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Stavo preparando la cena quando sentii qualcuno gridare.
Non era un grido di dolore o di agonia, che ormai conoscevo bene.
No, quello era un grido di paura, ma un grido di quelli che non ci si cura di risparmiare la voce, terrore puro insomma e non capivo cosa stesse succedendo, così corsi a controllare.
Il ragazzino era sveglio, aveva gli occhi sbarrato dalla paura e indicava un punto del muro, non capivo cosa ci fosse di tanto spaventoso, tranne suo fratello.
Suo fratello!?
Quindi... Lui poteva vederlo!?
Ma come era possibile!?
No, non poteva essere, se anche lui riusciva a vedere i fantasmi... Non avrei potuto liberarmi di lui!?
Ma poi perché anche lui poteva vedere i fantasmi!?
Ero confusa, tanto che non mi resi neppure conto che quel ragazzino fosse andato nel panico.
Fu il fratello a riportarmi alla realtà chiedendomi di intervenire.
Osservai il ragazzino, cercava di nascondersi nell'angolo dove avevo messo il letto, continuava a gridare cose senza senso, probabilmente lo shock e la febbre gli avevano fatto perdere la lucidità.
Non che a me importasse.
Non lo volevo qui, non era un abitante del villaggio per cui gli altri non potevano obbligarlo a restare in casa mia.
Ma non lo avrebbero mai curato se avessero scoperto che anche lui era un maledetto.
Mi avvicinai e lo tirai per un braccio, ero più forte di lui visto che era debilitato dalla malattia e che io ero ben allenata per cui non fu affatto difficile.
Poi feci l'unica cosa che mi venne in mente.
Sarà un cliché ma gli tirai uno schiaffo.
Lui rimase per qualche secondo immobile e poi mi guardò stupito, come se non si fosse reso conto di me.
Lo guardai per quasi un minuto penso ma poi spostai lo sguardo e gli diedi le spalle.
Suo fratello era rimasto immobile a sua volta, pareva parecchio confuso.
Con la coda dell'occhio lo vidi avvicinarsi al ragazzino, mi voltai per vedere cosa sarebbe successo e vidi il ragazzino cercare di indietreggiare ma sbatté la testa sul muro e basta.
Il fratello si voltò verso di me <ma... Perché mi può vedere?>
<Ma che cazzo ne so?> Domandai scocciata, incrociando le braccia. Questa novità confondeva anche me e non mi piaceva per niente la situazione, già odiavo non sapere la storia della maledizione che mi affliggeva ma questo, questo era davvero troppo.
Il ragazzino era ancora troppo scioccato per riuscire a parlare, guardava prima me e poi suo fratello, ma almeno pareva stesse elaboranto ciò che riusciva a vedere.
<È... È un sogno questo... Sto sognando... Vero?> Riuscì finalmente a chiedere.
Io sospirai <no, non è un sogno... No, non so neanche io cosa stia succedendo.> Risposi anticando la domanda che stava evidentemente per fare visto che si zittì poco dopo.
<Chi... Chi sei?> Domandò allora dopo un momento di silenzio.
<La maledetta> risposi senza neanche rifletterci.
<È.... È il tuo nome? Ti chiami così?>
A quella domanda mi bloccai, perché quella domanda mi fece rendere conto che io non mi chiamavo in quel modo, prima di essere la maledetta io avevo un nome, il mio nome....
Quale era il mio nome?
Rimasi immobile, per la prima volta dopo anni mi sentii fragile, quella stupida domanda mi aveva messo in difficoltà e probabilmente la mia insicurezza era molto visibile perché il fratello fantasma mi guardava quasi stupito per la mia reazione, fu proprio la sua espressione che mi fece riprendere.
Scossi leggermente la testa e mi girai di profilo assumendo un'espressione contrariata <questi sono affari miei. Siccome sei sveglio appena possibile ti porterò in paese così il medico ti controllerà. A quel punto mi libererò di voi due.> Dissi per poi uscire e chiudere la porta.
Mi appoggiai ad essa per poi strisciare lentamente a terra, mi coprii il viso con una mano, ero confusa e distrutta per via di quella semplice domanda, una domanda a cui qualsiasi essere umano avrebbe potuto dare una risposta con una tranquillità disarmante, ma per me.
Io che fin da bambina ero stata trattata così male che non avevo potuto tenere neanche il mio nome.
E perché all'improvviso il fratello vivo riusciva a vedere i fantasmi? Anche lui avrebbe portato alla morte chi gli stava intorno? Perché proprio lui? Perché proprio io?
Non riuscivo a dare risposte a tutte quelle domande che mi assillavano, domande che non mi ero mai posta per un motivo o per un altro, la presenza di quel ragazzino aveva distrutto la mia fragile sicurezza, dovuta semplicemente nell'ignorare completamente quelle domande che in quel momento invece mi avevano sommersa.
Continua
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