12 - Voci e leggende
Ergaf
Il demone poggiò i palmi sul terreno, poi guardò con occhi tremanti la fenditura che andava formandosi. Pensò di voltarsi e andarsene ma l’ordine del suo re di tornare a fare rapporto gli premette sulla mente e lo obbligò a calarsi.
Il caldo soffocante lo attanagliò, bruciandogli la gola e facendo ribollire la crosta nera che gli ricopriva la pelle. Il puzzo di marcio e morte che appestava la grotta lo circondò immediatamente.
Quel posto non gli era mancato.
Non boccheggiare inutilmente e avvicinati.
Obbedì al suo re, saltando da uno scoglio all’altro e urtando ogni tanto uno dei suoi deboli compagni, facendoli cadere nel magma infuocato tra gemiti e olezzi marci che si alzavano nella grotta.
Presto si ritrovò sul medesimo scoglio del suo sovrano, seduto su uno scranno di lava nera che il demone non aveva mai visto prima. Poté dargli solo un'occhiata rapida perché la forza che lo legava a lui premette sulla sua mente e lo obbligò a inchinarsi, odiando con tutto sé stesso quel gesto.
Sei stato veloce.
La voce cupa rimbombò tra i massi e la lava, rivolta al demone ma udibile da tutti i suoi servi.
"Gli spostamenti sono rapidi ora, mio re. - rispose, gli occhi inchiodati in basso nell'inchino, talmente vicino a terra da essere obbligato a sentire il fetore del suo stesso alito - Quando fummo confinati in questo luogo l'umano Turaghelis aveva scoperto da poco i portali che collegano Ergaf e la Terra. Era sembrata una scoperta di poco conto, quel nuovo mondo, la Terra, era pericoloso e selvaggio, con strani animali e piante sconosciute.
"Eppure gli umani lo hanno colonizzato, disseminandoli di villaggi. Ora Ergaf e la Terra sono regolarmente collegati, ma la distanza fra due portali sulla Terra non corrisponde alla distanza degli stessi su Ergaf. Due portali a pochi chilometri sullo stesso mondo possono collegare due portali ai capi opposti dell'altro. Questo li rende utili per accorciare i viaggi, ecco come ho potuto fare in fretta."
Le dita del sovrano, ricoperte della stessa patina nera del suo corpo, graffiarono la pietra lavica del trono. Ricordava bene i portali, era stato il primo a studiarli e a ricavarne potere. Non immaginava che sarebbero riusciti a utilizzarli per velocizzare i viaggi e che qualcuno avesse trovato il coraggio di colonizzare la Terra.
È uno svantaggio. I nemici potranno radunarsi più velocemente.
"Oh no, - gorgogliò il demone, lo sguardo sempre obbligato a terra - tutt'altro. I popoli non sono più uniti come ai nostri tempi. Sui confini si lotta per il dominio di un popolo o l'altro, all'interno si combatte fra i villaggi. Ergaf è dominata da capi inetti, incapaci di unirsi in un fronte comune. Solamente gli ariali, i draghi e i rocciosi non portano avanti guerre intestine. E l'ordine dei maghi è in lotta per l'elezione del Supremo, andranno per le lunghe."
Un ghigno si allargò sulla faccia del re, snudando le zanne della bocca e facendole risplendere di un bagliore rosso fuoco donato dal riflesso della lava.
In guerra l'uno con l'altro... Come ho sempre sostenuto, Ergaf non riesce a mantenere la pace, non da sola. Ha bisogno di qualcuno che prenda il comando di tutte le razze e sappia trainarla verso un'era di pace. Ha bisogno di qualcuno come me.
L'unico intralcio sarà il mio vecchio amico. Sa che il suo tessuto magico si sta sfaldando, dovrebbe essere assai rimbambito per non essersene accorto, ma se non può riunire i popoli in un fronte comune come l'ultima volta, ha ben poche speranze.
"Giusto, però... - azzardò con un pigolio il demone, raggomitolandosi su sé stesso in quella posizione genuflessa a cui era costretto - ci sarebbe un altro esercito di cui ho sentito parlare in ogni dove..."
L'enorme mostro piantò i due occhi neri sul demone, investendolo con una corrente d'aria calda che lo inondò e gli fece alzare la testa da terra.
Nonostante si sentisse forte e pieno di potere per le energie recuperate su Ergaf, incrociare gli occhi furiosi del suo padrone lo costrinse ad attorcigliarsi sullo scoglio, facendolo piagnucolare sommessamente. Quando le parole giunsero nella sua mente, erano tizzoni ardenti che bruciavano i pensieri.
Cosa aspetti a parlarmene, inutile vermiciattolo?!
"Sì... Su... subito, mio re... mio re... Ogni essere parla dei Trenta Mercenari, mio re... un esercito che combatte per il migliore offerente, mio re... composto da trenta mercenari e un comandante..."
Ci fu un attimo di incredulo silenzio prima che una risata malvagia riempisse la grotta, seguita da quella delle altre creature di quei luoghi.
Trentun miseri soldati? Questo è il meglio che i due mondi possano offrire?
"Mio re... mio re... si parla di loro in ogni luogo... Non paiono normali guerrieri, mio re... se posso... vi dirò le voci che ho sentito..."
Il silenzio seguì la sua richiesta. Il demone prese una grossa boccata per calmarsi, ma fu un errore. L'aria della grotta gli bruciò il fiato e gli otturò la gola con un puzzo di marciume. Dovette sforzarsi per riuscire a parlare.
"Facevano parte di un plotone di mercenari che ingaggiò battaglia con gli elfi verdi presso le D hagunar D ikïkis. In quella battaglia furono massacrati, solo pochi sopravvissuti riuscirono a ripararsi in una grotta e opporre resistenza all'esercito elfico.
"Quando il sole calò, l'ultimo elfo fu ucciso, ponendo fine alla battaglia e portando la vittoria ai pochi superstiti. Trentuno erano rimasti, circondati da cadaveri e immersi in un lago di sangue.
"C'è chi dice che tutto quel sangue li abbia resi immortali, chi che le ferite li abbiano portati in un luogo in bilico fra la vita e la morte, spettri che non possono morire ma che non vivono. Quel luogo ha preso il nome di Grotta Insanguinata, da tutti conosciuto come il luogo di nascita dei Trenta Mercenari.
"Ogni particolare sulle loro caratteristiche è sconosciuto. Si presentano avvolti in neri mantelli, i cappucci calati. Nessuno li ha mai visti a viso scoperto, nessuno li ha mai visti cadere in battaglia, nessuno li ha mai visti perdere sangue. I pochi sopravvissuti parlano di figure silenziose che combattono come un solo corpo e a cui nessuno riesce a resistere.
"Si sostiene che possano muoversi veloci come il vento, che non conoscono fame, sonno o dolore. Chi riesce a vedere i loro occhi è destinato a morire in pochi secondi..."
Voleva aggiungere tutte le altre cose incredibili che aveva sentito narrare ma il re lo bloccò con un gesto. Le sue ultime parole riecheggiarono nella grotta mentre tutti i neri esseri attendevano in silenzio.
Questi soldati sarebbero invincibili?
Un ghigno malvagio si allargò in mezzo alle scaglie del volto. Le corna parvero fremere di eccitazione mentre lo circondava un insolito silenzio vibrante. A risvegliarli da quell'inusuale assenza di versi striduli fu una nuova scossa che fece tremare l'intera grotta. Alcuni massi caddero nella lava con sprizzi luminosi.
Ascolta i miei ordini. Tornerai su Ergaf, troverai i Trenta Mercenari, li seguirai, li studierai, se potrai li ucciderai. Non voglio correre rischi. Niente deve fermare il nostro ritorno.
Un'altra violenta scossa fece tremare tutto e una nuova fenditura si aprì nel tessuto magico sopra le loro teste. Due si lanciò su Ergaf alla ricerca dei Trenta Mercenari.
Ergaf
Bäret Flaam
"Maestro, siamo arrivati tardi. La creatura era già fuggita."
Annuì, le rughe che si tiravano tra gli occhi mentre li fissava.
"Immaginavo. Era una missione disperata ma dovevamo tentare."
"Maestro, abbiamo ancora tempo? Possiamo cercarlo?"
Scosse la testa lentamente.
"No. Già oggi si sono aperte delle crepe, ben due volte. Il reticolo è sempre più debole, dobbiamo cercare alleati."
"Dove? Pochi sono i popoli uniti, ancor meno quelli che potrebbero appoggiarci."
"Ho già inviato missive ai draghi, ai rocciosi e agli ariali. Persino ai centauri, anche se non conto di ricevere risposte positive."
Lya cercò gli occhi grigi del Maestro.
"Non c'è nessuno altro?"
"Curioso che proprio te me lo chiedi... C'è un altro esercito che voglio che portiate qua, così da poterci parlare. Devo inviarvi sulla Terra, nel regno di Legawora. Lì potrete trovare i Trenta Mercenari, comandati da Daer."
A quel nome, Lya ebbe un tremito. Per un attimo la vista le si offuscò e dovette battere più volte i suoi occhi colore giada per mettere nuovamente a fuoco la figura del maestro.
"Io..."
"Lo so. Ma ho bisogno che vai anche te, sei l'unica che può convincere Daer a venire."
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