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Due mesi dopo...

Marco pov's

Mi avvolge le braccia al collo mentre balla strusciandosi su di me. Le mie mani circondano i suoi fianchi che ondeggiano a ritmo di musica.

Erika si impossessa delle mie labbra e insinua la sua lingua nella mia bocca. Le sue mani scendono sfiorandomi il petto per poi dirigersi sulla patta dei miei pantaloni. Dove qualcuno lì sotto sembra rifiutarsi di reagire. Nessuna erezione, nessun brivido sulla schiena, nessun profumo di vaniglia, nessuna voglia di farla mia qui, ora, davanti a tutti.

Chiudo gli occhi cercando di lasciarmi andare al bacio.
Ma presto il ricordo di un paio di occhi verdi e di una chioma castana mi fanno allontanare da Erika e spalancare gli occhi alla ricerca dei suoi che in un attimo si è portata via.

È stato un attimo me lo ricordo bene. Quel giorno c'era lei con il suo solito profumo e un bacio che non pensavo fosse l'ultimo, però potevo immaginarmelo. Sapeva un po' di lacrime e di decisioni prese.

Chissà quanto c'ha pensato su, Sofia non è mai stata una da scelte affrettate. Qualche parola, la voce spezzata in più punti. Gli occhi tristi di chi non vorrebbe ma deve. L'amore è come una cassaforte, non tutte le combinazioni possono essere quella giusta per aprirla. Forse c'ho creduto, forse c'ho sperato un po', forse un po' troppo. Adesso vivo di carezze sul mio corpo da mani che non sono le sue.

"Che ti prende ?" Mi chiede Erika guardandomi accigliata

"Niente sono stanco. Torniamo al tavolo" rispondo freddo, avviandomi verso il tavolo senza dargli nemmeno il tempo di ribattere

Mi siedo al tavolo con gli altri mentre Erika mi raggiunge e si siede al mio fianco avvinghiandosi al mio braccio. Ancora nervoso e infastidito dal suo gesto la stacco da me con irruenza.
Mi guarda torvo prima di abbassare lo sguardo sentendosi probabilmente ferita, ma evita di fare una scenata e resta in silenzio.

"Quando la smetterai di fare lo stronzo, eh?" mi chiede Alan deluso dopo aver osservato la scena in silenzio

"A te che importa? Non ti immischiare"

"Lascialo stare, non vedi come sta, andiamo." Interviene Marta prima di prenderlo per mano e allontanarsi con lui

È incredibile come il dolore mi abbia rotto in mille pezzi
e ricomposto a suo piacimento rendendomi un Marco totalmente diverso da quello che ero.

"E tu che cazzo ci guardi?" sbotto contro Ginevra rimasta al tavolo a fissarmi

"Guardo quanto tu sia debole"

"Ginevra" la richiama Giovanni incitandola a non proseguire

"Quanto debole tu sia a ridurti così solo perché la brutta stronza che ti scopavi se n'è andata" continua ignorandolo e ridendo prendendosi gioco di me inconsapevole della bestia che ha appena risvegliato.

Digrigno i denti e stringo i pugni prima di alzarmi e avvicinarmi a lei minacciosamente

I nostri nasi quasi si sfiorano mentre ogni muscolo del mio corpo è teso. La mascella contratta e lo sguardo intimidatorio rivolto a lei

"NON- TI- AZZARDARE- A- NOMINARLA- MAI- PIÙ !"

Scandisco urlando ogni singola parola così che possa ricordarsela bene in futuro, riesco ad avvertire la sua paura.

Quasi trema ma cerca di mostrarsi per lo più impassibile sotto il mio sguardo. Saggiamente sceglie di non ribattere e di rimanere in silenzio. Per poi allontanarsi e andarsene con il suo ragazzo

Dopo aver mandato via malamente anche Erika, mi risiedo al tavolo esausto e ordino altro scotch

Quello che una volta era un gruppo, quelli che una volta consideravamo amici ora mi sembrano degli sconosciuti. Non riescono a capire e io non riesco a spiegarlo.

E alla fine dei conti a loro come dovrei spiegarlo ?
Che mi manchi come l'aria. Pensano sia diventato menefreghista e stronzo. Perché te ne sei andata.

Come dovrei spiegarlo? Che t'avrei detto si, che era con te che volevo dei figli magari con i miei ricci ma con i tuoi occhi. Era con te che volevo una casa, un cane, un giardino.

Per me eri l'eccezione a tutte le mie stupide regole. Eri l'unico colore in mezzo a questo nero. Per te l'avrei fatto, avrei girato il mondo intero con te. Invece tu mi hai lasciato con loro, che parlano parlano ma non sanno cosa dicono, non ascoltano, non capiscono. Chissà dove sei, come stai, che sogni hai, chissà se ogni tanto mi pensi o se c'è già un'altro al posto mio.

Chissà se sono ancora la casa alla quale torna il tuo pensiero quando qualcosa non va. Chissà se resto quello con il potere di farti ridere, quello che ti ha fatto sentire la più bella di tutte. Chissà se nel posticino del cuore dove mi hai nascosto mi senti ancora. Chissà se per un attimo hai mai pensato di tornare.

Chissà se ti vengo in mente, qualche volta, mentre vivi la tua vita lontana da me.
Mi chiedevo se ogni tanto il ricordo di quello che eravamo viene a trovarti. Se si insinua nei tuoi pensieri.
Se cerchi mai i miei occhi negli occhi delle persone che incroci per sbaglio al bar, al cinema, al supermercato.
Se senti mai un profumo che ti ricordi quello della mia pelle.
Se un po' ti rendi conto di ciò che hai perso.

Te ne rendi conto?
Mi fa male pensare che per te, con o senza di me sia lo stesso.
Senti di aver perso qualcosa, amore?
Io sì.
Io ti penso spesso.

Ti ho amato come nessuno ha mai amato nessuno.
E non avrei mai smesso.
Ma tu sì, tu hai mollato la presa.
Tu hai smesso.
Chissà se qualche volta di notte stringi il cuscino pensando di abbracciare me.
È stato tutto bello.
È stato tutto bello...

A interrompere i miei pensieri è il cameriere. Un uomo adulto, alto, con i capelli brizzolati sui quarantacinque anni credo.

"Altro scotch per favore" gli chiedo con la bocca impastata per via dell'alcool

"Basta scotch per te ragazzo, torna a casa"

"Non c'è l'ho più una casa, era lei la mia casa" biascico ubriaco piagnucolando

"Eh ragazzo mio, le donne. Senza di loro siamo come neve al sole. La ami vero ?"

"Come posso risponderti? Lei era matta." dico passandomi nervosamente una mano fra i capelli
"Dio se era tutta matta.ogni giorno era una donna diversa
Una volta intraprendente, l'altra impacciata.
Una volta esuberante, l'altra timida. Insicura e decisa.
Dolce e arrogante.
Era mille donne lei, ma il profumo era sempre lo stesso
Inconfondibile
Era quella la mia unica certezza.
Mi sorrideva sapeva di fregarmi con quel sorriso
Quando sorrideva io non capivo più nulla
Non sapevo più parlare ne pensare
Niente, zero.
C'era all'improvviso solo lei
Era matta, tutta matta
A volte piangeva
Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio
Lei no
Lei si innervosiva
Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni
Era matta tutta matta
Ma l' ho amata da impazzire."
confesso
"Anche se lei alla fine ha scelto comunque di andarsene e ora eccomi qui come un idiota, completamente ubriaco a parlare di lei con uno sconosciuto" scoppio a ridere "sono proprio ridicolo. Ahahahahah"

"Non sei ridicolo. Tu credi nei ritorni ragazzo ? Non credi possa accadere? Di sbagliare intendo. Può succedere a tutti no ? Vai via perché credi sia giusto, vai via perché pensi che andarsene sia la soluzione migliore per due, e scegliere per due è la cosa più difficile, perché non sempre si fa la cosa giusta. Ma io credo che si impari dagli errori. Siamo umani. Amiamo. Sbagliamo. E lo facciamo perché non abbiamo davvero il controllo delle nostre emozioni. Amare vuol dire anche sbagliare a volte, ma amare, vuol dire sopratutto tornare indietro e riprendersi. Perciò non perdere la speranza ragazzo. Non è mai troppo tardi !"

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