Capitolo 51
Io e Michael, o meglio lui, avevamo deciso che a scuola avremmo fatto finta di nulla. Avremmo finto di essere la coppia perfetta che tutti vedevano, avremmo finto che non avessimo mai litigato. La cosa mi infastidiva un po', noi non eravamo la coppia perfetta e non vedevo il motivo di nascondere le divergenze! Al mattino ci prendemmo per mano come sempre, stavamo vicini come al solito e Mike mi scortò fino in classe come ogni giorno. Mi baciò leggermente sulle labbra, ma quel baciò fu più sofferto di uno al gioco della bottiglia. Mi lasciò uno strano senso d'abbandono addosso. Sospirai andando a sedermi accanto a Luke -Già ti manca?- chiese indicando con un cenno la porta, dalla quale Michael si stava allontanando. -No, sono solo stanca- mentì, ma con Luke era inutile, mi sgamava prima di subito. -Ok, non ti va di dirmelo. - soffiò fingendo di prendere appunti. Era incredibile quanto velocemente cominciasse a spiegare il prof di chimica, più rapido della luce. -Non è questo....è complicato, ok?- risposi fingendomi presa dalla lezione su non so cosa. -Non ti ho chiesto nulla, ma sai che sono qui se voi parlare- Sapevo che lui ci sarebbe sempre stato, ma non potevo certo dirgli che avevo litigato con il mio ragazzo perchè gli avevo riportato i dubbi di Lukey al riguardo. Si sarebbe sentito in colpa per qualcosa che non aveva fatto lui. Non era giusto. Ne per lui ne per me e Michael . Dovevamo affrontare quel discorso e lo avevamo fatto, anche se non era andata come speravo. E faceva male sapere che forse la gelosia era più forte del bene che mi voleva. Avevo paura d'aver buttato tutto alle ortiche, ma sentivo che quel discorso andava fatto. Le ore di scuola mi scorsero davanti e neanche le avvertì passare, ero nel mio mondo, persa in una realtà contraddicente. Una parte di me sapeva che Michael mi voleva bene davvero, che sarebbe pasato sopra alla gelosia. L'altra però era timorosa, sentiva che forse tutto quel bene non era abbastanza, che sarebbe scemato davanti ad un abbraccio con Luke, Calum, Ashton o chi altri. Scossi la testa, riscuotendomi dai miei pensieri mentre il protagonista dei miei sogni ad occhi aperti faceva il suo ingresso nella mensa. Alzai gli occhi verso di lui e la maschera di finta spensieratezza che indossava spiccò ai miei occhi come un faro nella notte più scura. Mi chiesi se avesse mai messo una maschera quando era con me. Magari non mi ero mai accorta di un fastidio da parte sua, magari ero sempre stata cieca. Lui e il biondo accanto a me si scambiarono un'occhiata, una di quelle che dice tutto per chi la lancia e niente per chi la guarda da fuori. Avrei voluto sapere quali parole scorrevano tra quei due mari, dall'azzurro al verde e viceversa. Il mio ragazzo si sedette accanto a me e mi salutò con un ciao, per poi darmi un bacio tra i capelli. Ricambiai con un finto sorrriso, uno di quelli che sfoggi quando sai di doverlo fare. Guardai Calum e Bonnie, così felici e innamorati. Lui aveva sempre detto di essere geloso, ma non aveva mai fatto una scenata, non davanti a noi. Non mi sembrava il tipo, comunque. Bonnie invece era insopportabile, per esempio non sopportava l'idea di Calum e Dororice nella stessa stanza al lavoro. Io ero convinta che se proprio avesse scelto uno della band, la ragazza dagli occhi viola si sarebbe presa Ash. Una vocina nella mia testa li shippava immensamente, anche se tra loro non c'era nulla di concreto. -Abby,che facevi durante storia?Dormivi?- domandò Bonnie con un sorriso divertito. Mi sentì avvampare, non ricordando nemmeno di essere andata a storia -No,perchè?- risposi con una domanda, anche se non era giusto - Se avessi parlato con il banco, avrei avuto una risposta più interessante di un''mmh''- rise allegramente e cercai una valida scusa, ma da un lato avevo la mia migliore amica, dall'altra il mio migliore amico e infine il mio ragazzo, per non parlare di Ash e Cal. Mentire era una carta difficile da giocare in quella situazione. -E' colpa mia- sibilò Michael. -Starà ancora pensando all'indovinello che le ho fatto ieri. Sono troppo cattivo.- continuò. Lo guardai sconcertata, sembrava così bravo a mentire ai suoi migliori amici.
Io e michael camminavamo vicini, lui con un braccio sulle mie spalle e io con uno attorno ai suoi fianchi. Quella vicinanza faceva quasi male, sentivo come una parete gelida a dividerci. E diamine lo avrei voluto abbattere quel muro di ghiaccio, ma era troppo spesso e freddo per me. Non avevo la forza per buttarlo giù, non per abbatterlo una seconda volta. Quando però la voce roca di Michael mi riscosse da quel torpore malinconico, ringraziai il cielo che aveva messo quei mattoni tra noi. -Ci ho pensato sai -il gelo si infiltrò nelle mie ossa, mi fermò il sangue nelle vene. La paura in quel momento era quasi paragonabile a quella che avevo provato quando eravamo stati rapiti. Era intensa e forte. -Io...sei tu a dover parlare- balbettai boccheggiando, l'aria aveva lasciato i miei polmoni. Era come se mi fossi trovata davanti ad un fantasma. Mi voltai lentamente per guardare il profilo perfetto di Michael, contornato dai colori autunnali e dalle foglie che cominciavano a cadere. Il suo cappotto nero contrastava con quella pelle troppo bianca, risaltava i suoi occhi verdi che non osavo guardare. La paura di leggere la risposta ''sbagliata'' era distruttiva. Che poi sbagliata non sarebbe stata, sarebbe stata giusta in ogni caso. Solo non mi avrebbe fatto piacere, magari. Anzi senza magari. -So che mi sono comportato di merda con te, che hai solo ragione ad avermi messo con le spalle al muro ma...- venne interrotto dall'apparizione di Bonnie, che come al suo solito era puntuale come un orologio svizzero.- Scusa Mikey ma necessito di Abby un attimo.- spiegò trascinandomi via. Fu come se mi avessero strappato un braccio. Mi voltai verso Michael mentre venivo portata con forza chissa dove. Aveva gli occhi rossi e irritati. Nel mentre si era infilato le cuffie, come se quello potesse anestetizzare la sensazione di vuoto che provava. Glielo leggevo negli occhi quel buco enorme che aveva nel cuore. Si perchè Mike lo avevo imparato a capire, avevo imparato a leggerlo come il mio libro preferito. Può sembrare presuntuoso, a questo punto lo avevo pensato anche io. Ma diamine, quegli occhi verdi, cosi profondi che parevano pozzi, mi urlavano di ribellarmi, di tornare indietro e sansare quella voragine. Ma di correre e di dirgli che così non poteva durare, mi mancava la forza. Quel gelo tra me e lui m'aveva prosciugata di ogni energia. Mi sentì strattonare dalla bionda e mi spostò lo sguardo sui suoi occhi. Mi sentì vuota come un cratere al centro del nulla. Che nel deserto c'è la sabbia a riempire gli pazi vuoti. Nessuno ci pensava mai, ma nel deserto non si è soli. Per niente. C'è sempre quella sabbiolina leggera, mossa da piccoli sbuffi di vento a farti compagnia. A sussurrare storie che nessuno vuole ascoltare, che nessuno si prende la briga di considerare. Avrei preferito la sabbia che lo sguardo inquisitore di Bonnie Gray.
Bonnie mi aveva strappata dal discorso con Michael per parlare di non so cosa, non l'avevo nemmeno voluta ascoltare. Le avevo chiesto scusa e le avevo detto che avevo mal di testa. Me ne ero tornata a casa a godermi quel silenzio che mi piaceva tanto. Sperai che nessuno mi disturbasse, non avevo voglia di vedere ne sentire nessuno. Mi veniva da vomitare se pensavo alle possibilità nascoste dalla voce di Michael, mi sentivo come dentro ad una centrifuga. Il telefono riceveva messaggi in continuazione, poi cominciò a suonare insistentemente. Amavo quella canzone, ma sentirla a ripezione come suoneria era irritante. Mi avvicinai a quell'aggeggio infernale, lessi il nome sullo schermo e lo spensi. Mi sdraiai sul letto cercando di ignorare il mondo fuori dalla mia stanza.
Michael's pov
Perché non rispondeva al cllulare? Le avevo mandato come minimo trecento sms e dodici telefonate. Avevo visto Bonnie da sola e le avevo chiesto che fine avesse fatto la mia ragazza, ma la sua risposta era stata ''è andata a casa''. Le avevo telefonato ma non mi aveva risposto, così l'ansia si era impadronita di me. Ogni passo che facevo in direzione di casa sua era un colpo al cuore, un peso che mi attanagliava lo stomaco. Ebbi paura, paura che non volesse più vedermi ne sentirmi. Ebbi paura che le fosse successo qualcosa mentre andava a casa, se erano riusciti a rapirla quando c'ero anche io, figuriamoci da sola.... E anche se era un pugile, non combatteva da tanto. Sarebbe stato facile sopraffarla per farle del male. Mentre tutti quei pensieri mi davano alla testa, facendo girare il paesaggio intorno a me, telefonai per l'ennesima volta. Niente. Aumentai il passo verso l'abitazione di Abby, cercando di mantenere la calma. Quando arrivai sotto la sua finestra, le tapparelle erano abbassate, merda. Mi avvicinai titubante al campanello, e ci poggiai l'indice sopra cominciando a pregare che mi rispondesse, o che mi mandasse a cagare.
Abby's pov
Avevo provato ad ignorare quel frastuono, quel suono che mi rimbombava nelle orecchie. Ma quel maledetto campanello mi ruppe i timpani a furia di trillare. Sbuffai rumorosamente e con passo pesante scesi le scale, andando ad aprire. Avrei schiaffeggiato chiunque si fosse trovato al di la di quella porta. Apri e se avessi telefonato al diavolo, sarebbe stato meno peggio. Anzi,sarebbe stato meno traumatico, stentavo a riconoscere il ragazzo davanti a me. -Perché cazzo non mi rispondevi?- urlò furioso Michael. La rabbia nei suoi occhi mi saventò a tal punto che quando mi strattonò per le spalle sussultai, la sua presa era forte, come se si stesse aggrappando a me. Era la stessa rabbia di quella volta in discoteca, quando mi ero ritrovata bagnata fradicia. Lo guardai con terrore, ero certa che avrebbe potuto uccidermi senza difficoltà. La furia nei suoi occhi venne spazzata via dalla preoccupazione quando lesse il mio spavento. Poggiò la fronte sulla mia e sussurrò -Mi hai fatto venire un infarto cazzo. Dio mio, non sai che spavento mi hai fatto prendere. Non farlo mai più, ti prego. Santo cielo, ho perso venti anni di vita.- sembrava davvero spaventato.- li avrei persi tutti gli anni che mi restano se non ti avessi ritrovata. Cazzo-Lo guardai con gli occhi che pizzicavano. Non credevo che dentro di se avesse una rabbia simile, e che potesse dissolversi così facilmente. Non dissi nulla, sapevo che quello con il bisogno di parlare era lui. Lo avevo imparato a capire, a leggergli in faccia le cose. Poggiò una mano sulla mia guancia e premette con forza le labbra sulle mie, mi spinse indietro, peer poi chiudersi la porta alle spalle e facendomici appoggiare la schiena. Portai le mani dietro il suo collo, accarezzando la base dei capelli tinti. Erano così soffici. Non respiravamo, eppure mi pareva di stare riempendo i miei polmoni di aria. Un aria fresca e delicata, che entrava in circolo e rimanrginava tutte le ferite, sentivo i pezzi del mio cuore ricomporsi e tornare insieme, come quando una sostanza cristallizza. Con la differenza che qui non si stava abbassando la temperatura o evaporando il solvente. Ci stavamo scusando in silenzio, con le labbra che si plasmavano a vicenda e i respiri smorzati. Avevo gli occhi chiusi, ma sapevo che non avrei visto nulla se non lui se li avessi aperti. Si allontanò di pochi centimetri per riprendere fiato e se il suo corpo non fosse stato attaccato al mio, sarei crollata a terra priva di forze. Certe sensazioni ti svuotavano, soprattutto se non le provavi tutti i giorni. Lo guardai e vidi le sue iridi verdi incollate alle mie. Mi schiarì la voce e cercai la forza di allontanarlo da me. Appena la trovai, feci appello alla mia volontà e mi scansai. I suoi occhi studiavano ogni mio movimento. Prima lo assecondavo e ora mi allontanavo, ecco a cosa pensava il mio ragazzo. Glielo leggevo in faccia come se ci fosse un insegna a led. - Cosa significa?- domandai poggiandomi al corrimano delle scale dietro di me, mi sentivo debole. -Ho preso la mia decisione- sussurrò. Alzai lo sguardo su di lui e alllora si che mi mancò il fiato. -Bene.- no, non andava bene per nente. Quel bacio era forse un addio? UN modo per dire che teneva più a me di tutto il resto? -Ok, forse ho sbagliato approccio- continuò avvicinandosi. Strinsi la presa sul legno lucido e liscio. -Direi- replicai fissando la sua espressione piatta. Mi sentivo in attesa di qualcosa che avrebbe otuto devastarmi. Era come asettare che sganciassero una bomba chimica sopra la propria testa. -Ho capito che sono uno stronzo, che ti sto opprimendo con queste scenate inutili, che non dovevo tirare in mezzo Luke. Lo so che te e lui siete solo amici, che lui è il tuo migliore amico. Ma io ho aura che tu possa andartene. E tu sei più importante di qualsiasi grado di gelosia. Non mi importa cosa dovrò fare per trattenermi, lo farò. Perché non voglio vederti andare via a causa mia.- la sua mano calda e grande mi carezzo la guancia. Mi ci appoggiai, quel contatto mi era mancato. - Immagino di dover dire qualcosa-biascicai in cerca di una frase migliore da dire. -Non sei obbligata. Lasciami finire prima. Se adesso tu non volessi più parlarmi lo capirei, ma se mi abbandoni dimmi come odiarti o come salvarmi, da solo non ce la faccio.- aggiunse giocando con una ciocca dei miei capelli. -Stai dinuovo correndo troppo,Mike.- sottolineai. Lui rise - Sarà che con te perdo le capacità cognitive. Ok, rallento, ma tu rispondi a una domanda.- annuì, non capendo cosa intendesse -Mi vuoi ancora?- la cosa mi spiazzò, come potesse pensare che io non lo volessi restava un mistero. - Certo che si idiota. Smettila di farti problemi e film mentali su un possibile abbandono! Sono qui e non ti lascio, che un'altrra come me dove la trovi? Una che potrebbe romperti le ossa come spalma la nutella sul pane ma preferisce baciarti? Eh?- scherzai, non credevo di essere così speciale ma mi piaceva quando rideva delle mie cazzate. -Eh già....fortuna che sei unica e sei solo mia! - Rispose prendendomi in braccio e facendomi girare assieme a lui. Scoppiai a ridere. -Tu sei un pazzo!- lo etichettai scompigliandogli i capelli -Mica ti ho detto io di morirmi dietro- fece la linguaccia e cavoli se era perfetto anche con una smorfia in faccia. -Io non muoio dietro a nessuno se non alla pizza e alla nutella.- f eci io incorciando le braccia al petto. -Dovrò far fare una brutta fine a questi due allora...- mormorò minaccioso avvicinandosi alla cucina. Gli corsi dietro e lo superai, allungandomi per prendere il barattolo di felicità spalmabile e tenendolo al sicuro contro il mio petto. -Mi spiace ClIfford, ma io e nuty stiamo benissimo così. Mettiti in coda!- lui mi uardò perplesso inclinando la testa di lato-nuty?- domandò per poi scoppiare a ridere -Si, Gordy del mio cuore!- odiava il suo secondo nome. E io adoravo farlo arrabbiare chiamandolo così. -Oh oh. Qui qualcuno gioca col fuoco.- mi rubò la nutella dalle mani e prese un cucchiaio. Cominciò a mangiare lasciandomi interdetta. Al che presi anche io un cucchiaio e , mi aggiunsi a lui. Dopo circa un'ora il baratto era così pulito che sarebbe sembrato nuovo per chiunque. -Facciamo schifo- dissi lavando i cucchiai- No, non dare la colpa a me. Sei stata tu a istigarmi.- mi rimbeccò. Mi toccai la pancia e dissi -mica è colpa mia se la nutella troppo buona.- lui scosse la testa e disse -Ho trovato l'unica ragazza che mangia più di me. E guarda un po' me ne sono innamorato! Ma cos'ho in questa testa?- si chiese battendosi una mano sulla fronte. Forse aggiunse altro, ma mi ero fermata al ''me ne sono innamorato''- Puoi ripetere, non ho capito bene- chiesi con un groppo in gola.- Ma cos'ho in questa testa?- ripeté. LO guardai come se fosse un alieno-Io intendevo la frase prima. Hai capito o ti faccio un disegno?- chiesi sbufando divertita dalla stupidità del mio fidanzato. -Ah si. Mi sono innamorato di te. Contenta?- la gioia minacciava di farmi impazzire. Saltai giù dal piano della cucina su cui mi ero seduta e lo abbracciai. -Si- risposi. Il mio sorriso era enorme, e anche quello di Michael non scherzava. Mi accigliai, pensando a come stupidamente si era fatto perdonare. Era incredibile, eppure non riuscivo a non perdonarlo ogni volta.
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