Capitolo 72


Quando vidi chi c'era al di la' del portone, rimasi senza fiato. Non era cambiato per niente, solo un po' invecchiato. Qualche piccola ruga sul viso e i capelli più grigi. La mia mente collegò nel giro di un nano secondo quella figura ad un nome. -Come hai fatto a trovarmi?- Chiesi senza fiato, appoggiandomi allo stipite della porta per non crollare a terra per lo shock. Non poteva essere davvero lui, non dopo tutto quel tempo. Dovevo aver passato una decina di minuti a fissare l'uomo davanti a me, perché Michael mi venne accanto chiedendo di chi si trattasse. - Tesoro che c'è? Ti senti male?- Non risposi, lo sguardo perso nel vuoto e la mente offuscata dai ricordi di anni prima. -Io... Ho bisogno di un bicchiere d'acqua- Biascicai prima di barcollare verso la cucina.

Narratore esterno

Michael fissò l'uomo fuori dalla porta incredulo, scioccato quasi quanto la moglie. Non poteva essere davvero lui, lui era morto. Era morto in quell'incidente aereo quando Abby aveva otto anni. Pensandoci bene però, Michael ricordò che il padre della donna che amava non aveva fratelli, quindi doveva essere per forza lui. A Michael quasi girava la testa per i troppi pensieri improvvisi. -Io sono Jasper Flings, il padre di Abby- Gli porse la mano con un leggero sorriso. -Michael Clifford, il marito di Abby-. Michael non poteva proprio evitare di provare un certo odio nei confronti di chi aveva fatto soffrire la sua amata Abby. Non aveva però scordato la buona educazione e le buone maniere gli imponevano di farlo entrare. -Prego, immagino abbia qualcosa da dirci- Soffiò Michael scostandosi per farlo entrare. Gli indicò il salotto e lo fece accomodare.

Michael si era seduto davanti all'uomo che aveva suonato e lo fissava senza un'apparente espressione. Una domanda tra le tante che frullavano per la sua mente gli sfuggì senza riuscire a trattenerla. - Lei non doveva essere morto?- Sembrava davvero indelicato, detto così, ma era il modo più diretto possibile.-E' una lunga storia. Vorrei spiegarvela se me lo permettete.- Michael guardò la moglie seduta al suo fianco, che guardava a sua volta il padre come se stesse immaginando tutto. Stava probabilmente cercando di far sparire quella che per lei era un utopia. La ragazza sospirò e mormorò -Parla-. Chiuse gli occhi per un attimo, non ce la faceva proprio a guardare suo padre. -So che mi credevi morto, ma ti posso spiegare. Dopo l'incidente mi sono svegliato in una clinica e non avevo documenti. Avevo perso la memoria e non sapevo nemmeno il mio nome, figuriamoci se ricordavo di avere una famiglia. Qualche tempo dopo ho incontrato una donna, mi sono sposato e per anni ho creduto che lei fosse la mia famiglia. Ho rifatto tutti i documenti con un nome che non era il mio, ho vissuto una vita non mia. A volte vivevo stralci di ricordi, ma non riuscivo a capire chi fossero le persone che vedevo nella mia testa. Mia... la mia ex moglie ormai, diceva che erano frutto dello shock dall'incidente. Poi un giorno ho ricordato un nome, o meglio un cognome e un iniziale. Ho fatto delle ricerche, ho ingaggiato detective su detective. Nessuno riusciva a trovare quella benedetta A. Flings. Per sbaglio mi è capitata per le mani una rivista, in cui c'era una foto di voi due- Indicò Michael ed Abby- E c'era il tuo nome, Abby. Assomigliavi molto alla bambina dei miei ricordi, alla donna con cui la vedevo. Così ho ingaggiato l'ennesimo investigatore privato e sono riuscito a trovarti. Mi sei mancata tanto, mi dispiace non esserci stato in tutti questi anni. Vorrei recuperare ciò che ho perso.- La speranza negli occhi di quell'uomo era infinita, quasi quanto la rabbia che imbruniva le iridi dei due coniugi Clifford. La mano di Abby stava stritolando quella di Michael mentre il dolore si fece largo dentro di lei. - Cosa dovrei dirti?- Chiese sotto voce Abby - Vorrei vedere come sono diventate le mie figlie, vorrei parlare con te e Alex e recuperare il rapporto che avevamouna volta.- Per poco Abby non scaraventò il tavolino di vetro contro il padre. -Alex è morta sette anni fa- Disse guardando freddamente il padre. Il mondo sembrò crollare sulle spalle dell'uomo. -Cosa?- Chiese con la voce incrinata. -Hai sentito, papà- Fece una smorfia a quella parola. Si alzò, non riusciva a sopportare di stare nella stanza con quell'uomo. Era troppo anche per lei. Si alzò e si diresse in cucina a prendere un bicchiere d'acqua.

Michael la imitò e disse che sarebbe tornato subito. Raggiunse Abigail in cucina e le mise le mani sulle spalle. - Amore, tutto ok?- Lei scosse la testa con sguardo vuoto. -Io... vado a sdraiarmi un attimo- Si diresse a grandi falcate verso la camera da letto, ignorando l'uomo che credeva morto e che ora stava seduto beatamente su una poltrona nel suo salotto. Si sedette sul letto fissando la parete, senza però vederla.

Michael si sentì male a vedere la ragazza che amava in quelle condizioni. Non sapeva nemmeno che idea farsi su tutta quella storia. Sembrava tutto così assurdo, quasi fosse un film o un romanzo. Non era facile per lui, da un lato voleva capire il padre di Abby, soprattutto perché otto mesi dopo sarebbe diventato papà. Ma la parte dominante di lui non voleva avere nulla a che fare con l'uomo che involontariamente aveva distrutto la sua piccola e dolce Abby. Tornò a sedersi sul divano, con i gomiti poggiati alle ginocchia e le mani giunte, che pendevano leggermente oltre la stoffa che fasciava le sue ginocchia. I suoi occhi verdi fissavano quelli color miele di Jasper. Il respiro di Michael era regolare, ma non il battito cardiaco. Quello era velocissimo, la rabbia e la delusione verso quell'uomo facevano correre il cuore di Michael ad una velocità quasi immane. Cominciò a far girare la fede intorno al dito anulare, con fare nervoso. Dopo un migliaio di giri la tolse e lesse la data del matrimonio e il nome di Abby scritto elegantemente in corsivo. - Quando vi siete sposati?- Domandò Jasper indicandogli l'anello. Michael sorrise fiero. - Un mese e mezzo fa.-. Nel sorriso di Michael si poteva scorgere tutto l'amore del mondo e anche di più.- La ami molto, vero?- Continuò Jasper. Michael sospettava che lo facesse per non restare in silenzio ad essere guardato dagli occhi indagatori del genero. -Più di quanto si possa immaginare. Più della mia vita, più della musica, più di tutto l'amore di tutte le persone del mondo messo insieme.- Confessò fiero e felice. La gioia era dipinta sul suo volto quando parlava di Abby, il suo sorriso diventava l'emblema della felicità. -Da come la guardi sembra che abbiate attraversato l'inferno. Sembri disposto a tutto pur di difenderla-. Michael aggrottò le sopracciglia -La terrò lontana da qualunque cosa possa anche solo farle immaginare di stare male.- Dichiarò .-Anche se dovessi tenerla lontana dda te?- Quella domanda fece montare su tutte le furie Michael -Si, anche lontano da me. Ma non sarà necessario. Qui l'unico a doverle stare lontano è lei. Non ha idea di quello che ha passato Abby, non è nemmeno degno di essere chiamato suo padre- Si alzò e raggiunse la camera da letto, ormai era un'ora e mezza che Abby era andata in camera e Michael cominciava a preoccuparsi seriamente.

Aprì la porta e trovò davanti a se sua moglie, seduta sul bordo del letto immobile e con lo sguardo nel vuoto. Non batteva nemmeno le palpebre. -Abby! Abby guardami, sono io, sono Michael- La chiamò ansioso Michael, mentre il terrore cercava di prendere il sopravvento su di lui. La chiamò ancora, mentre la voce diventava via via più disperata. Le lacrime sul volto di Abby non lo aiutavano a restare lucido, lo mandavano fuori di testa come niente altro -Non lo voglio nella mia vita, non lo voglio nella mia vita- Mormorò Abby, ripetendo diverse volte la frase. Michael le prese il viso tra le mani asciugandole le lacrime con i pollici. Il trucco leggero era colato e il mascara cerchiava i suoi occhi arrossati facendola sembrare un piccolo panda. -Non lo lascio entrare nella tua vita. Lo mando via, ok? Non gli permetto di farti stare male- Sembrava quasi che lei non lo sentisse -Non voglio Jasper nella mia vita, lui è morto- Michael cominciava davvero ad essere terrorizzato, non sapeva che cosa prendesse alla sua consorte e aveva una paura folle che lei stesse avevendo un attacco di panico. Tremava e piangeva, fissava il vuoto e non rispondeva agli stimoli. Abby si sentiva come dentro una bolla, sapeva che Michael stava parlando ma non riusciva proprio a capire quali parole stesse usando. Le sue orecchie erano troppo impegnate a essere martellate dal ritmo innaturale del suo cuore. Le mancava il respiro come mai le era successo prima, nemmeno quando si trovava in spazi chiusi. Annaspava in cerca d'aria, mentre i suoi occhi arrossati ed appannati saettavano ovunque nel tentativo di trovare qualcosa che la calmasse. -Ti prego, mandalo via. Non lo voglio, fa troppo male.- Urlò tappandosi le orecchie come se stesse cercando di sovrastare altre urla. L'unica cosa che voleva zittire in realtà, era il suo cuore che le stava facendo scoppiare i timpani. Rischiava di sprofondare in un abisso maggiore di quello che aveva attraversato quando Michael l'aveva lasciata dopo il coma. Non riusciva a calmarsi, ciò la spaventava. Non avrebbe dovuto agitarsi, non avrebbe fatto bene al bambino, ma quello che provava le aveva mandato il cervello in tilt. Provò a regolarizzare il respiro, senza troppi risultati. -Ho chiamato Luke, sta arrivando, ok?- Luke sembrava la soluzione migliore per Michael in quel momento, non sapeva chi altri chiamare.-No!Lascia Luke fuori da questa storia- Mormorò piano ma con fermezza abby. Non voleva che il suo adorato Luke venisse messo in mezzo. -Amore, Luke è il tuo migliore amico, è l'unico che può tranquillizzarti in questo momento. E poi, pensi che non se ne accorgerebbe?- Domandò sfregano i pollici sui dorsi delle mani di Abby. Lei scosse la testa, non si poteva nascondere nulla a Luke. Michael si alzò in piedi, prendendo per i fianchi Abby e si sedette sul letto, con lei in braccio. Cominciò a cantare. -The story starts laying in the dark with someone new

I'm feeling tired from all the time I spent on you

But I know I'm strong from all the trouble I've been through

The story starts where the story falls apart with you - La cullava dolcemente, passandole le mani sulla schiena per calmarla. -Don't lie, bright eyes

Is it me that you see when you fall asleep?

Cause I know it's you I dream about every night

Giving me a feeling like

Love in the summer

Way I've never felt with another

Don't lie, bright eyes

Is it me that you see?

Tell me I'm not dreaming alone - si sentiva in colpa, Michael. Non era riuscito a proteggere la sua amata Abby. -The story starts lying in the dark broken and bruised

I count the scars left in my heart from losing you

And I was wrong but let's be honest you were too

I miss the part where I was falling hard for you- Michael sperava con tutto il cuore che Luke riuscisse a calmare Abby, non riusciva proprio a guardarla soffrire, gli si spezzava il cuore. Lei si era raggomitolata contro il suo corpo, stringendo nei pugni la sua maglia dei sum 41. Gli mancava il fiato a vederla piangere, erano anni che non la vedeva così e di certo la preferiva triste per un fottuto film, rimpianse le lacrime che aveva versato pensando a Jamie e Landon, almeno quelle erano solo commozione. -So don't lie, bright eyes

Is it me that you see when you fall asleep?

Cause I know it's you I dream about every night

Giving me this feeling like

Love in the summer

Way I've never felt with another

Don't lie, bright eyes

Is it me that you see?

Tell me I'm not dreaming alone - Più il tempo scorreva, maggiore era la rabbia che Michael provava per Jasper. Se non fosse stato per Abigail, probabilmente si sarebbe alzato e lo avrebbe pestato a sangue fino a fargli tornare l'amnesia. Sapeva che questo avrebbe però ferito Abby e non voleva che succedesse, perciò dovette reprimere i propri istinti omicidi. -I can't take back the things I said

And I won't say that I regret

Any day that I was yours


Don't lie, bright eyes

I know it's me that you see when you fall asleep

And you know it's you I dream about every night

Giving me this feeling like

Love in the summer

Way I've never felt with any other

Don't lie, bright eyes

It'll always be you and me, so why are we dreaming alone?

It'll always be you and me, so why are we dreaming alone? -.

Appena finì di cantare la serratura del portone scattò e Luke si precipitò in camera da letto. Sgranò gli occhi quando vide le condizioni in cui si trovava la sua migliore amica, la sua Biggie. Si avvicinò e le mise una mano sulla spalla -Biggie, sono qui, guardami- mormorò con il terrore di vedere qualcosa che avrebbe mandato in pezzi il suo cuore. Quando gli occhi arrossati di Abby lo guardarono, ebbe la conferma che il suo cuore si sarebbe spezzato. La rabbia montò subito in lui, ma cercò di reprimerla per il bene della sua migliore amica. -Michael, va di la. Ci penso io- Sussurrò prendendo tra le braccia Abby. -Mi sento così debole, Luke- Disse con un tono così basso che a stento riuscì a farsi sentire da Luke. - Hey ci sono io. Tranquilla- Abby si scostò dall'abbraccio e lo guardò attraverso le lacrime -Luke, non lo voglio nella mia vita. Non lo voglio, lui è morto quattordici anni fa per me- biascicò -No, non gli lascio entrare e uscire dalla tua vita come se tu fossi un bar. Non è tornato anni fa, non può farlo ora. Ora respira tesoro- Si muoveva inclinandosi verso destra e sinistra ritmicamente, cercando di tranquillizzarla con quel cullarla cos' dolcemente. -Luke, ho sonno, ma resti con me per un po'?- Chiese mentre scioglieva l'abbraccio e si sdraiava sul letto. -Certo, resto tutto il tempo che vuoi- Rispose Luke, sistemandosi accanto a lei, guardandola addolorato. Non poteva credere che fosse tornata con la mente agli anni passati, quando piangeva la morte del suo adorato papà. Non poteva nemmeno credere che lui fosse rispuntato dal nulla per rientrare nella vita della figlia come se nulla fosse. Mentre Abby veniva accolta tra le braccia di Morfeo strinse i denti così forte che temé si sarebbero rotti per la pressione. Non si accorse di avere i pugni chiusi finche non abbassò lo sguardo lungo il braccio di Abby, riuscendo a scorgere le ormai quasi invisibili cicatrici. Cercò di rilassarsi, ma apena la ragazza si addormentò, scattò in piedi e attraversò la casa a grandi falcate. Si trovò nel salotto e alla vista dell'uomo che aveva ridotto in lacrime la sua Biggie perse quasi il controllo.- Se ne deve andare ora- Ringhiò cercando di tenere un certo rispetto verso qualcuno più grande di lui. -Luke, so che hai aiutato molto mia figlia- Non lo lasciò finire -Si, da sei anni le sono accanto ogni giorno- Disse, guardando malissimo l'uomo davanti a se- Grazie.- Luke scoppiò a ridere -Non voglio i suoi ringraziamenti. L'ho fatto perché le voglio un bene dell'anima, se avessi voluto essere ringraziato avrei portato a spasso il cane dei vicini. Ora però devo chiederle di uscire da questa casa e dalle nostre vite- L'uomo sussultò a quelle parole- E' mia figlia io non la lascio- Luke per poco non gli saltò al collo -Sua figlia? Davvero? E dove era mentre sua figlia si innamorava? Dove stava quando sua figlia si è fidanzata con Michael? Dove cazzo eri quanto tua figlia si tagliava perché stava di merda, mentre era in coma? Eh? Dove cazzo stavi! Dimmelo perché io non lo capisco. Con tutto il rispetto, ma sei proprio stronzo a pretendere di tornare qui come se te ne fossi andato una settimana fa! Sai chi l'ha accompagnata a scegliere il vestito per le nozze e chi l'ha portata all'altare caro paparino dispiaciuto? IO! Dannazione, qualsiasi ragazza vorrebbe il proprio padre al suo fianco nel giorno più bello della sua vita e invece no, lei non ti aveva. E sai chi c'era la prima volta che hanno pubblicato un suo libro? NOI! Io e i suoi amici. Non aveva te, non ti ha mai avuto vicino. Ha pianto la tua morte per anni, quattordici per l'esattezza. E tu eri più vivo che mai, anche quando hai ricordato di avere una famiglia non sei tornato. Probabilmente se non te lo avesse detto Abby, non sapresti nemmeno che tua figlia Alex è morta- Luke stava urlando, stava sfogando tutto il ribrezzo che propvava per quell'uomo, la rabbia e il rancore che lo stavano consumando. -Luke calmati o svegli Abby.- Lo richiamò Michael.- Fuori dalla nostra vita. Abby non la vuole qui, Jasper. Mi dispiace- Disse pacatamente Michael, che da quando era tornato con Abby cercava di essere più ragionevole e tranquillo possibile. -Abby non ... non mi vuole nella sua vita?- Balbettò l'uomo, i cui occhi erano umidi e pronti a far cadere milioni di lacrime. -Luke, Mike. Lasciateci soli, per favore- Dise sommessamente Abby, entrando nel salotto con i capelli scompigliati e il trucco sbavato - Sei sveglia?- Chiese Luke -Credo ti abbia sentito anche Liz da Sydney. Per piacere, lasciatemi da sola con lui- Il biondo scosse la testa -Non mi sembra....- Michael lo fermò, mettendogli una mano sulla spalla - Lukey, dieci minuti da sola con suo padre non la uccideranno. Ha bisogno della sua privacy-. Michael cercò di non far trasparire la voglia di abbracciare stretta Abby e strangolare Jasper, mentre uscivano di casa. Gli occhi color miele di Abigail li seguirono fin quando il portone non si chiuse alle loro spalle. Tornò a guardare il padre, ma prima che lui potesse parlare sospirò -Mi dispiace papà, ma non posso riaverti nella mia vita. Fa troppo male, è egoista e infatile probabilmente. Ma quando quattordici anni fa sei morto, ero distrutta. Ho reagito solo in tuo onore e ora scopro che tu sei vivo. Perdonami, vorrei ma proprio non ce la faccio. Perderti una seconda volta farebbe troppo male. Non ce la farei. Lo devo a me stessa e alla mia famiglia.-. Abby era determinata a tenere il passato fuori dal suo presente. Non avrebbe permesso che il suo dolore interferisse con quello che era riuscita a costruire con Michael, soprattutto dato che stavano aspettando un figlio. Al solo pensiero di un piccolo Michael che gironzolava per casa le sfuggì un velocissimo sorriso e si sfiorò la pancia. - Ti capisco. Mi mancherai- Disse dispiaciuto. Non voleva pressare la figlia, se lei lo avesse voluto vicino allora ci sarebbe stato, altrimenti non l'avrebbe nemmeno guardata da lontano. Abby scrutò per qualche secondo l'uomo davanti a se, poi annullò la distanza tra loro e lo abbracciò. Quel gesto inaspettato confuse Jasper, ma dopo qualche secondo strinse forte a se la figlia -Mi mancherai papà, sarai sempre il mio re- Il padre sfregò le mani sulla schiena della figlia -E tu la mia piccola Jen. Anche tu mi mancherai amore di papà- Abby aveva il respiro corto, per via delle lacrime. -Ti amo papà- Sussurrò con la testa appoggiata alla spalla del padre -Anche io figliola-. Restarono l'uno tra le braccia dell'altra per quindici minuti, che a loro parvero pochi secondi. -Addio Papà- Abby sorrise appena, tristemente. -Addio Abs- Rispose Jasper. Si guardarono negli occhi. Le loro iridi erano così simili, stesso colore del miele. Entrambi erano sull'orlo di un piano colossale, numerose lacrime minacciavano di scendere lungo i loro visi addolorati, ma nessuno dei due voleva che l'altro lo vedesse piangere. Abby si schiarì la voce e sfregandosi le braccia con le mani andò verso la porta. La aprì, poi guardò un'ultima volta il padre. -Ciao Jasper.- Creò quel distacco, come se potesse rendere meno tragico quell'addio. -Senti, io lascio il numero a Michael, se mai avessi bisogno-. Jasper sperava che prima o poi decidesse di parlargli nuovamente, senza però illudersi. - Va bene, ma non voglio illuderti.-. Gli lasciò un bacio sulla guancia, che lui ricambiò con uno sulla fronte. L'uomo scese le scale senza mai voltarsi indietro, mentre Abby chiudeva la porta. Qualche minuto dopo, entrarono in casa Michael e Luke, con un espressione triste e insieme preoccupato.

Abby poggiò il bicchiere di spremuta che aveva in mano sul tavolo, poi sorrise. Un sorriso sincero, vero, che veniva dal cuore. Si alzò dalla sedia su cui era seduta e circondò la vita di Michael con le braccia e gli diede un bacio sulla guancia. -Va tutto bene ragazzi, sono felice adesso.- Sorrise a Luke-Grazie Lukey per aver preso le mie difese. Ti voglio tanto bene- Confessò andando ad abbracciare anche lui. Il biondo le baciò la testa e ridacchiò - Questo e altro per la mia piccola Biggie, anche se tra poco ci sarà una mini te e non sarai più tanto piccola-. Abby scoppiò a ridere, mentre suo marito si fingeva offeso -E se fosse un mini me?-. Luke si finse sconsolato -In quel caso, faranno santa Abby-. Abby rise, facendo scaldare i cuori del suo migliore amico e del suo amato marito, che erano davvero contenti di vederla serena.

CINQUE ANNI DOPO.

-Alex!Vieni qui- lo chiamò dal salotto Michael. -Si papà?- rispose con la sua vocina piccola, guardandolo dal basso della sua figura da bambino. Michael lo prese in braccio -Ti svelo un segreto, vuoi?- interrogò bisbigliando all'orecchio del figlio. La testolina bionda di Alexander annuì, con un sorriso sulle labbra. Michael pensava che Alex avesse lo stesso sorriso di Abby e per questo lo amava ancora di più. Andò a sedersi sul divano, accanto alla chitarra classica che aveva precedentemente posizionato a fianco del sofà. -Sai, tutti i ragazzi sono uguali, ma se suoni la chitarra hai un tocco in più!-. Spiegò il padre prendendo in mano la chitarra e mostrandogliela. -Ti va di imparare?- Chiese guardando il piccoletto. -La mamma ha scelto te perché sapevi suonarla?- chiese con innocenza infantile il bambino, indicando lo strumento. Michael ridacchiò, lanciando uno sguardo alla moglie intenta a cucinare -Si. Tu vuoi che una ragazza come la mamma ti scelga?- Il bambino sorrise, ma disse -Si, ma come la mamma c'è solo lei- Michael non potè che essere fiero della risposta del figlio. Era completamente d'accordo. Per lui, nessun'altra donna era come Abby. -Guarda, ti faccio vedere- gli mostrò come mettere le dita sulle corde e suonò un paio di note. -Hai visto? È facile- Poggiò la propria chitarra sul cavalletto e ne prese una più piccola-Ora metti le dita così- accompagnò le dita del figlio con le proprie. Gli fece suonare qualche nota, ripetendo l'operazione per un paio di volte. In seguito guardò l'espressione concentrata sul volto del piccolo Alex. -Bravo! Batti il cinque, campione di papà!- gli porse il palmo della mano, aspettando che il piccolo battesse la propria manina contro la sua. Non ci volle molto, perché il figlio ricambiò il cinque sorridendo. -Davvero sono bravo?- chiese con tanta speranza negli occhi. -Il più bravo. Se non mi esercito mi rubi il posto nella band!- esclamò Michael facendo ridere il figlio. Gli diede un bacio sulla guancia mentre si alzava con lui in braccio. -Su, andiamo. La merenda è pronta. - fece sedere il bambino su una sedia e gli porse una fetta di pane tostato con la marmellata di more, insieme ad un bicchiere di spremuta. -Mamma, sai che papà mi insegna a suomare la chitarra?- annunciò entusiasta -Ah si? E sei bravo?- si interessò la mamma sedendosi vicino al biondino. -Papà ha detti di si- Spiegò il bambino -Allora sei sicuramente bravissimo- Replicò con un sorriso Abby. -Sei tutto sporco di marmellata- ridacchiò Michael pulendo il faccino del figlio con un tovagliolo. -Mamma, facciamo federe il mio disegno a papà?- Abby annuì e si alzò, andando a prendere il foglio nel proprio studio. Prima che il padre tornasse a casa, Alex aveva fatto un disegno. Rappresentava la loro casa e la loro famiglia, ma non era il classico disegno che fanno i bambini. Nel suo disegno c'erano lo zio Luke con la Zia Sissi, gli zii Calum e Illi, Zio Ash e Zia Gege. Aveva soprannominato cosi i componenti della band e le loro compagne. C'erano gli strumenti musicali e i libri, tutto cio con cui era abitutato a convivere. -Wow, ma è bellissimo! Sei stato bravissimo, campione. Poi lo facciamo vedere agli zii e lo appendiamo in salotto, ok?- Sorrise Michael facendo le carezze sulla pancia del figlio, con affetto. -Alex, la vorresti una sorellina o un fratellino?- Chiese ad un certo punto Michael guardando con un sorriso la moglie, che stava ricambiando. -Una sorellina??? SIIIIIII!!Quando arriva?- Il piccolo Alex cominciò a saltellare per tutta la cucina, al che Mikey lo prese per i fianchi e se lo mise in spalla facemdogli il solletico sulla schiena. -Calmati piccolo Alexander Lucas Clifford. Vedrai che arriva presto, io e la mamma gli abbiamo già detto di venire. Felice?- Il bambino circondò il collo del papà con le braccia -Siiiii grazie papà-.

Abby e Michael si amavano ancora dopo tutto quel tempo, ogni secondo di più e la felicità che provavano non aveva eguali. Non potevano chiedere di meglio, loro due insieme, il loro piccolo Alex che girava per casa rallegrandoli sempre e un altro piccolo Mibby in arrivo.

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oK. E' finita, non ci credo. Uhm... ho tipo diecimila cose che vorrei dire, ma lo farò nei ringraziamenti.

Cake

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