Algoritmi predittivi
Elizabeth camminava lungo il corridoio mentre con gli incisivi si martoriava il labbro inferiore; teneva un vassoio sugli avambracci, attenta a tenerlo in equilibrio perfetto, maledicendosi per aver riempito le spremute d'arance e i caffelatte fino all'orlo. Fu la camminata più lenta della sua vita – indubbiamente, anche perché aveva un passo talmente tanto svelto che le persone faticavano a starle dietro – finché, finalmente, non arrivò alla porta di suo fratello e, dato che aveva le mani occupate, bussò dando due calci alla porta.
«Avanti.» fu la risposta da parte di Jin, con un tono sovrappensiero.
Elizabeth sospirò e alzò gli occhi al soffitto: «Vieni ad aprirmi.» lo incitò urlando da dietro la porta. La quattordicenne dovette aspettare qualche istante, ma dopo poco si ritrovò il volto di Jin davanti, dapprima spazientito poi sorpreso e contento, appena notato il vassoio con la colazione – anzi, le colazioni, dato che c'erano doppie porzioni per tutto.
Seokjin prese il vassoio al posto della sorella, dando pace ai muscoli delle sue braccia già indolenzite, e con una facilità impressionante lo portò fino al tavolino basso tra le poltrone, davanti al televisore: «Come mai la colazione in camera?» chiese, sedendosi a terra, ancora nel suo pigiama blu notte, a gambe incrociate sul tappeto «Stavo aspettando che vi svegliaste tutti per farla insieme».
Elizabeth lo raggiunse, si sedette anche lei per terra a gambe incrociate, dalla parte opposta del tavolino e prese la sua tazza di caffellatte per farne un primo sorso: «Bevilo in fretta, si sta raffreddando». Jin fece come consigliato ed entrambi finirono in silenzio di bersi la bevanda calda, pulendosi i baffi di schiuma con il dorso – dato che Liz aveva dimenticato i tovaglioli. «Comunque», riprese il discorso, dal momento che il resto della colazione poteva consumarsi in tempi più ragionevoli, «sono qui per chiederti di ieri sera».
«Questo lo avevo immaginato, ficcanaso come sei.» la prese in giro il fratello che ricevette prima un dito medio e poi un bacio volante. Seokjin prese una fetta di pane integrale tostato, ci spalmò sopra il burro e, senza guardarla – tenendo lo sguardo sul coltello e la colazione –, chiese: «Che vuoi sapere?»
Lei sospirò con fare annoiato: «Io mi immaginavo una litigata in grande stile, un...» si sollevò con il busto, dritta e con il mento leggermente sollevato, e con voce grave – provando ad imitare il fratello in malo modo – continuò a immaginarsi una situazione da film, «Voi non potete decidere per la mia vita, troverò da solo il mio principe azzurro.» completò la performance spostandosi una ciocca di frangia immaginaria dal volto. Seokjin rise, facendole un applauso alla fine. «Sì, insomma, hai detto subito di sì».
«Preferivi che mi mettessi a litigare con mamma e papà il primo giorno di vacanze?»
Liz sollevò lo sguardo al soffitto: «Sai che non intendevo questo.» sollevò le spalle e scosse il capo, «Semplicemente non me lo aspettavo».
Seokjin inspirò aria e la trattenne nei polmoni, pensieroso, prima di sbuffarla fuori dalle narici senza aver trovato ancora una risposta adeguata; portò il proprio toast alla bocca, gli diede un morso, tenendo lo sguardo basso nel più assoluto silenzio, così come la sorella che, però, lo fissava di sottecchi mentre aggiungeva la marmellata sul proprio pane integrale. Il fratello finì di masticare, fece un sorso di succo d'arancia e poi sollevò gli occhi: «È che è effettivamente la soluzione più logica». Elizabeth si mise comoda, ricambiò lo sguardo negli occhi e cominciò a mangiare, lasciando che parlasse. «Insomma, io non sono un diciassettenne normale che va alle superiori statali, si fa le feste con gli amici, esce con i ragazzi e ha tempo per pensare ad innamorarsi.» disse con un leggero tono esasperato. Elizabeth arricciò il naso, come se non fosse d'accordo, e lui tornò a parlare immediatamente alla vista della sua espressione. «No, davvero Liz, pensaci. Io ho avuto parecchie storie anche a Ginevra, non è che sto a sec-cioè», arrossì leggermente sulle gote mentre la sorellina rideva alle sue parole, «intendo dire che se ho voglia di compagnia me la trovo».
«Ho capito, intendi farti una scopata Jin, non c'è bisogno di fare moine».
Soekjin digrignò i denti e strizzò gli occhi, devastato dalla ormai maturità della sorella più piccola che, un tempo, si sarebbe messa ad urlare tappandosi le orecchie solo al sentir pronunciare quella parola. «Va bene, sì, intendevo quello». Entrambi fecero una lunga pausa, mangiarono un po' di colazione, bevvero la loro spremuta, poi Seokjin – quando sentì le sue guance tornate ad una temperatura normale – continuò a parlare: «Comunque, dico solo che sebbene io abbia avuto delle persone non mi sono mai innamorato».
«Magari non erano quelli giusti, no?»
Lui scosse il capo con sicurezza: «Non sono fatto per quelle cose, ho semplicemente troppe cose da fare, un futuro da costruirmi, interessi che mi tengono la testa occupata». Liz provò a controbattere, ma lui la prese in contropiede. «E so che», sollevò le mani e minò delle virgolette in aria, «se incontrassi quello giusto penserei solo a lui e non direi così.» riabbassò le mani, Liz ridacchiò per aver sentito le esatte parole che voleva pronunciare, «Ma forse nemmeno lo voglio, forse preferisco qualcuno di sicuro accanto che mi lasci i miei spazi, ma con il quale condividere effettivamente le stesse passioni e gli stessi obiettivi».
Liz sospirò, lo guardò con fare di chi la sapeva lunga: «Quello è un socio in affari, non un compagno».
«Non potrebbe essere entrambe le cose?» chiese il fratello facendole un enorme sorriso e aprendo le braccia, aspettando effettivamente una risposta che, però, non avvenne mai – o almeno non a voce, dato che il suo sguardo sembrava proprio rispondere con un "no" secco. «Oh, senti, conoscere questi tre tipi non potrà essere tanto male comunque, no?»
La quattordicenne scosse il capo, tornando sorridente: «Per niente, ma spero tanto che tu ti innamori follemente di uno di loro.» disse con aria trasognante, «Sarebbe come in un film d'amore, tipo Cenerentola».
Seokjin arricciò il naso mostrando un'aria schifata al paragone – aveva sempre odiato quella storia –, si alzò in fretta e furia e si allontanò dalla quattordicenne, avvicinandosi alla sua scrivania, sotto lo sguardo attonito della sorella: «Non penso succederà, ma nel frattempo sto facendo i miei studi». Liz crucciò la fronte, con la bocca semiaperta e metà del suo toast in mano, a mezz'aria. Il fratello raccolse qualche foglio sparso qua e là, annotò a penna delle diciture aggiuntive e tornò con un grosso sorriso: «Ecco qui».
Liz si ritrovò con metà toast in mano e una decina di fogli ben impilati nell'altra: «Ehm.» decise di appoggiare la sua colazione di nuovo nel piatto e concentrarsi sui documenti che le erano stati posti; le bastò qualche veloce occhiata per capire di cosa si trattasse. «Jin!» urlò sconvolta, portando l'espressione sulla faccia divertita – ma fiera – del fratello «Stai facendo dei grafici per vedere quale dei tre sia il più conveniente?»
Lui batté le mani tra loro e annuì: «Te lo riassumo se non ti andasse di analizzare tutti i grafici che ho fatto», si sporse in avanti, osservando uno dei fogli che ormai erano stati poggiati sul tavolino, «anche se quello a pagina quattro ha una visibilità degli investimenti fino a dieci anni, bastato sulle quotazioni degli ult-» un colpo di tosse – ovviamente finto – della sorella lo fece rendere conto di aver – forse – esagerato; alzò le mani: «Riassunto, ho capito». Liz rimase con le braccia incrociate, ancora incredula su ciò che avesse fatto il fratello, lui, invece, stava spostando tutti i documenti con grafici e informazioni aggiuntive, lasciando solo tre fogli davanti alla sorella, con le loro foto e le informazioni principali. «Cominciamo da questo.» disse indicando un primo foglio «Qui abbiamo Park Jimin, canadese, vive a Montréal, sua madre è la proprietaria della pescheria Gosselin che è, ad oggi, il maggiore esportatore mondiale di salmoni, aragoste e merluzzi».
«Puzzerà di pesce?» chiese sovrappensiero la sorella.
Seokjin rimase interdetto per un paio di secondi senza capire se lei l'avesse inteso in modo malizioso o no – insomma, lui l'aveva intesa così, ma poteva anche essere una cosa sua – quindi decise semplicemente di rispondere: «Speriamo si lavi».
«Già».
«Comunque sembrerebbe che, essendo l'unico figlio, andrà tutto in mano a lui. Ha la mia età, diciassette anni, si sta diplomando e sembra che abbia già passato il test di ingresso ad ingegneria».
Liz crucciò la fronte: «Perché ingegneria?»
«Perché vorrebbero automatizzare i processi per incrementare il prodotto e poter aumentare di conseguenza le vendite.» rispose preparato «Ed è un'ottima idea, ma se fatto con un piano decennale ad investimenti controllati. Quando sarà qui ci farò due chiacchiere per capire cosa ne pensa a riguardo».
«Sia mai che abbia non abbia pensato ad un piano decennale, eh?» lo prese in giro la sorella.
Seokjin, però, non colse l'ilarità: «Sarebbe proprio una cosa stupida e da principianti». Lei sospirò silenziosa, lui spostò il foglio di Park Jimin, prendendo il successivo: «Kim Taehyung. Suo padre è un investitore e un collezionista di opere d'arte, sua madre una pittrice moderna molto famosa in Europa. Ha vent'anni e vive a Saint Tropez, una zona di lusso della costa sud della Francia. Ha già partecipato a dei programmi televisivi ed è un influencer abbastanza famoso». Liz prese il foglio di Kim Taehyung e assottigliò gli occhi, pensierosa. «Che c'è?» chiese il fratello.
«Io non l'ho mai visto in vita mia».
Seokjin le riprese il foglio dalle mani: «Negli Stati Uniti non vedete nulla che non venga dagli Stati Uniti».
Elizabeth gli fece una linguaccia: «Come se tu non fossi uno statunitense.» fece scoccare la lingua al palato, poi aggiunse «E poi non è vero, seguo Chiara Ferragni».
Seokjin non le diede retta – e non aveva idea di chi fosse Chiara Ferragni – quindi le mise davanti semplicemente la terza e ultima pagina, con foto annessa: «Jeon Jungkook. Vent'anni anche lui. Vive a Monte Carlo, la capitale di uno stato minuscolo chiamato Monaco. Suo padre era un cantante pop della Corea del Sud, era in tour in Europa e ha incontrato un'altra cantante ad una festa. Una particolare cantante».
«Una famosa?» chiese Liz incuriosita.
«Oh, abbastanza, ma non tanto per la musica».
«E... sarebbe?»
«Sarebbe Stefania Maria Elisabetta Grimaldi detta Sua Altezza Serenissima Stéphanie di Monaco, una delle due figlie di Grace Kelly».
Liz scoppiò a ridere quasi in modo isterico: «Mi stai prendendo in giro».
Elizabeth alzò gli occhi su Seokjin, diventò seria, serissima, ma il fratello scosse leggermente la testa: «No, è il nipote del Principe di Monaco».
«Questo tipo», poggiò l'indice sulla foto di Jeon Jungkook, «è un principe?»
Seokjin scosse il capo: «No, non ha nessun titolo nobiliare, ma è ricco da far schifo ed è comunque il cazzo di nipote di Grace Kelly».
«Sposalo immediatamente».
Seokjin scoppiò a ridere, senza essere seguito dalla sorella – che parlava seriamente –, e disse in modo scherzoso: «Magari è un coglione che ha talmente tanti soldi che non sa come usarli e finirà per diventare un fallito senza un dollaro».
Dall'altra parte del globo, in quel preciso istante, ad una festa serale in una sala ricevimento prestigiosa, un coglione con talmente tanti soldi che non sapeva neppure come usarli e che probabilmente sarebbe finito per diventare un fallito senza un euro si fermò davanti ad un suo conoscente di lunga data, abbozzò un sorriso e disse: «Taehyung, che piacere averti di nuovo a Monte Carlo».
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