XI: Gli zombie vogliono rubare la Nutella

Luciano e Massimo Abagnale.
Era quella la risposta che Fynn aveva dato a Theo quando questi gli aveva domandato se sapeva come si chiamava il guardiano del frammento di Cagliari. Il semidio fu piacevolmente sorpreso nel vedere che la ragazza sapeva qualcosa sul loro conto.
Erano a pranzo nel soggiorno della nave, e mentre l'equipaggio mangiava tranquillamente, il figlio di Artemide aveva portato Fynn lontano dal tavolo e le aveva chiesto se poteva parlargli di questi due. Il capitano della Regina Rossa stava sorseggiando del caffè mentre parlava.

- Tanto per cominciare, sappi che Luciano e Massimo non sono dei mostri o gente venuta da altre epoche. Sono due mezzosangue, come noi-

- Cosa?! Veramente?!-

Domandò stupito, indeciso sull'essere contento o meno della notizia.

- Sono due semidei Romani. Luciano è figlio della dea Fortuna, la vostra Tiche, mentre Massimo è figlio di Trivia, la corrispondente romana di Ecate. Condividono lo stesso padre mortale, per cui nonostante abbiano radici divine diverse, sono a tutti gli effetti fratelli di sangue-.

- Lo stesso uomo ha avuto rapporti con più di una dea? Popolare il tipo. Comunque sembri conoscerli abbastanza bene -.

- Non fraintendermi. Ogni tanto mi sono fermata a Cagliari perchè è un bel posto per fare rifornimenti e li ho visti in quelle occasioni. Per il resto non siamo amici e so poco su di loro-.

- Capisco. Però questi due devono essere pericolosi se sono stati messi a guardia di un frammento della Crocea Mors-.

- So che fino a qualche anno fa facevano parte del Campo Giove. Durante quel periodo ci fu un piccolo incidente sull'Olimpo: Iride perse la sua arpa, che cadde nel Tartaro. Luciano e Massimo furono incaricati di recuperarla e... ci riuscirono. Sono due dei pochi semidei della storia ad essere entrati ed usciti dal Tartaro senza morire. Quando riportarono l'arpa sull'Olimpo, Zeus concesse loro un desiderio e loro chiesero che volevano tornare in Italia e vivere il resto della loro vita tranquillamente. Gli dei glielo concessero, ma dovevano portarsi dietro uno dei frammenti e tenerlo d'occhio. Sulla loro storia non so altro-

Theo era rimasto a bocca aperta. Da quello che suo zio gli aveva raccontato, solo tre semidei erano riusciti a tornare dal Tartaro vivi: Percy Jackson, Annabeth Chase ed un certo Nico di Angelo. Se anche questi due erano riusciti a fare una cosa del genere voleva dire che erano pericolosi e che non si poteva scherzare con loro.

- Sembrano tipi interessanti. Ammetto che adesso sono curioso di vederli -

- Attento a quello che vuoi Starlord. Comunque non temere, li vedrai presto. Guarda un po la-

Disse mentre lanciava un'occhiata fuori da un oblò ed invitando il ragazzino a fare lo stesso. Stavano volando molto basso in quel momento e lo scafo della Regina Rossa era a pochi metri dal livello del mare e sullo sfondo, illuminato dal cielo pomeridiano, una lunga costa ospitava una grande Città dagli edifici di svariati colori.
Erano arrivati a Cagliari.

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Fynn non sembrava particolarmente felice all'idea di lasciare incustodita la sua nave, ma non aveva scelta. Nessuno dei quattro membri dell'impresa era mai stato a Cagliari e nessuno di loro sapeva parlare l'Italiano ( Theo al massimo poteva presentarsi e mandare a quel paese qualcuno ), per cui attraccò in un punto della costa deserto e dimostrò di saper manovrare la foschia, riuscendo a nascondere completamente la sua barca rendendola invisibile. Ad operazione fatta, il gruppo si avventurò nella città.
Era incredibile quanto un posto poteva essere così diverso dalle normali cittadine Americane. Le architetture, gli odori, i colori, tutto di Cagliari trasmetteva calore, ed il gruppo fu fortunato visto che erano li per la vigilia di Natale. Gli edifici già colorati erano sfarzosamente agghindati con luci e ed altre decorazioni. Curiosamente non faceva troppo freddo e l'aria era mite e leggera, respirare era un vero piacere. Purtroppo per il gruppo, la loro destinazione era distante dal centro della città. Fynn aveva detto loro che i fratelli Abagnale vivevano con il padre ed insieme a lui gestivano un bar chiamato "La Cornucopia". Arrivarono Fino al quartiere di Villanova ed entrarono in un vicolo buio e stretto, illuminato però da una scritta al neon sospesa in aria, la quale recitava: La Cornucopia.
Era seguita da una freccia che indicava delle scale che portavano in basso. Fynn disse al gruppo di proseguire senza di lei visto che voleva parlare con gli abitanti di Cagliari per racimolare informazioni. Louis quindi la salutò e si mise in testa al gruppo.

- Mi raccomando ragazzi, quando saremo dentro lasciate parlare me. Tra Romani ci capiamo-

I tre rinnegati non ebbero niente da dire e scesero le scale dietro al ragazzo. Attraversarono una porta di legno e furono dentro al bar. Per avere l'entrata in un vicolo, il locale era abbastanza affollato ed il posto si organizzava in una stanza abbastanza grande. Le pareti erano nere, decorate da tendaggi rossi e alla loro destra stava il bancone, dove il barista era intento a scambiare due parole con un signore. I tavoli erano tondi e tutti occupati da almeno una persona. In fondo, stava un piccolo palcoscenico dove sopra una band stava suonando una musica molto leggera che si abbinava molto con l'ambiente.

- Bhè? Andiamo-
Disse Louis tranquillamente mentre iniziava a scendere.

Arrivarono al centro della sala e si guardarono intorno. Fynn prima di andarsene aveva preso da parte Louis e gli aveva descritto i fratelli Abagnale, quindi poteva riconoscerli. Dopo qualche secondo, il romano individuò i due, indicandoli al resto del gruppo. Il primo era un ragazzo seduto ad uno dei tavoli, alto, e nonostante fosse magro sembrava essere molto forte fisicamente. Era pallido ed aveva i capelli corvini elegantemente pettinati all'indietro con la cera, ed occhi scuri. Stava giocando a poker con altre tre persone e nonostante gli avversari avessero il doppio dei suoi anni, era lui ad avere il maggior numero di fiches. Indossava una camicia bianca insaccata nei pantaloni scuri e sopra portava un impermeabile nero, simile a quello che portavano i protagonisti dei film noir. Theo si accorse che non faceva mai movimenti superflui ed aveva un'eleganza ed una precisione non comuni. L'altro era il cantante sul palco. Fisicamente era completamente diverso dal fratello. Lui era di bassa statura, ma a aveva un fisico robusto e muscoloso. Aveva il naso un pò schiacciato ed i capelli erano folti e castani. I suoi occhi erano verdi ma non era una bella tonalità come quelle di Percy e Fynn.
La sua somigliava più all'acqua stagna che all'acqua di mare.
I tratti del suo volto erano duri ed estremamente severi mentre guardava la sala, ed il figlio di Artemide si accorse che il suo sguardo ci mise un pò a cambiare bersaglio quando li vide. Dall'abbigliamento somigliava ad uno dei Blues Brothers, solo che non aveva il cappello e la cravatta. Mentre cantava teneva il tempo schioccando le dita ed aveva una voce bassa e un pò ruvida, ma comunque era piacevole da sentire. Sembravano entrambi molto pericolosi anche se in maniera diversa: il cantante sembrava capace di sbriciolarti le ossa con una mano, mentre il giocatore aveva lo sguardo di chi poteva fregare chiunque. Quest'ultimo ad un certo punto sollevò lo sguardo e li vide. Una scintilla attraversò il suo sguardo e si alzò picchiettando su un bicchiere e attirando l'attenzione di tutti. Disse qualche frase in italiano e la gente iniziò ad alzarsi per andare via, assieme alla band, che in fretta e furia presero gli strumenti e sloggiarono. Rimasero solo loro quattro, i fratelli Abagnale ed il barista; il padre dei due presumibilmente. Quello al tavolo, che Theo aveva capito essere Luciano vista la sua bravura nel poker, si rimise seduto.

- Non è comune vedere semidei da queste parti. Cosa vi porta lontani da casa?-
Disse in un inglese perfetto e con un tono preoccupantemente calmo.

- Come fai a sapere che siamo semidei?-
Chiese Louis stupito.

Luciano alzò un sopracciglio
- Parli come se non te ne andassi in giro con la maglietta del Campo Giove-
Rispose pacatamente mentre si versava da bere dentro un elaborato bicchiere di vetro.

Louis di riflesso guardò verso il basso e sorrise a disagio.
- Oh! Si, ah ah vero-

Fu in quel momento che Theo capì una cosa su Louis.
Lui non era un diplomatico.
Era un valente guerriero, certo, ma le parole non facevano per lui.
Fece per intervenire, ma il romano lo intuì e lo fermò. Era ancora sicuro di avere la situazione sotto controllo.

- Non state li impalati, sedetevi con me. Massimo, perchè non porti ai nostri ospiti qualcosa da bere?-

Il fratello minore, senza dire una parola, scese dal palco e attraversò il bar andando dietro al bancone. Louis nel mentre aveva recuperato il suo solito sorriso.

- Lascia che mi presenti. Io sono Louis Webber, figlio di Vittoria e Centurione del Campo Giove. Loro invece sono Mary Hopper, Edgar Edricksen e Theo Starlord. Tutti e tre rinnegati-.

Nel momento stesso in cui lo disse, Louis si rese conto di aver dato un'informazione di troppo. Lo sguardo di Luciano da tranquillo e pacato diventò decisamente più affilato e penetrante, tanto che era difficile sostenerlo.

- Ok, scusa. Forse ho iniziato male ma... -

- Hai perfettamente ragione-
Disse Luciano interrompendo bruscamente l'altro.

L'italiano raccolse le carte da gioco ed iniziò a mischiarle con una rapidità ed una destrezza disarmante, facendole roteare attorno alle dita. Theo aveva visto prestigiatori esperti meno bravi di lui.
Quel gesto comunque, sembrava stranamente minaccioso, quasi come se stesse giocando con un coltello.

- Hai iniziato male. Molto male-.

Luois deglutì. Sapeva bene che gli altri Romani non vedevano di buon occhio i rinnegati e loro di solito non avevano il compito di difendere un pericoloso artefatto olimpico. Sembrava in difficoltà, quindi Theo decise di disubbidirgli e si intromise

- Perdonalo. È Romano anche lui ed è un vostro fan -

Tutti si voltarono a guardarlo. Loius sembrava sbigottito e vide che la freddezza negli occhi di Luciano si era un pò allentata.

- Un fan? -
Domandò prima di scambiare una rapida occhiata col fratello.

- Esatto. Voi due non siete riusciti ad entrare e uscire vivi dal Tartaro? È più unico che raro, mi sembra evidente che abbiate una fanbase -

Louis arrossì violentemente e dedicò un'occhiata tagliente come un rasoio a Theo. Luciano intanto era rimasto un pò basito e la sua reazione arrivò in ritardo, come se nella sua testa avesse tradotto quella frase più e più volte.
Si mise a ridere.

- Massimo, ma hai sentito che ha detto questo? Abbiamo una fanbase! Questa non l'avevo mai sentita come scusa -

Proprio in quel momento Massimo Abagnale arrivò alle loro spalle e appoggiò sul tavolo 4 lattine di una bevanda che Theo non aveva mai sentito. Il ragazzino afferrò la lattina storcendo le labbra.

- Estathé alla pesca? Abbiate pazienza ma avete la coca-cola? -

- Solo prodotti italiani in questo bar. Al limite c'è il chinotto -
Rispose Luciano mentre continuava a mischiare le carte con disinvoltura.

- Comunque ci dispiace per il malinteso di prima. La verità è che ci manda l'Olimpo, dobbiamo recuperare i frammenti della Crocea Mors e ricostruirla, per cui ci servirebbe il vostro -

- Questo non è possibile -

- Capisco che sia una condizione difficile, ma ti ripeto che siamo nel bel mezzo di un'impresa -

- E chi lo dice? Un trio di rinnegati e un Romano che non abbiamo mai visto? Noi ci muoviamo solo se è Zeus a dirci qualcosa e da lui non ci sono arrivati ordini -

- Siamo qui con Fynn -
Aggiunse Luois per cercare di migliorare la situazione.

- E allora? -
Rispose l'italiano.

Alle loro spalle, il gruppo sentiva Massimo mentre li teneva d'occhio. Questo ovviamente non giovava al loro umore. Mary piantò le mani sul tavolo e si alzò.

- Sentite, non abbiamo tempo da perdere!!! -

Prima che finisse, le dita di Luciano di mossero fulminee e lanciò una delle carte contro il viso di Mary.
Nessuno si sarebbe aspettato che la carta sarebbe schizzata come uno shuriken, procurando un taglietto sulla guancia della rinnegata.
La carta si ficcò nel muro dietro di loro, perforando il muro.
Per qualche secondo tutti si immobilizzarono e tutto quello che si sentiva era la vibrazione della carta ed il rumore del padre che puliva i bicchieri.
L'uomo disse qualcosa, di cui Theo capi solo la parola "Luciano".
Forse gli aveva detto qualcosa tipo: Luciano, possibilmente, eviti di distruggere il locale?

Il figlio di Fortuna ignorò il padre
- E invece noi non apprezziamo i casinisti, rinnegata -

Mary non badò minimamente al sangue che gli scendeva dal volto e lentamente, portò la mano al manico della sua spada
- È così che la vuoi mettere? Peggio per te -

Quello era un problema.
Luciano era un semidio che aveva resistito agli orrori del Tartaro ed era stato selezionato per proteggere uno dei frammenti dell'artefatto più pericoloso di tutti i tempi.
Mary era Mary.
Se quei due si fossero affrontati, sarebbe stato un guaio, ma fortunatamente arrivò un aiuto inaspettato.
Una frazione di aria attorno al figlio di Fortuna iniziò a vibrare.
Un messaggio Iride.
Luciano aprì la chiamata sospirando e dicendo qualcosa in italiano.
Dall'altra parte c'era una ragazza dai tratti suini ed era affiancata da una ragazzina minuta, dai tratti asiatici ed i capelli lunghi e neri.

- Ginevra, Ruby -
Dissero Theo e Luciano all'unisono.

La figlia di Cerere, appena vide il figlio di Artemide, arrossì di colpo
- Ciao Theo! È bello vedere che stai bene -

Il ragazzino sollevò una mano in segno di saluto, mentre Mary corruggiò lo sguardo incrociando le braccia.
Ginevra invece ignorò i ragazzi e si rivolse a Luciano.

- Lucio, Massimo, mi fa piacere vedervi in salute -

- Solo gli amici e mio fratello possono chiamarmi Lucio. Che cosa vuoi Ginevra? Vieni al dunque -

La ragazza non si scompose nemmeno per un istante e spiegò la situazione al figlio di Fortuna, mentre suo fratello stava in un angolo ad ascoltare silenzioso.
Quando ebbe finito Luciano sospirò, massaggiandosi il setto nasale.

- Le cose stanno così? Se è un'impresa ufficiale non possiamo opporci -

Ginevra strabuzzò gli occhi ed un piccolo sorriso apparve sul suo volto
- Sei cambiato Lucio -

- Non chiamarmi così -

- Ad ogni modo mi passi Theo? Devo dirgli una cosa -

Il figlio di Fortuna cedette quindi il posto al giovane, il quale sorrise alle due ragazze.

- Ehi ragazze, grazie per l'aiuto -

- Aspetta a ringraziarci -

Theo stava per chiedere il perché, ma non ebbe il tempo, perché Ginevra e Ruby fecero posto a Percy e Annabeth.
Entrambi avevano lo sguardo truce.

- Ciao Starlord -

- AH!!! -

- Come mai sei li? -

Theo arrossì nell'accorgersi che non riusciva a sopportare la situazione.

- Emm, li dove? Io sono nella cabina di Artemide... -

- Ma davvero? Pure noi -
Disse Annabeth mentre faceva vedere a Theo dov'erano.

- Perché sei partito? Ti rendi conto di quello che hai fatto? E per di più hai coinvolto anche Mary e Edricksen. Chirone è furioso -

- Percy io bzzz... non... bzzz... su... bzzz... non riesco a sentir... bzzz... interferenz... bzzz -
Disse Theo cercando di fare versi e stoppandosi ogni tanto per simulare il lag.

- Theo. Questo è un messaggio Iride. Non Skype. Ti vediamo e sentiamo alla perfezione mentre fai i versi -

Alla fine Percy sospirò
- È veramente così importante? Avrai le tue buone ragioni per averlo fatto, ma diciamocelo: non sarebbe stato male parlarne prima con noi -

- Scusa Percy, non ci avevo pensato... -

- Aspetta! Gliela facciamo passare liscia così? -

- Mi fido di lui. E poi anche io mi sono imbucato in un'impresa anni fa, non ricordi? -

- Certo che mi ricordo. Le spalle mi fanno ancora male. E poi quella volta non andò tanto bene. Zoe e Bianca... -

Il volto di Percy si rabbuiò, mentre a Theo prese un colpo.

- Veramente è stata Zoe a dirmi di farlo -

- Cosa?! -

Il rinnegato si ritrovò a spiegare la visione che aveva avuto di Zoe, e veniva ascoltato con attenzione.

- Molto strano. Di solito le costellazioni non parlano, ma ci fidiamo di Zoe, è nostra amica-

- Quindi adesso che facciamo? -

- Dovresti già saperlo Theo. Siete nelle mani degli Abagnale. Ora noi dovremmo andare, Starlord ci prometti che non combinerai altri casini? -

- No -

Ma avevano già chiuso la chiamata e tutti avevano portato lo sguardo sui due italiani. I due, ignorarono gli sguardi ed iniziarono a parlare

- Cosa facciamo, Lucio? -
Chiese Massimo. Theo notò che era la prima volta che lo sentiva parlare

- Non abbiamo tanta scelta, portiamoli dal Signor Pagani -

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Come al solito Theo si fece diversi film mentali. Argomento: il signor Pagani.
Chi era? Perché dovevano andare da lui? Era uno che aiutava gli Abagnale a badare al frammento? Era forse un mafioso importante? Rimase deluso quando scoprì che si trattava di un semplice gelataio. Percorsero un piccolo tragitto fino a raggiungere una grande piazza con al centro una specie di santuario ed in un angolo stava un piccolo chiosco dei gelati, piccolo ma decisamente ben tenuto. Di certo Luciano e Massimo erano taciturni con quelli che conoscevano poco. Dopo che Theo finì la conversazione I due si avviarono verso la porta del locale, facendo cenno al resto dei mezzosangue di seguirli e avvertendo il padre che sarebbero usciti. Non dissero letteralmente una parola mentre conducevano i ragazzi per le vie di Cagliari, cosa che creava abbastanza tensione nei presenti ma che almeno garantiva a quelli che se ne sbattevano di poter ammirare la città ( Theo).
Le imprese erano letali, quindi perché non godersi un pò di pace quando si poteva?
Tempo mezz'ora ed erano già tutti seduti a mangiarsi un bel gelato.
Il signor Pagani era questo grosso e arzillo signore che non era timido né a parole né con le porzioni.
E visto che sapeva l'inglese, non fu difficile ordinare.
A Theo non capitava spesso di mangiare il gelato, anche se come era ovvio, lo adorava.
Si sedette al tavolo con gli altri portandosi dietro un grosso cono fior di latte e fragola.
Bastò un assaggio per mandarlo in delirio, ma era molto incuriosito sul gelato che avevano preso Luciano e Massimo.
Condividevano lo stesso gusto, e la tonalità marrone faceva pensare alla cioccolata, ma era decisamente troppo chiara.
Si rivolse a Massimo, il quale, aveva praticamente cambiato i connotati.
Prima aveva la guardia alzata e sembrava una bestia famelica pronta a sbranarti, ma adesso che era tranquillo non sembrava nemmeno la stessa persona.

- Che gusti hai tu? -

- Nutella e yogurt -

- Nu... nutella? -

- Nutella. La crema di cioccolato. Hai presente? -

- Emm... -

- Non conosci la nutella? -

Luciano sembrò bloccarsi sul posto, mentre i compagni del rinnegato guardavano lo scambio.
A quanto sembrava neppure loro sapevano cosa fosse quella Nutella.
I due si scambiarono un'occhiata allibita, ed il figlio di Fortuna si alzò andando da Pagani.
Forse era andato a prendere questa famosa Nutella.
Theo francamente era più preoccupato per il pallone che stava volando verso la nuca di Massimo.

- Occhio! -

Fece per spostarlo con la forza, ma la palla rimbalzò via dal nulla e venne ripresa dai bambini che fino a poco prima ci stavano giocando.
Chiesero rapidamente scusa e Massimo li salutò sorridendo.
Theo si domandò cosa fosse accaduto, ma bastò una rapida occhiata per capire.
A due metri dal giovane, c'era una specie di muro di vetro giallastro che scintillava sotto la luce, che sparì l'istante successivo.

- Mio fratello è un figlio di Trivia, ed è particolarmente dotato nelle magie difensive -

Si era intromesso Luciano, che era tornato con un barattolo di Nutella e diversi cucchiaini.

- Mi lusinghi. La verità è che mia madre non è stata clemente con i doni. Creare campi di forza e manovrare la foschia. Non so fare altro -

- Sai spaccare crani  -

Disse ridendo e porgendo agli ospiti i cucchiai.

- Prego. Non averla mai assaggiata è un crimine contro l'umanità -

Mary ed Edricksen sembravano un pò titubanti nell'assaggiare e Louis fu più rapido di loro.
Prese una bella cucchiaiata e se la portò alla bocca.
Sgranò gli occhi, congelandosi sul posto con il braccio bloccato.

- Louis? -

Chiese Edricksen allarmato.
Prima che qualcuno del trio potesse pensare che fosse una trappola e che quella Nutella fosse veleno o roba simile, il centurione assaporò, iniziando a muovere le labbra e ciucciando bene il cucchiaio.

- Allora? Di che cosa sa? -

- Sa... di pura felicità... -

Rispose con un sorriso da ebete, che fece insospettire gli altri.
Quindi la provarono, e quando Theo lo fece, le sue papille gustative si allargarono talmente tanto da dargli alla testa, stessa cosa per Edricksen e Mary.

- Ora so il sapore del nettare... -

Massimo si mise a ridere.

- In effetti è buona. Piace a un bel pò di gente -

Ne presero subito dell'altra, e mentre Theo se la godeva, lo sguardo fu catturato dai bambini che aveano ricominciato a giocare, e come palo usavano uno zainetto ed una statua antica.
Fu divertito dalla cosa, ma la statua lo incuriosiva davvero tanto.
Rappresentava un uomo nudo e robusto, che con aria serena guardava verso il basso e si appoggiava ad un bastone.
Non sapeva se era per la sua metà divina, ma Theo si sentiva strano.
Come se avesse un collegamento con chiunque fosse quel tipo.
Stava per chiedere ad uno degli Abagnale, ma Mary aveva parlato prima di lui.

- A proposito, perché ci avete portato qui? Dov'è il frammento -

Massimo accennò con il capo.

- È lì dentro. Nella basilica di San Saturnino -

- Che? Aspetta, non lo tenete a portata di occhio? -

- Tenerla in casa era troppo rischioso. E poi nessuno si aspetterebbe che il frammento è lontano dal proprio guardiano -

Si giustificò Luciano.
In effetti se era ancora lì si vedeva che come stratagemma funzionava...

- Ora almeno sappiamo perché ci avete portati qui -

- Volevamo anche farvi provare il gelato locale. Ce lo invidiano in tutto il mondo sapete? Durante un'impresa è raro avere momenti di calma, quindi volevamo offrirvene uno -

Quello era praticamente lo stesso pensiero che poco prima aveva avuto anche Theo.
Il semidio se ne rese presto conto, facendo apparire il duo in maniera migliore, almeno ai suoi occhi.

- Certo che è una fortuna avervi incontrato. Appena saliremo tutti a bordo della Regina Rossa partiremo alla volta della fucina di Efesto. Dei! Bisogna dire a Fynn che dobbiamo aggiungere due posti -

Luciano aveva smesso di mangiare il gelato.
Theo pensava che avesse voluto dire qualcosa, ma il suo sguardo si era fissato su un punto specifico e lo guardava come in trance.
Si girò.
Dietro di loro c'era una schiera di soldati.
Decine di uomini armati di lance, armature di bronzo, spade e scudi tondi su cui era dipinta una stella a sedici punte.
A giudicare dalla reazione degli Abagnale, non era normale nemmeno per loro.
Dalle truppe, se ne fece avanti uno più alto e grosso rispetto agli altri, il cui elmo copriva alla perfezione il suo volto.
In effetti, tutti li lo avevano coperto.

- Cerchiamo il frammento della Crocea Mors. Lo avete visto? -

Gli Abagnale si scambiarono uno sguardo mentre i restanti semidei rimanevano semplicemente sbigottiti.
Ma almeno sapeva con chi stava parlando?
Luciano prese il cucchiaino dalla sua coppetta e glielo porse.
L'altra estremità era a forma di spada, ed era usata probabilmente come stuzzicadenti.

- A te -

Il soldato lo prese ed iniziò a studiarlo, rigirandoselo tra le dita tozze.

- È un falso! -

Risposta che comunque era arrivata con un ritardo preoccupante, che faceva intuire che aveva dovuto pensarci prima di arrivare ad una riposta simile.

- Dateci subito quello vero! -

- E perché dovrei? -

- Perché sennò vi uccidiamo e lo cerchiamo da soli -

- Buona fortuna -

Rispose sempre Luciano.
Questo tizio non sembrava un grande genio, e pure tra le fila dei suoi si poteva intravedere qualche mezzo facepalm o scambi di sguardi perplessi.
Prima che potesse fare altro, l'omone aveva tirato una grossa manata sul tavolo, facendolo traballare e condannando il gelato di Luciano a cadere a terra.
L'italiano rimase giusto qualche secondo a guardarlo, prima di alzarsi con uno strano sorrisetto sul volto e gli occhi glaciali.

- Non te lo ha mai insegnato nessuno che non si disturba un italiano che sta mangiando sennò sono dolori? -

Mary Louis e Edricksen si alzarono, preparandosi al peggio.
Luciano voleva seriamente lottare?!
E con quali armi?!
Theo si aspettava il peggio, ma quando l'omone estrasse la spada per colpirlo, lui sgusciò abilmente sotto di essa ritrovandosi davanti ai suoi uomini.
Dalle tasche interne degli impermeabili estrasse delle carte da gioco, iniziando a tirarle ai suoi nemici.
Similmente a come aveva fatto con Mary dentro al bar, le carte volavano rapide come proiettili e nel loro tragitto tagliavano scudi, armature e creando il panico nelle fila avversarie. Si infilava nella loro difesa, impugnando le carte come un ventaglio e tranciando ciò che incontrava e ogni tentativo di colpirlo era inutile. Schivava ogni cosa.
La situazione degenerò velocemente.
Louis e Mary si erano uniti alla mischia, iniziando a mietere vittime similmente a come stava facendo Luciano.
Theo aveva impugnato il coltello e Edricksen si era preso un momento per attirare a sé tutti i pezzi della zona.
Massimo mangiava il gelato.

- Oh... che fatica... -

Si dette le mani sulle ginocchia, tirandosi in piedi con molta calma

- Oggi non avevo proprio voglia di arrabbiarmi... vabbè, tocca -

E con un piccolo sbadiglio si imcamminò verso la mischia.

- Aspetta Massimo! Non hai armi con te! -

Prima di poter dare risposta, un fante solitario armato di daga tentò di attaccare il giovane.
Tanto di cappello per il coraggio, ma non andò a finire bene per lui.
Massimo lo sbilanciò con un pugno, e con un'elaborata proiezione scaraventò il poveretto a terra e rimanendo con la sua spada in mano.
La fece roteare nella mano e uccise il nemico con l'arma che gli aveva appena sottratto.

- Problema risolto -

E anche lui si gettò nella mischia.

- Dei, che soggetto... -

Sorrise, ma vide che uno di quei soldati lo addocchiò, caricandolo con una lancia corta.
Sfoderò Anapnus e la fiammata che ne scaturì incenerì l'avversario ancora prima di doverci lottare.
Ma subito ne arrivò un altro, e poi un altro ancora.
Theo intercettò il colpo di spada del primo, per poi evitare anche l'affondo del secondo.
Ci furono altri scambi, e finì con Theo che si infilava tra di loro, inducendoli a colpirsi simultaneamente.
Caddero entrambi a terra mutandosi in polvere dorata e esultando.

- Mary! Mary! Guarda! Sono riuscito a sconfiggere tre! -

Mary si voltò subito dopo aver colpito mortalmente uno dei soldati.
Ai suoi piedi, una dozzina di cumuli di polvere.

- Come Theo? Non ascoltavo, perdonami -

- No... nulla, non preoccuparti -

Sconsolato, parò il colpo di un altro, ma distratto, non era riuscito a mettersi in una posizione adatta per comtrattaccare, quindi dovette accontentarsi di un cazzotto.
Non sapeva di che materiale erano quegli elmi, però riuscì a sfondarlo.
Sotto, c'era un individuo dal volto scarno, verdastro, con la pelle consumata e dagli occhi neri e incavati.
Ringhiò al semidio come se fosse una bestia.

- Ma... cosa diavolo sei, uno zombie?! -

Lo "zombie" venne investito da uno sciame di ingranaggi e bulloni.
Edricksen.

- Theo! Ce li dobbiamo levare dai piedi! Saranno un centinaio e ne arrivano altri! Prima o poi troveranno il frammento! -

Aveva ragione.
Serviva un modo per levarseli tutti in una botta sola.
Mentre pensava a come fare, lo sguardo cadde per caso Silla gelateria del Signor Pagani, e l'illuminazione arrivò.

- Edricksen, ho un'idea, ma è folle -

Il ragazzone non si fece attendere, e dopo aver steso un altro nemico, si fece trascinare da Theo dentro la gelateria.
Massimo notò che se ne stavano andando, e intuì che avrebbe dovuto guadagnate tempo.
Prese un respiro, ed una schermata d'oro si creò di fronte all'edificio, impedendo a chiunque di disturbarli.
Rimasero li dentro per diversi minuti, ma quelli di fuori diedero loro abbastanza tempo per lavorare.
Qualcosa di metallico uscì dalla finestrella della gelateria.
Un qualcosa di metallico, fatto con rottami e vecchi componenti.
Louis sembrò notarlo, e dopo aver cambiato i connotati di uno di quei tipi, spostò la sua attenzione su quell'affare.
Assottigliò gli occhi, sgranandoli poi quando capì cosa fosse.
La canna di una mitragliatrice rotante.

- Ma che diavolo?! -

Al grilletto, c'era Theo.
Accanto a lui Edricksen si tappava le orecchie, con gli occhi e le mani che ancora brillavano di verde.
Ed iniziò a sparare.
Ma da quelle canne di ferraglia non uscivano proiettili, bensì piccole palle di gelato, che subito inondarono l'esercito nemico, colpendoli con la violenza del gancio di un campione dei pesi massimi.
E lì, Theo, fu sicuro di una cosa: il nemico aveva capito che batterli non sarebbe stato così semplice.

- Buon natale, s*****i -

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