•14•

Dopo aver misurato la febbre e aver costatato che il farmaco ha funzionato e che sono ufficialmente guarita mi alzo e mi dirigo in bagno per una doccia. Passo davanti allo specchio e... O mio Dio, sembro un mostro. Il volto pallido, il trucco sbavato, i capelli in disordine, ho il disperato bisogno di una doccia calda.

Esco dalla doccia e avvolgo il mio corpo in un asciugamano, dopo aver pettinato i miei capelli e aver applicato la crema torno in stanza. E trovo Marco seduto sul letto.
"Che ci fai qui?" chiedo
"Sono venuto a vedere come stavi"
"Meglio grazie, ora puoi andare" dico mentre mi dirigo verso l'armadio passando vicino al letto. Improvvisamente inciampo perdendo l'equilibrio, chiudo gli occhi aspettando di schiantarmi rovinosamente a terra, ma sento due braccia afferrarmi giusto in tempo.
Riapro gli occhi e incontro i suoi a pochi centimetri di distanza, mentre mi osservano attentamente.
"Sei incredibilmente sexy" confessa e io gli sorrido per poi rispondere con fare vanitoso
"Nulla che io già non sappia"
"Se io ora ti baciassi dovrei aspettarmi in cambio uno schiaffo dopo, vero?" sussurra ad un centimetro dalle mie labbra 
Lo guardo negli occhi e rispondo
"Si" per poi aggiungere "Ma tu baciami lo stesso" così unisce le sue labbra alle mie. Il tempo di realizzare quello che sta succedendo e mi ritrovo con le mani dietro la sua nuca. Ricambio il bacio mentre mi appoggia al letto e si corica su di me. Scende a baciarmi il collo facendomi scappare un leggero gemito.
Erano giorni che bramavo di toccarlo, di sentirlo su di me, di percepire il suo calore. Così ricominciamo la nostra guerra, ricominciamo a sfiorarci, a baciarci, entra in me e io lo lascio fare, lascio che mi spogli delle mie paure, lascio che mi guardi, che mi tocchi, che mi desideri, che mi accarezzi come se mi amasse.

Si alza rivestendosi mentre io resto sul letto a osservarlo. Ancora a dorso nudo si siede al mio fianco, guardandomi negli occhi, mi accarezza dolcemente la guancia e io non posso che accompagnare il suo gesto appoggiandomi alla sua mano. Chiudo gli occhi e mi godo il suo tocco delicato, premuroso, gentile. Il suo corpo mi attrae, come una calamita.

"Cosa siamo io e te Sofia?" mi chiede ed eccola lì, la domanda che temevo da giorni.

Riflettendoci bene mi sono resa conto che è tutta colpa mia, in fondo. Perché sono masochista, faccio tutto quello che mi porta a stare male. È colpa mia che non so mai cosa voglio. O meglio, lo so. È che vorrei non saperlo. Continuo a nascondere quello che provo, a mostrarmi insensibile e a tenere il mio cuore chiuso in un cassetto a chiave. Lo faccio per evitare di soffrire ma la verità è che soffro lo stesso anche così. Mi faccio più del male io da sola che gli altri. Ma decido di essere sincera con lui perciò rispondo

"Niente ! Io e te siamo il nulla più totale. Io e te siamo come la luna e il sole, per quanto possiamo volerci non siamo mai capaci di restare. Io e te siamo ciò che mai nessuno è. Siamo l'ecclissi di luna. Vedi per tutto l'anno la luna poi per qualche attimo vedi l'ecclissi, e noi siamo così. Tutto il tempo ad odiarci e soltanto pochi attimi a fermarci e far l'amore. È un continuo susseguirsi, è un circolo vizioso" confesso mentre lui mi osserva ascoltando attentamente le mie parole per poi guardare i miei occhi intensamente

"Ma cosa devo fare con questi occhi qui che ogni volta mi incantano?" mi chiede "Ti farò riabituare alle cose belle, Sofia. Non sarà più strano stare bene, non sarà più spaventoso, vedrai."

"Dammi modo di credere alle parole che dici" gli dico. Ed è così che decido di fargli spazio nel mio disordine, decido di dargli una possibilità, decido di dare una possibilità a me stessa, di dimostrarmi che mi sbaglio, che c'è ancora qualcuno che può valerne la pena. L'avevo capito, ero ormai consapevole che lui era uno di quei treni che passano una sola volta nella vita ma avevo intuito subito che il problema non sarebbe stato perderlo, ma come non esserne travolti.

Mezz'ora dopo ero in camera con Elisa a studiare per il compito di inglese che avremmo avuto al rientro a scuola. Prendo le sigarette per scaricare un po' di tensione fumando una heets, sono ancora scossa dalla conversazione avuta con Marco poco fa. Mentre fumo, dal nervoso continuo a muovere la gamba su e giù.
"Cos'hai?" Mi chiede Elisa
"Niente" mento
"Ti conosco lo sai che non puoi mentirmi, avanti sputa il rospo"
"Va bene" cedo iniziando a raccontarle cos'è successo con Marco.

"Ma è fantastico, stai dando una piccola possibilità a lui, ma soprattutto a te stessa" dice entusiasta non appena finisco di raccontarle tutto
"Non è fantastico è terrificante Elisa"
"Che cosa? Perché è terrificante?"
"Mi fa paura il fatto di essermi affezionata a lui così in fretta. Mi ero ripromessa dopo Andrea, che non mi sarei più aperta così con qualcuno. Che non avrei voluto dipendere nuovamente da qualcuno... dalle sue attenzioni, dai suoi sguardi, dai suoi baci, dai suoi abbracci, dai suoi sorrisi. Ma è accaduto di nuovo e mi sento ancora più fragile. Mi sento ancora più terrorizzata."

"La verità è che tu hai più paura del bene che del male. Perché il male ti veste di rabbia e ti rende più forte, il bene invece ti sveste di certezze e ti rende più fragile, e tu odi essere fragile. Ed è per questo che continui a fuggire dalle cose belle. Buttati, sii folle, rischia. Tutto ciò che desideri, la felicità a cui aspiri è al di là della paura. Credo sia normale che tu non ti aspetti più nulla da nessuno, però devi imparare a non fare di tutta l'erba un fascio, a ricordarti di non rimanere tutto il tempo chiusa in te stessa perché non meriti di spegnerti. "
"Quanto ti posso amare?" le chiedo prima di abbracciarla

"Va bene dai, adesso finiamo di studiare così andiamo a preparare i bagagli che domani si ritorna a casa" mi ricorda

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