~Quando tutto finisce~

Ricordavo quel giorno come se fosse passata una sola settimana, era una calda mattina di agosto, il cielo azzurro mi trasmetteva serenità, c'era il sole al centro di quell'immenso telo celeste e il calore, quasi insopportabile che esso sprigionava, si appiccicava sulla mia pelle accaldata.

Seduto sulla solita panchina di legno, contemplavo quella splendida giornata estiva, se solo avessi saputo quello che tra pochi minuti fosse accaduto, avrei potuto cambiare lo scorrere inesorabilmente del tempo e trasformare le mie parole false in qualcosa di più concreto e giusto.

La vedevo camminare da lontano, era fasciata in un vestito bianco che le arrivava poco sopra le ginocchia, stretto sulla vita e le donava molto, anche grazie all'abbronzatura che aveva in quel periodo.

I capelli neri erano raccolti in una coda alta e il suo volto era completamente scoperto.
Oltre ad essere una bellissima ragazza interiormente, lo era anche senza alcun dubbio fisicamente e, l'insieme delle due cose, per me creavano la perfezione.

Si avvicinò mentre un sorrisetto sfacciato si increspava su quelle labbra carnose.
Si posizionò comodamente sulle mie ginocchia mentre circondava il mio collo con le braccia.
Sentii le sue labbra premere piano sulle mie per qualche secondo, poco dopo i suoi occhi azzurri mi guardarono in modo furbo.

《Buongiorno! 》
Disse con voce ancora assonnata, forse si era svegliata da poco e quell'aria da ragazza ingenua che lei aveva, mi affascinava.

《Buongiorno.》
Risposi mentre la stringevo tra le mie braccia.

《Sei di buon umore stamattina, eh?》
Mi stava provocando, capivo esattamente ogni sua espressione e quella era una delle mie preferite.

《Può darsi, se non sbaglio lo sei anche tu.》
Ricordavo perfettamente come la sua risata risuonò nelle mie orecchie e anche come il mio sguardo cadde sulla scollatura del vestito.

《Lo sono perché in questo momento non potrei chiedere di meglio.》
Quella confessione però mi riportò alla realtà, capivo quello che stava cercando di dirmi, sapevo cosa provava nei miei confronti, ma non comprendevo se i miei sentimenti fossero compatibili con i suoi.
Mi spostai a disagio sulla panchina, le mie mani si allontanarono dal suo corpo e le sue braccia caddero lontane dal mio collo.

《È così anche per te, giusto?》
Come poteva cambiare una situazione in così poco tempo? Mi chiedevo.
Fino a pochi minuti prima sembravamo una coppia perfetta di innamorati, ma dopo qualche secondo le mie paure si erano insinuate come serpenti velenosi nella mente.

《Marghe per favore, perché dobbiamo parlare sempre delle solite cose? Sono stanco.》
La mia voce uscii fuori come una cantilena.
Era ancora seduta sulle mie gambe ma a quel punto si alzò quasi come se avesse preso una scossa elettrica.

《Ma guardatelo qui! Il signorino è stanco!》
Sbuffò spazientita mentre cercava di imitare la mia voce.
《E di cosa saresti stanco? Qua l'unica persona veramente stanca sono io, è da mesi che aspetto invano, è da mesi che continui a dire le solite cazzate Riccardo!》
Continuava a parlare imperterrita mentre camminava avanti e indietro davanti alla panchina.

《Sai solo dirmi "Non parliamone" oppure, "Io non posso amarti Marghe"》
Mi alzai e feci un passo nella sua direzione.
Stavo per aprire bocca, quando ad un tratto lei mi ammutolii.

《Stai zitto! Adesso parlo io!》
Il suo viso mi faceva intravedere la rabbia che le avevo provocato.
Le sue guance rosse mi facero capire quanto quel giorno io avessi superato il limite.

《Sai cosa ti dico? Che senza amore non puoi vivere! La vita ti mette alla prova in continuazione, tutto accade per una ragione, e tu non puoi punirti per quello che è successo quasi due anni fa!》
Sapevo di cosa stava parlando, della morte di mia madre, della condizione in cui si trovava mia sorella.
Era stato un colpo al cuore sentire quelle parole, come se fosse esplosa una bomba nel cervello.

《Riccardo l'amore che tu dici di non provare... è qui.》
Si avvicinò e appoggiò una mano al centro del mio petto.
Una lacrima le scivolò sul viso.

《Ma non riesci ad ammetterlo, tu sei troppo cieco per vederlo, ed io sono troppo stanca per aspettare ancora.》
Abbassò lentamente la testa mentre si allontanava da me.

《Ritrova l'amore che hai dentro di te, Ric.》
Mi diede le spalle e iniziò a camminare senza voltarsi un'ultima volta.

《Margherita!》
Gridai il suo nome una, due, tre, quattro volte. Ma lei sembrava non sentire la mia supplica.
E rimasi lì, con i piedi ancorati al terreno.
Cosa avrei potuto fare?
Cosa avrei potuto dirle?
Io per primo non sapevo cosa provavo realmente nei suoi confronti, non potevo rincorrere un qualcosa che andava troppo veloce per i miei gusti.
Quella era stata la fine di tutto.

Se solo fossi stato meno codardo, se solo avessi capito quanta ragione aveva avuto mentre mi diceva quelle dannate parole, avrei potuto fermarla e chiederle se lei potesse, dopo quasi due anni, aiutarmi a tornare ad amare davvero.

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