•16•

Buio.
I miei Singhiozzi riempiono il piccolo sgabuzzino in cui siamo rinchiuse.
"Shh non piangere" mi rassicura "tra poco verranno a salvarci, usciremo da qui presto" mi consola avvicinandosi a me e abbracciandomi.
"Ho paura" confesso
"Lo so" la stringo forte mentre le sfugge un debole verso di dolore
"Ti hanno fatto male?" Chiedo terrorizzata e preoccupata
"Un po', solo un po'." dice cercando di non farmi preoccupare.
"Io... non voglio più stare qui, voglio andare dalla mamma"
"Anche io, dobbiamo essere forti presto finirà" dice cercando di infondermi coraggio. All'improvviso la porta si apre la strappano via dalle mie braccia e iniziano a trascinarla per un braccio mentre silenziose lacrime inondano il suo viso.
"Nooo, lasciatela, Elisaaa Nooo" urlo, mi dimeno, mi arriva uno schiaffo in faccia e poi un'altro e un'altro ancora, perdo i sensi.

Mi sveglio sudata e nervosa, mi porto le mani alla tempia per cercare di dimenticare l'incubo appena fatto, mentre il cuore batte velocemente nel petto e mi sento mancare l'aria.
Si ripresenta quella familiare sensazione di impotenza e dolore che mi strappa l'anima. Guardo l'ora sul cellulare, 10:40. Decido di chiamare Elisa, l'unica persona di cui ho bisogno adesso.
Mi risponde al terzo squillo
"Pronto"
"Eli"
"Ehi ! Tutto bene?"
"Si" mento per non farla preoccupare "Che fai ? Ti va di venire da me?"
La sento sospirare "Arrivo" dice semplicemente prima di riattaccare intuendo subito il motivo del mio invito.

Mezz'ora dopo Elisa entra nella mia camera.
"Ehi"
"Buongiorno, come sei entrata ?"
"Mi ha aperto tua madre" annuisco
posa la borsa sulla scrivania e si avvicina a me sedendosi sul bordo del letto
"Che succede?" mi chiede

scuoto la testa perché non mi va di parlarne voglio dimenticare
"Il solito incubo?" intuisce con un espressione rattristata e io annuisco in risposta.
"Vieni qui" mi dice sedendosi al mio fianco e aprendo le braccia, così mi accoccolo a lei e chiudo gli occhi.

Mi lascio curare, mi lascio proteggere, dall'unica che ha sempre la chiave quando mi chiudo in me stessa.
Restiamo così abbracciate come se fossimo ancora due bambine, pronte a fare di tutto pur di difendersi a vicenda. Viste dall'esterno magari sembreremo strane, due ragazze che si abbracciano per minuti, anche per ore a volte. Viste da chi non ci conosce, non conosce la nostra storia non può capire che lei è la mia persona, il mio rifugio nel mondo, l'altra parte di me, la più bella.

Un ora dopo

"Com'è andata ieri sera con Marco?"

Abbiamo guardato la nostra serie preferita e ora Elisa mi sta scrutando interrogativa aspettando una risposta alla sua domanda

"Abbiamo discusso, come al solito" dico sospirando affranta ancora confusa dalla conversazione di ieri

"Strano" risponde ironicamente "stavolta per cosa? Un pacchetto di patatine" ride divertita dai nostri continui battibecchi

"No" dico tornando seria "mi ha detto di volere di più, vuole vivermi a trecentosessanta gradi. Dice di essersi stancato del nostro rapporto, di volere una relazione con me e non solo sesso. Mi ha persino confidato che gli piacciono i miei difetti. Ci credi? A chi piacciono i difetti ?" confesso ricordando le sue parole a cui non credo affatto

"A una persona speciale, ecco a chi piacciono. A una persona che ti apprezza e ha capito il tuo valore"

"Non credo" dico con un espressione contrariata "lo sai che non credo a tutte ste stronzate"

"Tu non credi che qualcuno possa volere te. Non credi che qualcuno possa amarti. Che gli hai risposto?"

"Sono scesa dalla macchina, e lui mi ha seguito per accusarmi che ogni volta che c'è un problema io scappo. Così l'ho mandato a fanculo e sono entrata a casa"

Si sbatte una mano sulla faccia contrariata e disperata a causa del mio comportamento "Sei un caso perso, veramente" sorrido in risposta perché sono consapevole di esserlo

"Va bene dai, si è fatto tardi torno a casa"
"Okay" dico prima di abbracciarla e sussurrarle "Grazie"

Una semplice parola, solo una parola. Non sono abituata a manifestare gratitudine o affetto, e per fortuna con lei non è mai servito perché sa sempre cosa mi passa per la testa e cosa provo prima ancora che me ne renda conto io.

Scendiamo insieme le scale, mia madre stringe Elisa in un caloroso abbraccio prima di salutarla e vederla andare via.

"Tutto bene?" Mi chiede mia mamma intuendo che io abbia fatto uno dei miei soliti incubi. Dopo i quali l'unica che vedevo era sempre Elisa.

"Si sì" dico sorridendo debolmente prima di dirigermi in salotto, dove trovo due coglioni impegnati a giocare alla play.

"Ehi sorellina, buongiorno" mi saluta Alan senza nemmeno spostare gli occhi dallo schermo del televisore.

"Buongiorno" rispondo mentre Marco mi ignora e non mi guarda nemmeno per un attimo. Dieci minuti dopo Alan si allontana per andare in bagno e io decido di approfittarne.

"Adesso mi ignori anche ?" si guarda intorno facendo il finto tonto "Si sto parlando con te"

"Scusa parli con me ? Il coglione?" dice offeso alludendo a come l'ho chiamato ieri sera

"Hai ragione! Scusa non avrei dovuto offenderti, ho esagerato" ammetto

"Tu credi?" mi chiede retoricamente.
Non riesco a sopportare di vederlo così distante, così mi siedo a fianco a lui. Sperando di poter chiarire e dimenticare la conversazione di ieri.

"Ero arrabbiata, puoi perdonarmi?"dico avvicinandomi al suo collo per poi nascondere la testa nell'incavo del suo collo, ispirando il suo profumo.

"Sono stanco Sofia" dice sospirando profondamente faticando a resistermi quando deposito un bacio dietro il suo orecchio. Inspira in cerca d'aria per poi continuare "È un continuo susseguirsi. Il nostro, è un circolo vizioso che prima o poi stanca, e tu mi hai stancato" chiudo gli occhi delusa nell'udire quelle forti parole.

E mi allontano leggermente da lui per guardarlo negli occhi. Stava accadendo quello che più temevo. Si era stancato di me, sapevo sarebbe successo, eppure una parte di me sperava non fosse così, sperava di sbagliarsi per una volta. Che lui potesse veramente essere diverso da tutti gli altri. Che potesse veramente fare la differenza.

"Io tengo a te, però sono stanco, di non poterti toccare, parlare, baciare come vorrei. Devi scegliere. Prendi una decisione. O stai con me e mi permetti di starti affianco, mi permetti di prendermi cura di te, diventi mia e io tuo. Oppure mi mandi a fanculo definitivamente, perché per me tra noi non sarà mai solo e semplice sesso." sottolinea nuovamente le sue intenzioni mandando in fumo la mia idea di dimenticare e ignorare la discussione di ieri.

In quel momento Alan ritorna dal bagno salvandomi da una risposta che non avrei saputo dare, mi alzo in fretta allontanandomi dal salotto per raggiungere la mia camera, sotto lo sguardo attento di Marco.

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