I saw your Patronus, Last Night
Una descrizione fantasiosa del momento in cui Lily realizzó di provare dei sentimenti verso James, vedendolo sotto una luce del tutto nuova. Di seguito, una playlist di brani che, a mio avviso, si accordano perfettamente con questa one-short:
Wonderwall, Oasis
King and Lionheart, Of Monsters and Men
Little Talks, Of Monsters and Men
Something, The Beatles
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Lily Evans respirava a fatica.
Dopo aver attraversato il parco a gran velocità, dopo aver corso per innumerevoli corridoi, dopo aver salito a due a due i gradini di una gran quantità di scale, i primi sintomi dell'immane sforzo, da lei compiuto, iniziavano a farsi sentire. Il suo viso, solitamente lattiginoso e punteggiato da un paio di lentiggini color caffellatte, aveva raggiunto una vivace tonalità di rosso, incredibilmente simile a quella dei suoi capelli; piccole gocce di sudore le imperlavano la fronte, sfavillando appena al contatto con la luce che filtrava attraverso le enormi finestre e rendendola quasi dotata di una luce propria.
Fece pressione sul petto, ansante per la fatica mista a preoccupazione, nel tentativo di riprendere il controllo: se non avesse ripreso a correre, di lì a poco l'avrebbero certamente raggiunta. Seppur Lily fosse piacevolmente sorpresa della preoccupazione che le sue compagne di dormitorio, nonchè migliori amiche, dimostrssero nei suoi confronti, avrebbe di gran lunga preferito che non interferissero in alcun modo nella sua controversa vita sentimentale. Da un paio d'anni, difatti, Marlene McKinnon ed Alice Prewett s'erano impuntate a voler procurare a Lily un nuovo fidanzato, convenendo che l'amica ne avesse la più assoluta necessità. Durante i primi incontri che le due diciassettenni si erano curate di organizzare, Lily aveva finto di apparire un minimo interessata, se non altro per motivare l'obiettivo comune che le sue migliori amiche avevano in programma di realizzare. È necessario, infatti, sapere che prima d'impuntarsi nel trovare il perfetto spasimante per la loro amica, Marlene ed Alice, si tolleravano l'un l'altra a malapena, entrambe ritenevano di dover essere la sola e l'unica migliore amica di Lily Evans e ritenevano intollerabile il fatto che una rivale tentasse di usurpare il loro ruolo. Dal canto suo, Lily, voleva bene ad entrambe allo stesso modo ed in più e più occasioni aveva tentato di spiegarlo, ottenendo, tuttavia, risultati scarsi o pressocchè nulli. Proprio per tale ragione, inizialmente, Lily aveva scelto di incoraggiare l'iniziativa, stampando sul proprio viso sorrisi posticci alla vista dei suoi pretendenti; tuttavia, in seguito all'ennesimo buco nell'acqua, aveva scelto di smettere di fingersi interessata all'idea di essere affiancata da un energumeno alla disperata ricerca di una fidanzata e di darsi alla fuga, con la speranza di rimediare un nascondiglio che la tenesse in salvo fin quando le sue amiche non si fossero stancate, o per sempre, nell'eventualità queste non avessero mai dichiarato bandiera bianca. Lily accettava perfettamente la sua condizione di single, che le regalava l'ampia autonomia che aveva sempre desiderato, perchè, si domandava allora, perchè Marlene ed Alice non riuscivano a capire?
"Lily, smettila di scappare, tanto ti troveremo, ovunque tu sia!" La voce solitamente allegra di Alice, riecheggió minacciosa alle orecchie di Lily ed il ticchettare dei passi rapidi attraverso i corridoi pareva farsi sempre meno distante. Un nascondiglio, solo quello vorrei, pensava la ragazza dai folti capelli rossi trapassando ogni angolo con lo sguardo, nel tentativo di rimediare anche il più minimo riparo. Desiderava con tutta sè stessa un luogo dove potersi nascondere, necessitava, di un luogo dove potersi nascondere dalla furia combinata delle sue amiche, non deisderava nient'altro.
Lily stava ancora domandandosi quale sarebbe stata la sua punizione per essere fuggita, quando accadde. E accadde così in fretta che non ebbe il tempo di potersi domandare se non fosse solo frutto della sua fervida immaginazione. Un'enorme porta in legno d'acero andava via via disegnandosi sulla parete, totalmente priva di qualunque decorazione, fino a pochi istanti prima, quantomeno. La via di fuga era così netta, lampante davanti ai suoi occhi, che le sorse spontaneo chiedersi se non fosse un qualche strano scherzo giocatole dal timore che le sue amiche la raggiungessero. Non ebbe il tempo di rifletterci troppo a lungo, Lily era una ragazza tendenzialmente impulsiva, le decisioni le selezionava con il cuore, non con la mente. Fu un lampo. La mano destra scivoló quasi inconsciamente verso la bella maniglia in ottone, ruotandola fin quando non si udì il suono dell'apertura. Un ultima, rapida, occhiata al corridoio semideserto del quinto piano le bastó per valutare l'allungarsi di un paio di ombre, segno evidente del fatto che Marlene ed Alice fossero in avvicinamento.
Si abbandonó sul freddo pavimento marmoreo della sala che aveva raggiunto, lasciando che la porta in legno d'acero si richiudesse alle sue spalle. Il sollievo d'essere riuscita, per il rotto della cuffia, ad evitare l'ennesimo, chiaramente indesiderato, appuntamento al buio, fu tale da impedire a Lily di realizzare immediatamente quale luogo avesse raggiunto. Era un'ampissima sala, così ampia da non poterne individuare, con lo sguardo, la parete di fondo, pareva, almeno ad una prima occhiata valutativa essere priva di qualunque altra presenza umana; certo era che non poteva essere stata lei la prima a metterci piede, dovunque i suoi occhi verdi si posassero era possibile notare qualsiasi genere di cianfrusaglia: da un usurato kit per la Manutenzione per Scope ad una gabbietta dorata contenente una dolce e profondemente addormentata Puffola Pigmea color blu cobalto. Enormi librerie intarsiate, ricolme degli oggetti più disparati, alte fino al soffitto, invadevano ogni singolo spiraglio delle pareti laterali di quel bizzarro abiente. Di qualunque luogo si trattasse, ragionó Lily, doveva trattarsi di un qualche nascondiglio dove poter stipare un oggetto del quale non si volesse rendere nota l'esistenza e, valutó ancora, doveva inoltre trattarsi di un luogo chiaramente magico, il quale compariva solo ed esclusivamente se desiderato. Lily non poteva saperlo, ma la Stanza delle Necessità, nella quale si era ritrovata, possedeva ben più di quell'unica dote di apparire nel momento in cui si fosse presentato il bisogno di nascondere un oggetto, essa, infatti, aveva la capacità di trasformarsi nel luogo desiderato in una determinata occasione; una stanza parecchio utile, a detta di chiunque avesse avuto la fortuna di imbattervisi. Lily si voltó nuovamente verso la porta dalla quala aveva avuto accesso a quel misterioso luogo e, con suo grande stupore, notó che quest'ultima era scomparsa del tutto, al suo posto vi erano apparse parecchie altre mensole contenenti quantità non meglio precisate di oggetti. Come avrebbe fatto a tornare indietro? Era, forse, caduta in una qualche assurda trappola? "Quantomeno, mi sono liberata di quelle matte, ma, per Godric, ora dove sono finita? E come faccio a tornare indietro? Questo posto è cosí grande, chissà se c'è un'altra uscita. Sì, deve esserci sicuramente, altrimenti come fare per tornare indietro?" Nei rari momenti in cui la sua naturale pacatezza cominciava a vacillare, i pensieri di Lily prendevano vita attraverso le sue parole. Chiunque l'avesse vista in quei momenti avrebbe potuto giurare che avesse bisogno di essere trasportata d'urgenza al più vicino ospedale psichiatrico, tuttavia, Lily ignorava tali farneticazioni, non aveva niente che non andasse, era perfettamente, precisamente nella norma. In quel momento, peró, nessuno avrebbe potuto fare alcuna considerazione sulla sua salute mentale, la grande sala era deserta, o almeno così lei credeva.
"Anche tu da queste parti, Evans?" Chiese una voce proveniente da poco lontano. Lily conosceva bene quella voce, quella odiosissima voce di quella odiosissima persona con un carattere...bhe...odiosissimo. Come aveva fatto a raggiungere quell'enorme stanza, quello svitato di James Potter? "Dove sei, Potter? Fatti vedere" Ordinó Lily, esigendo di poter guardare negli occhi il suo tedioso interlocutore. "Già ti manca la mia visione, Evans? Non preoccuparti, eccomi qui, amore della mia vita" Lily detestava con tutto il suo cuore l'essere definita l'amore di qualcuno che aveva danneggiato irrimediabilmente l'amicizia che la legava al suo migliore amico. Potter apparve come dal nulla, consapevole di non essere desiderato. Il suo aspetto non era mutato affatto, nel corso degli anni, se non per la crescita in altezza ed un minimo accenno di baffi sul labbro superiore: capelli scuri e parecchio spettinati, occhi castani incorniciati da un paio di occhiali tondi, sorriso impertinente e quella sua solita insopportabile aria da 'mi hai visto, quindi questo sarà un giorni fortunato per te, tesoro'. Lily tentó in ogni modo di evitare di posare il suo sguardo su di lui, cosa che, all'occhio vigile di James, non sfuggì affatto "Cerchi di evitarmi, fiorellino? E perchè mai?" Le sue labbra s'arricciarono in uno dei suoi migliori ghigni malandrini, i suoi occhi emanarono una scintilla pericolosa. Lily parve non esserne particolarmente spaventata, la cosa pareva avere per lei un basso o del tutto nullo interesse; prese posto su un divano stile impero rivestito da un tessuto violetto poco distante. James la imitó, limitando la distanza fra i due. "Allontanati, Potter. Finchè hai ancora le facoltá per farlo" Minacció Lily, fulminando il ragazzo con lo sguardo, le sue occhiate intimidatorie, unico tratto che condivideva con la sorella Petunia, solitamente erano ben in grado di mettere in soggezione chiunque. Solitamente. James, al contrario, pareva esserne immune, anzi, sembrava che ne fosse in qualche modo attratto, scelse di disobbedire all'ordine della ragazza dai capelli rossi. "Oh, Evans, non reprimere i sentimenti che provi verso di me" Berció il ragazzo levandosi in piedi ed arrancando a grandi falcate in direzione d'un lucernario, che Lily non pareva aver notato, facendo il suo ingresso all'interno dell'ampia stanza. "E quello da dove è sbucato?" Chiese ignorando del tutto le occhiate in tralice, che il ragazzo dagli occhiali le rivolgeva. "Siamo nella Stanza delle Necessità, Evans, non ne avevi mai sentito parlare? Appare solo se desiderata ed assume la configurazione più adatta alle richieste di colui che la richiama, nel mio caso desideravo un nascondiglio da Sirius ed ecco che è apparso quello che io chiamo 'Rispostiglio Magico'. Quanto a te...da cosa scappavi, Evans? Dai tuoi sentimenti? Non preoccuparti, non hai alcun bisogno di dichiararti, so che sei follemente innamorata di me" Lily s'impose di non afferrare la bacchetta con l'intenzione di affatturarlo, le avrebbe causato non pochi guai. Scelse di chiarire definitivamente le sue intenzioni, usando la diplomazia ed un approccio meno violento, si levó in piedi a sua volta, mantenendo, tuttavia, le distanze dal giovane Potter. Era giunto il momento di chiarire, una volta per tutte, di dimostrare a James che mai, mai, avrebbe provato qualcosa per lui. Mai. Almeno così Lily credeva fermamente, tuttavia, ben presto avrebbe avuto ragione per rivisionare le proprie certezze.
"Potter, io non voglio, non ho mai voluto, nè mai vorró trascorrere il mio tempo con te. Ti è chiaro? Sei una persona pigra, vanesia ed egocentrica, scagli fatture su chiunque ti capiti a tiro solo per dare prova delle tue capacità ed è, in gran parte, colpa tua se ora ho perso il mio migliore amico. Non ho alcun piacere a frequentarti e mai, e dico mai, proveró qualcosa per te. Togliti questa idea dalla testa! L'unica ragione per cui io non sono ancora fuggita via da questa dannata stanza è che tu non desideri una stramaledetta porta! Perció spremiti le meningi, attiva quei due flebili neuroni che possiedi e cerca di far apparire un'uscita"
Lily fu del tutto convinta d'aver reso chiaramente l'idea, nel momento in cui notó il ghigno sul viso di James diminuire gradualmente, sino a scomparire del tutto, lasciando il posto ad un'espressione sbalordita e- Lily notó con piacere- anche parecchio rattristata.
Per un lungo lasso di tempo, variabile dai cinque ai quindici minuti, James Potter taque, incapace di ribattere alcunchè. Un evento raro, avrebbero potuto certificare i suoi conoscenti, eppure una ragazza era riuscita ad impedirgli di avere l'ultima parola, come accadeva in ogni occasione possibile. Eppure, ció che non sapevano, nè avrebbero potuto sapere, era che non si trattava affatto, di una ragazza qualunque. Parecchie ragazze s'erano fatte coraggio dichiarandogli il loro amore, nel corso dei suoi anni di studio ad Hogwarts, ma James non provava assolutamente nulla per loro, erano solo ombre, riflessi, sagome indistinte in una folla. Ma con Lily, con lei il suo universo pareva rovesciarsi all'interno di quel paio di occhi verdi. James non ne comprendeva la ragione, ma, tutte le volte in cui posava lo sguardo su di lei, lo assaliva il bisogno di farsi notare, di apparire, di spiccare, emergere. Lei era così bella, come una giornata estiva trascorsa sui prati inondati di sole, come una pioggerella leggera, come una pinta di Burrobirra calda dopo una giornata trascorsa fra mille palle di neve, come una vittoria nel Quidditch, come l'abbraccio di un amico, come la risata dopo un lungo pianto. Inoltre era buona, gentile, ironica, seduceva semplicemente guardandoti negli occhi, trapassandoti l'anima con quelle due finestre verdi, seduceva chiedendoti se avessi bisogno d'aiuto, per il modo in cui domandava scusa dopo averti sfiorato.
D'un tratto, James, si rese conto di star piangendo. I suoi occhi parevano essersi infiammati, così come le gote e la punta delle orecchie, non c'era dubbio, persino una lacrima calda ruscellava sulla sua guancia destra, scivolando lentamente sino a posarsi sulle sue labbra. Com'era possibile? Da che ricordasse, lui non aveva mai pianto dall'età di sette anni, nel momento in cui la sua squadra di Quidditch del cuore aveva perso, doveva esserci un equivoco, lui era James Potter, com'era possibile che piangesse per una ragazza?!
"Stai...piangendo, Potter?" Chiese Lily, sinceramente stupita ed ammirata allo stesso tempo. "No!" S'affrettó a rispondere James, asciugando la lacrima solitaria con il dorso della mano sinistra. Inspiró profondamente, deciso a calmarsi, poi riprese "Evans, cioè...Lily, mi dispiace se ti ho causato così tanto dolore. Non ne avevo intenzione. È solo che...quando ci sei tu...non riesco più a ragionare! La mia mano vola ad arruffarmi i capelli, anche se so quanto tu lo detesti. Ho tentato di migliorare, per ottenere la tua attenzione, ma il mio sforzo tu non lo apprezzi, evidentemente. Non importa, sai?! Ho capito che finchè tu esisti, sei reale, sei viva, non mi importa del resto. Mi fai sentire bene, in pace con me stesso, con il mondo intero. Pieno di gioia, come quando vinco una partita di Quidditch, hai presente? Oppure come quando rivedo i miei amici a fine estate...mi fai sentire...strano. Ora, se proprio detesti così tanto la mia vista, eccoti una porta. Puoi andartene" Quasi all'istante, un'ampia port in legno scuro e lucido, comparve sulla parete sulla quale era apparsa in precedenza.
Questa volta, fu Lily ad ammutolire. Inizialmente, non credette alle sue orecchie. Quelle parole, così belle, sincere, così profonde, non poteva averle pronunciate James Potter! Il suo battito cardiaco aumentó di parecchio, nonostante lei cercasse in ogni modo possibile di mantenere la calma. Avvampó. Entrambi, avvamparono. L'una aveva messo a nudo i difetti dell'altro e viceversa, provavano disagio, vergogna di mostrarsi all'altro per ció che erano. Si amavano, ma ancora non ne erano consapevoli.
"Ho visto il tuo Patronus, ieri sera" Sussurró James, a mezza voce. Le sue parole riecheggiarono sommessamente nell'aria.
"Quindi?" Chiese Lily, inarcando un sopracciglio, sinceramente stupita da tale affermazione. Non sospettava affatto che qualcuno, men che meno quel James Potter, l'avesse osservata esercitarsi negli incantesimi, la sera precedente, trascorsa in presunta solitudine all'interno di un'aula in disuso.
James ci riflettè. Assunse una posa corrucciata, quasi tentasse di rincorrere un pensiero effimero, inafferrabile. "È una cerva" Constató infine, la penombra delineava a malapena i suoi tratti. "Sì, è una cerva. Lo è sempre stata, fin dalla prima volta" Spiegó Lily, domandandosi sinceramente se non fosse il caso di preoccuparsi, data l'espressione, d'un tratto carica di fierezza, assunta dal ragazzo stagliato di fronte a lei. D'improvviso, James Potter si rivelava profondo e, inaspettatamente, dolce e sensibile e, perchè no, anche carino, osservandone approfonditamente i tratti. Cosa le stava accadendo?
"Perchè ti interessa che forma abbia il mio Patronus?"
"Il mio è un cervo"
Entrambi si osservarono cautamente, occhi negli occhi. Studiarono l'anima dell'altro, sfogliandone ogni pagina. Percepirono tutte le loro fragilità, le paure, le gioie ed i dolori trascorsi. Lily fu turbata a tal punto, da tali rivelazioni, tali sentimenti così nuovi e particolari, da dover abbandonare la sala. "I-io de-devo proprio anda-andare ora. Mi staranno cercando"
"È possibile che io provi realmente qualcosa per lui? O si tratta solo delle sue belle parole?" Si interrogó Lily, ruotando, per la seconda volta, la maniglia in ottone. Fuggì via da qualla stanza senza voltarsi indietro. La risposta, a quella domanda, sarebbe arrivata di lì a non molto.
James rimase ad osservarla correre via, contemplando, ammaliato, tanta innocente bellezza.
"And as the world comes to an end, I'll be here to hold your hand. Because you're my king and I'm your lionheart"
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