mentre mi volto incrociando gli occhi verdi di Steven.
-Era la prima volta?- lui si avvicina a me di qualche passo.
Sento il fastidio aumentare -La smettete di dire tutti cosi?- cerco di salire più velocemente ma un altro capogiro mi fa perdere l'equilibrio.
-Attenta- Steven mi prende la vita da dietro e io sbatto il mio corpo contro il suo. Ovviamente la mia massa è molto inferiore alla sua infatti non si muove di un millimetro. Il contatto mi provoca un formicolio in tutto il corpo e questo non mi piace per niente, si può sapere perché devo sempre reagire così?
Mi sento terribilmente debole e ho un sonno micidiale. Non dovevo bere, all'inizio fa stare bene ma dopo è un vero schifo.
-Ries...riesco a salire da...- chiudo gli occhi e senza pensarci appoggio la testa all'indietro sul suo petto.
Lo sento irrigidirsi -Ti porto in camera-
Subito scuoto la testa -N...no ci sono El e Cami-
-Lo so, sono le tue compagne di stanza- afferma lui confuso.
Scoppio a ridere portandomi una mano al petto -No tu...tu non capisci, non p...posso ritornare in camera-
-Va bene, come vuoi- all'improvviso mi prende in braccio e inizia a salire le scale.
-Gi...gira tutto- alzo le mani come se dovessi afferrare qualcosa nell'aria e poi mi metto a ridere -Sai sei p...proprio un bel ragazzo Stev-
Lui fa una risata che si ripercuote nel mio corpo -Grazie, Alyssa-
Steven apre una porta che non riconosco e mi fa entrare in una camera buia.
-Dove siamo?-
Lui mi appoggia sopra un letto -In camera mia dato che hai detto che nella tua non ci puoi stare-
Il panico mi attraversa la spina dorsale -In camera tua?- la stanchezza però ha la meglio -Non importa-
Mi rifugio sotto le coperte inalando il suo profumo -Do...dove sei?-
Ora il mio corpo non è più leggero, al contrario mi sembra di avere dei macigni al posto delle gambe e braccia. I miei pensieri sono attorcigliati e confusi e ho quella terribile sensazione di quando sai che ti devi ricordare qualcosa di importante ma non riesci proprio a fartelo venire in mente.
Il letto a due piazze si abbassa e subito sento il suo profumo più intenso -Sono qui-
Il mio cuore inizia a battere velocemente e la paura poco a poco si impossessa di me -Steven-
Lui ha un braccio sotto la testa e mi guarda in quella opaca oscurità -Si?- i boccoli neri gli ricadono su una guancia e io reprimo l'impulso di toccarli.
-Come farò a lezione? Ora che non mandano p...più nessuno a casa come f...faccio?- cerco di formulare le frasi il più correttamente possibile anche se la stanchezza sembra avermi anestetizzato la lingua.
-Ci penseremo domani a questo Alyssa, ora dormi- il suo tono è morbido come un cuscino di piume e non so perché mi viene una stretta al cuore.
-I...Io penso di non f...farcela- ammetto tenendo lo sguardo fisso sulla tenda cremisi.
-Guardami- con una mano mi volta il mento finché i nostri occhi non si incrociano -Sono al tuo fianco Alyssa, non sei sola. Ti aiuterò io, te lo prometto. Qualsiasi cosa accada-
I miei occhi diventano lucidi e il cuore si gonfia di un'improvvisa sensazione che con lui ogni cosa potrà essere superata -Lo prometti?-
Lui mi guarda serio e so per certo che quello che sta per dire è vero -Te lo prometto-
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