48 - Thanatos
Daer si svegliò con un senso di inquietudine che non apparteneva al calore che aveva avvolto i suoi sogni. Nell’aria c’era sempre quella presenza ristoratrice, la stessa che i pensieri del lupo aveva infuso in loro, ma si aggiungeva qualcos’altro, una forza violenta e distruttiva.
Prima ancora che le palpebre si aprissero del tutto, Daer ebbe una visione molto più chiara di cosa stesse accadendo. I pensieri di Vuoto Primordiale gli avevano dato una tale sicurezza e un senso di tranquillità che gli era apparso tutto come un sogno, qualcosa che non c’era realmente.
Ora era diverso.
Si sollevò lentamente, i muscoli inspiegabilmente rilassati. Attorno, i compagni si stavano pian piano ridestando, alcuni con movimenti incerti, altri già vigili. Molti cappucci erano scivolati via, lasciando scoperto il volto.
Attorno si stagliava la stessa luce di prima, ma era meno potente, quasi più gelida nel propagarsi per tutta la grotta. Persisteva quell’odore forte di cane bagnato, ma ora era mischiato a un altro, simile al puzzo acre di un incendio appena estinto.
Non c’era più alcun lupacchiotto, erano tutti usciti. Sul masso era ancora presente Vuoto Primordiale nella sua candida pelliccia, la sua figura che irradiava sicurezza, e i tre figli dietro di lui.
Ma non solo.
A poca distanza dai lupi, si ergeva imponente una creatura che non somigliava a nulla che Daer avesse mai visto.
Era una bestia alata, alta almeno due volte Daer, dal folto piumaggio, in parte rosso fuoco e in parte dorato. Le ali, chiuse lungo i fianchi, si allungavano fino al terreno, ricoprendolo con le sue piume vellutate. Il lungo collo, reso voluminoso dal piumaggio, terminava in una cresta cremisi e scendeva fino al becco, color argento, lungo e talmente appuntito da dare l'idea di essere la lama affilata di una spada. Ai lati del becco aveva due enormi occhi a palla, in cui non c’era altro colore che un nero profondo e oscuro come la notte senza luna.
Solo in un secondo momento vide che era circondata da volatili, simili a piccoli pipistrelli, gli artigli acuminati che fuoriuscivano dalle piccole zampe e dalle estremità delle alucce, continuamente battute per svolazzare veloci attorno al corpo immobile della creatura.
Mercenari, vi presento Thanatos, capostipite delle fenici, madre della Terra. Mia sorella, conosciuta anche come la Grande Fenice. Una degli esseri primordiali che hanno creato i mondi.
A sentire il nome della loro padrona, pronunciato dai caldi pensieri di Vuoto Primordiale, i piccoli esserini che le girovagavano intorno iniziarono ad agitarsi ancora di più. La bestia, invece, non si mosse di un millimetro. Solo il suo becco si spostò leggermente di profilo, come per guardare meglio i mercenari.
Nella grotta passarono alcuni secondi di totale silenzio. L’aria non era più pregna della sola calda sicurezza del lupo, ora portava in sé anche un freddo metallico, lasciando le menti dei combattenti attive e attraversate da un sottile senso di pericolo.
La fenice ruppe il silenzio entrando in contatto con loro, comunicando nello stesso modo utilizzato da Vuoto Primordiale, e capirono che quelle sensazioni derivavano da lei.
I suoi pensieri, come quelli del lupo, comunicavano non con le parole ma con immagini e sensazioni, e portavano con sé un odore di fiamme, di tizzoni ardenti, di zolfo e bruciato, ma nel sottofondo mantenevano un freddo penetrante. Al solo udirlo attraversargli le menti, un brivido corse lungo le loro schiene e una morsa fredda li attanagliò.
Ho sentito parlare di voi. A quanto mi dicono, siete i migliori guerrieri dei due mondi. Mi fa piacere, ho sempre provato simpatia per chi diffonde morte. Anche se voi mi sembrate più simili a dei pulcini bagnati che a dei guerrieri.
Daer sorrise. Quel pensiero tanto glaciale, tagliente, aveva il pregio di lasciare la sua mente ancorata alla realtà. Non che la voce del lupo trasmettesse paura, ma era talmente confortevole che ascoltandola si pensava solamente a bearsene.
“Dei pulcini bagnati senza cui sembra siate disperati. Altrimenti, non penso ci avreste accolto qui.”
Gli occhi dell’essere si strinsero. Uno dei suoi piccoli uccelli neri si staccò dai compagni, avviandosi verso di loro. Dalle spalle di Vuoto Primordiale, Kaos, con una velocità inconcepibile, andò a frapporsi tra l’essere e Daer.
“Tieni a freno le tue Ker, Thanatos.”
Il lupo pronunciò quelle parole accompagnandole con un ringhio che nasceva dal profondo della gola. Le lunghe zanne stavano brillando alla fioca luce della spelonca, e il pelo era ritto sul dorso della bestia.
L’esserino rimase qualche secondo fermo in aria, riempiendo le narici di Daer di un odore macabro di carogna morta, poi proruppe in un verso stridulo prima di voltarsi e tornare a girovagare attorno alla padrona assieme ai compagni. La voce di Vuoto Primordiale tornò a scaldare la grotta, mentre Kaos tornava al suo posto.
Le Ker sono le figlie di Thanatos, le prime che ha creato. Ancora prima delle fenici, esseri alati stupendi, del tutto simili a Thanatos, che abitano in luoghi disabitati della Terra. Ma le Ker sono molto più pericolose, possono trasmettere orribili sensazioni a coloro che sfiorano, e quando si gettano sul nemico lo divorano velocemente, lasciando solo le bianche ossa nell’arco di pochi secondi. Vi auguro di non trovarvele mai contro. Ma sono sicuro che non daranno più problemi. Vero, sorella?
La fenice non rispose, rimase semplicemente a fissare il comandante. Daer provò a sostenere il suo sguardo, ma dovette distogliere gli occhi dopo pochi istanti. Quei pozzi neri sembravano bruciare!
Stregone, leggo nei vostri pensieri cosa siete venuti a cercare, aiuto nella battaglia contro il re dei demoni. Consigli, e supporto militare, perché sicuramente i Trenta Mercenari non basteranno.
Il pensiero di Vuoto Primordiale scivolò su di loro, caldo e colmo di amore.
Il nemico è potente. Ha ceduto tutto sé stesso, tutta la sua libertà, per acquisire una potenza magica, una forza e una conoscenza che mai nessun altro aveva raggiunto. Però, per quanto sia pericoloso, io e Thanatos non ci possiamo immischiare nelle faccende dei mondi. L'abbiamo già fatto in passato, con pessimi risultati, e ora ci è proibito.
Il caldo pensiero di Vuoto Primordiale si interruppe per un attimo, facendo vagheggiare nelle menti dei mercenari confusi ricordi di terreni devastati, fiamme, corpi senza vita, armate che si muovevano sotto nere bandiere, e un uggiolio di sottofondo talmente triste da far contrarre il cuore. Quando riprese, al solito calore che quel pensiero irradiava si era aggiunta una nota malinconica.
Ma non appena uno dei demoni è riuscito a tornare su Ergaf, facendomi capire che il re era prossimo a tornare, ho convocato Thanatos per decidere cosa fare, e desideriamo aiutarvi come possiamo. Non scenderemo in battaglia al vostro fianco, se è questo che ci stai chiedendo. Almeno, non io e Thanatos. I nostri figli possono decidere autonomamente se affiancarvi. Ma ci sono altri modi in cui possiamo aiutarvi.
Un'immagine apparve in mezzo ai pensieri di Vuoto Primordiale, nitida come se fosse lì, nella grotta con loro. Era una figura immensa, alta più di due metri e con spalle larghe quanto due uomini. Era nero, come l'inchiostro su un rotolo di fedo, e da quella pelle pulsavano grosse vene blu e muscoli enormi. Il volto nero era liscio, pulito, e al contempo orribile. Si provava un senso di disgusto nell'osservarlo. Grosse zanne appuntite gli uscivano dalla bocca e due lunghe corna affilate spuntavano in mezzo ai capelli, ordinati, lisci, e allo stesso tempo sudici e repellenti. Era una figura che attirava lo sguardo, costringendo gli occhi a osservarne ogni particolare, eppure vomitevole e repellente.
Questo che vi sto mostrando è il vostro nemico, colui che era lo Stregone del Fuoco. Quella patina nera che lo ricopre è la sua pelle, e la sua armatura. È una protezione impenetrabile. Scalfirla lo ucciderebbe, ma non esistono armi create su Ergaf in grado di farlo. Nemmeno la lucente ascia di Daer.
Le dita del comandante accarezzarono il manico freddo dell'ascia.
Questo sarà il primo aiuto che possiamo darvi; dirvi dove si nasconde Anairesis, una lama antica quanto i mondi e in grado di trafiggere qualunque armatura. È un'arma pericolosa, non ve ne parliamo a cuor leggero, ma che il re dei demoni non venga sconfitto è un pericolo ancora maggiore.
A quel punto, ai pensieri e le immagini trasmesse da Vuoto Primordiale si aggiunsero anche quelli di Thanatos, iniziando a “parlare" ai mercenari e agli stregoni assieme al lupo, con le stesse parole e le stesse immagini, ma mischiando ai pensieri del lupo anche il freddo mordente e il caldo asfissiante dei suoi pensieri. Entrarono nelle teste dei mercenari, sovrapponendosi l’uno all’altro, e creando negli ascoltatori una gamma di emozioni talmente contrastanti che pensarono di essere sull’orlo della pazzia.
Ma non sarà semplice. Ottenere Anairesis è pericoloso. Un altro custodisce la lama, un terzo essere primordiale, che vive in un mondo che non è più un mondo, in un tempo che non ha più tempo. Egli non è come noi, non può lasciare il suo territorio quando gli aggrada. Il suo regno è la sua prigione.
Solo uno sa dove si trova, un antico custode. E solo noi due assieme possiamo trovarlo e indicarvelo. Dovrete andare da lui e chiedergli se può mostrarvi il passaggio.
I pensieri si zittirono improvvisamente, lasciando un senso di vuoto e liberazione nelle teste dei mercenari. Poi le Ker si separarono dalla loro padrona, spostandosi di qualche metro e restando a mezz’aria, roteando rumorosamente in una palla scura. I tre lupi ringhiarono sommessamente e mossero alcuni passi a lato, schiacciandosi contro le pareti della grotta.
Thanatos mosse gli artigli sulla dura pietra, graffiandola con uno stridio che fece accapponare la pelle ai mercenari. Si posizionò a fianco del fratello e dispiegò le ali in una spettacolare apertura alare. Se le piume erano rosso fuoco e oro, nella parte adiacente al corpo divenivano di un colore blu intenso, talmente sgargiante che abbagliava gli occhi.
Le punte dell’ala destra si abbassarono, sfiorando il manto bianco di Vuoto Primordiale.
E tutto si bloccò.
Daer non poteva più muovere alcun muscolo, non poteva più battere le ciglia, non poteva più respirare! Eppure non gli dava noia, come se il bisogno di aria fosse un particolare secondario, come se muoversi non importasse.
Fuori di lui, tutto era immobile. Persino le Ker erano rimaste con le ali aperte in un battito interrotto, i visi demoniaci contratti in smorfie orribili mentre dentini aguzzi emergevano dalla bocca.
Solamente i due esseri primordiali si muovevano ancora, Thanatos che allargava sempre più le sue grandi ali, senza mai interrompere il sottile contatto con il fratello, e Vuoto Primordiale che si alzava dalla pietra, come in posizione di allerta, gli occhi caldi che osservavano i guerrieri uno dopo l’altro.
Quando fissò Daer, accadde come la prima volta; i suoi occhi gialli che si immergevano nella profondità del suo animo, scavando e toccandone le corde più profonde.
Fidati. Non ti preoccupare di quello che sta per accadere.
Quell’insieme di calde sensazioni, giunte fin nei profondi recessi della mente, sembrarono richiudersi in una morsa che avvinghiò i pensieri, stringendoli e trasportandoli fuori dalla sua mente.
Non appena se ne accorse, il panico attanagliò Daer. I suoi pensieri, il suo io più intimo, veniva trascinato fuori da sé, con tutti i suoi difetti, le sue colpe e le sue insicurezze.
Fuori, nell’aria vuota della grotta!
Come poteva qualcosa che era suo e solamente in lui essere trasportato fuori in quella maniera?
Iniziò a lottare con la sua mente, cercò di opporsi a quella forzatura, ma si accorse di non poter far nulla, e ciò lo riempiva di angoscia!
Fidati di me.
I pensieri del lupo furono come un’ancora di salvezza lanciata nella profondità del suo animo. Assaporò quella calda sensazione e ci si abbandonò, lasciandolo fare mentre il suo essere veniva trascinato fuori dal suo corpo.
Si accorse di vivere contemporaneamente due sensazioni.
Una era quella normale, degli occhi, che vedevano una grotta congelata in un immobilismo senza spiegazione. Era come guardare da un guscio vuoto, senza alcuna emozione o interesse. I colori non avevano sfumature, erano semplicemente colori. L’aria non aveva una voce particolare, era semplicemente aria. Gli odori c’erano, ma non avevano alcun aroma. La pietra era lì, sotto i suoi piedi, ma non aveva alcuna consistenza.
La seconda era più viva. Era la sensazione dei suoi pensieri, catapultati nell’aria vuota e immobile. Le emozioni erano più vive e nitide, quasi che fino a quel giorno fossero state qualcosa di irreale che solamente ora acquistava un giusto significato. Tutti i suoi pensieri erano più nitidi, percepivano meglio quel che avevano attorno, benché tutto privo dei sensi a cui era abituato.
Solo successivamente si accorse che non era solo. Attorno a lui rilucevano decine di altri pensieri.
Li vide vivere, unici e irripetibili. Ne udì la palpitante consistenza, ne provò il suono esclusivo di ognuno.
Non seppe come, ma capì che erano i pensieri dei suoi compagni, tutti tratti fuori dalle loro menti per risplendere all’interno della grotta.
Tutti avevano parti scure, ombre nere dalla voce stridula e dal tocco molliccio e repellente, che ordivano inganni e si arrotolavano su sé stessi.
Ma quelle parti destavano poco interesse, e non veniva da soffermarcisi.
Perché c’erano altre parti che risplendevano di colori variopinti, risuonavano di suoni unici, profumavano di fragranze irripetibili, avevano un tocco talmente piacevole a tatto, che riusciva a considerare solo quelle parti. E ci si perse per un tempo che gli parve infinito, contemplandone ogni sfaccettatura.
D’improvviso, qualcosa attirò la loro attenzione. Erano i pensieri caldi di Vuoto Primordiale, uniti a quelli glaciali e brucianti di Thanatos.
Vi chiediamo scusa di avervi dovuto trarre fuori dalle vostre menti, ma stiamo per mostrarvi il percorso che dovrete affrontare. Così facendo, esso si marchierà a fuoco nelle vostre menti, impedendovi di sbagliare.
Immagini nitide si affacciarono ai loro pensieri. Videro la grotta Zoeva, osservata dall’alto. Lentamente si mossero sulla superficie delle Lande Ghiacciate, a ritroso, giungendo fino alle pendici delle D Ilpakës e attraversandole in volo, osservandone le cime aguzze occupate dal leggero brulicare di alcune figure.
Giunsero sul Paese dei Due Fiumi, tuffandosi in esso e nei suoi campi circondati da alberi spogli ritti su mucchi di foglie secche, fino al portale che avevano utilizzato.
Sbucarono sulla Terra e ne osservarono le pianure, illuminate dalla luce di un docile sole autunnale.
Un portale li riportò lungo le calde terre degli Uomini del Nord, in direzione sud, fino a giungere al confine con le Terre Centrali. Costeggiarono a lungo un fiume, verso ovest, fino a un portale che li portò nuovamente sulla Terra, tra bassi alberi rigogliosi che si inseguivano in un serpeggiare confuso e ipnotizzante, il verde luminoso e brillante del fitto fogliame che spiccava rilucente dinnanzi ai loro pensieri.
In mezzo a quel bosco riluceva una ripida e scoscesa scarpata, un muro frastagliato che si innalzava improvviso, la rossa roccia che deturpava il verde ovunque regnante.
L’immagine si concentrò in un punto ai loro piedi, in cui era appena visibile un portale nascosto tra tronchi sottili.
Come lo attraversarono, freddo e brividi percorsero le loro sensazioni. Rocce aguzze e insidiose li circondavano in ogni dove in un muto susseguirsi di foglie secche, alberi morti e terra arida. Solo in pochi punti si potevano vedere alcune foglie verdi, che resistevano imperterrite fra le alte montagne di quella foresta dimenticata e ormai morta; le Terre dei Nani, dall’altra parte di Ergaf.
D’improvviso i loro pensieri furono catapultati verso il terreno. C’era una figura, una forma avvolta nell’ombra, e su di essa stavano precipitando violenti.
Le immagini si interruppero di colpo. I loro pensieri furono violentemente gettati all’interno dei loro corpi. Questi oscillarono, come sentendo la forza d’urto dei sensi che tornavano al loro posto. Le immagini della grotta, prima offuscate in un’ombra indistinta, apparvero nuovamente mentre il gelo che fino a quel momento li aveva attraversati si sciolse.
Posato sul suo macigno, il muso di Vuoto Primordiale si volse a osservare duramente gli occhi tranquilli della fenice.
Potevi rompere il contatto più delicatamente.
Non sarebbe stato divertente.
I mercenari, imbambolati e confusi da quel repentino ritorno alla realtà, oscillarono tentando di rimanere in piedi. Almeno quattro non riuscirono nell’intento e caddero a terra, la testa che girava stordita.
Quando finalmente si furono ricomposti, il pensiero gentile del lupo tornò a lambire le loro menti con fare materno.
Questo è il viaggio che vi attende, verso il guardiano del terzo essere primordiale.
I pensieri di Daer si stavano ricomponendo, tornando a comprendere ciò che gli stava accadendo attorno. Ripercorse rapidamente ciò che era successo e si ricordò di aver toccato i pensieri di tutti i compagni, ma non riusciva a ricordare cosa avesse visto, e quali pensieri avesse condiviso con loro.
Questo è il nostro primo aiuto per poter sconfiggere il re dei demoni. Ce n’è anche un secondo, un aiuto su cui ci siamo interrogati a lungo se fosse bene condividervelo. Abbiamo però pensato che ogni cosa potrebbe aiutarvi. Un dono di cui ora vi parlerà Thanatos, perché riguarda le sue fenici.
Daer sentì il cuore fargli un tuffo. Ne aveva abbastanza del pensiero glaciale della fenice, tagliente e ripieno di malizia, non voleva sopportarlo ancora. Ma non sembrava gli fosse dato scegliere.
Io sono la madre di tutte le fenici, creature che vivono sulla Terra dall’inizio dei tempi. Sono nate dalla morte, perché io sono la morte, e quando la loro vita finisce tornano al fuoco, bruciando e divenendo cenere. Ma se quella cenere resta per tre giorni nel punto in cui si è accumulata, senza essere dispersa, allora i miei figli rinascono in un fuoco ardente e ricomincia il ciclo della loro vita.
Ma se le loro ceneri vengono disperse, allora dopo tre giorni tornano in vita per un solo minuto, ammirando per l’ultima volta il mondo, squarciando le nubi del tempo e morendo in un fuoco incandescente. E sul terreno in cui quel fuoco si è appiccato, rimangono marchiate alcune parole.
Quelle parole sono il futuro che hanno potuto vedere squarciando le nubi del tempo. Ma qui, per questo io e Vuoto Primordiale ci siamo interrogati se fosse giusto condividerlo con voi, nasce un profondo particolare; il futuro non è scritto, niente è certo. Ciò che le mie figlie vedono è solo possibile, ciò che potrebbe accadere se succedono certe cose invece che altre. Basta un minimo cambiamento, un avvenimento che cambia di un respiro, per rendere la profezia inutile e falsa.
Il pensiero della fenice si interruppe per un attimo. La grotta rimase in silenzio, solo le Ker continuavano a muoversi e a fare un gran baccano.
Era importante farvi questa introduzione prima di dirvi che c’è una profezia che riguarda il ritorno del re dei demoni. Una profezia che sostiene che sarà sconfitto solamente da un guerriero dalle due nature che impugna Anairesis.
I mercenari si guardarono incerti. Cosa significava?
Non lo sappiamo Rispose il caldo pensiero di Vuoto Primordiale alla loro silenziosa domanda Dovrete scoprirlo.
“Molto utile, grazie.” Sbuffò Baber. Gli altri mercenari non dissero niente, ma i loro sguardi indicavano che la pensavano come il nano.
Questo è il massimo che possiamo offrirvi. Questo e la Grotta Zoeva per una nuova notte di riposo. Una notte qui vi curerà da ogni ferita e vi donerà completo ristoro per affrontare il viaggio di ritorno. Dovrete sbrigarvi, il re dei demoni cresce ogni giorno in potenza e ogni minuto perso potrebbe essere la condanna per i mondi.
“State scherzando?!”
Daer non indossava più il cappuccio, chissà quando era calato. Il volto risaltava alla fioca luce della caverna. Gli occhi ardevano di forza, la stessa che fino a quel giorno gli aveva permesso di sopravvivere. I pugni erano stretti, colmi di rabbia.
Troppo a lungo aveva soffocato le sue domande e i suoi interrogativi, non intendeva adesso muoversi senza comprendere ciò che stava accadendo, non intendeva accettare passivamente tutto ciò che gli veniva detto.
Profezie, demoni, guerre… Basta!
“Per quale motivo ci avete fatto vagare per questa landa desolata per due mesi? Perché ci avete fatto giungere fin qua? Solamente per dirci dove si trova Anairesis?! Ci avete fatto capire che la nostra missione è indispensabile per i due mondi! Come possiamo perdere tempo vagando da un’estremità all’altra di Ergaf?! Non potevate, voi due esseri primordiali, vedere dove si trovava Anairesis e venire a comunicarcelo? O incaricare uno dei vostri cuccioletti affinché ci venisse a indicare la strada, facendoci risparmiare tempo prezioso che potevamo utilizzare per preparare la battaglia?!”
Man mano che parlava il tono di Daer si era alzato. Non aveva perso fermezza nelle sue parole, l’insicurezza non si era affacciata sulle sue corde vocali, non aveva balbettato o scandito confusamente una frase, ma alla fine il suo tono era talmente alto che i restanti guerrieri pensarono di non averlo mai visto così infuriato.
“Daer ha ragione! – la voce apparteneva a Lya, e il comandante avrebbe forse gioito di sentirla dalla sua parte, se non che il suo tono era duro e colmo di rabbia – E poi, come possiamo essere sicuri che questa Anairesis esista ancora? Potrebbe essere andata persa, distrutta, o essere una leggenda!”
“Abbiamo impiegato due mesi, soffrendo come dei cani, per venire qui – continuò Wors, la voce carica di frustrazione – e ora ci dite che dobbiamo partire di nuovo in cerca di un'arma di cui non sappiamo nulla?!”
Raghel avanzò di un passo. Sembrava tranquillo, ma il pugno chiuso attorno all'elsa della spada, talmente contratto che avrebbe potuto spezzarne l'elsa, tradiva la sua furia.
“Non ci sono altre possibilità? Non possiamo credere che la nostra vittoria dipenda solo da un oggetto e da una profezia insensata.”
Le parole di Daer e dei compagni avevano risvegliato in tutti i loro animi una rabbia potente, un misto di sentimenti collerici che si agitavano come un mare in tempesta nel loro stomaco. La pace della grotta gli aveva fatto dimenticare i due mesi di cammino nel gelo delle Lande Ghiacciate, ma ora quella rabbia era stata risvegliata.
Il lupo li osservò. Si aspettava rabbia negli occhi dell’essere, magari offesa. Invece erano calmi, come se nulla fosse accaduto.
Avete pronunciato parole sagge. Avremmo risparmiato tempo, e non avreste rischiato di giungere tardi sul luogo dello scontro. Sì, non sono sicuro che riusciate a giungere in tempo presso il luogo in cui dovrete fronteggiare il suo possente esercito. Ed è certo che se non lo fermate appena uscito dalle viscere di Ergaf, unico attimo in cui le sue orde saranno stanche e affamate, non lo fermerete più.
Eppure, questo viaggio era necessario. Io e Thanatos vediamo gli infiniti risvolti che può assumere il futuro, le infinite strade che potrete intraprendere. Io non so se sconfiggerete il nemico. Non so nemmeno se riuscirete a impugnare Anairesis, molti saranno gli impedimenti.
So però che questo lungo viaggio sarà per tutti voi una crescita. E so che, intraprendendolo, avrete qualche possibilità di sconfiggere il re.
Se non lo aveste mai iniziato, vi sareste certamente trovati in tempo sul luogo dello scontro, ma nessuno dei possibili finali contemplava una vittoria, anche con Anairesis in pugno.
In quanto all'arma, mi dispiace dirvi che non avete alternative. Essa non è solo un'arma, è qualcosa di più, ed è l'unico mezzo esistente per trafiggere il re dei demoni. Senza, sarà tutto inutile.
L’eco dei pensieri del lupo si dissolse lentamente. Daer sentì il gelo nelle ossa, poi il lupo li fissò coi suoi occhi gialli pieni di calore.
Potevamo chiedere questo sforzo solo a voi, gli unici in grado di sopportare tutto questo. Ricorda le mie parole, comandante. Ricordale quando il tuo cuore si spaccherà in mille frammenti. Spesso, sono le tappe a dare senso al viaggio.
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