capitolo 69

Michael's pov

-Jackson, non mi interessa. Quei commenti devono sparire! Se il vostro tecnico o quello che è, è in mutua chiamane un altro. Chiama Zuckenberg, l'inventore di Wikipedia, il primo astronauta sulla luna chi ti pare. Ma Michael non deve vedere quei commenti-. Il mio cuore perse diversi battiti. Si capiva che Abby non si era accorta della mia presenza, ma quando si voltò divenne bianca come un lenzuolo.- Jackson, ti richiamo- Chiuse il cellulare ed io la fissai in attesa di una spiegazione. Avevo le braccia incrociate al petto ed attendevo solo che parlasse. -Quindi?- La incitai. Lei si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima di aprire e chiudere la bocca un paio di volte. -sto aspettando-. Sibilai battendo il piede sul pavimento. Prese un respiro e disse - ho chiesto a Jackson di cancellare alcuni commenti negativi su di me che avevano lasciato alcune persone.- Disse. Prima che mi crollasse il mondo addosso chiesi -Chi?- Lei scosse la testa -Non importa chi- scoppiai a ridere amaramente -Non importa? Che cazzo vuol dire che non importa?- Lei sbuffò -Ciò che ho detto-. Scossi la testa -Cazzo Abby! Quando comincerai a fidarti di me? Quando?- urlai esasperato. -Mi fido di te... ma non ti farebbe piacere sapere chi ha scritto cosa- Sgranai gli occhi -Sono...sono stati i miei fan?- il cuore prese a battermi all'impazzata come se avessi corso e più i secondi di silenzio aumentavano, maggiore era la convinzione che davvero fossero stati loro. Lei scosse la testa -Sapevo che non ti sarebbe piaciuto- Sospirò senza guardarmi -Cosa dicevano?- chiesi titubante. Non so se avrei retto dei commenti troppo crudeli. Ero tra incudine e martello, fan e Abby. Due grandi amori della mia vita. -le solite cose. Non piaccio molto ad alcune. Tutto qui.- Mi avvicinai a lei, poggiando le mani sulle sue spalle -Non avresti dovuto nascondermelo, ma va bene. Solo, non farlo più. Neanche se lo fai per proteggermi. Chiaro?- lei poggiò le sue mani piccole e calde sulla mia vita annuendo. -Ti amo così tanto che mi spaventa- Ridacchiai -Allora moriresti di paura se sapessi quanto ti amo io-replicai baciandole la fronte.

Abby's pov

Luke era venuto a trovarmi, mentre Michael era andato a fare un po' di spesa. Da quando avevo accettato la sua proposta di matrimonio, si stava impegnando per essere il miglior fidanzato possibile. Mentre ero seduta alla mia scrivania, venni colta da un conato di vomito e mi alzai cortendo in bagno. Mi tenni i capelli con una mano mentre vomitavo. Luke fu subito dietro di me -Ma che hai preso al ristorante? Magari ti ha fatto male- Scossi leggermente la testa -Mangiamo sempre in quel ristorante e prendo sempre la stessa cosa. Non credo sia quello.-  mi cadde l'occhio sullo sportellino socchiuso di un mobiletto. Oh no. Non era possibile

-Luke, che giorno é ?- domandai sciacquandomi la faccia - il ventitrè, perché?- Mi cadde l'asciugamano dentro il lavandino -Come il vemtitrè?- Urlai sconvolta -Sai i giorni passano... ma perchè ti allarmi tanto?- Lo guardai mentre mi sentivo impallidire -Abigail che cazzo ti prende?- Mi grattai il braccio facendo un calcolo mentale. -Lucas... io... ho un ritardo. Di due settimane- Lui divenne più bianco di me -Che vuol dire? Sei in ritardo da qualche parte?-. Lo guardai come se si fosse ammattito. -Lucas santo Sparks, non parlo dell'ora. Parlo di quella merda che si chiama mestruo!- Urlai mettendomi le mani nei capelli. -Oh.. mio Dio! Cioè immaginavo che voi... ma ora ne ho la conferma e tra poco vomito pure io-. Gli lanciai un rotolo di carta igenica addosso, chs avevo preso dal mobiletto per evitare di spaccare lo specchio a pugni. Dovevo sfogarmi su qualcosa e avevo cominciato a fare pezzettini di carta. -Ma sei idiota?- Mi chiese -No sono solo in un casino enorme e non so come uscirne!- Lui mi venne vicino e mi avvolse in un abbraccio. - Ho fatto un casino. Ho messo Michael nella merda!- mi sentivo terribilmente in colpa, non potevo essere davvero nello stato in cui credevo. -Primo, non sai nemmeno se il tuo ritardo è perchè sei incinta, secondo Michael sarebbe felicissimo se succedesse. Certo, adesso è un po un casino tra il tour e il tuo lavoro, ma è comunque una bella cosa. Vi amate, credo che già questo basti.- Sospirai -Si ma... mi ha appena chiesto di sposarlo, pensavo che avremmo avuto figli tra qualche anno, magari prendendo insieme la decisione, insomma tutte quelle cose che fanno le coppie normali- Lui scoppiò a ridere- Cosa? Ma ti senti quando parli? A volte mi chiedo se la Abby intelligente che conosco esiste o è solo un utopia- Gli tirai un pugno e lui si massaggiò il braccio colpito. -Comunque sai che devi fare? Ti prendi un bel appuntamento in qualche clinica privata, giusto per non allarmare due fandom di un mini mibby che magari nemmeno esiste, e ci vai con il tuo futuro sposino. Così, ne parlate e ti togli ogni dubbio. Ma chiami adesso la clinica. Chiaro?- La sua espressione era serissima. -Ok. Grazie Luke- Lui sorrise -Se è un maschio lo chiami Luke, chiaro?- Scherzò - e se è femmina che faccio, la chiamo Roberta?- Lui alzò gli occhi al cielo -Si certo. Come minimo dovresti chiamarla Erika dato che senza il fratello di Sam tu ora non staresti programmando una visita ginecologica-. Stava cercando  di sdrammatizzare e lo apprezzavo. - Luke, resteresti con me mentre chiamo?- Lui mi prese per mano e mi condusse nel mio studio. Mi porse la cornetta e cercò su internet i numeri di alcune cliniche private. Scrissi velocemente i vari numeri e nomi della clinica con la matita su un post-it. Presi un bel respiro mentre Luke si sedeva davanti a me sulla poltrona. Digitai il primo numero e azionai il viva voce. -Clinica Otsford buon giorno come posso esserle utile?- Guardai Luke. -Buon giorno, avrei bisogno di un'ecografia, possibilmente prima di sabato-. Segnai i giorni  e gli orari di ogni clinica come un elenco puntato e poi lo mostrai a Luke. - Beh, direi che la più affidabile è quella con il dottor Sheppard. Credo tu debba prenotare da lui, così da toglierti il piccio. Ho letto un articolo su di lui, da qualche parte. Dicono sia molto bravo e molto riservato. Siete in una botte di ferro. Anzi, acciaio inox-. Risi per la sua battuta pessima, ma subito smisi. Dovevo trovare il modo di dirlo a Mike. -Sono a casa!- urlò entrando in casa. Sentì i suoi passi nel corridoio farsi vicini e gettai il post it nel trita documenti assieme a quello sotto, cosi da non lasciare tracce. - hey tesoro sono nello studio- urlai di rimando. Mi alzai e gli andai incontro per salutarlo. -Ciao piccola- Mi baciò  a stampo -Ciao Luke. Non vuoi un bacio anche tu, vero?- Luke fece il labbruccio -Sei cattivo Mike- cercò di essere serio,  ma scoppiò a ridere. - che bambini. Mi chiedo quando crescere- Michael mi abbracciò -Lo sai che è illegale sposare e avere relazioni con bambini?- Gli diedi un bacio sulla guancia -Ma se nessuno lo scopre, che problema c'è?- Luke fece per parlare ma lo bloccai -Se ti azzardi a citare good girls ti picchio- lui alzò le mani in segno di resa. -Ok, vi lascio soli. Non voglio disturbarvi mentre Abby controlla che tu abbia preso tutto al supermercato-. Capii cosa intendesse.

Quando finimmo di sistemare la spesa Michael andò in camera da letto e io lo seguì. Mi era sembrato strano, era sorridente ma c'era un ombra nei suoi occhi.  -Tesoro... cosa c'è?- Domandai già pensando al peggio. Tirò fuori dal portafogli una busta piegata a metà. La aprì e ne tirò fuori un foglio anche esso piegato, le cui scritte non si vedevano. -Quando l"ho letta... mi  è mancato il controllo e mi è scappata qualche lacrima. I fans sono sempre così dolci, così... così non so nemmeno io come definirli. A volte, quando leggo le loro lettere, mi sembra che vivano attraverso il mio respiro e questa cosa mi spaventa. Ho paura di deluderli-. Lo abbracciai -Non so cosa ci sia scritto, o cosa ti scrivano solitamente. So solo che non potresti fare nulla per deluderli e che tu li ami tanto quanto loro amano te. Sono certa che tutte le cose che ti dicono te le meriti. Anche quando dicono che li hai salvati, è vero. Ho visto come ti guardano alcune, come  vi guardano. So che quando dicono salvata intendono davvero. - Lui mi guardò con gratitudine. -Come farei senza di te?- Come faresti senza di noi probabilmente. Mi tormentai le dita per un po, poi decisi di dire una mezza verità -Michael, venerdì verresti con me che devo fare una visita? Non mi va di andarci da sola-. Lui aggrottò la fronte preoccupato -Stai bene? Che succede?- Cominciò a mettere le mani dappertutto come per controllare che fossi viva -Michael, è un normale controllo. Li facevo anche gli anni scorsi. Sta tramquillo- Lo baciai per cercare di convincerlo. -Va bene....- Sospirai di sollievo, ci aveva creduto.

Dopo cena mi misi addosso una canotta e dei pantaloncini per dormire e mi sedetti sul letto leggendo un libro che stava prendendo polvere sul mio comodino da troppo tempo. Mi ero talmente immersa nel libro che mi accorsi di Michael solo quando parlò -Sei talmente bella così presa da quel romanzo- Sorrisi leggermente. Non era solo la storia che stavo leggendo, nel mio inconscio vi era una multitudine tale di pensieri che mi lasciava esterrefatta. -Rischio di impazzire di gioia prima del matrimonio- Disse con un sorrisone enorme -Perchè?- chiesi sistemando meglio gli occhiali sul naso. -Perchè penso che tra un po" tu porterai il mio nome e quindi sarai mia e solo mia. Mi rende felice-. Mi si allargò il sorriso, ma solo per un secondo. Ripensai a quanto accaduto poche ore prima, ai miei dubbi e all'eventualità di diventare genitori proprio in quel momento. -Hey, che hai?- mi domandò avvicinandosi -È che vorrei mi accompagnasse mio padre all'altare,  mia madre e mia sorella ad aiutarmi con il vestito e i capelli, cose cosi-. Mi accarezzò una guancia -Vorrei potermi impegnare per piacere ai tuoi genitori. Mi dispiace che il destino sia stato cosi crudele e che ti abbia tolto tutto. Ma d"ora in avanti farò in modo che ti tolga solo il male, che ti dia solo il bene.- mi abbracciò stringendomi nelle sue braccia forti. Mi venne da piangere, pensando a quanto fossi fortunata. - Grazie- sussurrai. -Senti.. quando vorresti sposarti?- Chiese di punto in bianco. Mi staccai guardandolo corrucciata. Pensai ad una risposta che potesse andare bene - Direi prima del tuo tour, altrimenti chissà quando ne avremo l'occasione. Non voglio metterti fretta, ma credo sia la scelta migliore- Lui mi sorrise -Wow, credevo di dover aspettare secoli prima di chiamarti Signora Clifford-Scoppiai a ridere e gli stampai in bacio sulle labbra. -Sono la signora clifford da cinque anni, lo dovremo solo rendere ufficiale.-. Sbadigliai prima di infilarmi sotto le coperte e sentirmi abbracciare da dietro dalle braccia splendide di Michael.

*

Batteva ritmicamente il piede sul pavimento super lucido della clinica, seduto nella sala d'aspetto moderna e ben arredata. -Potresti, cortesemente, smetterla? Mi stai mettendo ansia-. Già di mio ero piuttosto ansiosa, il suo nervosismo non aiutava di certo. -Scusami solo che non mi piacciono gli ospedali- Sbuffai roteando gli occhi -Lo so, nemmeno io sto facendo i salti di gioia. Ma è una visita che devo fare, perciò calmati e stai tranquillo- Incrociai le dita alle sue cercando di tranquillizzarlo, quando quella che aveva bisogno di essere calmata ero io. Stava in quello stato senza nemmeno sapere il vero motivo della nostra presenza davanti a quella porta, figurarsi se gli avessi confessato la vera ragione di quel controllo. Dopo circa mezz'ora, la porta si aprì e una voce femminile chiamò il mio nome -Flings?- Guardai Michael con un piccolo sorriso, per poi alzarci con ancora le mani unite. Avanzai fino ad accomodarmi su una poltroncina. -Bene, si abbassi i pantaloni e si apra la camicia, poi si sdrai sul lettino- ordinò gentilmente e con un sorriso la dottoressa Sheppard, la sorella del proprietario. Amavano i bambini in famiglia, evidentemente. Feci come mi disse e guardai Michael che si torturava le dita giocando con uno dei suoi braccialetti. Presi un respiro e gli sorrisi, cercando di rassicurarlo. La dottoressa preparò i macchinari e mi versò una piccola quantità di gel freddo all'altezza dell'utero. Ci passò sopra quella specie di rullo guardando il monitor. Trattenni il fiato, mentre il cuore mi martellava nel petto. Vidi Michael seguire attentamentamente ogni movimento della donna. Espirai facendo oscillare lo sguardo tra il ragazzo che amavo e il monitor della verità. Il mio , forse, futuro sposo  si passò una mano tra i capelli, sistemandoli nervosamente. La dottoressa mi passò della carta sulla pancia pulendomi dal gel per poi premere qualche tasto sul macchinario. Si andò a sedere alla scrivania e aspettò che raggiungessi il mio fidanzato prima di parlare. - allora, devo farvi le mie congratulazioni signori. Tra nove mesi sarete mamma e papà.- Michael sbiancò -Che.... che vuol dire?- balbettava e continuava a rigirarsi il braccialetto tra le dita - La sua fidanzata porta suo figlio in grembo da due settimane.- Michael si alzò traballando -Io-io credo...  ti aspetto in macchina-. Il ghiaccio nella sua voce quando disse l'ultima frase mi ferì come una coltellata. - È andata tanto male?- Chiesi. -Beh, ancora non ha smonato la clinica o il mio ufficio. Direi che è andata abbastanza bene. Di solito qualcosa va in frantumi, se il padre non vuole il bambino o ne era allo scuro.- La ringrazio, è stata molto gentile. Le chiedo scusa per il mio fidanzato, non pensavo....- Sospirai stancamente. -Non preoccuparti tesoro. Ho visto molto peggio -Annuì senza un vero motivo e andai verso l'ascensore. Tirai fuori dalla cartella la foto in biamco e nero di mio figlio e la guardai. Mi scappò un sorriso involontario. Ero ufficialmente una madre. Poi mi ricordai della reazione che aveva avuto Michael, il sorriso mi morì sulle labbra. Infilai la cartella nella borsa e uscì dalla clinica. Presi un respiro prima di alzare lo sguardo alla ricerca di Michael. Lo vidi aspettarmi al fondo della scalinata in auto, con la mano davanti alla bocca a tamburellarsi le dita sulle labbra. Quando mi avvicinai per aprire la portiera potei notare le nocche bianche che stringevano il volante quasi a volerlo demolire. Non si era probabilmente reso conto di aver demolito moralmente me. Mi sedetti accanto a lui, allacciando la cintura di sicurezza per poi volgere lo sguardo al finestrino. Qualche minuto di silenzio dopo sbottai -Beh? Non dici nulla?- Chiesi a mezza voce, non volevo agitarmi. -Coda dovrei dirti?- Rispondere con un altra domanda era tipico di lui quando non sapeva che dire o era in torto marcio. -Dovresti saperlo tu. Spiegami magari perchè sei scappato in quel modo senza nemmeno aspettare che la dotttoressa smettesse di parlare-. Sospirò, probabilmente per non urlarmi addosso. -Cosa dovevo fare? Sono sconvolto, mi hai portato li per dirm che sarò padre prima ancora di aver seriamente mai pensato a questa opportunità! Potevi almeno avvisarmi del tuo dubbio, sai come fanno le persone normali- boom, il mio cuore in mille pezzi. Di nuovo. -Ma ti stai ascoltando? Mi hai appena detto che non sono normale!- lui non mi guardò nemmeno, non lo aveva ancora fatto da quando era uscito dallo studio. -Cavolo Michael. Guardarmi.-Strillai -Cosa vuoi che faccia eh? Che ti dica che mi sta bene? Che mi precipiti in un negozio per neonati? Sai, hai scelto il momento peggiore per avere un figlio!-. Quella fu la cosa che mi fece dire basta. Fortunatamente, trovammo coda a causa di un lavoro. -Ci vediamo stasera a casa. Buona esibizione- Lui mi afferrò per il polso -Dove stai andando?-Alzai gli occhi al cielo -A casa, seo in ritardo e io ti rallenterei soltanto. Non è poi così lontana casa, ci posso benissimo arrivare da sola.- scesi dall'auto -Ah e per la cronaca, non mi sono messa incinta da sola. Questo bambino è tanto mio quanto tuo, che ti piaccia o no- chiusi la portiera incamminandomi verso casa. Tenevo lo sguardo fisso davanti a me senza vedere niente ed ogni tanto ero costretta a guardare ol cielo perchè le lacrime non cadessero sulle mie guance. Le parole di Michael mi riecherggiavano nella mente, oscurando il resto dei pensieri.

Quando arrivai in camera da letto,la rabbia prese il sopravvento sulla delusione e l'amarezza. Non potevo credere che le mie orecchie avessero davvero sentito quelle parole, non volevo crederci. Avevo visto lo sguardo di Michael addolcirsi davanti ai bambini o ai negozi per neonati quando passeggiavamo, eppure ora che lui stava per diventare padre si comportava come se la sola idea gli facesse schifo. Stava ripudiando suo figlio, il suo stesso sangue. Mi feriva più di tutto quello. Non mi accorsi di stare piangendo finché Ilaria non mi rispose al telefono -Ila, posso dormire da te stasera?- La mia voce tremava come poche volte in precedenza -Abby tesoro, che succede?- Scossi la testa come se lei potesse vedermi, ma dissi piano -Abbiamo litigato e non ho voglia di farlo ancora. Posso stare da te e Mattia stanotte?- Lei ancora viveva con suo fratello, stava organizzando le ultime cose per il trasferimento a casa di Cal. -Certo, passo  a prenderti per le sei, ok?- Sorrisi pensando a quanto fosse disponibile -Grazie, sei un angelo- la sentì ridacchiare -No, sono solo una persona molto protettiva nei confronti di chi ama-. Chiusi la telefonata e cominciai a mettere qualche vestito nel borsone. Quando finì, le lacrime avevano ricominciato a scorrere e la rabbia necessitava di essere sfogata. Il mio sguardo finì sui pupazzi di Michael. Mi ci avvicinai e cominciai a lanciarli ovunque, contro le pareti, a terra, tiravo alla cieca. Non mi importava che avrei potuto rompere qualcosa. Dovevo sfogarmi e quei dannati unicorni erano l'oggetto perfetto. Più il pavimento ne veniva ricoperto, maggiore era la quantità di lacrime che cadevano sul mio viso. Barcollai verso il letto priva di forze e mi accasciai su di esso dal mio lato. Diedi le spalle alla porta e crollai nel sonno continuando a piangere.

Mi svegliai sentendo una voce  chiamarmi, quella voce. Mi alzai di scatto sentendo la testa girare per un secondo poi voltarmi verso la porta. -Abby, amore mio. Ti prego parliam... hai pianto?- Chiese sgranando gli occhi  e avvicinandosi- No.- risposi freddamente. -E perchè il tuo cuscino e il tuo viso sono sporchi di mascara colato?- sbuffai e distolsi lo sguardo -Posso piamgere o è il momento peggiore anche per fare questo?- La mia domanda lo spiazzò -Perchè sembra che abbia piovuto pony colorati in camera nostra?- Chiese scrutando la stanza -Attacco di rabbia. -Risposi mettendomi in piedi e prendendo le distanze da lui. Erano quasi le otto, dovevo sistemarmi. Cominciai a raccogliere un paio di pupazzi e li poggiai distrattamente sul mobile su cui stavano solitamente. -Perchè diavolo il tuo armadio è mezzo vuoto e c"è un borsone pieno?- Urlò vedendo la cabina armadio semi piena. -non dormo qui stanotte- Dissi senza espressione. -Cosa? E dove vai?- Domandò cercando un contatto visivo con me, ma glielo negai. -Da Mattia-Risposi. Tecnicamente la casa era a suo nome, quindi non stavo sbagliando.- Da Mattia?- ripetè -Cosa ti da più fastidio, che me ne vada o che nell'appartamento dove sto andando ci sia un ragazzo?- La sua gelosia passava sopra a tutto per l'ennesima volta. -Tu non vai da nessuna parte- Il suo tono duro venne tradito da una sfumatura di supplica. -Mi dispiace ma oggi va cosi. Sono stanca, non ho voglia di discutere con te- Afferrai il borsone e mi diressi verso il portone di ingresso -Abby ti prego, aspetta. Parliamone.-Mi prese per un polso ma lo strattonai. -Siamo entrambi troppo arrabbiati per parlare civilmente. Finiremmo col dire cose di cui  ci pentiremmo due secondi dopo, ma che ci ferirebbero. Non abbiamo bisogno di stress- e con il pronome noi non intendevo me e lui,  ma me  e suo figlio. La disperazione nei suoi occhi mi fece male, ma dovevo tirarmi fuori da quel litigio prima che finisse con una rottura. Guardai per l"ultima volta Michael prima di aprire la porta di casa e scendere velocemente le scale. -Abby , ti prego- urlò. -Ti ho lasciato una delle due ecografie sul comodino- Risposi. Appena misi il naso fuori dal cancello della mega casa dei ragazzi, vidi l'auto di Ilaria aspettarmi. Aprì la portiera posteriore e lanciai dentro l'auto il borsone, per poi accomodarmi davanti - Hey, grazie.- dissi a bassa voce salendo.- Di nulla. Quanto hai pianto da zero a te stessa?- Rivolsi lo sguardo al finestrino -Abbastanza- Non avrei saputo calcolare con esattezza il numero delle lacrime che avevo versato. - Che diamine ti ha fatto?- Chiese lanciandomi uno sguardo veloce -Nulla di che, semplicemente ha reagito male ad un'eventualità che gli ho presentato- Lei sospirò - Non me lo dirai nemmeno se te lo cavo con le pinze, vero?- Sorrisi tristemente -Hai centrato il punto- Lei accese la radio e per tutto il viaggio tacemmo. Arrivate a casa sua mi fece entrare dal garage in casa, per evitare scandali. Si sapeva perfettamente che i giornalisti erano sempre ovunque e non volevo che già si pensasse ad una separazione da Michael. Entrai in casa, dopo aver posato il borsone nella stanza degli ospiti mi andai a sedere sul davanzale della finestra nel salone. Dava su una parte bellissima di Los Angeles, mi persi a guardare quegli edifici enormi e il traffico che si andava addensando nell'ora in cui le persone tornavano a casa. I mariti che andavano dalle mogli, dopo una giornata di lavoro, stanchi ma felici di rivedere la propria donna e i propri figli, fieri di essere accolti sull'uscio di casa con l'appellativo di ''papà''. Non mi accorsi nemmeno del tramonto che calava sulla città, finché Mattia non si mise accanto a me in piedi a guardare fuori dal vetro - Ti piace così tanto il tramonto?- Sbattei le ciglia un paio di volte fino a rendermi conto che mi ero persa nei miei pensieri per quasi due ore. - NOn ti eri nemmeno accorta del tempo che passava, vero?- Sorrisi verso il fratello di Ilaria - Devo essermi immersa un po' troppo a fondo nei miei pensieri. Ultimamente succede spesso-. Mi sorrise e disse - Anche mia sorella ha la testa tra le nuvole, ma tu sembri una che vorrebbe far crollare il mondo per sfogare la rabbia- Sospirai silenziosamente -Ho deciso di non incazzarmi, non ci- mi fa bene.- Lui aveva uno sguardo sorpreso -Ci?- Abbozzai un sorriso ed insieme ad esso una bugia credibile - a me, Michael e chiunque mi capiti a tiro quando ho i cinque minuti girati.- Lui rise e scosse la testa, facendo cadere una ciocca di capelli davanti agli occhi -Forse è meglio che tu stia calma, allora. Uff, dovrei tagliare i capelli prima che lo facci Illy mentre dormo- Mi immaginai Ilaria come una specie di Jack Mani di forbice che nella notte va a tagliare i capelli al fratello e scoppiai a ridere - Ilaria mani di forbice proprio non ce la vedo.- . Rise prima di voltarsi per andare a preparare la cena -Matt- lo chiamai con un leggero sorriso-Grazie- dissi guardandolo negli occhi. -Sai, Ilaria si fida raramente delle persone, di te lo fa ciecamente. Non potevo rifiutare di aiutarti-. Annuì perbpoi amdare in camera mia. Aprì il borsone e ne tirai fuori l'ecografia. La osservai con un piccolo sorriso sul volto. Non potevo credere che quella piccola creatura fosse dentro di me, aspettando di crescere e venire alla luce per chiamarmi mamma e riempirmi di gioia. Sentì la porta aprirsi e nascosi la foto sotto la felpa che avevo appoggiato sul letto. -Ti va di parlarne?- Scossi la testa passandomi le mani sul viso. -Ti ha ridotta proprio male eh?-. Mi torturai le mani guardando tristemente Ilaria -è che lui ha il potere di poetarmi in paradiso ma allo stesso tempo mi distrugge- Sospirai sdraiandomi -Scommetto quello che vuoi che verrà qui a scusarsi entro qualche ora. Ti ama troppo per rimanere arrabbiato con te.- Sospirai, non ero così sicura che sarebbe corso a gambe levate da me. Quella volta c'era in ballo qualcosa di serio, non un semplice litigio.

Dissi a Mattia e Ilaria che non avevo voglia di cenare, di fatto era così. Avevo lo stomaco chiuso e la sola idea di ingerire qualcosa mi dava la nausea. Sapevo che avrei dovuto mangiare, ma proprio non ci sarei riuscita. Il cellulare continuava a suonare, ma non risposi a nessuna delle telefonate. Infine, stanca di sentire la mia suoneria spaccarmi i timpani misi il silenzioso senza vibrazione.

Guardai l'anello che avevo al dito, chiedendomi se significasse ancora qualcosa per lui. Scossi la testa non volendo pensarci.

Udì delle voci nel corridoio, una di esse aveva un tono forte, deciso e determinato. Bussarono insistentemente alla porta, riconobbi quel modo di bussare e quei passi spediti. -Abby, so che sei qui dentro. Esci dannazione e parliamo- Urlò battendo le mani sulla porta scorrevole. Ringraziai il cielo di aver precedentemente chiuso la porta a chiave, altrimenti mi sarei trovata davanti una furia senza freni. -Michael va via. Torna a casa.- Risposi freddamente stando a gambe incrociate sul letto. Accarezzai la mia pancia sussurrando -Non è colpa tua piccolo, non ti preoccupare.- I colpi si arrestarono e sentì Michael parlare in malo modo a Mattia- Lasciami stare, è la mia ragazza e devo parlarci- Urlò contro a quel povero ragazzo. -Non voglio parlare con te, lo capisci?- Replicai avvicinandomi alla porta. -Abby, ti prego. Devo parlarti, non ce la faccio così- Supplicò a bassa voce- Ti prego, torna a casa, non avrebbe senso che io stia qui altrimenti.- Sapevo che al di là di quella parete tra di noi lui stava scuotendo la testa -Non posso, la mia casa è dietro questa porta- Il mio cuore prese a martellarmi nel petto -Non vale se citi Travis Maddox- Lo ripresi- Chi?- Chiese stupito- Nessuno, il protagonista di un libro. Michael seriamente va a casa, è tardi e...- Mi fermai, la mia voce era troppo malferma e le lacrime mi impedivano di parlare correttamente.- Non piangere amore, ti prego non farlo. La tua voce rotta mi ferisce- Tirai su con il naso -A me hanno ferito le tue parole oggi pomeriggio.- Risposi. Lo sentì sospirare -Per favore. Aprimi e ne parliamo. Mi sono pentito di ogni cosa che ti ho detto, per favore apri- Scossi la teta negando, anche se lui non era in grado di vedermi. - Per favore. Quella casa è troppo grande senza di te.- Sorrisi, pensando che almeno sentiva la mia mancanza. Ma pentirsi non bastava, non avrebbe ricucito la ferita. - Va a casa a dormire. E' tardi e domani avete un intervista alle otto. Arrivare come uno zombie non mi sembra la soluzione migliore.- Lui batté il pugno sulla porta facendomi sussultare, mi ci ero appoggiata con la schiena e non mi aspettavo che la colpisse. -Torna con me o non me ne vado- Chiusi gli occhi mentre le lacrime scendevano indisturbate sulle mie guance .-Mi dispiace, Mike-. Misi una mano tra i capelli tirandoli leggermente -Mi ami ancora, vero?- La disperazione si sentiva chiaramente nella sua voce- Sono incazzata nera, non senza cuore. Certo che ti amo, non ho messo tre anni fa non lo faccio certo adesso- Mi parve di sentirlo sospirare sollevato. -Vuoi ancora sposarmi?- Restai in silenzio riflettendo sulla risposta da dargli. Una parte di me non aspettava altro, quella che restava diceva che se non riusciva ad accettare quello che stava crescendo dentro di me allora non valeva la pena di perderci tempo. -Va a Casa Michael. Ne riparliamo quando saremo entrambi più lucidi-

Michael's pov

Quella fu la notte peggiore della mia vita, peggio di quando mi aveva lanciato contro la nostra fotografia quattro anni prima. Il suo silenzio dopo averle chiesto se volesse ancora sposarmi fu un colpo al cuore, la lama di un cltello che mi aveva attraversato da parte a parte. La stanza era ancora come l'aveva lasciata lei: l'armadio socchiuso, i pupazzi lanciati qua e la, il cuscino sporco di mascara. Più guardavo quello spazio vuoto, più sentivo un peso gravare sulle mie spalle. Il senso di abbandono che mi aveva lasciato addosso andando a dormire da Ilaria, si fece sentire non appena mi sdraiai sul letto. Inizialmente voltai la schiena al suo posto vuoto, guardando la nostra foto in bella mostra sul mio comodino. Poi però, non ce la feci. Mi voltai dall'altra parte guardando le coperte ancora quasi intatte, il pigiama sotto il cuscino e l'abat-jour spenta. Aveva lasciato il romanzo che stava leggendo la sera prima accanto ad un foglio. Mi alzai sui gomiti per guardare quel pezzo di carta e il mio cuore si fermò per un istante. Era il motivo di quella solitudine. Alla fine mi spostai nel suo lato del letto, nella speranza che una flebile traccia di lei fosse rimasta incastrata tra le lenzuola. Sul suo cuscino c'era il suo profumo delicato. Quel profumo di lavanda e miele che era lo stesso da anni, non era mai cambiato, nemmeno quando non era accanto a me. Sorrisi leggermente al sentire il suo odore, ma la tristezza mi avvolse nel suo abbraccio soffocante. Presi la foto tra le mani e la guardai. Non potevo credere che quella piccola creaturina fosse frutto del mio amore per Abby, ma ciò che trovai ancora più incredibile era che io ne avevo parlato come se fosse uno stramaledetto errore. Non credevo a quanto fossi stato stupido, la mia idiozia non avrebbe mai avuto un limite e questo prima o poi avrebbe stancato la donna che amavo facendo in modo che lei se ne andasse. Non potevo permettere che mi scivolasse nuovamente tra le dita come la sabbia, soprattutto adesso che aspettava un piccolo me o una piccola se. Baciai la foto e mormorai -Perdonami, hai il padre più coglione della Terra, ma giuro che migliorerò. Ci proverò piccolino, tu e la tua mamma vi meritate il meglio da me e farò l'impossibile per darvelo.-

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Hello people!!!!!

3

2

1

Partano gli insulti e le bestemmie contro la sottoscritta. Credetemi se vi dico che mi sto odiando, non dovrei farli litigare ma sapete che mi piace rovinare le cose. Chiunque stia progettando di uccidermi, si ricordi che se muoio non saprete se si sposano o meno. Quindi finché avrò questa scappatoia la userò!

Spero vi sia piaciuto, anche se è un po' tragico.

Vi amo, ricordatelo sempre, specie quando mi vorreste trucidare!

Love you all

Cake <3

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