XIII: I rinnegati ci augurano buon natale
ATTENZIONE: In questo capitolo è presente una morte violenta. Se pensate che possa urtarvi, non proseguite con la lettura
Quanto tempo era passato senza che nulla andasse storto prima di arrivare in Grecia?
Dieci minuti?
Doveva ammettere che i macedoni si erano ripresi alla grande dalla figuraccia fatta a Cagliari.
Un agguato ben assestato e boom!
Tutti progionieri.
Quando il figlio di Artemide aprì gli occhi era legato ad una grossa canna di bambú afferrata alle estremità da due energumeni.
Ai suoi lati, i suoi compagni erano nella stessa situazione.
Erano in una foresta ed era ancora notte, quindi, o marciavano da più di un giorno o non era rimasto senza sensi per tanto.
Quando si guardò attorno si accorse che il ragazzo incappucciato era al suo fianco.
Dopo aver fatto a pugni con il suo buon senso, gli parlò.
- Non avete intenzione di mangiarci, vero? -
Il tipo incappucciato girò leggermente la testa verso di lui dando segno che lo avesse sentito, ma senza degnarlo di una risposta.
Il figlio di Artemide si sentì inquieto.
- Era una battuta riferita al fatto che ci state trasportando legati a dei bambù. Gli indigeni fanno così in tutti i film -
Si aspettava una reazione.
Magari non da lui, ma da uno dei suoi uomini, invece non arrivò niente.
Deglutì. Non era abituato a non essere considerato e quella freddezza gli metteva il nervoso.
- Ok... forse io e te abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Io ti sto infastidendo e tu... bhè, tu mi hai rapito, quindi sei tu ad essere maggiormente nel torto. Ad ogni modo, resettiamo la conversazione. Ciao! Io mi chiamo Theo, e tu? -
- Vince -
Si stupì.
Quasi non ci sperava più in una risposta.
Fare domande era pericoloso, ma racimolare più informazioni possibili era il meglio che poteva fare in quel momento.
- E chi sei? Un Semidio? -
Alcuni ragazzi trattennero una risata.
Reazione che Theo non capì.
Vince rimase silente per qualche istante, e per un attimo il figlio di Artemide temette che avrebbe estratto l'arco per farlo fuori.
- Sono un rinnegato. Lo siamo tutti qui -
Corruggiò lo sguardo.
Avrebbe dovuto immaginarlo.
Almeno ora sapeva chi erano quei ragazzi e perché li avevano catturati.
I rinnegati a logica non erano i più grandi fan dell'Olimpo.
Fece due più due... probabilmente i Macedoni si erano alleati con un gruppo di rinnegati.
Il nemico del mio nemico è mio amico dopotutto.
Ma c'era ancora qualcosa che non gli quadrava.
- Prima cerchi di ucciderci, poi ci rapisci e ci porti chissà dove. Sei bipolare? -
Per la prima volta, Vince mostrò di avere emozioni.
Theo lo vide digrignare i denti.
- Quando vi ho attaccati agivo di mia iniziativa. Fosse per me, sareste già morti. Purtroppo qualcuno di più importante di me vi vuole al suo cospetto -
- Di chi parli? -
La sua risposta fu il tintinnio che l'arco corto faceva mentre camminava.
Theo sbuffò.
Il tipo era di poche parole, e anche quando parlava faceva ben attenzione a non rovinarsi le corde vocali.
Ma tanto aveva altro a cui pensare.
Tipo: dove li stavano portando?
Magari da Alessandro?
Nel frattempo pure Fynn si era svegliata.
- Mhff... Theo? -
Sembrava ancora mezza rintronata ed aveva un taglio sulla fronte.
Evidentemente uno dei soldati l'aveva colpita per stenderla.
- Buongiorno Fynn... o buonanotte. Dipende dai punti di vista -
- Ho fatto un sogno orribile: precipitavamo e la mia nave veniva fatta a pezzi -
Theo indugiò
- Fynn. Vuoi la buona o la brutta notizia? -
Non ci volle tanto prima che la ragazza iniziasse ad inveire violentemente contro i macedoni ed i rinnegati, urlando cose che avrebbero fatto impallidire Dioniso in persona.
La capacità che i rapitori avevano di ignorarla era non solo da ammirare, ma anche da invidiare.
Almeno i suoi scleri avevano svegliato anche gli altri.
I suoi compagni avrebbero voluto dirle che sarebbe bastata la tecnocinesi di Edricksen ed un bel pò di legno e resina per rimetterla in sesto, ma nessuno aveva il coraggio di parlare.
Mary sputò per terra.
- Sappiamo camminare -
Vince degnò la ragazza con una risposta.
- Sapete anche combattere. E io non ho la minima intenzione di rischiare che fuggiate -
- Almeno ci dici dove ci state portando? Da Alessandro? -
- Non ancora. Prima il mio capo vuole vedervi -
- Il tuo capo... dici il capo dei rinnegati? Perché? Cosa vuole da noi? -
Da lì, ancora silenzio.
Ma non avrebbero dovuto attendere tanto prima di arrivare.
Dopo una mezz'ora, il gruppo arrivò ad un titanico palazzo greco.
Vince slegò Theo e gli altri, ma appena libero il figlio di Artemide si rese conto che avevano preso le loro armi.
Non potevano fare molto, e anche se ci avessero provato, dubitava che Vince ci avrebbe messo tanto per colpirli con un dardo.
Il palazzo non era vuoto.
Da dentro uscivano rumori di festa e strane luci rossastre.
- Che succede là dentro? -
Vince era appena uscito da una conversazione con uno dei macedoni, il quale, prese i suoi compagni sparendo nel bosco.
Tornavano dal loro capo probabilmente.
L'incappucciato volse lo sguardo in alto.
- Festeggiano. Ai rinnegati di Cassandra piace far festa -
A Theo parve naturale ridere e prenderlo in giro.
- Piace anche a te? -
- Solo quando c'è un buon motivo -
Disse prima di iniziare a salire le scale della rampa.
Lo seguirono (anche perché gli altri rinnegati li avrebbero spinti) e una volta arrivati in cima, il figlio di Artemide trovò naturale fare un passo indietro.
Davanti a loro, l'enorme salone era pieno zeppo di rinnegati in festa.
Ballavano sguaiatamente sotto le note di una canzone inascoltabile mentre numerose fiaccole dal fuoco colorato illuminavano il tutto.
Vassoi volanti portati da servitori invisibili si spostavano ovunque con cibi e bevande.
C'era qualcosa di molto inquietante in quelle persone.
I loro movimenti erano violenti, improvvisi, brutali, come se stessero combattendo contro qualcuno di invisibile.
E non dovevano essere gli unici ad aver capito che qualcosa non andasse.
Vince non aveva fatto una piega, ma Theo aveva notato che i rinnegati dietro di loro si erano irrigiditi e guardavano intimoriti lo spettacolo.
Solo in quel momento Theo vide cosa ci fosse oltre la coltre di festaioli: un'imponente trono di marmo con numerose armi e cibarie ammassate ai suoi lati.
Era occupato da una ragazza.
Theo ricordò che Vince aveva accennato ad una certa Cassandra...
Anche se distanti, la vedeva distintamente.
Doveva essere una coetanea degli Abagnale. Alta, ben fatta, portava i capelli lunghi fino alle spalle e neri.
Aveva una bella giacca di pelle simile a quella di Danny Zuko di Grease ed era vestita praticamente come lui, con l'unica differenza che aveva due pugnali lunghi legati ai fianchi.
E poi non aveva la brillantina.
Era seduta sul trono in modo sgraziato, mangiandosi tranquillamente un grappolo d'uva.
Camminando per la folla, nessuno dei rinnegati diede loro importanza (altra cosa parecchio stramba) e appena furono visti da questa tipa, scese rapidamente dal suo trono arrivando davanti a loro.
Sorrise, ma non era una bella espressione.
Il suo viso aveva una luce strana. Instabile, imprevedibile, pericolosa.
I suoi occhi erano scuri, ma con una curiosa sfumatura violacea.
- Che bel bottino mi avete portato... ben fatto Vince. Non mi aspettavo nulla di meno da te -
Non rispose neppure a lei.
Il semidio si limitò ad andare ad una delle colonne e usarla come appoggio.
La ragazza non parve darci tanto peso.
- Chi sei? -
Aveva avuto il coraggio di domandare Louis.
- Mi chiamo Cassandra. Rinnegata discendente di Dioniso. Piacere -
Strinse la mano al romano, che ricambiò con titubanza.
- Sei imparentata con il Signor D?! -
Annuì.
- È il mio trisavolo... anche lui ha un passato da vecchio porco. Come ogni divinità -
Quella era la prima volta che Theo inconstrasse una rinnegata che era effettivamente una rinnegata.
Mary, Edricksen e Joshua erano casi particolari.
Non sfuggì il fatto che avesse insultato i loro genitori in maniera indiretta.
Era ovvio che ce l'avesse con l'Olimpo.
E lì c'era qualcuno che ce l'aveva con lei...
- Hai distrutto la mia nave -
Fynn aveva gli occhi iniettati di odio omicida e sembrava irreale che non le fosse ancora saltata addosso.
Cassandra sembrò accorgersi della sua esistenza solo in quel momento.
- Ah si? -
Disse con un sorrisetto odioso.
Se la vena sulla fronte di Fynn avesse pompato anche solo un pò più forte, sarebbe scoppiata.
- Non hai nulla da dire? -
Chiese, in una specie di tentativo di darle un'ultima chance almeno per scusarsi.
Cassandra si grattò il mento, portando gli occhi al cielo.
- Scusa -
- Non c'è altro? -
- Scusa tanto? -
- Mi hai distrutto la barca -
- E tu comprane un'altra, no? -
Gli suggerì come se l'altra fosse una mentecatta.
Fynn la voleva seriamente colpire.
Theo poteva sentire bene la sua frustrazione, ma la sua amica non era stupida.
Se lo faceva, metteva in pericolo tutto il gruppo.
Capiva la sua compagna... Cassandra aveva una bella faccia da schiaffi.
- Ad ogni modo, siete venuti appena in tempo per la nostra festa -
Sembrava compiaciuta mentre portava l'attenzione alla folla che ballava sguaiata.
Theo si accorse che aveva uno sguardo strano.
C'era più di divertimento. Sembrava che stesse contemplando un capolavoro che lei stessa aveva creato.
Una ragazza urtò il figlio di Artemide che si girò a guardarla.
Ballava come gli altri, e sorrideva largamente, ma dagli occhi rossi sgorgavano lacrime.
Si sentì gelare.
- Cosa hai fatto a queste persone? -
Cassandra parve compiaciuta
- Ooh... te ne sei accorto? Ho usato i miei poteri per farli ballare di più. Così la festa è più divertente -
Lei e Theo avevano una differente concezione di quello che era divertente.
La rinnegata si rivolse ai ragazzi che li avevano scortati fin lì.
- Su. Andate a divertirvi mentre io parlo con i nostri ospiti -
Sembrava non valere per Vince, che rimase in un angolo.
Uno dei rinnegati però ebbe il coraggio di avanzare una richiesta.
- Io veramente sarei spompato. Ti dispiace se vado a riposare? -
Persino Theo aveva capito che aveva commesso un errore.
A proposito di lei, il suo sorriso svanì nel nulla.
- Come scusa? -
- Sono ore che non tiro il fiato. Vorrei a... -
Gli andò incontro.
Passo dopo passo, il rinnegato prendeva coscienza dell'errore che aveva fatto.
- Io mi impegno per organizzare una festa per farvi svagare, vi offro di partecipare e tu che fai? Rifiuti perché sei stanco? -
Il tipo alzò le mani come a volersi difendere.
- Non ti volevo offendere! -
- Eppure lo hai fatto! Mi hai ferita ed è una cosa che non ignorerò... prendetelo -
Dopo un attimo di incertezza, altri due rinnegati presero il tipo per le braccia costringendolo ad inginocchiarsi.
- Cassandra! Mi dispiace! Ho sbagliato va bene?! Parteciperò alla festa! Ok?! -
Era terrorizzato, ma il suo capo sembrava immune a quelle suppliche.
- Parteciperai -
Un servitore invisibile passò con un vassoio accanto alla ragazza e lei afferrò al volo il contenuto: un calice di vino (o coca cola, più probabilmente).
- Ma prima che ne diresti di un sorso di questo? Ti farà bene visto che a quanto pare sei stanco -
Estrasse uno dei coltelli, facendosi un sottile taglio e facendo cadere una goccia di sangue nel calice.
Il liquido brillò per un attimo ed il rinnegato si dimenò con più forza ma senza riuscire a liberarsi.
Cassandra gli aprì la bocca e gli fece bere a forza la bibita, anche se molta uscì fuori andando ad imbrattare i vestiti del ragazzo.
Fu lasciato andare solo quando il calice fu svuotato, ma anche se libero guardava il capo con terrore negli occhi.
- Su su, non preoccuparti. Hai solo fatto un errore. Rilassati. Fatti una risata... te lo ordino -
Come per magia un sorriso tremante si creò sul volto del tipo e ci volle poco perché si evolvesse in una risata divertita.
- Ti ordino di ridere più forte -
Gli occhi della ragazza si accesero ed una lugubre luce violacea iniziò a fuoriuscire dal rinnegato, che iniziò effettivamente a ridere ancora più forte.
Cassandra gli sorrideva con dolcezza e si piegò verso di lui, arrivandogli vicino.
- Ti ordino di ridere a perdifiato -
Le risate del ragazzo erano così intense da fargli tremare petto e stomaco e coprivano la musica arrivando fino al soffitto.
Più andava avanti e più il suo viso diventava rosso.
Si portò le mani alla gola.
Solo ora Theo capiva che non riusciva a respirare.
Fissava l'altra supplichevole, ma non ci sarebbe stata pietà.
Crollò a terra, ma le risate non terminarono.
La disperazione lo portava a strapparsi la maglietta, a battere le mani sul marmo, a rotolarsi.
L'ultima sua azione fu graffiarsi la gola e l'ultimo dei suoi pensieri era noto solo agli dei.
Morì davanti ai loro occhi.
Theo aveva ricominciato a respirare quando il ragazzo aveva smesso, ed il suo non era il respiro di una persona serena.
Mary a suo confronto rimase più fredda, ma i suoi capelli erano neri come la pece.
Il colore della paura; se era per se stessa o per i suoi amici, era difficile dirlo.
Edricksen e Louis si misero tra il corpo ed i compagni più giovani.
Un gesto di protezione involontario.
Fynn sembrava l'unica a non aver paura, ma era comunque profondamente disgustata.
Attorno a loro la festa continuava.
- Che maleducato, eh?! -
Cassandra si rivolse a Vince, che era rimasto tutto il tempo immobile al solito posto.
- Io faccio tutto questo e lui si voleva riposare! Bhè, ora può riposare per sempre! Ho fatto bene no? -
Domandò nello strano tentativo di cercare approvazione.
Vince guardò un attimo gli scagnozzi mentre si sbarazzavano del corpo.
- Hai sbagliato -
Lei parve sorpresa.
- Cosa?! -
- Quel ragazzo era uno dei nostri soldati. Eliminandolo oggi gli hai negato la possibilità di morire per te in battaglia domani e hai negato a te stessa un aiuto in più da concedere a Chaos -
Un discorso senza sentimenti e che trasudava logica. Theo però non poté non notare che la mano di Vince stringeva il braccio con più forza del dovuto...
Per un attimo tutti ebbero paura che l'incappucciato avesse firmato la sua condanna a morte, ma Cassandra si mise a ridere.
- Oh Vince... ti adoro, ma sei troppo tenero -
- Dovresti dare più retta ai tuoi sottoposti... -
Una sconosciuta voce aspra e maschile rimbombò in tutto il salone.
La musica si fermò di colpo ed il dominio di Cassandra sulla folla si annullò, ma non fu chiaro se fosse stata lei a interromperlo o meno.
-... sembrano avere molto più acume di te... Cassandra -
I rinnegati cadevano a terra esausti mentre Theo e gli altri si voltavano verso l'entrata.
Cassandra alzò gli occhi al cielo infastidita.
- Dei... è arrivato il guastafeste millenario -
All'entrata si ergeva una figura circondata da un piccolo battaglione di macedoni armati fino ai denti.
Questi lo superarono mettendosi in due linee, formando una sorta di sentiero tra lui e loro.
L'atmosfera era cambiata nel giro di un secondo, e Theo sentiva uno strano senso di timore.
Ormai non ci voleva un premio nobel per capirlo.
Era Alessandro Magno.
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Succedeva spesso che lo pensasse, ma non era come se lo immaginava.
Figurava un uomo Alto, robusto, muscoloso, bellissimo sul suo cavallo e con una corazza così pesante e solida da raggiungere il peso di un macigno.
Invece Alessandro era si fisicato, ma anche basso e tozzo. I capelli ispidi ricci e rossicci ma con delle curiose sfumature bionde. aveva il volto sbarbato e col naso grande e gli occhi di colore diverso, uno era azzurro, l'altro nero.
Mentre i suoi soldati avevano armature di bronzo, lui indossava una linothorax, una corazza leggera di lino formata da più strati decorata con un'egida e al fianco aveva legata una xiphos, lo stesso tipo di arma che usava Mary.
Dietro di lui c' erano altre tre figure interessanti.
Uno era il capitano che avevano incontrato a Cagliari, gli altri due invece dovevano essere gemelli.
Di faccia erano uguali, ma differivano dal fisico e vestiario.
Uno era massiccio e muscoloso, ed indossava solo pantaloncini ed un paio di stivali sportivi.
Sulle spalle cadevano un asciugamano ed un paio di guantoni.
Un pugile?
Il gemello invece era basso e smilzo, vestiva cuoio e aveva un frustino.
Il capitano li additò.
- Alessandro! Sono loro! Quelli di Cagliari! -
Una scintilla di dolcezza scoppiò negli occhi dell'imperatore.
- Lo avevo intuito, Efestione -
- Ciao mi chiamo Theo. Loro sono Mary, Edricksen, Fynn e Louis -
Molte furono le occhiate che si attirò.
Alcune divertite, come quella di Cassandra.
Altre tese, come quelle dei suoi compagni.
Altre pericolosamente indifferenti come quella di Alessandro.
Quest'ultimo non rispose, limitandosi a inclinare di poco la testa di lato.
- Perché non ci avete ucciso? Cosa volete da noi? -
Fu la bella domanda di Louis, che nel frattempo aveva tirato fuori il fegato.
- Parlando semplicemente, vi abbiamo abbattuti per ottenere i frammenti della Crocea Mors. Ora che li abbiamo noi possiamo tranquillamente farvi fuori -
Spiegò Alessandro.
Theo si sentiva stranamente tranquillo.
Se li avessero voluti morti, li avrebbero già uccisi.
Ma allora cosa volevano?
- Però non lo avete fatto -
- Che perspicacia... -
Il figlio di Artemide si indispettì.
- Che volete da noi? -
La risposta evidentemente non sarebbe stata piacevole.
Nel frattempo Alessandro era andato a sedersi sul trono.
La discendente di Dioniso se ne accorse e sembrò contrariata, ma non disse niente.
- Di voi, possiamo farne quello che vogliamo -
L'imperatore picchiettava le dita sul bracciale del trono
- Devo solo decidere cosa... -
I capelli di Mary divennero rossi per un'istante.
- Se pensate di interrogarci siete degli illusi. Non collaboreremo -
- Non c'è niente che non sappiamo -
Rispose semplicemente Alessandro.
Si era preso qualche secondo per pensarci, poi uno strano sorrisetto divertito gli era apparso in viso. Si rivolse ai gemelli.
- Castore, Polluce, una volta il mio maestro mi raccontò la storia degli argonauti. Voi due ne facevate parte, vero? -
Theo e gli altri rimasero a bocca aperta.
Castore e Polluce?
Erano due eroi importantissimi.
Quello grosso ringhiò a bassa voce.
Fu il gemello piccolo a rispondere.
- Corretto -
- So che il capo della spedizione dovette affrontare delle prove -
- Si, Giasone... dovette superare tre prove per ottenere il vello d'oro da Re Eeta -
Alessandro improvvisamente sembrava trovare tutto ciò molto spassoso.
- Voi come gli argonauti siete giunti qui su una nave, esplorando terre proibite... ho sempre trovato affascinante il viaggio degli argonauti. Perché non approprofittare della situazione per riesumarlo? -
Sollevò tre dita.
- Tre prove. In palio, la vostra vita. Vincete e vi permetterò di andare via. Perdete e morirete -
Adesso i capelli di Mary erano completamente rossi.
- Ci stai prendendo in giro?! Non staremo al gioco! -
Avrebbe estratto la spada se ce l'avesse avuta.
Theo le afferrò la spalla per farla calmare.
- Qual'è la prima prova? -
- Non ho intenzione di decidere io. Voglio avere il piacere della sorpresa. Affiderò ai miei uomini migliori il compito di scegliere... Dioscuri, vi affido la prima prova -
Il gemello piccolo strinse una mano sul frustino, studiando i rinnegati con occhio critico.
- Molto bene... imperatore, sappia che io faccio tutto con mio fratello. Chiedo il permesso di strutturare la prima prova in due parti -
- Concesso -
Sorrise soddisfatto.
- Polluce, fratello mio. A te l'onore di iniziare -
Il gemello grosso finalmente prese la parola, ma non prima di essersi sonoramente scrocchiato le dita.
Sotto i suoi occhi Theo si sentiva carne da macello.
- Sai che non ho mai avuto fantasia, fratello. La mia prova sarà un duello. Avanti, chi si fa sotto? -
- Lo chiedi pure...? -
Mary fece per farsi avanti, ma Louis si frappose.
- Che stai facendo Webber? -
Il romano non parlò.
- Tu sei un pugile? -
Polluce grugnì piano.
- E se anche fosse? -
- Parliamo la stessa lingua allora -
- Stanne fuori! Voglio combattere io!
- Con la spalla in quello stato? -
Mary portò Istintivamente la mano alla ferita.
Era vero che doveva stare a riposo.
E poi Louis aveva vinto contro di lei, ma era abbastanza saggio da non farlo notare.
La ragazza abbassò lo sguardo digrignando i denti.
Mutamente, gli diede ragione.
Louis inziò a fare un pò di stretching.
- Allora? Quando ci affrontiamo? -
- Domani -
La risposta arrivò dal trono.
- È notte fonda e di sicuro sarete stanchi. Voglio che siate in forma per le prove. Il generale Efestione vi condurrà in degli alloggi privati. Domani troverete tutto pronto -
Ai ragazzi non venne data la possibilità di controbattere o dire altro.
Louis ebbe giusto il tempo di guardare Polluce un'ultima volta prima che un grosso portale di legno non si aprì facendoli svanire nei corridoi del palazzo.
- Per una volta hai avuto una buona idea -
Cassandra sembrava soddisfatta.
- Delle prove... sarà esilarante guardarli -
- Non paragonarmi a te -
La voce di Alessandro risuonò ruvida.
- Se lo faccio, non è per divertimento -
- E allora che hai in mente? -
- Quella ragazza dai capelli rossi diceva il vero, avrei voluto interrogarli, ma non avrebbero mai parlato. E gente del genere è difficile da spezzare... occorre del tempo che non sono disposto a spendere. Conoscere il nemico è fondamentale per la vittoria. Queste prove ci faranno vedere di cosa sono realmente capaci i nostri nemici -
I Dioscuri sembravano essere ispirati dalle sue parole.
- Polluce, pensi di poter sconfiggere il figlio di Roma? -
- È già morto -
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Se non altro avevano dimostrato di tenere agli ospiti.
Un appartamento così Theo lo aveva visto solo in tv.
Letti coi baldacchini, candelabri d'oro, mobili iper pregiati, una terrazza enorme con piante divisa dalla stanza da un colonnato.
Se c'era pure il servizio in camera era da cinque stelle.
Stava giusto per chiederlo ad Efestione, ma questi andò via dopo aver fatto loro una smorfia.
Sul serio, quanti anni aveva quell'uomo?
- Bene ragazzi... -
Theo si mise seduto ad un tavolo.
Mary era in piedi accanto a lui ed alcune ciocche di capelli le coprivano il viso.
Erano rosso brillante.
Il figlio di Artemide ebbe alcuni flashback tipo reduce del Vietnam.
Solo che non stava in Vietnam; era nella sua cabina e Mary distruggeva tutto dopo che l'aveva faticosamente messa in ordine.
Il trauma si poteva vedere nei suoi occhi.
- No no no! -
Si alzò mettendosi di fronte a Mary, che nel fratempo aveva preso a stringere i pugni fino a farli tremare. Stava pure iperventilando ed era talmente rossa che pareva insanguinata.
- Quei maledetti... quei maledetti... -
- Lo so Mary, ma infuriarsi non serve! -
Ebbe il coraggio di toccarla.
Lei prese un generoso respiro e calmò i bollenti spiriti.
I capelli piano piano tornarono castani.
- Ti sei calmata? Ottimo, perché qui è un casino -
Fynn aveva preso la parola.
In viso sembrava infuriata tanto quanto Mary.
- La mia nave è distrutta. Gli scagnozzi di Chaos hanno i frammenti e noi dobbiamo partecipare a delle prove che comunque non ci garantiscono la vita -
Edricksen intanto stava guardando in giro.
Forse cercava componenti che poteva usare con i suoi poteri.
- Non abbiamo modo di contattare nessuno? -
- C'hanno preso tutto, anche le dracme. Siamo in trappola -
- E se provassimo a rubare i frammenti e poi evadere? Theo può diventare invisibile, possiamo sfruttarlo -
- Anche se fosse non sappiamo dove sia di preciso la fucina e non possiamo comunque andarcene -
- Ok... e non hai qualche amico a cui chiedere una mano, Fynn? -
- Nessuno che mi venga a mente -
Mary Fynn e Edricksen discutevano, proponevano, argomentavano, ma la soluzione faticava a venire fuori.
Theo si era estraniato dai discorsi preferendo mettersi in un angolo a scrivere su un foglio trovato in uno dei cassetti.
Una vaga speranza si accese.
- Theo! Cosa scrivi? Un piano? -
Mary gli prese il foglio ma rimase confusa nel leggere.
- Hall of fame dei The Script... Lose Yourself di Eminem... Stronger di Kayne West... -
- Volevo metterci pure qualcosa di Bon Jovi. Somiglia a zio Apollo, trovate? -
- Starlord... in nome della mia sanità mentale: che stai facendo? -
- Una playlist per Louis. Ha solo una serata per allenarsi e vorrei lo facesse al meglio -
Non sembrava scherzare. Il che non era un bene per la sanità mentale di Mary.
- Vuoi prenderla seriamente?! -
- Sono serissimo... anche perché non mi viene a mente niente di meglio. Siamo su un'isola, quindi niente vie di fuga e ci hanno preso equipaggiamento e zaini. Potrei diventare invisibile e andare in giro, ma quelli la non sembrano stupidi. Avranno preso precauzioni contro questo. Oltretutto Cassandra e quel Vince mi fanno venire i brividi, idem per Alessandro. Se combattiamo disarmati e con Mary in queste condizioni non saprei dire se possiamo vincere. E anche se fosse, ci sono tutti gli altri... per cui, non possiamo fare nulla a parte assecondarli. Guadagneremo tempo almeno -
Mary sospirò spazientita.
Aveva l'aria di voler distruggere il mondo a mani nude.
Edricksen e Fynn si scambiarono uno sguardo serio.
Il capitano si era accorto che qualcuno non aveva mai parlato: Louis.
- Nevica -
La voce del romano aveva attirato tutti.
Era uscito sul terrazzo e si era appoggiato sul balcone.
Nel cielo notturno erano iniziati a cadere alcuni fiocchi di neve, confondendosi con le stelle.
Louis allungò un dito, prendendo un fiocco e portandoselo alle labbra.
- Sapete... me ne ero quasi scordato, ma è Natale -
Quello sembrò abbastanza per distrarre il gruppo dalla situazione.
- Si... è Natale -
Theo poté vedere il sorriso del ragazzo.
Fissava un punto non precisato nel mare.
Guardando il cielo riconobbe alcune costellazioni e usandole per orientarsi, si accorse che stava guardando verso l'America.
- Sapete, di solito passo il Natale con il mio vecchio. Gestisce una palestra di pugilato e vivevano nel retro. Accendevamo la tv e mettevano gli speciali natalizi della Disney e li mangiavamo mangiando castagne. Non era molto, ma era nostro... -
Gli altri lo raggiunsero.
Louis aveva un bel sorriso nostalgico, ma gli occhi non combaciavano con la bocca.
- Se domani perdo, chi mangerà castagne col mio vecchio? -
La Luna li teneva d'occhio.
Theo la guardò male, come se fosse lei la colpa di tutto quel disagio.
Non immaginava che Louis avesse pensieri del genere per la testa.
Magari non era spaventato, però sembrava sentire il peso della responsabilità.
- Scusate ragazzi. Sono di Austin. Da me la neve è rara e mi sento emotivo quando la vedo -
Voleva sdrammatizzare, ma non andava tutto bene.
Fynn sembrava averlo capito.
- E tu allora non perdere -
Si era presa il compito di parlare dopo la piccola confessione di Louis.
La ragazza usava il vento, attirando la neve all'interno di una piccola tromba d'aria che conteneva nel palmo della mano.
- Ti ho visto combattere. Sei forte. Anche il tuo avversario lo è. Ma mi sento tranquilla se te ne occupi tu -
Mary seguì l'onda.
- La faccia mi fa ancora male da quando mi hai colpito... mi brucia ammetterlo ma ora come ora sei il più forte -
Theo si sporse per guardarla con espressione furba.
- Ora come ora... -
Precisò lei.
Louis sembrò apprezzare.
Edricksen gli mise una mano sulla spalla, ma lui la scostò con gentilezza.
- Stò bene -
Il figlio di Artemide nel frattempo era sparito sul retro.
Chissà cosa era andato a fare?
- Chissà che stanno facendo gli altri? -
- Probabilmente sono seduti accanto al fuoco ad arrostire cibo con i figli di Apollo che cantano inni natalizi... è uno spettacolo a cui sono abituato -
Edricksen era al campo da molti anni ed era un rinnegato.
Non c'era da stupirsi se rimaneva li anche a Natale.
Il ragazzone doveva averlo raccontato per mettere a suo agio Louis oltre che per rispondere a Mary.
Lei prima lo passava con sua madre ma poi...
- Da dove vengo io il Natale non lo abbiamo -
Disse poi Fynn.
Sembrava una battuta ma non lo era.
Intanto, un pò di confusione al tavolo.
Theo aveva rovisitato in giro ed aveva trovato un braciere e roba da mangiare.
- In onore della prova di domani, castagne? -
L'invito fu accolto.
I rinnegati passarono il Natale seduti al tavolo a mangiare castagne la sera prima della prova di Castore.
Il sorriso di Louis era più luminoso del solito.
- Buon Natale ragazzi -
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