XII: Mi becco una freccia nel cuore

Qualcuno aveva inviato ad Edricksen un messaggio iride.
Quando aprì la chiamata vide che era Aaron.

- Ciao Aaron -

- Ciao Edricksen. Scusa se chiamo te ma per qualche ragione i messaggi iride non funzionano con Theo. Me lo passi per favore? -

Edricksen diede giusto un occhio al suo amico.
Rideva istericamente come Joker e Harley Queen mentre con la mitragliatrice inondava di gelato i nemici nella piazza.

- Mi piacerebbe ma non può rispondere -

- Perché? Cosa sta facendo? -

- Cose da Theo -

- Va bene... perché sento delle risate isteriche? -

- Ti richiamo io appena abbiamo finito -

- Aspe... -

Chiuse la chiamata.
Theo ancora sparava mentre Mary, Louis e gli Abagnale combattevano come delle furie.
Il capitano nemico non poteva fare nulla a parte guardare le sue truppe mentre venivano spazzate via da pugni, spadate, carte taglienti e gelato.
Uno dei soldati raggiunse il capo.
Era impanicato e con mezza faccia imbrattata da delizioso gelato alla fragola.

- Signore! Perdiamo terreno ogni secondo che passa! I nostri non riescono a tenere il loro passo! -

Il capitano digrignò i denti sotto l'elmo.
- Maledetti... hanno usato il gelato! Io sono intollerante al lattosio! Come lo sapevano?! Sono più intelligenti di quel che pensanavamo! -

- Credo si tratti di una coinc... -

- UOMINI! RITIRATA! -

L'esercito non dovette impegnarsi molto per filarsela.
Praticamente lo stavano già facendo.
Scapparono tutti, ma non prima che il comandante non rivolgesse un ultimo sguardo alla Basilisca di San Saturnino.
Le canne della mitragliatrice smisero di girare solo quando nella piazza erano rimasti solo loro sei.
Luciano guardava tutto quel bordello di gelato che ora imbrattava la piazza e venne raggiunto da suo fratello, che si teneva il braccio attraversato da una leggera ferita.

- Come... lo spieghiamo a papà? -

- La vera domanda è: chi paga il Signor Pagani? -
Disse mentre lanciava uno strato di foschia sulle chiazze per non farle vedere ai passanti.

Nel frattempo, Theo era uscito dal chiosco ed era ancora su di giri quando venne raggiunto dagli altri.
- Mi avete visto?! Santo Olimpo! Mi avete visto?! -

- Eravamo un pò occupati a combattere ma si... ti abbiamo visto -

- E sentito -

Theo non parve accorgersi del sottile sarcasmo nelle parole di Louis e messe mani alle tasche, tirò fuori tre dracme antiche, mettendole sul banco del Signor Pagani.
- Ecco qua. Se le vende ad un museo ci guadagnerà un pò di quattrini... questo basta per ripagarlo -

- Comunque Theo, prima ti cervava Aaron. Te lo richiamo -

Edricksen fece partire un'altra chiamata.
Dall'altra parte, il figlio di Atena sembrava essere nella sua cabina.

- Ehilà Th... -

- Aaron! Non immaginerai mai cosa ho fatto! Ho sparato ad un branco di nemici con una mitragliatrice! Ho assaggiato la nutella! Ho detto la parola con la s! Che giorno! Che giorno!... l'ultima magari non la dire a Piper e agli altri -

L'altro non sembrava eccessivamente sorpreso o interessato alla vagonata di stranezze di Theo.
Doveva essere il suo carattere, ma qualcosa suggeriva che una certa figlia di Apollo lo avesse abituato a ben peggio.
- Buon per te. Comunque ti chiamavo per darti novità. Ho approfittato del ritorno al Campo per indagare un pò su Tiberio e non immaginerai mai che ho trovato nella sua tenda... -

- Che cosa? -
Domandò improvvisamente serio.
Anche Mary e Edricksen si interessarono alla questione.

Aaron fece vedere alcuni fogli di pergamena che aveva sul tavolo.
- Testi tanto antichi quanto proibiti. Qui sono descritti rituali che riguardano la magia del Tartaro. Questa è una prova fisica che è stato lui ad evocare i lestrigoni -

- Incastrato! Devi andare subito da Chirone e dirgli tutto! -

- Non saprei Theo, c'è ancora qualcosa che non quadra. Preferisco aspettare ancora un pò, tanto Tiberio non fugge via. Cambiando argomento, mentre leggevo in biblioteca ho trovato alcuni scritti di Aristeo; una specie di diario. È tuo nonno giusto? Ti possono interessare...? -.

Nel sentire il nome di Aristeo, Luciano e Massimo sgranarono gli occhi.
Theo invece stava per ringraziare l'amico, ma una freccia lo colpì in pieno petto.
Ferita mortale, avrebbe detto chiunque.

- THEO! -

In fondo alla piazza, un individuo con un lungo mantello, incappucciato e armato di arco.
Non sembrava essere uno dei soldati di prima.
Il gruppo era sconvolto, ma a sorpresa, Theo estrasse la freccia dal petto. Niente sangue.

- Prendetelo -

La prima a muoversi fu Mary.
Scattò contro quell'individuo a spada tratta.
L'altro non fece una piega; incoccò un'altra freccia e sparò contro la ragazza.
Lei mise la spada tra il dardo ed il suo corpo ed era sicura di parare il colpo, ma inaspettatamente il colpo andò a segno e la ragazza si ritrovò colpita alla spalla.
Eppure era sicura di aver parato!
L'aggressore l'avrebbe uccisa con un colpo alla testa, ma Massimo aveva creato un piccolo specchio protettivo per difendere la ragazza.
Il figlio di Trivia poi colpì lo specchio con un pugno e questi schizzò rapido contro il nemico.
Questi schivò ed in tempo zero si era arrampicato su uno dei tetti come una scimmia.
Probabilmente avrebbe sparato ancora, ma fu occupato ad evitare le carte di Luciano ed i bulloni di Edricksen.
Non sembrava in crisi, ma doveva aver capito che da solo non poteva farcela, quindi si dileguò.
Vista la velocita con cui si spostava a nessuno venne in mente l'idea di inseguirlo.

- Chi diavolo era quello... un assassino professionista?! -
Louis fu accanto a Mary in un lampo.
- Tutto bene? -

Lei estrasse la freccia con un colpo secco.
- Vivrò. Theo? -

- Tranquilli, non sono ferito -
E a dimostrazione di ciò, si rimise in piedi senza difficoltà portandosi le mani al petto.
Nessuna ferita; e l'unica cosa che divideva la carne dalla freccia erano maglietta e felpa... c'erano corazze più affidabili insomma.

- Com'è possibile? -
Chiese Edricksen, senza però ricevere una risposta da nessuno.

Gli Abagnale sembravano essere gli unici a non essere sorpresi.
Evidentemente sapevano cose che il gruppo non sapeva.
- Starlord, dico bene? Mi pare di capire che tu sia imparentato con un uomo di nome Aristeo, giusto? -

- È mio nonno, perché? -

Gli Abagnale si scambiarono uno sguardo di intesa.
- Venite con noi -

I fratelli condussero il gruppo alla Basilica di San Saturnino.
Massimo si staccò per entrare, mentre Luciano indicò a Theo e al resto del gruppo uno dei giardinetti accanto alla struttura.
Al centro di questi, c'era una statua di legno.
Raffigurava un uomo anziano e muscoloso che si sorreggeva su un bastone ed un tronco d'albero.
Su quest'ultimo era appoggiata pelle d'animale.
Il rinnegato la studiò e cercò di leggere la targa, ma la dislessia glielo rendeva difficile.

- Dei del cielo... quella statua è orrenda -

- L'hanno fatta i ragazzi delle medie. E poi ti assicuro che non te la stò mostrando per ragioni artistiche. Quella è una statua di tuo nonno -

Theo perse un battito.
- È una statua di Aristeo?! -

- Non so quanto ne sai di lui, ma è il fondatore di Cagliari. Quando suo figlio morì tragicamente partì in viaggio nella speranza di lenire il suo dolore ed arrivò qui. Insegnò alla gente del posto l'apicoltura, essendo uno dei maggiori esperti della storia antica di quest'arte e in cambio ottenne rispetto e amore. Lo hanno a lungo venerato come un dio... penso che sia per questo che la freccia non ti ha danneggiato. Questa città ti riconosce come il discendente di Aristeo -
Giocava con le carte mentre parlava, facendole roteare tra le dita con abilità.
- Finché sei qui, Cagliari non permetterà mai che tu muoia -

Theo non sapeva cosa dire al riguardo.
Riusciva solo a guardarsi le mani e a sorridere.
Suo nonno, anche se molto indirettamente, lo proteggeva.
Il pensiero lo faceva sentire meglio.
Mary nel frattempo stava sgranocchiando una formella di nettare (gentilmente offerta da Edricksen) per riprendersi dalla ferita alla spalla.
Diede uno scappellotto alla nuca del figlio di Artemide per gioco.

- Ehi! Mi protegge dalla morte, non dal dolore! -

Lei dispettosamente, aprì la bocca facendo vedere a Theo l'ambrosia masticata e l'altro non ebbe il tempo di fare altro, bloccato dalla ricomparsa di Massimo.
In mano stringeva quello che sembrava il manico di un gladio.
Della lama rimanevano solo pochi centimentri ed era rossa.

- Il frammento della Crocea Mors! -

- Con questo li avete tutti e cinque -
Massimo lo passò ad Edricksen, e nelle mani del ragazzone divenne il manico di uno spadone.

- Grande! Ora che abbiamo tutti i frammenti l'Olimpo può rivelarci dov'è la vecchia fucina di Vulcano e noi potremmo ricostruire la spada! -
Louis batté i pugni, improvvisamente carico di energia.

- E poi adesso abbiamo pure il supporto di due semidei che sono riusciti ad uscire vivi dal Tartaro! -

Il morale del gruppo era piuttosto alto nonostante le difficoltà appena affrontate.
Purtroppo, i fratelli stavano per rovinare tutto.
- In che senso "supporto"? -
Chiese Massimo all'improvviso serio.

- Mi riferivo a voi due. Quanta altra gente è stata nel Tartaro? -
Theo lì per lì non si era accorto della freddezza degli italiani.

- Ci deve essere un'equivoco. Io e mio fratello non abbiamo intenzione di venire con voi -

- Cosa?! -
Edricksen e Mary avevano parlato all'unisono.

- Ma il Campo Giove ha bisogno dell'aiuto di due romani come voi -

Luciano fece vagare lo sguardo su tutti, poi sospirò stancamente.
- Non è per male. Noi e Giove avevamo un accordo: portare a termine la nostra impresa e in cambio poter tornare in Italia e vivere una vita normale. Noi abbiamo rispettato la nostra parte e ci aspettiamo che l'Olimpo faccia altrettanto -

Theo era senza parole
- Ma ci serve tutto l'aiuto possibile! Voi due siete potenti, vi abbiamo visti in azione -

- Tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Ci sono molti semidei potenti ai campi americani. E poi Chaos ancora non si è svegliato. Non vi serviamo -

- Ma... -

- Ascolta, gli dei non hanno preso molto bene il fatto che volessimo uscire dal loro giro di affari, ed è ancora più grave che noi abbiamo avuto a che fare con gli Olimpi nelle loro forme romane. Ci hanno concesso di venire qui, ma ad una condizione: se fossimo tornati in america o avessimo preso parte ad un'impresa, saremmo diventati automaticamente dei rinnegati -

- Gli dei che si comportano in maniera permalosa e infantile... perché non sono sorpreso? -
Disse rassegnato Louis.

Luciano indicò una strada.
- Se andate di là raggiungerete la spiaggia. Non so dove Fynn abbia ormeggiato la Regina Rossa, ma di solito attracca lì. È il meglio che possiamo fare -

- Non ci posso credere... -
Mary pareva estremamente delusa.

- Che importa se diventate rinnegati?! Dobbiamo salvare il mondo -

- Non ci senti? Abbiamo detto che non possiamo venire con voi -

I due gruppi si stavano guardando male, ma in Luciano c'era qualcosa che si avvicinava alla desolazione.

- Mi dispiace. Ma abbiamo fatto una promessa. Non ne vogliamo più sapere di Olimpo e altre cose. Vogliamo solo vivere la nostra vita. Oggi vi siete comportati bene... ci fidiamo di voi -

Theo fu colpito da quello sguardo che tanto stava male su un ragazzo della sua età.
Luciano e Massimo non avevano poi così tanti anni più di loro, ma già avevano gli occhi di chi portava il peso del pianeta.
Il figlio di Artemide era incuriosito da quei due e dalla loro promessa, ma decise di fare una cosa che non faceva mai: arrendersi.

- Anche se vi abbiamo riempito la piazza di gelato? -
Battuta messa in ballo in un evidente tentativo di spezzare la tensione e far vedere che aveva capito.

Luciano fu molto grato al rinnegato.
- Era il mio sogno quando avevo circa otto anni e a Cagliari ci sono tanti bambini, quindi da un certo punto di vista hai fatto una cosa buona -

Ridacchiarono.
- Bhè... allora ci si vede -
Luciano gli porse una mano
- Anche se per poco, è stato bello -

Theo gli sorrise e gli strinse la mano.
- Peccato però. Avrebbe fatto piacere perfino a Percy avere qualcuno come voi dalla nostra, e lui è il più potente dei nostri -

- Chi è Percy? -

- Un semidio greco. È figlio di Poseidone -

Il ragazzino non conosceva gli altri due.
Ma aveva sganciato una bomba.
Lo aveva capito dalla luce dei loro occhi.
Da lì, non successo molto altro.
Si salutarono, ed i fratelli gli comprarono un barattolo di nutella per ricordo, ma Theo non era tranquillo.
Aveva come il presentimento di aver commesso un errore ad aver detto che c'era un figlio di Poseidone in circolazione...
Un errore che probabilmente avrebbero pagato caramente.

______________

Il gruppo trovò Fynn nel punto dell'attracco.
Parlandoci, scoprirono che voleva raggiungerli, ma aveva scoperto una rara razza di vermi sotto una pietra e per esaminarli aveva tardato.
Salirono sulla nave e partirono.
La destinazione ancora non la sapevano visto che il messaggio dell'Olimpo doveva ancora arrivare, ma Fynn sapeva che avvicinarsi alla Grecia sarebbe stato positivo.
Poco dopo cena Louis e il capitano aiutarono Mary a curarsi e poi il gruppo se ne andò a letto.
La ferita alla spalla si era chiusa grazie all'ambrosia e alle cure, ma le dava ancora fastidio e non riusciva a dormire.
Si alzò, decisa ad andare in cucina per prepararsi una camomilla.
A parte la spalla, non si levava dalla testa quel tizio incappucciato.
Chi era?
Non sembrava un mostro.
Un altro semidio forse...
L'unica cosa certa era che volesse uccidere Theo e che era pronto ad uccidere anche gli altri e lei.
Si grattò la ferita.
Doveva solo rilassarsi ora che poteva.
Ma mentre camminava si era resa conto di non essere la sola a passare la notte in bianco.
Una delle porte era semiaperta e faceva trapelare luce schiarando tutto il corridoio.
Mary fece caso che quella era la biblioteca (Loius gliela aveva fatta vedere durante il tour) e quando diede un'occhiata, non si aspettava di trovarci proprio loro.
Pensava che Fynn si dilettasse in letture di mezzanotte, invece al tavolo centrale stavano accomodati Theo e Edricksen.
Gli scaffali erano mezzi vuoti ed i libri circondavano i due rinnegati assieme a candele e termos pieni presumibilmente di caffè.
A giudicare dalle grosse pile, gliene mancavano ancora molti da guardare.
Quando si girarono vide che entrambi avevano delle belle occhiaie.

- Nemmeno tu riuscivi a dormire? -

- Troppo gelato, mi è rimasto sullo stomaco, e voi? -

Si guardava attorno.
La quantità di libri che avevano consumato in poche ore era assurda... Specie per due persone affette da dislessia.

- Avete letto tutti questi libri? -

- Cosa? Pfff, assolutamente no. Guardiamo solo le figure -

- Non siamo così pazzi da leggere tutto. Atena mica è nostra madre -
Edricksen parlava assorto mentre sfogliava un nuovo manoscritto.

- Va bene, ma che state leggendo? Altre riviste di Perfect Woman? -

- Dei, no! Stiamo cercando informazioni sui soldati di oggi. Edricksen ricorda di aver già visto quelle armature da qualche parte ma non ha presente dove. Per cui eccoci qui -

- Perché non mi avete svegliata? Potevo aiutare -

- Non ci sembrava il caso. Dopo la freccia nella spalla abbiamo pensato di lasciarti riposare. E poi nel gruppo noi siamo la mente e tu sei i muscoli -

Mary assottigliò gli occhi fino a renderli affilati come una lama.
- Stai dicendo che sono stupida? -

- No. Sto dicendo che non sei tu quella che ha passato la notte in biblioteca e non siamo noi ad aver steso venti uomini da soli. Questo sto dicendo -
Rispose ridacchiando.

Mary sbuffò, prendondo posto accanto a Theo e afferrando uno dei libri che ancora non erano stati letti e iniziando a sfogliarlo.

- Non fai ridere. E poi pensate davvero di trovare informazioni qui? -

Edricksen si massaggiò le borse sotto gli occhi e prese una bella sorsata di caffè per non morire davanti ai due.
- Non ne siamo sicuri infatti, ma quando eravamo sull'Olimpo Theo ha sentito Fynn dire al receptionist che la situazione in occidente era critica, e pensa che i soldati che abbiamo combattuto a Cagliari possano centrare qualcosa -

- Pensaci Mary. Quelli non erano semplici guerrieri, erano soldati! I soldati rispondono agli ordini di qualcuno di più grande e visto che il loro capitano non sembrava un pozzo di scienza, deve averli mandati qualcun altro. Me lo sento -

- Potrebbe averli mandati Chaos, o magari uno dei giganti -

- Forse, ma voglio comunque scoprire chi sono. Ho cercato e le armature che avevano non erano né greche né romane, ma siamo convinti che se li cerchiamo li troveremo prima o poi -

Da lì anche Mary iniziò a dare una mano nella ricerca.
In totale silenzio, cercavano e scartavano tomi su tomi.
Dal momento che non c'erano orologi, nessuno dei tre seppe dire quanto tempo rimasero lì, ma passarono almeno un paio d'ore prima che Theo lanciasse le braccia in aria in segno di vittoria.

- Trovati! -

Edricksen e Mary mollarono quello che stavano facendo, sedendosi ai lati del loro amico.
Sul vecchio volume che avevano davanti era raffigurato lo stesso simbolo che quei soldati avevano dipinto sullo scudo: un sole a sedici punte.
Stando al testo, si chiamava "Sole di Verghina".
Sfogliarono un pò, fino ad arrivare alla foto di un grosso mosaico mezzo rovinato.
Raffigurava una battaglia.
Lance e soldati a cavallo riempivano l'ambiente ed Edricksen spiegò che probabilmente quell'affollamento doveva rievocare la confusione di quell'episodio.
Le figure principali però erano due: un soldato arabo che da sopra un carro ordinava ai suoi soldati di attaccare mentre accanto a lui il cocchiere frustava i cavalli per fuggire, ed un uomo sulla sinistra, il quale con una lancia infilzava un combattente dalla veste dorata, che probabilmente si era messo in mezzo ai due per proteggere il suo signore.
Mary notò che il lanciere aveva una testa di medusa sulla corazza.
Un figlio di Atena forse?
I tre cercarono di leggere la didascalia dell'opera, ma siccome le lettere erano più piccole del testo ed erano state scritte con un carattere diverso, nessuno di loro ce la fece subito.

- Ce la fate a leggere la didascalia della scena? -

- Io no... facciamo a gara a chi riesce a leggere prima? Chi vince non fa le faccende di domani! -

- Non vale! -

Lavare i piatti anziché sollazzarsi sul ponte al chiaro di luna?
Giammai!!!
Agguerriti, i rinmegati si misero a leggere.

- Ba... ba... -

- Batta... battaglia di... -

- Di I... I... -

- Battaglia di Isso. Mosaico. 100 a.C. Museo archeologico nazionale di Napoli. La didascalia dice questo -

Ma a leggerlo così bene non era stato nessuno di loro.
Si voltarono.
Fynn era appoggiata allo stipite della porta.

- Fynn?! -

Non sembrava arrabbiata.
Nessun guaio in vista.

- Come hai fatto a leggere così bene? Credevo fossi una mezzosangue -

- Non l'ho letto. Sapevo solo cosa c'era scritto nella didascalia. Conosco quel libro a memoria -

Si... era da Fynn.
Era difficile non accorgersi dello strano amore della ragazza per la cultura.

- Ti abbiamo svegliata? -

- No, ero con Louis in cucina. In realtà stavo per venire nelle vostre cabine. Abbiamo visite. Già che ci siete portate anche il libro -

Disse prima di avviarsi.
I rinnegati furono lasciati da soli a scambiarsi sguardi dubbiosi.
Nessuna parola però.
Erano troppo stanchi per far funzionare al meglio i loro cervelli e si limitarono ad andare in cucina.
Tirando ad indovinare Theo avrebbe detto che era arrivato il messaggero dell'Olimpo.
Dubitava che Zeus avesse mandato Ermes, quindi si sentì autorizzato a far volare l'immaginazione.
Ma non immaginava nulla che non fosse diverso da un normalissimo postino.
Che però, doveva avere la capacità di volare visto che era arrivato su una nave volante.
Un postino volante... se l'Olimpo ne disponeva, Chaos era spacciato.
Potevano impiegarli in molti modi creativi.
Arrivati nel luogo incriminato, trovarono Louis seduto al tavolo a parlare con un'altra persona.
Un minuto bambino dai capelli ricci e biondi.
Indossava una tunica greca semplice e aveva profonde cicatrici sulle spalle.
Il figlio di Artemide lo riconobbe subito e stava per chiamarlo, ma Edricksen lo fece al suo posto.

- Ganimede -

Sentitosi richiamare, il coppiere degli dei si girò verso i nuovi arrivati.
Il suo sorriso nervoso tremò non appena vide il ragazzone.

- Cia... ciao Edgar... che hai fatto alla mano? -

- Il cane d'argento della mia futura moglie mi ha morso -

Dopo quello scambio ci fu uno strano silenzio.
Un silenzio di tensione, avrebbe detto Theo, il quale passò la sua durata a far vagare lo sguardo tra i due.

- Vi conoscete? -

- Abbiamo avuto occasione di scambiare due parole, diciamo. Si parla di molti anni fa -

Edricksen però non sembrava felice di vederlo.
E Ganimede aveva visibili difficoltà a guardarlo negli occhi.
Che era successo tra quei due?
Fynn nel frattempo, aveva messo davanti al bambino una tazza di tè fumante.

- Immagino tu non abbia molto tempo. Dicci dov'è la fucina di Efesto per favore -

Ganimede soffiò sul tè e per evitare di ustionarsi la lingua bevve molto piano.
Theo notò che aveva preso la tazza con entrambe le mani; Ruby Johnson aveva un modo di fare simile.
- È sull'Isola di Lemno -

- E dov' è? -
Chiese Theo, mentre lui ed i suoi amici si sedevano al tavolo insieme agli altri.
Edricksen mentre si accomodava, sentì un'improvvisa fitta alla mano bendata.
Evidentemente la ferita non si era ancora chiusa.

Fynn aveva lo sguardo perso.
Evidentemente stava ragionando sulla migliore rotta da fare.
- È nell'Egeo. Non molto distante dalla Turchia. Con la strada che abbiamo già fatto, possiamo raggiungerla in un giorno -

- Si ma... emm... potrebbe non essere facile vista la... s... situazione... -

Il capitano sembrò capire cosa intendesse.
- Puoi parlare senza timore. L'hanno scoperto -

Ganimede parve un pò sorpreso.
Louis invece corruggiò lo sguardo senza capire.
- Che intendete? -

Theo in tutta risposta, mise il volume sul tavolo aprendolo alla pagina che raffigurava il simbolo del sole a sedici raggi e poi mostrò ai due il mosaico della battaglia di Isso.
- C'entrano questi, vero? Parlate della "situazione in occidente"? -

Il figlio di Vittoria capì.
Anche lui doveva aver sentito qualcosa al riguardo.
E Ganimede sganciò quella che doveva essere una bomba atomica.

- Alessandro Magno ed il suo esercito sono tornati in vita per colpa di Gea. Si sono schierati con Chaos -

Mary e Edricksen erano rimasti senza fiato.
Louis si morse un'unghia sgranando gli occhi.
Fynn guardava cupamente il libro.
Ganimede stringeva la tazza senza sapere cosa dire per migliorare la situazione.
Theo non aveva capito.

- Chi è? -

La domanda sembrò non essere recepita subito dagli altri evidentemente nessuno di loro se l'aspettava.
Ma quando realizzaroni, si voltarono all'unisono a guardarlo.

- Come chi è? Alessandro Magno è un uomo famosissimo. Non te l'hanno mai insegnato a scuola? -

Theo provò un pò di antipatia per Louis.
Una scena simile era successa anche al figlio di Vittoria... solo che quello di cui non ricordava era lui!
- Non ci sono mai andato a scuola, e sono fuggito dall'orfanotrofio prima di arrivare a parlare di quest'argomento -
Si aspettava più scalpore nel dire che prima stava in orfanotrofio, ma evidentemente era più comune di quanto pensasse per un semidio.

- Te lo spiegherò semplicemente, Starlord -
Fynn prese posto di fronte a lui.
- Alessandro Magno era un re ed un conquistatore macedone. Nessuno ha conquistato da solo quanto lui in tutto l'occidente, ed è uno dei migliori strateghi militari di tutti i tempi, con uno degli eserciti più grandi e temibili della storia antica -

- Ed ora state andando nel suo territorio... anzi! Ci siete appena entrati! -
Aggiunse Ganimede un pò intimorito dal discorso.

- Quindi abbiamo contro un imperatore millenario? -

- Già... -

Theo sospirò, ma ebbe la meglio il lato ottimista del suo carattere.
- Bhè... nessuno ha detto che sarebbe stato semplice -

Louis gli mise una mano sulla spalla, ma non poté parlare.
All'improvviso la nave ebbe un tremito, come se fosse stata colpita da una forte scossa di terremoto.
Fynn si alzò di scatto.

- Che diavolo era? Turbolenza? -

- È impossibile! È Fynn che controlla i venti per fa... -

Un altro colpo.
Stavolta, più potente.
Tutto tremò, e per un istante mancò la luce.
Il capitano fu la prima a capire.

- Siamo sotto attacco! -

E sparì sopracoperta alla velocità della luce.
Louis imprecò a denti stretti e Ganimede preso dal terrore sparì in una nuvola dorata, tornando sull'Olimpo al sicuro.
Il figlio di Artemide non lo biasimò.
Dubitava che avesse qualche abilità per aiutare, quindi era meglio per lui andarsene.
Louis strinse i pugni ed i bracciali dorati che aveva si estesero creando dei caestus mentre Mary sfoderava la spada.
Il gruppo corse di sopra.
Appena sul ponte, Theo non ebbe nemmeno il tempo di evocare Stella Cadente che una scossa lo fece cadere a terra insieme al resto dei ragazzi.
Al centro della nave, Fynn cercava di mantenere la Regina Rossa stabile con tutte le sue forze ma con risultati scarsi.
Stavano precipitando e dal lato destro della nave una nuvola di fumo veniva spazzata via dal vento provocato dalla caduta e dalla mezzaninfa.
Nel cielo c'erano alcune palle di fuoco, e a giudicare dall'angolazione, erano lanciate da terra, forse scagliate con delle catapulte.
Qualcuno stava cercando di abbatterli.

- I Macedoni! -
Riuscì ad urlare Louis mentre si aggrappava al parapetto per provare ad alzarsi.

Theo cercò di far lavorare il suo cervello per trovare una soluzione, ma la sfortuna aveva deciso di non dargli il tempo di farlo.
Fynn tentò un'ultima volta di usare il vento per stabilizzare la rotta, ma servì solo per ammortozzare lo schianto.
Se non l'avesse fatto probabilmente sarebbero tutti morti.
La Regina Rossa si schiantò a terra, sbalzando tutti fuori dalla nave.
Theo per fortuna era atterrato su qualcosa di morbido.
Esausto e dolorante, trovò la forza di mettersi in ginocchio.
Erano caduti su una spiaggia e la Regina Rossa era spezzata a metà ed emanava un fumo nerastro nel punto in cui era stata colpita.
In lontananza, vedeva una fila di catapulte circondate da torce e da quella direzione, un piccolo gruppo armato venne nella loro direzione.
Riconobbe soldati macedoni, ma anche altri ragazzi.
Appunto, ragazzi.
Non avevano caratteristiche strane.
Se non fossero stati armati e corazzati, sarebbero potuti passare per gente normalissima.
I rinnegati di cui parlava Ganimede!
Tutti loro superarono il rinnegato, dirigendosi verso la nave.
Probabilmente andavano ad imprigionare i suoi compagni e a setacciare la nave.
Qualcun'altro lo raggiunse però.
Theo se lo ritrovò davanti all'improvviso mentre cercava di trovare la forza di estrarre Anapnus e lottare.
Quando alzò gli occhi, la prima cosa a cui fece caso era la luna che faceva da spettatrice, poi mise a fuoco l'individuo che aveva davanti.
Riconobbe il mantello ed il cappuccio.
Era la stessa persona che aveva tentato di ucciderlo quel pomeriggio.
Solo che in più, da quella posizione, poté vedere meglio il suo volto inespressivo.
Occhi gialli.
Capelli ramati.

- Tu..! -

Fu quasi grato al tizio che, alle sue spalle, gli dette una botta alla nuca.
Almeno così poteva farsi una dormita.

___________

Ciao rega :D
Si lo so, non scrivo più note a fine capitolo.
Mi sono accorto (perché lo faccio anche io xd) che se sono troppo lunghe vengono saltate quindi sarò breve.
Da questo momento torno a pubblicare regolarmente :3
Quindi ogni 2 settimane vi beccherete un capitolo nuovo tesori.
Non ho altro da dire.
Ciau :D

P. S dovrei rispondere alle role... già :D

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