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Da un paio di giorni avevo ripreso ad andare a scuola Alan mi veniva a prendere la mattina all'ospedale e Marco mi riportava li subito dopo scuola. Avevano tentato di convincermi a dormire a casa ma alla fine avevano compreso e si erano rassegnati. Marco era la boccata d'aria fresca di cui necessitano, era il raggio di sole che filtrava tra le crepe dei muri in cui continuavo a rinchiudermi.

Facevo fatica a dormire, sicuramente per via delle sedie scomode dell'ospedale ma anche a causa dei miei incubi che erano sempre più frequenti, e purtroppo non avevo nemmeno Elisa a calmarmi al mio risveglio. In pochi giorni non so con certezza quanti chili ho perso, forse 8/9, non saprei dire. Mi faccio schifo da sola. Non riesco nemmeno a passare davanti uno specchio, mi vergogno di me e del mio aspetto. Marco. Chissà cosa ne pensa del mio aspetto. Probabilmente gli faccio schifo, sicuramente mi trova orrenda e per nulla sexy.

A interrompere i miei pensieri è il supplente di matematica

"Signorina" mi richiama "vedo che non è interessata alla lezione." Solo ora noto una serie di numeri e grafici alla lavagna, segno che nell'ultima ora ha spiegato

"Cosa c'è? Sono troppo elementari queste cose per lei? Venga alla lavagna su così ci fa vedere quanto è brava" dice prendendosi gioco di me
Stringo i pugni dal nervoso prima di alzarmi e dirigermi verso la lavagna.

Eseguo l'esercizio grazie ad i suggerimenti dei miei compagni, il professore inizia a sfogliare il mio quaderno per controllare che io abbia fatto i compiti per casa, compiti che per fortuna avevo copiato poco prima del suo ingresso in classe. Mentre continua scrupolosamente a visionare ogni singolo passaggio dell'equazioni Caleb con un espressione sconfitta rientra dal bagno.

Entra e chiude la porta alle sue spalle continuando a fissarmi, lo guardo interrogativa ma lui resta immobile bianco come un lenzuolo a fissarmi.

"Che c'è?" sbottò innervosita dall'insistenza del suo sguardo

"Si accomodi cortesemente sta disturbando la lezione" lo riprende il professore infastidito, Caleb lo ignora totalmente continuando a tenere gli occhi fissi su di me

"So-o-f-fi-a io.. no-n lo so, se-è vero" balbetta in preda all'agitazione

"Cosa?" chiedo avvertendo un brutto presentimento e il familiare nodo alla gola stringersi sempre più

"E-Elisa" all'udire il suo nome ogni muscolo del mio corpo scatta sull'attenti
"Dicono che è morta" lancia la bomba

"Cosa?" chiedo sotto schock
M-orta ? La stanza inizia a girare, la vista offuscata dalle lacrime che non mi ero nemmeno resa conto stessero scorrendo inesorabilmente mentre riesco a vedere solo il suo sorriso, le gambe cedono sotto al peso di un dolore che non riesco a sopportare, crollo. E poi... il buio.

Mezz'ora dopo

Apro gli occhi faticando ad abituarmi nuovamente alla luce. Mi guardo attorno e vedo i miei amici intorno a me mentre discutono tra loro.

"Ti sei risvegliata finalmente" sussurra Marco preoccupato

"Che succede?" chiedo osservandoli provando ad alzarmi dal divano di quella che credo sia la vicepresidenza

Restano in silenzio. Sposto lo sguardo su ognuno dei miei amici, aspettando che si decidano a rispondermi e mi spieghino che cazzo è successo

"Alan?" attiro l'attenzione di mio fratello sperando che almeno lui me lo dica, ma anche lui resta in silenzio afflitto non riuscendo a guardarmi abbassa lo sguardo, trovando improvvisamente interessanti le punte dei suoi piedi.

Guardo Ginevra con gli occhi rossi abbracciata al suo ragazzo, mentre iniziano a riaffiorare i ricordi. Il prof che mi chiama alla lavagna, Caleb che rientra dal bagno per poi dirmi che... NO.

"Non può essere, devo averlo sognato, non può essere reale" urlo in preda all'agitazione "No-n le-i n-on lei s-ta b-benee vero ?" Chiedo smettendo di respirare e sentendo la paura impossessarsi di ogni mio muscolo, anche quello cardiaco. Che arresta la sua corsa e si ferma anche lui temendo la risposta

"Purtroppo non era un sogno, lei non ce l'ha fatta" confessa Marco rattristato mentre sento le mie gambe cedere di nuovo e i miei occhi riempirsi di lacrime.

"NOOOOOOO" urlo tra le lacrime "NO Elisa... no no no"

DOLORE profondo, dilaniante, insopportabile. Rabbia ceca, furiosa, funesta, distruggo tutto rompo un vaso, capovolgo il tavolo, do pugni al muro mentre non riesco a vedere più nulla. Improvvisamente il vuoto che mi sta risucchiando in un buco nero senza via d'uscita.
Non ci posso credere, non posso perdere anche lei, io non ce la faccio senza di lei. Mi sembra di morire.

E penso a lei. Penso a lei piena di luce, accecante e meravigliosa. Sorridente, forte come l'acciaio ma allo stesso tempo fragile come il cristallo e per questo da trattare con cura. Esuberante, un mare ingestibile. Il mio mare. E non lo so come mi sento. Non lo so spiegare.

Elisa è il mio unico sole, è speranza che non si arrende mai e mi insegna a lottare per quello che voglio anche quando penso che non ce la potrò mai fare. È spalla su cui piangere e su cui ridere, è l'alba che mi piace guardare quando mi sento tramontare nel buio della notte. È dove mi vado a nascondere quando vorrei sparire. Lei è la persona che rende il mio mondo bello. Lei è tutto il bene che ho dentro. L'eccezione alla rabbia, il contrario della tristezza, il contrario dell'ansia, il mare che si porta via le lacrime e il dolore. Lei è primavera quando dentro è inverno. La mia anima gemella. L'amica della mia vita. E ora? Lei non c'è più? No non posso accettarlo. Io... io non sono pronta a perderla. Io ho bisogno di lei.

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