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"Allora, quindi se ricordo bene avete detto che i vostri amici sono tutti fighi ?" ci chiede Francesca

Siamo in macchina, diretti verso un nuovo locale a me sconosciuto. Nessuno sa del mio ritorno a Chicago a parte la mia famiglia, Alan è convinto che questa sia la serata giusta per far sapere del mio ritorno e rivedere i miei vecchi amici.

"Sono uno più bello dell'altro" rispondo continuando a mangiucchiarmi le unghie in preda all'agitazione

Non so cosa aspettarmi. In questi mesi non ho voluto che Alan mi raccontasse nulla di loro o di come la loro vita stesse continuando. Soprattutto non ho voluto che mi dicesse nulla su Marco, non ho voluto sapere come stesse e so ci fosse qualcun'altra al suo fianco.
Sento lo stomaco stringersi è un senso di nausea al solo pensiero di lui con un'altra. Non voglio nemmeno pensarci.

Nel frattempo arriviamo davanti al locale.

Entriamo e seguiamo Alan che si dirige verso il tavolo che hanno riservato per stasera.

Mentre Alan saluta tutti io resto in piedi in silenzio, aspettando che si accorgano della mia presenza.

Vedo lo sguardo di Marta voltarsi verso la mia direzione

"Sofia" si alza venendo ad abbracciarmi, sorrido felice di rivederla
"Come stai?" Mi chiede staccandosi dall'abbraccio
"Va tutto Bene, tu?"

E dannazione, era vero.
Non c'era niente che andasse male.
Semplicemente, non potevo rispondere: "sto bene".
Le cose andavano bene, certo.
Ma, evidentemente, io non ero le cose.
C'è una sottile differenza tra un "va tutto bene" ed uno "sto bene".
Nel primo caso si tratta di quello che ti accade attorno; nel secondo caso, di quello che hai dentro.
E' una differenza sottile, sottilissima.
Quasi abissale.
Come uno spillo su un palloncino.
Così sottile.
Che può farti scoppiare.

"Bene, ma mi sei mancata"
"Anche tu" ammetto

Spalanca gli occhi sorpresa nel vedere la mia pancia
"Se-i... sei incinta?" Balbetta un po' prima di pormi la fatidica domanda
"Si" confesso felice
"Wow, sono così felice per te"

"Dai amore, lasciala salutare anche gli altri avrete tempo per parlare" interviene Alan avvicinandosi alla sua ragazza

Mi volto verso gli altri rimasti seduti e in silenzio a guardare  la scena. Mi fa ancora strano vederli qui tutti insieme senza Elisa.

"Sei tornata" constata Ginevra.
È tutto quello che dice guardandomi con indignazione. Non mi aspettavo un'accoglienza del genere da lei che consideravo mia amica.

"Bentornata" mi dice Giovanni sorridendomi dolcemente

"Vieni qui" mi dice invece Caleb prima di alzarsi e venire ad abbracciarmi "Mamma mia sei ancora più bella" sorrido

"Ti presento una mia amica di Zurigo, Francesca" gli presento Francesca staccandomi dall'abbraccio

Si presentano mentre Francesca continua a squadrare Caleb. Dopo le presentazioni ci sediamo, ordiniamo da bere. Sono sorpresa di non vedere Marco qui con loro, ma allo stesso tempo mi sento più tranquilla. Non credo di essere ancora pronta a incontrarlo.

La serata scorre per lo più in maniera serena, ridiamo e scherziamo a eccezione di Ginevra che non mi rivolge la parola ed evita in ogni modo di incontrare il mio sguardo.

"Voglio prendere un'altro drink. Mi accompagni?" mi chiede Francesca
"Si anche io voglio un'altro succo"

Ci alziamo e ci dirigiamo al bancone.

"Un gin lemon e un succo alla pesca per favore" chiede la mia amica al barista

"Non mi avevi detto che Caleb era così affascinante"
"Lo sapevo. Avevo capito che ti piaceva da come lo guardi, ahahahah"
"Perché come lo guardo?"
"Più o meno come io guardo una pizza, con l'acquolina in bocca" scoppio a ridere
"Oddio è così visibile" chiede in imbarazzo
"Abbastanza per me che ti conosco bene" rido nel vedere le sue guance che si tingono di rosso

Dopo aver preso i nostri drink, mi volto per ritornare al tavolo. Ed ecco che lo vedo e il mio cuore perde un battito.

I suoi occhi mi guardano come a scavare nel profondo della mia anima.

Il bicchiere mi scivola dalle mani e si frantuma in mille pezzi sul pavimento. È tutto questo mentre fra di noi è scoppiata una guerra di sentimenti ed emozioni.
Quella corazza, quel muro di difesa che avevo costruito intorno a me sembra vacillare. In quanti occhi ho cercato l'amore... Pur di non ammettere a me stessa di averlo abbandonato in questi occhi a cui ho detto addio.

"Sofia"
"Marco"

Mi aspettavo di vederli espressivi, luminosi, suoi. Eppure non lo sono e la cosa mi sorprende quasi quanto il fatto che c'è l'ho davanti, realmente. Che questa volta non si tratta di una allucinazione, non si tratta di una finzione creata dalla mia mente per colmare la sua mancanza. Lui è qui, di fronte a me.

Ho sempre pensato che rivedere i suoi occhi sarebbe stato come un miraggio, una botta di ossigeno puro. Ma adesso sembrano spenti, privi della loro trasparenza, della loro luce.

Guarda attentamente ogni centimetro del mio corpo come per vedere se ancora se lo ricorda. Quando il suo sguardo si sofferma sul rigonfiamento del mio ventre sgrana gli occhi sorpreso. Istintivamente mi accarezzo la pancia.

Dopo alcuni attimi di esitazione fa
per parlare ma viene interrotto da una ragazza che si avvicina a lui e avvolge le sue braccia intorno al suo collo. Più che braccia sembrano tentacoli.

Mi sento mancare l'aria quando vedo che poggia le sue ripugnanti labbra su quelle di Marco.
Non credevo accadesse così in fretta, anche se un po' me lo aspettavo. Non credevo accadesse così in fretta, sopratutto perché speravo il contrario, ovvero che non mi dimenticasse allo scadere dei nostri giorni.

Forse ho preteso troppo io, o forse come al solito l'illusione è stata più forte dell'evidenza che non saremo mai stati nulla. Siamo rimasti lì, in quello spaccato di tempo e solo io ho sperato in un legame al di fuori di esso.

"Amore, chi è questa?" gli chiede voltandosi verso di me

Non gli permetterò di vedermi fragile, non gli farò vedere cosa ha causato in me la sua assenza, non merita di sapere quanto questo sentimento mi abbia resa stupidamente fragile e che mi odio per questo. Per averglielo permesso.

E se prima pensavo che il mio cuore fosse abbastanza forte per subire un colpo senza distruggersi, non avevo messo in conto che un diamante può essere distrutto da un'altro diamante.

Va tutto bene... mi ripeto.
Deve andare tutto bene, perché non permetterò che accada il contrario.
Quindi indosso il mio più ampio sorriso e mi presento

"Sono Sofia, e lei è Francesca" dico tirando in ballo la mia amica

Senza darle nemmeno il tempo di rispondere mi risiedo al tavolo, come se nulla fosse. Come se no, non è appena esplosa una bomba nel mio cuore.  Come se non avessi appena visto il padre di mio figlio baciare un'altra.

Dopo pochi minuti però Alan probabilmente intuendo il mio umore si alza dicendo
"Si è fatto tardi, torniamo a casa?"
Annuisco in risposta

Evito di guardarlo negli occhi perché so che mi ci bloccherei, in quell'azzurro magico, in quel posto che chiamavo casa, mi alzo prendo la borsa e me ne vado... due sconosciuti siamo diventati, non ci guardiamo, non ci salutiamo, non ci calcoliamo, mentre quel sentimento a cui non ho voluto dare un nome è ancora presente in me.

Usciamo dal locale e finalmente posso dar sfogo a quelle lacrime che avevo cercato in tutti i modi di reprimere. Scoppio a piangere mentre corro verso la macchina lasciando alle mie spalle Francesca, Alan e Marta.

Mi appoggio alla portiera e copiose lacrime inondano il mio viso. Lo sapevo.

Sapevo che meritava di meglio ed ero consapevole che non sarei mai stata io il suo meglio. Non sapevo però quanto male mi avrebbe fatto vederlo con un'altra, vedere che non era più mio. O forse non lo era mai stato.

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