19 - Gli apprendisti

Daer seguì con gli occhi il segretario del re prendere la medaglia e porgerla al suo sovrano. Egli la guardò con un ghigno soddisfatto, consapevole che quel pezzo di cattivo metallo significava molte cose, in particolare che il regno confinante non avrebbe più avuto forze militari per impensierirlo nel controllo delle fertili pianure attorno al fiume Chrysonoas.

"Attendiamo il resto del nostro pagamento."

L'anziano leccapiedi prese un sacchetto e lo gettò verso i mercenari.

"Raghel, conta che ci siano tutti."

"Mentre eseguivate il vostro compito - gracchiò il portavoce del sovrano - sono giunti due viandanti che hanno chiesto di voi."

"Gli dica di mandare una lettera con le loro richieste alla Cittadella, noi non parliamo coi clienti."

"Questi non sono semplici clienti. Sono apprendisti dello Stregone delle Ombre."

Il cuore di Daer accelerò d’improvviso. Cosa voleva il vecchio stregone? Erano passati anni dal loro ultimo incontro!

“Dove posso trovarli?”

“Una guardia vi accompagnerà da loro, sono stati nostri ospiti.”

Annuì proprio mentre Raghel gli dava un colpetto sulla spalla.

“È metà del pattuito.”

Il comandante fissò il loro committente con una mano sull'elsa dell'ascia.

“Dov’è il resto della paga?”

Il re fece un cenno stizzito mentre il cortigiano parlava per lui.

“La paga richiesta era troppo alta, non siamo riusciti a racimolarla. Vi invieremo il resto direttamente alla Cittadella.”

Daer si volse verso la guardia più vicina.

“Accompagnami dai vostri ospiti.”

L’uomo si guardò un attimo attorno. Il re gli fece un cenno di assenso e solo a quel punto la sentinella si avviò lungo il corridoio, controllando con la coda dell’occhio che Daer lo seguisse.

“Quanti comandante?” Chiese Raghel con voce annoiata.

“Tutti.”

Mentre usciva dalla sala del trono si udì alle sue spalle il simultaneo estrarre di una trentina di armi dai loro foderi. Qualche urlo di paura iniziò a innalzarsi e la sentinella lanciò un’occhiata dietro di lui, ma il comandante gli puntò la lama di una spada alla schiena e fece un cenno negativo.

“Portami dagli apprendisti se ti fa piacere continuare a vivere.”

Deglutì rumorosamente prima di avviarsi verso la parte alta del palazzo. Solo le spesse mura impedirono di sentire le urla provocate del massacro che si stava svolgendo nella sala del trono.

“Solitamente a quest’ora sono qui, in biblioteca.” Disse la guardia con voce agitata indicando un enorme portone in legno.

“Aprilo.”

La guardia annuì tremante. Le giunture perfettamente oliate si mossero senza un cigolio sotto la spinta della guardia e il portone si aprì su una stanza, colma dell'odore di pergamene e illuminata a fatica da alcune finestre, che iniettavano nella stanza timidi fasci di luce in cui si vedeva il pulviscolo danzare in circoli confusi.

Appena il comandante entrò nella biblioteca, le uniche due figure presenti alzarono gli occhi dai piccoli tavoli squadrati in cui erano annegati. Anche nella penombra il comandante riconobbe immediatamente gli apprendisti dello Stregone delle Ombre e il suo cuore ebbe un tuffo doloroso.

“Puoi andartene. – disse al suo accompagnatore – Esci da questo palazzo.”

Senza dire una parola la guardia indietreggiò timorosa, quasi si volesse inchinare al comandante ma non trovasse il coraggio di farlo, per scomparire tra i corridori non appena ebbe superato la porta. Il tintinnare della sua armatura si perse in lontananza.

“Comandante! Sono lieto di incontrarla nuovamente.”

Daer fece un rapido cenno di saluto in direzione dello slanciato apprendista che si era alzato dal tavolino ed era venuto verso di lui in ampie falcate. Il solito sorriso gli faceva brillare gli occhi azzurri, incorniciati da una barba curata.

“Salve, Raxel. Io preferivo non rivedervi ancora a lungo, immagino che la vostra non sia una visita di piacere.”

“Infatti, non lo è.”

Daer rabbrividì al suono glaciale di quella voce. Improvvisamente gli parve di fare un'enorme fatica a deglutire, come se la saliva fosse un impasto di sabbia del Grande Deserto. Si costrinse a volgersi e pensò che mai un movimento gli fosse costata tanta fatica.

"Salve, Lya."

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top