•37•
Dopo pranzo, prendo la giacca ed esco di casa.
Mi fermo a comprare dei girasoli dirigendomi dall'unica persona che avrei voluto vedere al mio ritorno.
"Ciao Eli" la saluto prima di inginocchiarmi davanti la sua lapide "Sono qui, anzi siamo qui. Tra qualche mese diventerai zia" sento gli occhi iniziare a pizzicare per via delle lacrime che minacciano di solcare il mio volto
"Vorrei averti qui con noi, mi manchi così tanto" confesso lasciando libero sfogo alle lacrime
Elisa adorava i bambini, non vedeva l'ora di diventare mamma. Sembrava essere nata per farlo, aveva un dono. Lo faceva anche con me. Mi proteggeva, talvolta anche da me stessa.
Aveva sempre cercato di mascherarmi il dolore di non sentirmi amata da mio padre, di invogliare la delusione della sua assenza, di non sentire il dolore che, ogni volta, provavo nell'ascoltare le forti parole, che diceva a mia madre mentre litigavano.
Sono diventata così per lei, lo faceva per me, per rendermi orgogliosa. Sempre controllata, forte, ragionevole, rispettosa, coraggiosa, volenterosa. Voleva che mostrassi al mondo la parte bella, come la chiamava lei, di me. Quella parte che solo lei riusciva a scorgere dalle crepe di quei muri in cui mi rinchiudevo.
Non mi rassegnerò mai ad averla persa. Dicono che l'incapacità di accettare la perdita sia una forma di follia, probabilmente è vero, ma a volte è l'unico modo di restare vivi...
Mi asciugo le lacrime e mi incammino, pensierosa e con gli occhi rossi, verso casa.
Non ho la minima idea di come fare con Marco.
Lui ha un'altra adesso. È andato avanti e io torno, dopo averlo lasciato in malo modo, per confessargli che sta per diventare padre.
Lui ha la sua vita e io invece ho la mia, con un figlio in arrivo e questo senso di irrisolto che mi porto dentro.
Continuo a chiedermi come sarebbe andata se io fossi stata più fiduciosa e meno paranoica. Come sarebbe andata se io avessi avuto il coraggio di non lasciarci finire? Come sarebbe andata se avessi avuto il coraggio di restare, di rischiare ?
Mi sta scoppiando la testa.
Voglio solo tornare a letto e spegnere la mente.
Con la testa ancora piena di domande rientro a casa, trovando mio fratello e Marta sul divano.
"Sofia... sei rientrata, finalmente" mi dice apprensivo "Iniziavo a preoccuparmi"
"Alan, sono stata via solo un paio d'ore, non c'è bisogno di esagerare" sbotto infastidita prima di sedermi vicino a lui
"Mi preoccupo per mio nipote, mica per te" ironizza
"Cosa ti fa essere così convinto che sarà un maschio?" gli chiede incuriosita la sua ragazza
"Sesto senso maschile" ribatte sicuro
Io e Marta scoppiamo a ridere non riuscendo più a trattenerci
"Sesto senso maschile? Io mi sono sempre chiesta se voi uomini aveste un senso, figuriamoci un sesto. AHAHAHAH" intervengo
"Ahahahah si sì, ridete pure. Vedremo come riderete quando avrò ragione io" dice fingendosi offeso
"Fa niente, qualunque sia il suo sesso l'importante è che stia bene. Maschio o femmina poco importa" dico accarezzandomi il ventre
Non vedo l'ora di fare la prossima ecografia, ho già trovato una nuova ginecologa qui a Chicago. Non so per quanto ancora resterò, ma nel frattempo non voglio rimandare le visite. Vederlo crescere è la cosa più bella che mi sia mai capitata nella vita, mi rende così orgogliosa. È strano, ho passato una vita intera a desiderare una bella pancia piatta, e adesso quello che desidero è che cresca, settimana dopo settimana, portando al suo interno il mio dono più prezioso.
"Stasera andiamo a mangiare fuori con gli altri, vieni anche tu" esordisce Marta
"No, penso sia meglio per tutti che io resti a casa. Chiedete a Francesca, sicuramente le farà piacere, non conosce nessuno qui e vorrei si facesse degli amici" propongo
"Certo, verrete entrambe" interviene Alan
"Alan, per favore, non cominciare. Ho detto che non vengo" lo supplico
"Sofia, No. Non permetterò che tu stia a casa. Sono i tuoi amici e non ti vedono da mesi." ribatte con un tono che non ammette repliche
"Sei mancata a tutti, abbiamo tante cose di cui parlare e tanto tempo da recuperare" concorda Marta
"Io..." provo a inventare una qualsiasi scusa che mi permetta di restare a casa a crogiolarmi nella mia sofferenza
Ma non mi lasciano nemmeno il tempo di riflettere che Marta se n'è già andata, mentre l'idiota di mio fratello è sgattaiolato al piano di sopra
Sbuffo esausta. Non mi va di uscire, non mi va di rivederlo. Non sopporto l'indifferenza che mostriamo l'uno all'altra. Come ieri sera che ai suoi occhi mi sono sentita un estranea.
In pochi minuti Francesca, aggiornata da Alan sui piani della serata, si precipita al piano di sotto.
"Ho saputo che stasera si esce. Che ti metti? Io non lo so ancora. Sbrigati, che ci fai ancora seduta lì ? Abbiamo un sacco di cose da fare" Francesca mi investe con la sua solita energia
A volte la invidio, vorrei avere anch'io tutta questa voglia di vivere, quest'energia.
"A cosa è dovuta tutta questa agitazione ? O forse dovrei dire a chi è dovuta?" Sorrido alludendo a Caleb
La mia amica diventa paonazza, le sue guance si tingono di rosso
"Vado a prepararmi, sbrigati anche tu" farfuglia in preda all'imbarazzo prima di scappare via
Vorrei essere anche io così allegra, così spensierata e felice all'idea di uscire per passare una serata con degli amici. E invece non riesco a non provare questa sensazione, a non sentire stringere un nodo in gola al pensiero di rivederlo. Sono terrorizzata all'idea di scoprire che è felice con un'altra, che non mi pensa e non sente la mia mancanza.
Mi alzo controvoglia per andare alla ricerca di qualcosa da mettere. Frugo un po' nell'armadio poi decido di optare per un vestito a collo alto beige e degli stivali neri.
Molto comodo e morbido così da non mettere troppo in risalto la mia pancia. Ideale per le temperature di serate di novembre come questa.
Una volta arrivati in pizzeria scendiamo dall'auto mentre una macchina nera che riconoscerei tra mille, accosta per poi parcheggiare accanto alla nostra.
Mi ricordo ancora quando lui prese la patente e venne subito da me. Il giro in macchina, il finestrino abbassato e il vento a scompigliare il suo ciuffo. E poi abbiamo fatto l'amore su quella stessa auto da cui adesso sta scendendo un'altra.
Inspiro cercando di ritrovare la calma che mi serve per mostrarmi indifferente, nonostante abbia sentito il cuore spezzarsi ancora.
Marco scende dall'auto bello come sempre, indossa un jeans strappato e una t-shirt nera, stretto nel suo chiodo di pelle nero.
Vorrei saltargli al collo... Dio mio. È ancora più bello di prima. Ma non poteva diventare brutto in questi mesi? Sarebbe stato più facile.
La piovra di cui non ricordo neppure il nome lo raggiunge e avvolge il suo braccio in una morsa ferrea e poi si volta a guardarmi, mentre lui saluta tutti con un cenno e qualche pacca sulle spalle. E appositamente decide di evitare il mio sguardo mentre entriamo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top