Sherrinford
Mycroft aveva passato una notte insonne, pensando al pellegrinaggio a Sherrinford. Il mazzo di tarocchi di Eurus era appoggiato sul comodino. Girato sul fianco con la mano sotto la guancia, gli occhi che non volevano chiudersi, lo aveva fissato tutta la notte assorto.
Chissà se avrebbe smosso la sorella dalla sua assenza. Chissà se avrebbe ristabilito un contatto.
Aveva parlato con Sherlock, che si ricordò appena di quella buffa mania dei tarocchi. Li avrebbe ridati alla sorella quella mattina, appoggiandoli al contenitore blindato che permetteva di portarle del cibo.
Mycroft si rigirò fissando il soffitto, ristabilire un legame lo avrebbe fatto sentire meno in colpa, dare a Eurus la sensazione di essere a casa, vedendo mamma e papa presenti. Chiuse gli occhi e riuscì a dormire un'ora, con la testa piena di ricordi che gli danzavano davanti.
All'arrivo sull'isola, Mycroft rabbrividì come succedeva tutte le volte che doveva tornarci. Si adombrava, Sherlock spesso lo aiutava a superare il disagio, con battute stupide che lo distraevano e gli rendevano la giornata meno folle.
Mamma manteneva un atteggiamento distante, ma lui ormai si era adeguato. Papà era ancora in fase di accettazione, non si capacitava che Eurus non fosse più quella bambina di cui aveva ricordo.
Camminò lento, affiancato da Sherlock, tenendo la mano sulla tasca, dove conservava il mazzo di tarocchi, quasi avesse paura di perderlo.
"Tranquillo, fratello, non ti cadrà dalla tasca. Ce la farai." Rideva vedendo la sua faccia scura. Lui stringeva il violino ed era stranamente il più tranquillo di tutti.
Quando furono dentro alla cella e alla vetrata, Eurus era lì, immobile senza nessuna forma di emozione.
Una morta che viveva.
Si staccò dal gruppo e tolse il mazzo dalla tasca, lo tenne in mano giusto un attimo. Dietro di lui sentì Sherlock che parlottava con i genitori.
Pose le carte nel contenitore, lo spinse dentro. Rimase immobile a guardare la sorella.
"Fatto, Eurus, te l'ho riportato, era il tuo gioco preferito e avevi ragione su tutto, sapevi già come sarei diventato. Perdonami, del male che ci siamo fatti a vicenda. Di non esserci stato quando eri soltanto una bambina." Sussurrò incerto con la testa china e si allontanò.
Sherlock gli fece un cenno col capo, cominciò a suonare, e lui come sempre andò a sedersi con i genitori.
Eurus alle prime note si mosse, ma non al violino. Camminò lenta verso il contenitore, incerta, confusa, aveva visto le carte.
I suoi tarocchi! Si mosse, li afferrò affamata di poterli toccare. Guardò verso Mycroft lui vide quel lampo di vita che le attraversò gli occhi... e sorrise. Lei lo ricambiò, mentre stringeva il mazzo cullandolo.
"Tutti i cuori si rompono, tutte le persone muoiono, la cura non è un vantaggio." Ma in quel momento non contò più nulla. Violet gli strinse la mano, lui sentì il suo calore salirgli fino al cuore. Era un perdono a lungo desiderato.
Sherlock continuò a suonare, mentre Eurus appoggiò il suo mazzo con delicatezza davanti a se e prese a giocare come fosse tornata bambina. Suo fratello suonò per lei.
Myc si voltò verso sua madre.
"Mamma, domenica ti voglio presentare una mia amica, che mi fa piacere tu possa conoscere."
"Molly, ragazzo? Non pensare che non sappia nulla, sei sempre mio figlio. Era ora che ti accorgessi di lei, testone."
Gli strinse più forte la mano, mentre lui guardò suo fratello sorpreso. E fu felice che avesse capito che Molly era una persona speciale per lui.
Erano gli Holmes, persone difficili, ma erano la sua famiglia e questo lo rendeva orgoglioso.
Rientrò a casa sereno come non accadeva da molto.
Prese il cellulare e chiamò Molly.
"Ciao, Myc che c'è?" Era sorpresa.
"Ti va stasera di mangiare cinese insieme, qui a Pall Mall? Per scusarmi per domenica."
"Beh, certo che sì, ma non sentirti obbligato."
"No, per niente, Molly ti aspetto per le otto. Porta gli ultimi libri, possiamo guardarli insieme."
"Certo, ne sono felice. Ma che ti prende Myc?" Sospirò incerta.
"Nulla, forse ora vedo più chiaro." Ridacchiò.
"Merito della cartomante?"
"Diciamo di sì, non vorrei che cercassi quella persona amorevole, troppo lontano da me." Respirò.
Rise. "Va bene, Myc ci sarò!"
"Bene Molly! Grazie per la tua pazienza." Soffiò via.
"Non è stato un problema te lo assicuro. A più tardi Myc."
Mycroft appoggiò il cellulare sul tavolo.
E pensò che i tarocchi erano stati una cosa buona.
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