L'una passata
Una luce, piccola inizialmente, ma luminosa quanto una stella, apparve magicamente all'angolo del soffitto legnoso. Le donne accucciate a terra, ancora agitate per la corsa, spalancarono occhi e bocca, guardando quello spettacolo divino; la luce si fece più grande, ancor più bianca, ma sebbene fosse tanto intensa e forte da sembrare di guardare il sole ad occhi nudi, non dava nessun fastidio, anzi, ti riscaldava il cuore. Si irradiò nella stanza, quella luce miracolosa, e colpì qualcosa che dapprima sembrava invisibile, ma che colpito da quei raggi luminosi prendeva forma davanti alle due donne.
Patrick Swayze apparve nella camicia rossa che indossava quand'era morto, Demi Moore lo guardava con occhi sognanti, ludici dall'emozione nel rivedere lo spettro dell'amato che le aveva appena salvato la vita, i violini intonarono la colonna sonora del film e delle palle luminose segnarono la partenza del protagonista verso l'aldilà. I due amanti si guardarono sorridendo, lui si avvicinò al volto dell'amata e si baciarono in un tocco intangibile. Whoopi Goldberg interruppe il momento romantico con tre sole parole: «Sam, ti aspettano Sam.» e nel salotto di casa Vitali i violini di sottofondo furono accompagnati da un lamento disperato e mugugnato a fior di labbra, oltre al russare basso e intervallato del padre di Namjoon, addormentato da praticamente l'inizio del film, ma al quale ormai i due pugili si erano abituati.
Namjoon girò il volto verso Yoongi: l'amico se ne stava seduto in mezzo al divano – tra Namjoon e suo padre –, coperto dalla trapunta, con un pacchetto maxi di patatine al bacon e formaggio sulle gambe e le lacrime che gli rigavano il volto: «Ma no cazzo, è morto».
«Yoongi è morto all'inizio del film che cazzo dici?». Namjoon aveva trovato Ghost uno dei film più noiosi e scontati che avesse mai visto (Namjoon odiava i film d'amore, li trovava patetici.), ma Yoongi aveva trattenuto il fiato per metà del tempo, imprecato contro la tv, si era ingozzato di patatine nei momenti più "d'azione" e, a fine film, non era riuscito a trattenere le lacrime.
«Sì, ma pensavo che... Che cazzo ne so! Pensavo che ci fosse un lieto fine?» boccheggiò con il volto bagnato, asciugandosi come poteva le lacrime alla spalla, prendendo un pugno di patate al bacon e ficcandosele in bocca «Ma poi che cazzo perdi tempo con la spiritista bro, hai quella fregna lì che ti vuole scopare l'uccello spettrale, questo è proprio un coglione».
Namjoon non rispose alle sue parole senza senso tra le lacrime, tirò fuori il cellulare, si assicurò di disattivare il flash e fece partire un video, riprendendolo mentre masticava a bocca aperta piagnucolando. Quando Patrick Swayze disse alla ragazza che l'amava e lei rispose idem – sebbene era palese sarebbe stata così la scena – Yoongi scoppiò a piangere ancora più forte, tirando su con il naso e scuotendo il volto: «Gli ha detto idem, cazzo, gli ha detto idem». Namjoon rideva silenziosamente riprendendo ogni cosa, provando a non far rumore, ma ad un'espressione dell'amico particolarmente divertente non riuscì a trattenere uno sbuffo: Yoongi si girò, vide il telefono puntato su di lui e, come per magia, il film perse ogni importanza.
«Brutto bastardo!» urlò buttandosi su Namjoon con tutto il peso e bloccandolo sul divano; porto una mano ai suoi polsi – prendendoli entrambi per tenerlo fermo – e con l'altra cominciò a colpirlo sulla testa, riempiendolo di schiaffi sulla nuca «Se non lo cancelli ti sfracello il cranio!»
Namjoon cominciò a urlare provando a staccarsi dalla presa, provando a bloccarlo con le gambe, a buttarlo giù dal divano, a non farsi sopraffare, ma ad un certo punto Yoongi gli mise una mano intorno alla gola provando a soffocarlo. «Aiuto! Non respiro!»
«Bravo! Crepa!» gli urlò l'altro in faccia, ridendo di gusto, con il volto ancora rigato dalle lacrime salate.
Tutto quel movimento, comunque, avevano risvegliato Tony Vitali che, dopo un attimo di smarrimento iniziale, aveva ritrovato gli occhiali da vista che gli erano caduti sulle gambe, li aveva rimessi sul naso e aveva osservato i titoli di coda del film sul televisore scassato: «Ah, è finito.» commentò quasi dispiaciuto, per poi guardare verso le due figure che si muovevano esagitate al suo fianco, tra le urla notturne. Tony ridacchiò e diede una pacca sulla schiena a Yoongi – sebbene non avesse capito chi fosse dei due – per poi alzarsi dal divano: «Bravi ragazzi, giocate».
«Papà! Papà aiutami! Non respiro!» chiese Namjoon sbracciandosi, senza fiato.
Tony ridacchiò e annuì: «Forza figliolo, dacci dentro. Io vado a dormire». L'uomo uscì dal salotto lasciando gli altri due alla lotta sul divano, Yoongi e Namjoon continuarono a fare gli idioti, cominciando però a ridere quando i colpi facevano più male del dovuto – stavano solo giocando, un po' di soffocamento, quattro pugni al costato e ripetute sberle alla testa non avevano mai ucciso nessuno. (Forse).
Rimasero a fare gli idioti in salotto per la mezzora successiva, alzandosi poi dal divano e cominciando a saltellare per il salotto, rincorrendosi alla fine con i mestoli di legno e lanciandoseli addosso. «Cristo! Che male!» esclamò Yoongi quando un cucchiaio di legno lo colpì sulla fronte. Entrambi scoppiarono a ridere appoggiandosi alla prima cosa che trovarono vicino, poi Namjoon gli promise di non mandare mai il video a nessuno e i due "fecero pace". (Non che ce ne fosse bisogno, non stavano litigando, entrambi sapevano che quel video non sarebbe stato divulgato).
Namjoon gli si avvicinò stanco, con il fiatone, gli mise il braccio intorno alla spalla e fece un cenno verso la sua camera: «Andiamo a dormire va, che sto film del cazzo è durato una vita».
«Era carino il film.» commentò Yoongi tirando su con il naso e piegando la testa di lato «Comunque prima mi faccio una doccia veloce, puzzo da far schifo».
«Tu puzzi sempre da far schifo.» puntualizzò Namjoon per prenderlo in giro; Yoongi sembrò essere d'accordo e dopo aver preso il cambio dal suo zaino si diresse al bagno, incamminandosi nel corridoio.
Namjoon tolse i suoi vestiti buttati sul letto e scosse il lenzuolo per fargli prendere aria – in realtà non era sicuro servisse a qualcosa, ma di certo non si sarebbe messo a cambiare le lenzuola a quell'ora; si spogliò, si infilò un paio di pantaloncini da basket come pigiama, si infilò le ciabatte e, invece che cominciare a mettersi a letto, uscì sul balconcino della sua stanza: era piccolo, ci stavano giusto i suoi piedi – due enormi quarantotto di numero – tra la ringhiera e l'infisso, mentre era abbastanza largo da farci stare due persone, se non era un problema stare con le spalle a contatto. I suoi occhi nocciola si guardarono intorno, osservarono le finestre del palazzo di fronte – la ragazza ancora alla scrivania a giocare al computer, un bambino che piangeva mentre beveva un bicchiere di latte e il padre gli accarezzava la nuca assonnato, una donna anziana che dormiva sulla poltrona davanti alla tv accesa, tante camere buie, tante persone già dormienti. Namjoon rientrò in camera per prendere il telefono che aveva lasciato sul comodino, poi tornò a godersi la brezza notturna appoggiato alla ringhiera del balcone, guardò l'orario: «È l'una passata.» sussurrò, mordendosi il labbro inferiore. Rimase a fissare lo schermo del proprio telefono, immobile, finché questo non si oscurò dopo una manciata di secondi; Namjoon lo sbloccò nuovamente, cercò il numero di Seokjin in rubrica, rimase a fissarlo per un istante, poi fece partire la chiamata e portò il telefono all'orecchio.
Gli squilli vibrarono nell'aria, nel suo petto, nel suo stomaco.
A chilometri di distanza, sulle colline, Seokjin usciva dal bagno già in pigiama e con una maschera di carta umida appiccicata sul volto, lamentandosi, sbuffando tra sé e sé un giustificato: «Ma chi cazzo chiama a quest'ora?!». Il diciassettenne raggiunse il letto, si sedette pesantemente sul materasso lasciando che il telefono continuasse a vibrare sul legno, sbadigliò e, lentamente, andò ad allungare il braccio verso il proprio cellulare. Quando gli occhi neri del ragazzo lessero Osteoporosi sullo schermo, però, tutto mutò in un solo istante: Seokjin scattò in piedi, il cuore cominciò a martellargli il petto, sentì la gola secca, le mani tremare leggermente, preso dal panico. «Oddio, perché mi sta chiamando? Che vuole? Che ho fatto?» borbottò tra sé e sé insicuro sul da farsi. Non voleva fare una conversazione con lui agitato in quel modo, ma aveva una matta voglia di rispondergli e sentire la sua voce. (Erano passati due giorni e mezzo dal loro pomeriggio nello studio).
Seokjin decise di fare un profondo respiro, chiudere gli occhi provando a calmarsi e portare il telefono all'orecchio: «Pronto?»
Namjoon – che stava quasi per riagganciare – fece un enorme sorriso che l'altro non poté vedere: «Ehi, dormivi?» chiese in modo gentile, a voce bassa.
Seokjin si tolse la maschera dal viso, la buttó nel cestino, tornò a sedersi sul letto, strinse il bordo di lino della maglia del pigiama nervosamente, sentì il volto scaldarsi: «No, ma stavo per andare a dormire.» arricciò il naso con aria dolorante, dandosi dell'idiota per aver detto una cosa del genere.
«Oh, scusami». Namjoon si sollevò dalla ringhiera, si massaggiò il collo. «Forse è meglio se ti lascio andare a letto all-»
«No!» si affrettò a rispondere il più giovane, alzando la voce di un tono, rendendola leggermente più stridula, per poi schiarirsi la voce e riabbassandolo alla normalità, «Ormai hai chiamato, poi non sono stanco, era tanto per dire...»
Namjoon si poggiò con la spalla allo stipite della porta finestra: «Ah, beh allora...»
«Allora...»
Namjoon si trattenne dal chiedergli se si stava mordendo le labbra – era abbastanza sicuro che la risposta sarebbe stata sì e non era il caso di cominciare a dirgli cose erotiche al telefono – e disse semplicemente: «Ho visto Ghost».
Seokjin fece un enorme sorriso, le sue guance si riempirono e si alzarono, i suoi occhi si assottigliarono contenti: «Davvero?» chiese, l'altro mugugnò in assenso, «Ti è piaciuto?»
«Fa veramente schifo».
Seokjin scoppiò a ridere e si lasciò cadere all'indietro, buttandosi con la schiena sul materasso, lasciando però le gambe a peso morto al bordo, i piedi ben ancorati a terra: «Direi che non è il tuo genere e, soprattutto, non è molto recente».
«Veramente ti piaceva quel tipo? Con quei capelli?» chiese Namjoon con il tono di chi proprio stentava a crederci, sebbene sul suo volto ci fosse un grosso sorriso divertito.
Il diciassettenne si mise un braccio dietro la testa, guardando il soffitto: «Sì, ero innamorato perso di lui».
Namjoon rimase in silenzio qualche istante poi sbuffò fintamente infastidito: «Così però mi fai diventare geloso». Il ventenne si portò la mano libera alla bocca, mordicchiandosi il pollice nervosamente; Seokjin aveva trattenuto il fiato, si era morso il labbro inferiore provando a non sorridere troppo, era arrossito senza neppur coprirsi il volto – tanto era solo.
«Mi dispiace.» sussurrò il più giovane trattenendo una risata «Se ti può rincuorare ora non provo più nulla per Patrick».
«Ah, siete intimi, lo chiami Patrick». Entrambi scoppiarono a ridere, poi tornò quel silenzio colmo di sospiri trattenuti e sorrisi, sorrisi che non potevano essere visti, ma che entrambi percepivano, quasi riuscivano a vedere. Seokjin non sapeva che dire, sebbene aveva una voglia matta di sussurrargli tutte le frasi più dolci che riusciva ad immaginarsi, Namjoon, invece, non aveva freni: «Mi sei mancato in questi giorni».
«Davvero?»
«Sì.» si leccò le labbra, arricciò il naso, poi si buttò «E io ti sono mancato?» sperando che la sua risposta non fosse ironica; sapeva di essergli mancato – se lo sentiva – ma aveva davvero una voglia matta di sentirglielo dire, di sentirgli sussurrare con quella voce sottile tutto senza farsi problemi, voleva Seokjin senza maschere.
Seokjin deglutì, chiude gli occhi e sussurrò: «Sì, mi manchi». Namjoon poggiò la fronte al vetro della finestra, fece un enorme sorriso silenzioso; il più giovane si lasciò sfuggire un sospiro, deglutì a vuoto, rumorosamente: «Sarebbe bello se tu fossi qui, ora».
Il sorriso di Namjoon sparì, si staccò dalla finestra: «Posso essere lì in mezz'ora».
Seokjin scattò seduto all'istante: «Eh?»
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