•35•

Marco pov's

"È tornata" sussurro, mentre mi avvicino a quella chioma familiare

"Chi è tornata?" chiede perplessa Erika venendomi dietro

Ed ecco che la vedo di fronte a me.
Mando giù qualcosa, forse saliva, forse ansia, forse tante cose del passato che pensavo aver mandato giù tanto tempo fa. Ma il cuore mi sta spaccando le costole, la saliva sembra sia sparita dalla mia bocca, e mi rendo conto che, forse, non ho mandato giù un bel niente.

"Sofia" sussurro di nuovo, e questa volta me la sento soffocare la gola.
"Marco" ribatte voltandosi

Non bado alla presenza di Erika che nel frattempo mi ha raggiunto. Non bado alle sue braccia che avvolgono il mio collo, ne alle sue labbra che si posano sulle mie. Non bado a niente perché mi sento sconvolto anche se non dovrei.

Però ai suoi occhi ci bado eccome, gli occhi che quasi le escono di fuori. Ha la bocca spalancata e sembra che l'aria sia uscita del tutto dai suoi polmoni. Sembra sconvolta quasi quanto me, il bicchiere che teneva in mano le scivola e si frantuma a terra. In mille pezzi.
Allo stesso modo in cui ha ridotto il mio cuore. Ed è qui davanti a lei che sento tremare il muro che mi sono costruito attorno negli ultimi mesi.

Che cazzo sei tornata a fare, Sofia?
E come ha fatto la sola tua presenza a riportare a galla sentimenti che credevo non mi appartenessero più ?

Mi sento scombussolato. Disorientato dal turbinio di emozioni che sento travolgermi dentro mentre ci guardiamo negli occhi.

Forse solo stupore? Nostalgia, affetto? E se fosse ancora amore quello che sento ?

Ma che sto dicendo?

Dovrei odiarla, cazzo. Dovrei abbandonarmi al rancore, ricordare solo le sue mancanze, la sua incapacità di riconoscere e apprezzare o quantomeno rispettare un sentimento autentico come quello che provavo per lei. Dovrei sputarle addosso tutta la mia rabbia, il mio risentimento. Il problema è che non ne provo. O meglio, ho smesso di provarne.

Col tempo al posto di odiarla, ho imparato a perdonarla. Non potevo cambiarla, anche se l'illusione di riuscirci mi ha sfiorato tutti i giorni trascorsi insieme. Lei è così. Un anima ribelle e smarrita. Ho provato a essere la sua bussola, e ho finito per perdere io l'orientamento dentro il suo mondo.

Nonostante di tempo ne sia passato dall'ultima volta che l'ho vista, è evidente che ha ancora effetto su di me. Non riesco a essere lucido, non riesco a essere indifferente alla sua presenza. Continuo a osservarla nella speranza o forse nell'illusione di scorgere la stessa ragazza schiva e diffidente di un tempo. Nella insensata speranza di riconoscermi nei suoi occhi, di vedere che così come me anche lei è rimasta sospesa tra un inizio e un fine che non sono mai avvenuti.

E forse è proprio a causa di quella stupida speranza che la vista di una sporgenza sul suo ventre mi fa sentire così maledettamente male. Lei... lei è incinta.

Ecco che la verità arriva come uno schiaffo in faccia a riportarmi con i piedi per terra.

Vorrei dire così tante cose e chiederne altrettante. Mentre la vedo presentarsi a Erika e fuggire via.

È incinta? Chi è il padre? È felice adesso?

Lei... lei a quanto pare è felice anche senza di me. È andata avanti. È stata veloce. Mentre io adesso mi rendo conto di averla aspettata per tutto questo tempo.
Passando tra pelle e pelle cercando la sua di pelle che non somiglia a nessun'altra. Molte donne hanno provato a toccarmi ma nessuno l'ha fatto davvero.

Ho aspettato i suoi occhi. L'ho aspettata senza nemmeno saperlo, senza nemmeno rendermene conto. In un modo che adesso mi devasta,  perché vado avanti e resto indietro allo stesso tempo.

In silenzio trascinato da Erika, mi dirigo verso il tavolo, incapace di formulare una frase articolata.
Mentre ripenso ai suoi occhi verdi spaesati e per nulla sereni.

Lei è sempre stata così. Anima impetuosa, fragile e tormentata. Non potevo salvarla.

L'ho amata in silenzio, talvolta anche da lontano. Amare qualcuno in silenzio per me equivale a morire dentro, ma il modo in cui mi guardava, il modo in cui mi prendeva la mano e mi rialzava, non mi hanno mai fatto morire del tutto. Mi sono aggrappato a quella speranza, poi mi ha dato il colpo di grazia quando troppo velocemente mi ha voltato le spalle e se n'è andata, lasciandomi solo un mucchio di domande senza risposte.

E oggi non ha senso nemmeno odiarla, perché la sua natura era quella e quella resta. Oggi ha senso solo perdonarla per ciò che è stato, ancor di più per ciò che non è stato. Oggi ha senso dimenticarla, andare avanti. Oggi ha senso riprendermi indietro tutto il tempo che ho trascorso a volerla migliorare.

Ma come si dimentica chi ami?

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top