"Il punto è che sei troppo importante"

Il litigio tra Ricky e mia madre fu così grave che il giorno dopo mio fratello, per protesta, decise di starsene a casa e di non andare a scuola. E io, dovendo essere la sorella maggiore che stava dalla sua parte, ero stata costretta a starmene a casa.  Non avevo alternativa se non volevo mettermi contro mio fratello. Con mia madre avevo già discusso la sera precedente dicendole che non doveva comportarsi in quel modo e che, se con me c'era ancora qualche minima possibilità di riportare le cose com'erano in precedenza, con Ricky quella possibilità non esisteva. 

"Hai voglia di fare colazione?"domandò Ricky entrando in camera mia.

"Non molta, in realtà... Perché hai tirato il discorso ieri sera?"chiesi curiosa.

"Mamma voleva portarci a cena con Sullivan, e in quel momento non ce l'ho più fatta. è stato più forte di me. Non riuscivo a non pensare a papà e al modo crudele con cui è stato buttato fuori di casa, perciò ho deciso di agire. Non mi importa più nulla, adesso. Voglio solo andare a vivere con papà."spiegò arrabbiato mio fratello.

Al cuore non si può comandare, si sa, e mia madre non ha potuto fare a meno di fare una scelta tra il mio professore di matematica e nostro padre, ma poteva sicuramente risolvere la situazione in modo diverso. Ero più che sicura che papà avrebbe capito tutto e che l'avrebbe lasciata libera di seguire il suo cuore. 

"Va bene... Ma sai che lei non te lo lascerà mai fare"

"Non ho bisogno del suo permesso per fare ciò che voglio" chiuse il discorso, uscendo dalla stanza. 

Perdere quella giornata scolastica non mi avrebbe fatto per niente bene. Rischiavo di perdere lezioni importanti. E in più, non potevo nemmeno vedere Daniel... Ero proprio curiosa di sapere che cosa fosse successo con i suoi genitori. La madre sembrava davvero sconvolta dalla situazione in cui si trovava, in effetti, quale madre non lo sarebbe stata? Trovarsi a casa del figlio con davanti una ragazza mai visto e un bambino piccolissimo... 

Non mi era mai piaciuto passare la giornata chiusa in casa durante il periodo scolastico.Odiavo avere la febbre perché mi annoiavo. Perciò, cominciai a fare la prima cosa che un qualsiasi normalissimo teenager avrebbe fatto : prendere il computer e controllare i vari social. 

Guardai tra le varie notizie, e subito mi comparvero i tweet di Beth in cui per la millesima volta esprimeva la sua opinione su una cosa che era successa alla sua band preferita, non potei fare a meno di sorridere. Poi passai a controllare instagram e la prima foto che mi comparve fu quella di Dylan. In primo piano c'erano i bellissimi sorrisi del mio migliore amico e della perfetta Caroline. 

Sotto c'era una bellissima citazione di Confucio ' Non importa quanto lontano possa andare lo spirito, non andrà mai più lontano del cuore.'

Dylan non era mai stato un romanticone o un amante delle frasi prese da internet per metterle come citazione sotto una foto. Non aveva nemmeno mai amato postare sui social, ma dato che Caroline ricambiava il suo amore le cose stavano andando in modo diverso. Spensi il computer immediatamente... Non potevo vedere ancora quella foto. Mi dava fastidio.

Nel momento esatto in cui decisi di chiudere il computer, indovinate chi mi inviò un messaggio? Sì, proprio Dylan. 

*Dylan:

So che le cose tra noi non stanno andando alla grande, ma questo non basta per non preoccuparmi per te. Anni di amicizia sono serviti a qualcosa... Come mai non sei venuta a scuola? Va tutto bene? è successo qualcosa con tuo padre? Se vuoi, chiamami all'ora di ricreazione, se no scrivimi via messaggio. Ti risponderò subito. 

Ti voglio bene.

Dylan. *

La situazione mi fece quasi ridere. Non avevo bisogno di lui e non volevo nemmeno mandargli messaggi o chiamarlo. Tra me e Dylan le cose non andavano e basta. Era il mio migliore amico, ma non volevo sentirlo. La rabbia nei suoi confronti era talmente grande che non risponderti mi sembrava la cosa più giusta da fare.

Lo ignorai e quando arrivò anche il momento della ricreazione, non lo chiamai. Mi concentrai sul portarmi avanti con i compiti per il giorno seguente e sul recuperare gli argomenti persi quel giorno che me n'ero stata a casa.  Stava andando tutto bene. Ero concentrata sullo studio al cento per cento, fino a quando qualcuno non suonò alla porta d'ingresso e io gridai per chiedere a Ricky di andare ad aprire al mio posto. Volevo che tutta la mia concentrazione fosse focalizzata solo ed esclusivamente sulla matematica, dato che dovevo in qualche modo rendere felice il professor Sullivan.

Mio fratello bussò alla porta d'ingresso e quando entrò nella mia stanza fu accompagnato da un altro ragazzo. Dylan. Che diamine ci faceva a casa mia? Controllai l'ora sull'orologio e scuola non era ancora finita, mancava ancora un'ora, eppure lui era proprio davanti a me che sorrideva come se tra noi due non fosse successo proprio nulla.

E sapete una cosa? Credo che questa sia una delle cose più belle di un'amicizia. Litigare e litigare, distruggersi a vicenda e poi far tornare tutto esattamente come prima grazie ad un sorriso.

Mi piaceva Dylan perché con abbraccio o con un sorriso riusciva facilmente a risolvere i problemi che si creavano tra di noi. Succedeva sempre anche quando eravamo piccoli.

"Guarda chi è venuto a farti visita" disse Ricky. "Vi lascio da soli"

Mio fratello uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di sè. Fin da subito ci fu silenzio imbarazzante. Nessuno dei due sapeva cosa dire... Dylan si avvicinò al letto e si sedette sul bordo, guardandosi attorno e incrociando lo sguardo con me qualche volta. Sembravamo due estranei. Due persone che erano state appena costrette a passare dei minuti da sole in una stanza.

Decisi di fare il primo passo e cominciai dicendo:"Che cosa ci fai qui?"

Certo, non era di certo il modo migliore per salutarlo o per ringraziarlo di aver raggiunta  a casa in un momento in cui avevo davvero bisogno di lui, ma volevo sapere prima di tutto quale fosse il motivo di quella sua visita inaspettata. 

"Non mi hai risposto ai messaggi e nemmeno alle chiamate, perciò mi sono preoccupato" spiegò.

"Forse avevo delle cose importanti da fare..."

"Tipo? Studiare? Oh, andiamo Lucy. Ti conosco più di qualunque altro... Non mi hai risposto solo perché abbiamo litigato e non vuoi assumerti le tue colpe"

"Non ho colpe Dylan. Non dirti nulla a proposito di mio padre, non è una colpa. è stata una tua scelta preferire Caroline a me." dissi.

Ed ecco che stavamo tornando sullo stesso esatto argomento del giorno precedente. Odiavo renderlo così tanto evidente, ma odiavo essere messa in secondo piano dal mio migliore amico. Più che altro mi faceva male, perché sentivo di non essere più una persona importante per lui.

"Lo so, e ho sbagliato. Ma questo non significa nulla. Non possiamo litigare per una cosa banale come questa."

"Non è banale, Dylan. Almeno non per me. "alzai la voce, ma cercai di calmarmi subito dopo. " Ascolta, per me non ci sono problemi se tu riesci finalmente ad essere felice insieme a qualcuno, davvero. Ma questo non significa che le persone che ti sono state accanto fino a quel momento debbano svanire nel nulla perché non ti servono più a nulla. Sembra quasi che non ti importi più della nostra amicizia" cercai di essere più sincera possibile, perché proprio questo che si richiede in un'amicizia : sincerità.

"Il punto è che sei troppo importante per me, Lucy. E non sarei qui adesso se non la pensassi veramente in questo modo. Litigare con te mi fa male, te lo giuro. Non sopporto vederti così distante da me, ed è per questo che sono uscito prima da scuola... Per poter parlare in pace senza Caroline e senza Daniel."pronunciò l'ultimo nome con disgusto. " Siamo grandi ormai e siamo in grado di sistemare le cose da soli. Mi dispiace di averti trattata male e di averti ignorata, Lucy. Facciamo finta che non sia successo nulla?"

Fare finta per non perdere il mio migliore amico? Mi andava più che bene. Era l'ultima possibilità che gli avrei dato e se avesse sbagliato un'altra volta, avremmo chiuso le cose immediatamente. Volevo avere accanto a me il Dylan che per anni si era dimostrato un ottimo amico e che era stato anche in grado di farmi perdere la testa. 

"Va bene..." sussurrai e bastò solo quello per renderlo il ragazzo più felice del mondo. Si alzò in piedi dal letto e corse nella mia direzione per sollevarmi dalla sedia e abbracciarmi forte. "... Prova a mettere in secondo piano la nostra amicizia un'altra volta e giuro che non mi rivedrai mai"

"Te lo prometto, Lucy. Te lo prometto." disse stringendomi forte a sè.

Non ci parlavamo solo da qualche giorno, eppure sembravano passati mesi e mesi dall'ultima volta che c'eravamo raccontati qualcosa. Ci confidammo in tutto. Io gli raccontai dei miei genitori, mentre lui di Caroline e dei primi difetti che cominciò a notare in lei. Beh, 'essere ansiosi' non poteva essere considerato proprio un difetto, ma per Dylan lo era. 

Mi era mancato passare i pomeriggi interi a parlare con lui e alla sera decidemmo anche di andare a mangiare fuori qualcosa. Chiamammo Beth e Tyler in ricordo dei vecchi tempi e ci divertimmo come non mai. 

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